2005-04-04 17:54:07

L’ULTIMO MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II NELL’ACCOGLIENZA DEL MISTERO DELLA DIVINA MISERICORDIA


“Gesù, confido in Te, abbi misericordia di noi e del mondo intero”: e’ ancora viva l’emozione tra i fedeli per l’ultimo messaggio di Giovanni Paolo II, letto ieri da mons. Sandri in piazza San Pietro, prima della recita del Regina Coeli. Un affidamento, quello del Papa, che assume un significato ancor più straordinario, perché il Pontefice è tornato alla Casa del Padre, proprio mentre la Chiesa già celebrava la Festa della Domenica della Divina Misericordia, istituita dal Papa nell’anno del Grande Giubileo. Sempre nel 2000, Giovanni Paolo II ha canonizzato la mistica polacca Suor Faustina Kowalska, l’apostola della Divina Misericordia, tanto cara al Santo Padre. D’altro canto, già nel 1980 il Papa aveva dedicato a questo mistero della fede l’enciclicaDives in Misericordia. Sulla figura di suor Faustina e la centralità della Divina Misericordia nel Pontificato di Giovanni Paolo II.

Un raggio rosso che piega a sinistra di chi guarda; un secondo raggio, pallido, che diverge a destra. Sono il sangue e l’acqua che scaturiscono dal costato di Gesù, sono i raggi del suo amore: due strade di luce lungo le quali gli uomini di ogni tempo possono dirigersi fino al centro del cuore di Cristo, fino a conoscerne la sua misericordia. Ha 26 anni, suor Faustina Kowalska, piccola suora polacca semianalfabeta, quando il 22 febbraio 1931 Gesù stesso le appare in visione, risorto e benedicente, chiedendole di far dipingere la sua immagine – quell’immagine - illuminata dai due raggi, aggiungendo in calce la frase: Gesù confido in Te!”. La visione – realizzata poi in forma di quadro dal pittore Kazimirowski - sarà destinata a diventare il conosciutissimo simbolo di un culto che dalla Polonia a cavallo delle due guerre diventerà 70 anni dopo, grazie al primo Papa polacco della storia, culto della Chiesa universale.
Karol Wojtyla aveva conosciuto da giovane l’intensità spirituale di questo culto, e più ancora la profondità di quegli insegnamenti erano penetrati nelle fibre del suo ministero arcivescovile a Cracovia. Il 30 aprile del 2000, da Pontefice, ha la gioia di canonizzare Suor Faustina, portatrice di un messaggio – disse egli stesso l’anno successivo – che rappresenta “la risposta adeguata e incisiva di Dio” alle domande degli uomini del nostro tempo, “segnato da immani tragedie”:
“Disse Gesù a Suor Faustina: "L'umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Divina Misericordia" (Diario, p. 132). Attraverso l'opera della religiosa polacca, questo messaggio si è legato per sempre al secolo ventesimo, ultimo del secondo millennio e ponte verso il terzo millennio. Non è un messaggio nuovo, ma si può ritenere un dono di speciale illuminazione, che ci aiuta a rivivere più intensamente il Vangelo della Pasqua, per offrirlo come un raggio di luce agli uomini ed alle donne del nostro tempo”.
Suora Faustina visse solo 33 anni, sufficienti però a far conoscere con il carisma delle anime semplici toccate da Dio la forza delle parole di cui era custode. Giovanni Paolo II ha idealmente raccolto “l’eredità” di quella piccola religiosa, alla quale Gesù, in una delle sue visioni, chiede di farsi apostola del suo Amore misericordioso. E per questo motivo, durante la cerimonia di canonizzazione, Giovanni Paolo II fa un annuncio destinato ad amplificare per sempre il culto della Divina Misericordia:
“E' importante allora che raccogliamo per intero il messaggio che ci viene dalla parola di Dio in questa seconda Domenica di Pasqua, che d'ora innanzi in tutta la Chiesa prenderà il nome di "Domenica della Divina Misericordia".
Un messaggio partito da Cracovia e che a Cracovia Giovanni Paolo II “riconduce”, quasi al termine del suo Pontificato, consacrando nel 2002, a Lagiewniki, un luminoso Santuario, sul cui altare campeggia la celebre immagine di Cristo con i due raggi. Ma all’ispirazione contenuta in quel messaggio Giovanni Paolo II aveva deciso di impostare tutto il suo ministero petrino, quando ancora di questa devozione del Pontefice poco o nulla si sapeva. Lo dimostra la sua seconda enciclica, del 1980, Dives in Misericordia, e quanto disse il Papa stesso nel 1997, affermando che il culto della DiVina Misericordia “in un cero senso forma l’immagine di questo Pontificato”. Un Pontificato che lo ha reso universale come universalmente a tutti suor Faustina si rivolge:
“Questo messaggio consolante si rivolge soprattutto a chi, afflitto da una prova particolarmente dura o schiacciato dal peso dei peccati commessi, ha smarrito ogni fiducia nella vita ed è tentato di cedere alla disperazione. A lui si presenta il volto dolce di Cristo, su di lui arrivano quei raggi che partono dal suo cuore e illuminano, riscaldano, indicano il cammino e infondono speranza. Quante anime ha già consolato l'invocazione "Gesù, confido in Te", che la Provvidenza ha suggerito attraverso Suor Faustina! Questo semplice atto di abbandono a Gesù squarcia le nubi più dense e fa passare un raggio di luce nella vita di ciascuno”.
Alla misericordia divina più volte il Pontefice scomparso ha associato il valore della pace, dono dell’amore di Dio. Giovanni Paolo II lo ribadisce al termine della cerimonia di canonizzazione della Kowalska, componendo in un cero senso una preghiera spontanea alla piccola suora che lo aveva illuminato:
“E tu, Faustina, dono di Dio al nostro tempo, dono della terra di Polonia a tutta la Chiesa, ottienici di percepire la profondità della Divina Misericordia, aiutaci a farne esperienza viva e a testimoniarla ai fratelli. Il tuo messaggio di luce e di speranza si diffonda in tutto il mondo, spinga alla conversione i peccatori, sopisca le rivalità e gli odi, apra gli uomini e le nazioni alla pratica della fraternità. Noi oggi, fissando lo sguardo con te sul volto di Cristo risorto, facciamo nostra la tua preghiera di fiducioso abbandono e diciamo con ferma speranza: Gesù, confido in Te!”.
(Alessandro De Carolis)

