2005-06-11 15:41:09

Accordo al G8 sulla cancellazione del debito dei 18 Paesi più poveri del mondo


(11 giugno 2005 - RV) La proposta è arrivata da Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada ed è stata approvata stamani a Londra dai ministri finanziari del G8. L’intesa fra i ‘grandi’ del mondo è di annullare il debito estero di 18 Paesi più poveri al mondo, per un ammontare di oltre 16 miliardi di dollari. Dopo anni ed anni di trattative e di campagne su questo tema questo annuncio appare clamoroso. Ma si tratta davvero di un passo storico o piuttosto di un atto dovuto di grande effetto ma ancora di poca sostanza? Roberta Gisotti lo ha chiesto al dott. Riccardo Moro, economista, direttore della Fondazione “Giustizia e solidarietà”, promossa dalla Chiesa italiana. RealAudioMP3

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R. – Secondo me non è un passo clamoroso e non è un passo storico. E’ francamente un piccolo passo nella direzione che venne, non solo auspicata, ma venne promessa durante il Giubileo. La ragione di questo tono che raffredda un possibile entusiasmo o la retorica intorno alla notizia, è legata al fatto che un’iniziativa più consistente è già stata assunta ed è l’iniziativa HIPIC (Paesi poveri altamente indebitati), lanciata nel ’96, rilanciata e aggiornata tra il ’99 e il 2000, che proprio sotto la pressione delle campagne proponeva la cancellazione per una quarantina di Stati, tra i 70 circa Paesi a basso reddito. Questa cancellazione, però, ha riguardato sinora solo il debito bilaterale, cioè quello tra Paese e Paese, Paesi del nord e Paesi debitori del sud. La novità di questa intesa è che si parla finalmente oggi di cancellazione anche del debito multilaterale, cioè si prende in considerazione la cancellazione del debito verso la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale.
D. – Dott. Moro, ma in termini economici quanto vale questa cancellazione?

R. – Le cifre in gioco non sono in realtà così elevate. Già oggi l’ordine di grandezza delle cancellazioni è intorno ai 27-30 miliardi, effettuate o promesse. E a oggi, 27 dei 40 Paesi che sono candidati all’iniziativa hanno ricevuto una cancellazione. Quello che però va detto e va aggiunto è che si parla sì di qualche decina di miliardi, 18 il primo calcolo, che poi cresceranno e si potrebbe arrivare ad un orizzonte di 40-50 miliardi di dollari cancellati. Non dobbiamo dimenticare però che stiamo parlando del capitale cancellato. In termini di risorse finanziarie liberate ciò che si libera è il servizio del debito, cioè quanto questi Paesi avrebbero pagato di interessi e di restituzione del capitale. Se la cancellazione multilaterale venisse estesa a tutti e 40 noi avremmo una liberazione di risorse grossomodo di un paio di miliardi di dollari l’anno. Ora, l’ammontare totale dell’aiuto che il nord del mondo dà in termini di sviluppo al sud del mondo è stato nel 2004 di 78 miliardi. Le Nazioni Unite calcolano che ne occorrono altri 50 all’anno. Quindi, voi capite che due miliardi in un anno sono una cifra molto, molto piccola rispetto al reale fabbisogno.

D. – E’ un passo dovuto, ma certamente non risolutivo, dunque, forse anche un atto che va accompagnato da politiche di sviluppo…

R. – Assolutamente sì. Secondo me è corretto quello che lei dice, è un atto certamente dovuto. Per cui certamente c’è soddisfazione per questo. Credo, però, sia importante ricordare che se non arrivano altri finanziamenti, altri denari, se non arrivano politiche di sviluppo adeguate questo intervento diventa un intervento sterile.
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