Strumenti di provvidenza per i poveri e i malati, con un apostolato all’avanguardia
dei tempi. Lo ha detto Giovanni Paolo II alle famiglie religiose dell’Opera Don Guanella,
nel centenario di presenza dell’Opera a Roma
“Buoni samaritani” dei poveri, dei malati senza più speranza, da un secolo esatto
presenti a Roma con numerose opere di assistenza. Si tratta dei Guanelliani, i membri
delle Famiglie religiose fondate dal Beato don Luigi Guanella. Giovanni Paolo II li
ha ricevuti questa mattina in Aula Paolo VI, in occasione del pellegrinaggio del centenario
della loro presenza a Roma. Oggi pomeriggio, nella Basilica romana di San Giuseppe
al Trionfale, l’anniversario verrà celebrato con la rappresentazione dell’opera lirica
“Il mistero del Corporale”, su musica di Alberico Vitalizi e testi di Raffaello Lavagna,
nell’esecuzione dell’Orchestra di Roma e del Lazio. Sull’intervento del Pontefice,
il servizio di Alessandro De Carolis:
**********
“Il bene bisogna farlo bene”. Il motto di don Guanella – uno dei “Santi sociali” italiani
di fine Ottocento – non cessa di essere uno sprone per i Servi della Carità e le Figlie
di Santa Maria della Provvidenza, gli istituti fondati dal Beato, nato nel 1842 e
morto nel 1915, a Como. Originario di un Paese di Sondrio, don Guanella fondò numerose
case dell’Opera che porta il suo nome nel nord e nel centro Italia. Cento anni fa
poi - ha ricordato Giovanni Paolo II in udienza, davanti a 2.500 persone, tra cui
diversi malati e portatori di handicap – “il beato Luigi Guanella entrava in Roma,
con alcuni collaboratori, 'per fare un po’ di bene a vantaggio del prossimo'”. Un
imperativo rimasto nell’anima dei suoi figli spirituali, definiti dal Papa “buoni
samaritani dei poveri”, protagonisti “di un apostolato caritativo multiforme” che
si avvale di “opere all’avanguardia”, al passo con i tempi di oggi.
Una dedizione che arriva al sostegno e al conforto dei malati terminali, una delle
categorie nel cuore dei Guanelliani. “Da sempre - ha osservato il Pontefice - la morte
e il morire costituiscono una sfida non priva di angoscia per l’uomo. Fondando la
“Pia Unione del Transito di san Giuseppe” per i morenti, don Guanella ha saputo suscitare
una corrente di preghiere per aiutare quanti stanno per varcare la soglia dell’eternità”.
Dal vostro Fondatore, ha proseguito Giovanni Paolo II, “avete appreso che, per dare
amore ai fratelli, occorre attingerlo alla fornace della carità divina, grazie a un
contatto costante con Cristo nella preghiera”. Nella tensione verso la santità - “misura
alta” della vita cristiana - vi animi, ha concluso il Papa, “quel forte spirito di
fede che faceva ripetere a don Guanella: 'E’ Dio che fa, noi siamo solo strumenti
della Provvidenza'”.
**********