Dunque, nell’ultimo messaggio ai fedeli, Giovanni Paolo II ha affidato l’umanità alla Divina Misericordia. Sul significato profondo di questa invocazione del Pontefice, Alessandro Gisotti ha intervistato il teologo mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino – Montefeltro:

R. – La misericordia è accogliente, accoglie l’uomo e gli dà la possibilità di partire con un’ipotesi positiva sulla vita. Un’ipotesi positiva è che Cristo è venuto e ha salvato l’uomo ed il mondo. Io credo che in questo ultimo messaggio lo sguardo del Papa abbia proprio cercato di considerare ogni uomo di questo mondo. E’ in atto, è all’opera, la forza strapotente di Dio, che il Papa ci ha testimoniato in questi anni, ed è appunto la sua Misericordia.
D. – Gesù, scrive il Papa nell’enciclica “Dives in Misericordia”, ha insegnato che l’uomo non soltanto riceve e sperimenta la misericordia di Dio, ma che è pure chiamato ad usare misericordia verso gli altri. In fondo, è proprio questo il cuore del messaggio evangelico…
R. – Certo, ed è questa la grande responsabilità della Chiesa e dei cristiani: mostrare che la misericordia, che è totalmente donata, diventi nella libertà e nella carità, compito. Quindi, investire, dimostrare al mondo che la misericordia di Dio è una realtà presente, una realtà che si può costruire, una realtà che diventa carità quotidiana, capacità di offerta, creazione di luoghi di accoglienza. La misericordia di Dio, custodita nel cuore dei cristiani e vissuta, crea e rinnova la faccia della Terra.
D. – Anche se ci fossero milioni di smarrimenti, avverte Giovanni Paolo II, dobbiamo implorare, affidarci alla Divina Misericordia. Ancora una volta il Papa ci dice che in Cristo non possiamo, non dobbiamo avere paura…
R. – Cristo, la Misericordia del Padre, è più grande di tutti i nostri mali, di tutti i nostri errori, di tutte le difficoltà, di tutti i condizionamenti della storia. La fede della Chiesa deve innanzitutto gridare agli uomini che Cristo, solo Cristo, è l’unico Salvatore dell’uomo del mondo.
D. – Divina Misericordia e perdono, un binomio inscindibile. Nell’Angelus, dopo l’attentato del 13 maggio 1981, il Papa affermò: “Prego per il fratello che mi ha colpito”. Poi, nell’anno del grande Giubileo, il 12 marzo del 2000, Giovanni Paolo II chiede perdono per gli errori dei figli della Chiesa. Questo si può definire il Papa del perdono, un perdono offerto a volte in modo coraggioso e, se vogliamo, controcorrente?
R. – Certo, il perdono è la forma più mobilitante della Misericordia, perché perdonare, accettare di essere perdonati da Dio, e perdonare in qualche modo come fa Dio gli altri, è la dimostrazione più grande che l’uomo che si affida a Dio cambia e cambiando lui cambia il mondo.







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