2004-06-09 16:43:33

Al voto i 25 paesi dell'UE per il nuovo Parlamento


732 deputati di 25 Stati diversi, per rappresentare un continente di 455 milioni di persone.
Da domani mattina – quando si apriranno i seggi in Gran Bretagna e nei Paesi Bassi – a domenica sera – quando si chiuderanno nella maggioranza dei Paesi interessati – l’Unione Europea sceglierà il nuovo Parlamento.

Un’assemblea che, per la prima volta, vedrà nell’aula di Strasburgo polacchi ed estoni, ciprioti e slovacchi, cechi e lettoni, maltesi e lituani, ungheresi e sloveni.

A Federiga Bindi, responsabile dell’Ufficio europeo dell’Università di Tor Vergata, abbiamo chiesto quali sfide attendono il nuovo Parlamento:

R. – Sicuramente il Parlamento deve continuare ad incrementare i suoi poteri, perché è vero che nella sua co-decisione ha un potere uguale a quello del Consiglio ma è anche vero che la co-decisione si applica oggi al 30 per cento delle materie che esistono nell’Unione Europea. Va quindi allargato ad un numero molto maggiore di materie, possibilmente a tutte.

D. – L’ingresso dei nuovi Stati potrà spostare gli equilibri politici all’interno del Parlamento?

R. – Sicuramente a quanto si sente dai sondaggi verranno spostati dal punto di vista conservatore e quindi il Ppe si confermerà quasi sicuramente il primo partito. Bisogna vedere quale sarà l’effetto sulla linea politica dello stesso Ppe.

D. – Pare che l’allargamento porti con sé anche il rischio di astensionismo: nei nuovi Paesi l’affluenza si annuncia piuttosto bassa.

R. – Questo è un segno molto grave. Quando Spagna e Portogallo sono entrati il tasso di voto era molto alto e permane molto alto. C’è qualcosa che non funziona se dei Paesi che sono democratici da così poco tempo già non vanno più a votare.


D. – Quale la causa ?

R. – Secondo me l’idea è questa: hanno visto nell’Unione Europea più un luogo dove sviluppare le loro economie, se vogliamo. Il significato di democratizzazione, di pace che è alla base della Comunità europea rischia così di perdersi. In questi Paesi c’è gia uno scontento perché nel loro processo di avvicinamento all’Unione Europea, pensavano di diventare ricchi e di stare bene subito; questo non succede e quindi dicono che è un po’ colpa dell’Unione Europea.







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