2004-08-13 14:42:06

L'Unitalsi a Lourdes


Il suo nome per esteso è “Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali”, più nota come UNITALSI. L’organizzazione, la più grande in Europa nel suo genere, ha nei suoi periodici “treni bianchi” che attraversano l’Italia il simbolo del servizio agli infermi che decidono di immergersi per qualche giorno nella profonda atmosfera di fede del Santuario francese. Lourdes è anche la patria di chi, quel servizio, lo vive da protagonista come volontario accanto ai malati. Qual è dunque l’esperienza di volontariato che si vive a Lourdes? Risponde Antonio Diella, presidente nazionale dell’UNITALSI, al microfono di Alessandro De Carolis:

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R. - La realtà del volontariato a Lourdes è la realtà di tantissima gente che arriva da tutto il mondo, di tantissimi giovani che si pongono a disposizione non solo dei malati, ma anche di tutti i pellegrini che arrivano a Lourdes e vogliono vivere in quella città un’esperienza di Dio, un’esperienza di spiritualità. Caratteristica fondamentale è quella della disponibilità al servizio gratuito. Tutti questi volontari, che sono presenti a Lourdes, sia delle Associazioni italiane, sia delle Associazioni europee, o anche al di fuori di qualsiasi appartenenza associativa, sanno di essere lì perché devono porsi a servizio non ottenendo alcuna paga potremmo dire, se non la gioia di avere reso la propria giornata, il proprio tempo, la propria vita, a disposizione per la vita ed il tempo degli altri.

D. – Parliamo, a questo punto, dell’identikit del volontario, dell’accompagnatore tipo …

R. – L’accompagnatore tipo è una persona che vuol vivere un’esperienza seria, innanzitutto. Difficilmente si riesce a resistere a Lourdes se non si è seri con se stessi e con la realtà che ti circonda, che è molto particolare. Lourdes ha luoghi dove sempre è presente la sofferenza di qualcuno. Il volontario è capace anche di sacrifici, a volte notevoli, e tutti i volontari che sono a Lourdes pagano il loro soggiorno. Sembrerà strano, ma Lourdes è un posto dove si può essere volontari molto giovani, ma anche con un’età avanzata, perché è il posto dove ci si sente valorizzati in ogni capacità che si ha, anche quella piccola di portare un bicchiere d’acqua, di lavar per terra, di aprire delle porte, di essere disponibile semplicemente a dire buongiorno ai malati che arrivano da molto lontano, a volte, anche con grande fatica. L’identikit di un volontario a Lourdes è l’identikit di una persona libera, di una persona che si pone liberamente al servizio.

D. – Da ciò che dice si comprende bene come, accompagnare i malati, non sia un semplice servizio logistico, ma un’esperienza profondamente umana e spirituale …

R. – Se fosse solo un servizio logistico sarebbe la fine per il volontario e per il malato, perché entrambi si accorgono semplicemente di star facendo un lavoro. E, invece, è questa disponibilità, questa capacità di dialogo, di condividere insieme la fatica, di essere delle persone che interagiscono con altre persone che hanno delle difficoltà, condividendo la storia, condividendo la vita.

D. - Chi fa volontariato con questo senso è una persona che ripete spesso questa esperienza o si tratta più spesso di esperienze episodiche?

R. – Per la stragrande maggior parte dei casi, chi fa questa esperienza se la porta dentro e la ripete. Può restare, a volte, forse un episodio la presenza a Lourdes. Non resta mai un episodio la propria disponibilità e l’incontro che hai avuto con le persone che soffrono.

D. – L’UNITALSI ha in programma qualche viaggio speciale, in occasione del pellegrinaggio del Papa?

R. – L’UNITALSI ha organizzato un pellegrinaggio speciale al di fuori di tutti quelli che erano già programmati, per essere presenti a Lourdes con il Papa. Sarà davvero un’esperienza di grande gioia, ma anche di grande preghiera, per l’UNITALSI, l’essere a Lourdes con il Papa.

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