La cronaca dell'elezione in Piazza San Pietro. Alle 18.45, l'"Habemus Papam!"
Città del Vaticano, 20 apr - “Sono un semplice e umile lavoratore nella vigna del
Signore”. Con queste parole si è presentato ieri alla folla e al mondo Benedetto XVI.
Pochi minuti prima delle 19, il nuovo Pontefice si è affacciato dalla Loggia centrale
della Basilica vaticana per salutare la folla e riceverne l’omaggio. Una folla che
sin dalla mattina, in maniera crescente, aveva atteso con trepidazione, in Piazza
San Pietro, il responso della fumata. Il servizio di Alessandro De
Carolis.
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(suono campane)
La “grande gioia” questa volta ha l’inconfondibile eco sonora del “Campanone” e delle
altre cinque campane della Basilica Vaticana. Ma l’apoteosi certificata dai rintocchi
era iniziata, ancora una volta, in sordina, con la “suspense” prodotta da un’esile
bava di fumo. Alle 17.50, il primo ricciolo sbuffa incerto dal comignolo più celebre
del pianeta. In Piazza S. Pietro, a migliaia rumoreggiano. In molti, indicano quel
piccolo tubo brunito che sormonta le tegole della Cappella Sistina, troppo lontano
per capire, per sapere subito. Quel segno di impalpabile di un codice antico chiede
di essere decifrato con pazienza. Trascorrono tre, cinque, otto minuti d’incertezza:
sullo sfondo grigio ghiaccio del cielo, il comignolo moltiplicato in primissimo piano
sui maxischermi assomiglia a un sottile e gigantesco scrigno che esita a rivelare
il suo tesoro. Poi i dubbi si dissipano come le volute. La consapevolezza che si fa
strada muta le frasi concitate che serpeggiano qua e là tra la folla in un’unica esclamazione
di giubilo: è bianca, la fumata è bianca. Quelle volute – e poco più tardi le campane
a distesa - annunciano al mondo la fine di uno dei più brevi Conclavi della storia
e al miliardo di cattolici e al resto del pianeta l’avvento alla sede di Pietro del
nuovo, atteso Pontefice.
(applausi e grida)
“Annuntio vobis, gaudium magnum, habemus Papam!”
Sono le 18.45 quando il cardinale protodiacono, il cileno Jorge Arturo Medina Estevez
recita la celebre formula e Piazza San Pietro è ormai un mare di teste – centomila
almeno - alimentato dal fiume di Via della Conciliazione, che per tanti – specialmente
giovani – diventa una pista da fare di corsa per arrivare il più vicino possibile
alla grande finestra della Loggia centrale. L’annuncio del cardinale Medina Estevez
viene interrotto dagli applausi, che scemano a mormorio d’attesa al momento di conoscere
il nome del nuovo Papa:
“Eminentissimum ac reverendissimum dominum …”
Non c’è tempo per assimilare la scelta, per figurarsi quasi, il volto del primo Papa
eletto nel 21.mo secolo, che egli stesso – contro tutte le previsioni di un cerimoniale
solitamente dilatato nei tempi – compare nell’ampio riquadro della Loggia, tre minuti
appena dopo l’annuncio. Le braccia che si aprono e poi si chiudono più volte in un
gesto di saluto, il sorriso sul volto emozionato. Gli applausi della Piazza al crepuscolo,
illuminata dai fari, diventano scroscianti e durano a ondate un altro minuto, insieme
ad acclamazioni, sventolio di fazzoletti, raffiche di flash.
(acclamazioni)
Poi è il momento del microfono e le prime parole di Benedetto XVI partono da dove
aveva concluso il cardinale Ratzinger, nell’ultima Messa prima del Conclave: dal ricordo
di un nome caro a lui e a tutti:
“Cari fratelli e care sorelle, dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali
hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola
il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto
mi affido alle vostre preghiere, nella gioia del Signore risorto, fiduciosi del Suo
aiuto permanente. Andiamo avanti, il Signore ci aiuterà, e Maria, Sua Santissima Madre,
sta dalla nostra parte. Grazie.”
Un atto di umiltà, una richiesta di sostegno a Dio, alla Vergine, ai fedeli. Il nuovo
Papa si affaccia alla finestra delle coscienze con la sobrietà e insieme la completezza
che gli sono proprie.
“Procediamo alla Benedizione: Sancti Apostoli Petrus et Paulus” …
La Benedizione Urbi et orbi non sottrae la vista del Papa alla gente. Il saluto e
il sorriso di Benedetto XVI riappaiono ancora, finché il protocollo torna a reclamare
i propri spazi tra la spontaneità delle emozioni e dal braccio destro del colonnato
del Bernini fa il suo ingresso la fanfara dei Carabinieri. Il suono della banda si
mescola agli applausi dei fedeli e al suono sfumato delle sirene delle Forze dell’ordine,
che continuano a disciplinare l’ammassarsi della folla. Il Papa si ritira un minuto
prima delle diciannove, la grande finestra della Loggia viene chiusa. La scena richiama
alla memoria un’immagine simile, recente: le porte della Sistina che si chiudono e
la Chiesa che si raccoglie per scrivere, con Benedetto XVI, una nuova pagina di storia,
illuminata dallo Spirito nell’antico e moderno “Cenacolo” del Conclave.
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