Spirito
eletto del Trecento italiano, Francesco Petrarca aprì le porte in Europa a quella
riscoperta, divulgazione ed esaltazione dei testi della latinità, ridestò in tutto
il continente l’amore per la lezione civile, etica ed estetica dell’antichità classica,
precorrendo la straordinaria stagione dell’Umanesimo letterario. Nasce ad Arezzo da
ser Petracco ed Eletta Carnigiani. La famiglia si trasferisce ad Avignone e Francesco
ha la possibilità di iniziare lo studio delle materie giuridiche nella vicina università
di Montpellier, poi proseguito a Bologna . Nel capoluogo emiliano conosce Cino da
Pistoia e da lui scopre l’amore per Cicerone e per la poesia e filologia classica
sviluppato nel suo soggiorno a Padova. Dopo la morte del padre di nuovo ad Avignone
Francesco è segnato dall’entrata del fratello Gherardo, compagno di divertimenti mondani,
nell’ordine dei certosini. Sono anni densi di riflessione interiore su cui irrompe
l’incontro nella chiesa di santa Chiara con la donna che sarebbe divenuta l’ispiratrice
di tutte le sue liriche: Laura. E’ il venerdì santo del 1327.
ERANO I CAPEI SPARSI….
Cosa significò Laura nella poetica di Petrarca. Ce lo spiega Giulio Ferroni, docente
di letteratura italiana all’Università la Sapienza di Roma.
La natura inquieta dell’uomo, la curiosità mai sazia dell’intellettuale, la fervida
passione politica del diplomatico, condussero il poeta a viaggiare e frequentare le
più raffinate corti europee. Entrò, sembra come cappellano, al servizio della famiglia
Colonna. E’ il periodo degli esametri dell’Africa, deii componimenti allegorici del
Bucolicum Carmen, delle biografie de viris illustribus, le epistole metricae, i trionfi
e le rime di carattere prettamente psicologico.
In vecchiaia prevalse in lui il desiderio di quiete e di raccoglimento che lo condusse
alla tranquillità dei colli Euganei per ritrovare quel paesaggio dell’anima che gli
permise di dedicarsi con serenità, fino alla morte, agli studi e alla poesia. Il Secretum
raccoglie le più sincere confessioni e costituisce il momento culminante della crisi
religiosa del poeta a cavallo tra ascesi medievale e fiducioso ottimismo rinascimentale.
Seguono i soliloqui del de vita solitaria, de otio religioso e de remedis utriusque
fortunae: il senso della vita, la felicità e l’esaltazione della solitudine come strumento
di libertà ne sono i temi portanti.
SOLO E PENSOSO
Il conferimento dell’alloro poetico nel 1340 ha eternato il nome di Francesco Petrarca
rendendolo vivo anche oggi a distanza di sette secoli. Sull’attualità dell’opera
del poeta diamo ancora la parola al professor Ferroni.
E se la storia della letteratura pone Petrarca nell’ambito del Medioevo un abisso
generazionale lo separa dall’epoca di Dante e lo pone in colloquio con la prossima
produzione letteraria confinata convenzionalmente nell’ambito del Rinascimento.
Paolo Ondarza, Radio Vaticana
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