2005-04-20 15:34:00

La cronaca dell'elezione in Piazza San Pietro. Alle 18.45, l'"Habemus Papam!"


Città del Vaticano, 20 apr - “Sono un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”. Con queste parole si è presentato ieri alla folla e al mondo Benedetto XVI. Pochi minuti prima delle 19, il nuovo Pontefice si è affacciato dalla Loggia centrale della Basilica vaticana per salutare la folla e riceverne l’omaggio. Una folla che sin dalla mattina, in maniera crescente, aveva atteso con trepidazione, in Piazza San Pietro, il responso della fumata. Il servizio di Alessandro De
Carolis.
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(suono campane)

La “grande gioia” questa volta ha l’inconfondibile eco sonora del “Campanone” e delle altre cinque campane della Basilica Vaticana. Ma l’apoteosi certificata dai rintocchi era iniziata, ancora una volta, in sordina, con la “suspense” prodotta da un’esile bava di fumo. Alle 17.50, il primo ricciolo sbuffa incerto dal comignolo più celebre del pianeta. In Piazza S. Pietro, a migliaia rumoreggiano. In molti, indicano quel piccolo tubo brunito che sormonta le tegole della Cappella Sistina, troppo lontano per capire, per sapere subito. Quel segno di impalpabile di un codice antico chiede di essere decifrato con pazienza. Trascorrono tre, cinque, otto minuti d’incertezza: sullo sfondo grigio ghiaccio del cielo, il comignolo moltiplicato in primissimo piano sui maxischermi assomiglia a un sottile e gigantesco scrigno che esita a rivelare il suo tesoro. Poi i dubbi si dissipano come le volute. La consapevolezza che si fa strada muta le frasi concitate che serpeggiano qua e là tra la folla in un’unica esclamazione di giubilo: è bianca, la fumata è bianca. Quelle volute – e poco più tardi le campane a distesa - annunciano al mondo la fine di uno dei più brevi Conclavi della storia e al miliardo di cattolici e al resto del pianeta l’avvento alla sede di Pietro del nuovo, atteso Pontefice.

(applausi e grida)

“Annuntio vobis, gaudium magnum, habemus Papam!”

Sono le 18.45 quando il cardinale protodiacono, il cileno Jorge Arturo Medina Estevez recita la celebre formula e Piazza San Pietro è ormai un mare di teste – centomila almeno - alimentato dal fiume di Via della Conciliazione, che per tanti – specialmente giovani – diventa una pista da fare di corsa per arrivare il più vicino possibile alla grande finestra della Loggia centrale. L’annuncio del cardinale Medina Estevez viene interrotto dagli applausi, che scemano a mormorio d’attesa al momento di conoscere il nome del nuovo Papa:

“Eminentissimum ac reverendissimum dominum …”

Non c’è tempo per assimilare la scelta, per figurarsi quasi, il volto del primo Papa eletto nel 21.mo secolo, che egli stesso – contro tutte le previsioni di un cerimoniale solitamente dilatato nei tempi – compare nell’ampio riquadro della Loggia, tre minuti appena dopo l’annuncio. Le braccia che si aprono e poi si chiudono più volte in un gesto di saluto, il sorriso sul volto emozionato. Gli applausi della Piazza al crepuscolo, illuminata dai fari, diventano scroscianti e durano a ondate un altro minuto, insieme ad acclamazioni, sventolio di fazzoletti, raffiche di flash.

(acclamazioni)

Poi è il momento del microfono e le prime parole di Benedetto XVI partono da dove aveva concluso il cardinale Ratzinger, nell’ultima Messa prima del Conclave: dal ricordo di un nome caro a lui e a tutti:

“Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere, nella gioia del Signore risorto, fiduciosi del Suo aiuto permanente. Andiamo avanti, il Signore ci aiuterà, e Maria, Sua Santissima Madre, sta dalla nostra parte. Grazie.”
Un atto di umiltà, una richiesta di sostegno a Dio, alla Vergine, ai fedeli. Il nuovo Papa si affaccia alla finestra delle coscienze con la sobrietà e insieme la completezza che gli sono proprie.

“Procediamo alla Benedizione: Sancti Apostoli Petrus et Paulus” …

La Benedizione Urbi et orbi non sottrae la vista del Papa alla gente. Il saluto e il sorriso di Benedetto XVI riappaiono ancora, finché il protocollo torna a reclamare i propri spazi tra la spontaneità delle emozioni e dal braccio destro del colonnato del Bernini fa il suo ingresso la fanfara dei Carabinieri. Il suono della banda si mescola agli applausi dei fedeli e al suono sfumato delle sirene delle Forze dell’ordine, che continuano a disciplinare l’ammassarsi della folla. Il Papa si ritira un minuto prima delle diciannove, la grande finestra della Loggia viene chiusa. La scena richiama alla memoria un’immagine simile, recente: le porte della Sistina che si chiudono e la Chiesa che si raccoglie per scrivere, con Benedetto XVI, una nuova pagina di storia, illuminata dallo Spirito nell’antico e moderno “Cenacolo” del Conclave.
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