2005-06-07 15:37:00

Educare nella liberta' superando il relativismo: così il Papa al Convegno diocesano di Roma sulla famiglia


(7 giugno 2005 - RV) “La fede è una proposta di libertà” diceva Giovanni Paolo II. E Benedetto XVI, sulla scia del predecessore, trattando il tema della famiglia ha parlato ieri proprio del rapporto tra educazione e libertà. Il servizio di Sergio Centofanti. RealAudioMP3
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Il Papa invita le famiglie alla testimonianza cristiana e ad una grande opera educativa senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà: siamo “in un contesto sociale e culturale – rileva – nel quale sono all’opera forze molteplici che tendono ad allontanarci dalla fede e dalla vita cristiana”.
Come educare allora? “L’educazione è cosa del cuore e … Dio solo ne è il padrone” dice Benedetto XVI citando don Bosco. “Il rapporto educativo – continua il Papa - è per sua natura una cosa delicata: chiama in causa infatti la libertà dell’altro che, per quanto dolcemente, viene pur sempre provocata a una decisione. Né i genitori, né i sacerdoti o i catechisti, né gli altri educatori possono sostituirsi alla libertà” di coloro “a cui si rivolgono. E specialmente la proposta cristiana interpella a fondo la libertà, chiamandola alla fede e alla conversione”:
“Oggi un ostacolo particolarmente insidioso all’opera educativa è costituito dalla massiccia presenza, nella nostra società e cultura, di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione e separa l’uno dall’altro perché ognuno è chiuso dentro il proprio io”.
Dentro a un tale orizzonte relativistico – prosegue Benedetto XVI - non è possibile, quindi, una vera educazione: senza la luce della verità; prima o poi ogni persona è infatti condannata a dubitare della bontà della sua stessa vita e dei rapporti che la costituiscono, della validità del suo impegno per costruire con gli altri qualcosa in comune”. E la libertà riguarda anche l’educazione al matrimonio indissolubile: si tratta di un sì definitivo – ribadisce il Papa - “con il quale i coniugi assumono la responsabilità pubblica della fedeltà che garantisce anche per la comunità il futuro”:
“Il “sì” significa “sempre”, costituisce lo spazio della fedeltà. Solo all’interno di esso può crescere quella fede che dà un futuro e consente che i figli, frutto dell’amore, credano nell’uomo e nel suo futuro anche in tempi difficili. La libertà del “sì” si rivela dunque libertà capace di assumere ciò che è definitivo: la più grande espressione della libertà non è allora la ricerca del piacere, senza mai giungere a una vera decisione; apparentemente questa sembra la espressione della libertà ma non è vero perché la libertà è invece la capacità di decidersi per un dono definitivo, nel quale la libertà, donandosi, ritrova pienamente se stessa”.
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