Nel Vangelo di questa Domenica la compassione di Gesù per l'umanità:
il commento di padre Rupnik
La liturgia dell'11a Domenica del Tempo Ordinario ci presenta il Vangelo in cui Gesù,
vedendo le folle, ne sente compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore
senza pastore. Allora sceglie i 12 apostoli e dà loro il potere di scacciare gli spiriti
immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità, dicendo: “Gratuitamente
avete ricevuto, gratuitamente date”. Quindi aggiunge:
“La messe è molta, ma gli operai sono pochi! Pregate dunque il padrone della messe
che mandi operai nella sua messe!”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo gesuita padre Marko
Ivan Rupnik:
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Vedendo le folle, ne sentì la compassione. Trovarsi sotto il suo sguardo, vuol dire
essere bagnati di misericordia. Le testimonianze che ci vengono dal Vangelo, come
per esempio San Pietro nel cortile del sommo sacerdote, ci dicono che basta un solo
sguardo del Signore per sentirsi lavati, perdonati e abbracciati, per passare dalla
morte alla vita. Il Signore, quando ci guarda, prova compassione, la qualità materna
dell’amore divino: Dio si commuove come la madre, vedendo il proprio figlio nelle
difficoltà. Essendo amore Lui stesso, non ci forza, non ci costringe a camminare sulla
retta via, ma freme nell’amore per noi e questa sua compassione diventa per noi motivo
della vita nuova. Nella missione dei discepoli, lui vuole che trasmettano la stessa
compassione. Cristiani siamo nel mondo non per giudicarlo, ma per commuovere qualcuno
con uno sguardo che fa trapelare la compassione di Dio, la stessa che ha toccato noi.
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