La Santa Sede: no all'antisemitismo e alla discriminazione religiosa. Laicità
non è laicismo
(14 giugno 2005 - RV) Una democrazia sana promuove la dignita’ della persona e il
rispetto dei suoi diritti, ma deve poggiare su una base morale oggettiva per assicurare
pace stabile: il richiamo della Santa Sede alla conferenza dell’OSCE, a Cordoba, su
“antisemistismo ed altre forme di intolleranza”. Il servizio di Roberta Gisotti. ********** “L’enorme
tragedia dell’olocausto è un drammatico richiamo per educare, soprattutto le giovani
generazioni, a non cedere davanti alle ideologie che giustificano la possibilità di
‘calpestare’ la dignità umana basandosi sulla diversità etnica, linguistica, nazionale
o religiosa”. Lo ha ribadito l’arcivescovo di Toledo mons. Antonio Canizares, che
ha guidato la delegazione della Santa Sede alla Conferenza internazionale, svoltasi
nei giorni scorsi a Cordoba, in Spagna, sul tema “Antisemisismo ed altre forma di
intolleranza”. L’iniziativa, che ha riscosso l’approvazione dalla Santa Sede per “una
nuova tappa importante” nel cammino della comunità internazionale contro ogni forma
di discriminazione, è stata organizzata dall’OSCE, l’Organizzazione per la sicurezza
e la cooperazione in Europa. Alla delegazione vaticana hanno partecipato anche mons.
Ettore Ballestrero della Segreteria di Stato, Vincenzo Bonomo, docente di diritto
internazionale e Adriana Opromolla, consulente della Commissione degli episcopati
della comunità europea (COMECE). Nel corso dei lavori mons. Canizares ha messo in
guardia contro l'intolleranza che ''si trasforma in limitazione dei diritti e della
libertà'' e che può portare alla emarginazione ed all'oppressione della persone e
delle comunità alle quali appartengono. Il presule ha inoltre evidenziato il problema
del rispetto dell'identità religiosa in una società pluralista. ''La distinzione tra
potere spirituale e civile - ha rilevato - non comporta separazione, indifferenza
o incomunicabilità ma dialogo e confronto a servizio dell'autentico bene della persona
umana”. “Laicità non è laicismo”, ha chiarito l’arcivescovo citando Giovanni Paolo
II e indicando che “lo Stato laico assicura libero esercizio delle attività di culto,
spirituali, culturali e caritative delle comunità di credenti. In una società pluralista,
la laicità è il luogo di comunicazione fra le diverse tradizioni spirituali della
nazione''. Il capo della delegazione vaticana ha infine condannato il “relativismo
etico, che riconosce nulla come definitivo” e “non può essere considerato come una
condizione della democrazia, come se fosse l’unica garanzia della tolleranza, del
rispetto reciproco tra le persone e dell’adesione alle decisioni della maggioranza.
Una democrazia sana – ha sottolineato infine il presule - promuove la dignità della
persona ed il rispetto dei suoi diritti intangibili ed inalienabili. Senza una base
morale oggettiva neanche la democrazia può assicurare una pace stabile''.