Educare nella liberta' superando il relativismo: così il Papa al Convegno diocesano
di Roma sulla famiglia
(7 giugno 2005 - RV) “La fede è una proposta di libertà” diceva Giovanni Paolo II.
E Benedetto XVI, sulla scia del predecessore, trattando il tema della famiglia ha
parlato ieri proprio del rapporto tra educazione e libertà. Il servizio di Sergio
Centofanti. ********** Il
Papa invita le famiglie alla testimonianza cristiana e ad una grande opera educativa
senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà: siamo “in un contesto sociale e culturale
– rileva – nel quale sono all’opera forze molteplici che tendono ad allontanarci dalla
fede e dalla vita cristiana”. Come educare allora? “L’educazione è cosa del cuore
e … Dio solo ne è il padrone” dice Benedetto XVI citando don Bosco. “Il rapporto educativo
– continua il Papa - è per sua natura una cosa delicata: chiama in causa infatti
la libertà dell’altro che, per quanto dolcemente, viene pur sempre provocata a una
decisione. Né i genitori, né i sacerdoti o i catechisti, né gli altri educatori possono
sostituirsi alla libertà” di coloro “a cui si rivolgono. E specialmente la proposta
cristiana interpella a fondo la libertà, chiamandola alla fede e alla conversione”: “Oggi
un ostacolo particolarmente insidioso all’opera educativa è costituito dalla massiccia
presenza, nella nostra società e cultura, di quel relativismo che, non riconoscendo
nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie,
e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione e separa l’uno
dall’altro perché ognuno è chiuso dentro il proprio io”. Dentro a un tale orizzonte
relativistico – prosegue Benedetto XVI - non è possibile, quindi, una vera educazione:
senza la luce della verità; prima o poi ogni persona è infatti condannata a dubitare
della bontà della sua stessa vita e dei rapporti che la costituiscono, della validità
del suo impegno per costruire con gli altri qualcosa in comune”. E la libertà riguarda
anche l’educazione al matrimonio indissolubile: si tratta di un sì definitivo – ribadisce
il Papa - “con il quale i coniugi assumono la responsabilità pubblica della fedeltà
che garantisce anche per la comunità il futuro”: “Il “sì” significa “sempre”, costituisce
lo spazio della fedeltà. Solo all’interno di esso può crescere quella fede che dà
un futuro e consente che i figli, frutto dell’amore, credano nell’uomo e nel suo futuro
anche in tempi difficili. La libertà del “sì” si rivela dunque libertà capace di assumere
ciò che è definitivo: la più grande espressione della libertà non è allora la ricerca
del piacere, senza mai giungere a una vera decisione; apparentemente questa sembra
la espressione della libertà ma non è vero perché la libertà è invece la capacità
di decidersi per un dono definitivo, nel quale la libertà, donandosi, ritrova pienamente
se stessa”. **********