Bolivia: il nuovo presidente al lavoro per superare la crisi
(11 giugno 2005 – RV) Dopo le dure proteste dei giorni scorsi, la Bolivia guarda con
attenzione i primi passi di Edoardo Rodriguez. Oggi, secondo quanto riporta l’agenzia
di stampa statale Abi, il nuovo presidente ha invitato i dirigenti delle proteste
in atto nella combattiva città di El Alto ad un incontro nel palazzo di governo per
discutere le loro rivendicazioni. Ma la scelta di Rodriguez alla carica presidenziale
come viene valutata dalla Chiesa locale, che continua a svolgere un importante ruolo
di mediazione nella società boliviana? Sentiamo la risposta dell’arcivescovo di Cochabamba,
mons. Tito Solari, intervistato da Alina Tufani Diaz:
**********
R. – Grazie a Dio, abbiamo trovato un punto di intesa con una successione democratica
del presidente. Auspicato che questa sia una soluzione che ci permetterà di arrivare
ad una pacificazione del Paese. Però, siamo ancora al punto di partenza per affrontare
i problemi e per rispondere alle aspettative e alle attese della gente. E’ un momento
di partenza e di speranza.
D. – Sono tre, fondamentalmente, le richieste dei diversi gruppi sociali del Paese:
Assemblea costituente, nazionalizzazione delle risorse naturali e le autonomie regionali.
Lei pensa sia la volontà politica di rispondere a tali richieste?
R. – Ieri sera, a mezzanotte, quando il presidente ha preso possesso della sua carica,
ha annunciato di voler fissare, in questo periodo che ci separa dalle elezioni - 150
o 180 giorni - un’agenda nella quale si possa trattare in un clima di intesa e di
dialogo questi tre temi. Quindi l’orizzonte è aperto. La sfida è quella di realizzare
questo accordo in un clima di maggiore fiducia tra le parti e di maggiore libertà
di spirito.
D. – In questo momento, qual è la situazione? Le manifestazioni si sono sciolte?
R. – Ci pare di avvertire la pace. Fra qualche ora sentiremo i primi commenti, vedremo
se gli 80 o più di 100 posti di blocco saranno stati tolti, se le città che erano
circondate saranno liberate e potremo tornare alla vita normale. E’ stata un’esperienza
di 20 giorni di vero assedio per La Paz ed anche per Cochabamba, dove si è cominciato
a soffrire per la mancanza di cibo, di gas e di altre cose necessarie per la vita.
Speriamo oggi di riprendere il cammino. E’ un giorno di speranza.