2005-06-14 15:00:24

Plauso di "Giustizia e Pace" al G8 per la cancellazione del debito estero dei Paesi poveri


(14 giugno 2005 - RV) Il Pontificio consiglio “Giustizia e Pace” plaude all’iniziativa del G8 per la cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo. In un comunicato diffuso oggi, il dicastero vaticano presieduto dal cardinale Renato Raffaele Martino ricorda come la Chiesa e Giovanni Paolo II, in particolare, abbia sempre messo l’accento sul peso che il debito estero rappresenta per le speranze di sviluppo di molti popoli. Un appello espresso con straordinario vigore da Papa Wojtyla nell’Anno del Grande Giubileo. Il servizio di Alessandro Gisotti: RealAudioMP3  
Quale il significato di questa decisione? Lo abbiamo chiesto al segretario del Pontificio Consiglio Cor Unum, mons. Karel Kasteel: RealAudioMP3
R. – Il significato è molto importante, perché si tratta di una parte consistente del debito ed è un segnale interessante per questi 18 Paesi che sono per la maggior parte africani. Ricordo che negli ultimi 10 anni in tutte le riunioni di agenzie di sviluppo cattoliche si è parlato di questo problema e sempre si è tentato di fare tutto il possibile per ottenere questa volontà politica internazionale che, finalmente, ha deciso questa bella notizia. Noi speriamo che la voce delle agenzie cattoliche venga ascoltata sempre di più, perché sappiamo quanto siamo vicini noi, Chiesa cattolica, alla gente e soprattutto ai più poveri. Comunque, questa decisione è una tappa di un processo da continuare, non è la conclusione. Bisogna auspicare ulteriori remissioni di debiti almeno di una ventina di Paesi. Quello che potrebbe essere interessante è anche pensare alla dimensione sociale dello sviluppo dei programmi educativi, sanitari, anche della promozione delle persone.
D. – Quali responsabilità hanno, dal canto loro, i Paesi in via di sviluppo?

R. – Di monitorare molto attentamente le nuove rimesse, i nuovi aiuti che avranno, in modo che vi sia sempre più trasparenza e che il popolo, non solo del Paese dove si deve aiutare, ma anche altri popoli, possano vedere che effettivamente si tratta di aiutare le persone a sviluppare la nazione e creare maggiori basi per la pace, per la giustizia e anche per la concordia.

D. – Tuttavia, le guerre e il commercio delle armi vanificano i tanti sforzi che sono intrapresi sul fronte dello sviluppo. Cosa fare?

R. – In alcuni Paesi sì, purtroppo questo esiste, ma non dappertutto. Io conosco molti luoghi dove non esiste questo traffico d’armi e quindi dobbiamo fare tutto il possibile per promuovere la pace mediante la concordia nazionale. Queste guerre, in genere, hanno come origine la divisione dei beni, dei beni nazionali. Quindi, nella misura in cui si potrà ottenere una maggiore concordia nazionale, anche queste brutte guerre potranno diminuire molto.







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