2005-06-10 14:09:09

I mass media, ponti di dialogo tra i popoli se fondati su verità e giustizia


(10 giugno 2005 - RV) La “nuova cultura” imposta dai media può fornire un “grande contributo” al dialogo tra i popoli se opportunamente fondata su criteri etici e orientata alla verità e alla giustizia. L’auspicio dell’arcivescovo John Foley, presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni sociali, è contenuto nel discorso che il presule ha tenuto oggi durante la decima Conferenza cristiana su Internet (ECIC), ospitata dallo stesso dicastero vaticano. L’incontro, intitolato “La Chiesa nella società digitale”, ha permesso a mnons. Foley di riprendere e ribadire alcuni concetti espressi poco prima della sua morte da Giovanni Paolo II, nella Lettera apostolica Il rapido sviluppo, indirizzata lo scorso febbraio ai responsabili delle comunicazioni sociali..

Riconoscendo il forte potere di condizionamento della “nuova cultura mediale” sulla mentalità umana, mons. Foley ha subito chiarito la necessità che essa sia “basata sui valori universalmente validi e finalizzata al bene comune”, oltre che guidata dal “principio etico di rispetto della dignità umana”. I mass media - formando le opinioni ed echeggiando gli interrogativi fondamentali dell’uomo, compresi quelli religiosi – offrono, con il loro continuo sviluppo, “nuove possibilità di approfondimento” per la stessa fede. Tuttavia, ha obiettato il presidente del dicastero vaticano, tale caratteristica rende urgente “la necessità di un approccio critico e di un vero discernimento”. In particolare, ha osservato mons. Foley, serve “un’opportuna formazione degli operatori dei media, non solo cattolici”, che renda l’esercizio della professione libero e responsabile, a servizio dei “supremi criteri della verità e della giustizia”. La Chiesa, chiamata da tempo a dialogare con l’universo dei media, “vuole varcare questa soglia che conduce ad una nuova epoca, valorizzando – ha concluso mons. Foley - gli strumenti donati da Dio all’uomo, capaci di mantenere aperto il dialogo tra le genti, facendosi strumento di conoscenza, comprensione reciproca e solidarietà”.







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