Convegno a Roma sui metodi naturali di regolazione della fertilità. Ce ne parla Lucietta
Scaraffìa
Diffondere i metodi naturali di regolazione della fertilità: è l’intenzione del “manifesto”
sottoscritto sabato scorso durante un convegno a Roma dai docenti di Medicina delle
5 Università della capitale.
La validità dei metodi naturali, come il “metodo
Billings” per riconoscere i periodi fecondi e non fecondi della donna - affermano
- è stato ampiamente dimostrato in oltre 25 anni di esperienza. Motivi culturali
ed economici però - è stato detto - sono alla base della scarsa attenzione data a
questi metodi e parlarne nei Paesi occidentali sembra quasi un tabù.
In proposito
Fabio Colagrande ha sentito il parere della storica Lucietta Scaraffìa, intervenuta
al Convegno di Roma.
********** R. – Infatti, non se ne parla. C’è un grande
silenzio nei media su questo tema. Un silenzio che è iniziato più o meno dopo il dibattito
intorno all’Umanae vitae. Un dibattito che aveva visto quasi tutti i giornali occidentali
schierarsi su posizioni molto critiche contro il rifiuto della Chiesa di usare i mezzi
farmaceutici tecnici di controllo delle nascite. Invece, non si è mai parlato del
fatto che nell’Umanae vitae c’era una proposta che era quella di utilizzare altri
metodi di controllo delle nascite. E a questi altri metodi non è mai stata data alcuna
credibilità e alcuna diffusione. D. – In Italia, in questo momento, la situazione
è la stessa?
R. – Sì, anche se è cambiata totalmente la situazione storica
da quella del ’68 e adesso si può vedere che non hanno risposto alle aspettative utopiche
con cui erano stati diffusi e propagandati. Mi ricordo ancora le propagande dell’Aied
degli anni ’60-’70, in cui si diceva che con la pillola si sarebbe rinsaldata la fedeltà
di coppia e il matrimonio ne avrebbe tratto giovamento. Ora, tutti sappiamo che c’è
stato un aumento enorme di divorzi ed un calo di matrimoni. Quindi, c’è stata una
delusione rispetto alle aspettative, ma nessuno va a verificare se ci sia stata veramente
una realizzazione del promesso. L’altro punto che dovremmo tener presente è l’altra
faccia degli anticoncezionali, la fecondazione assistita, cioè la sterilità. Non è
facile dire al proprio corpo di non volere un figlio per 20 anni e poi volerlo subito.
E’ molto più difficile da ottenere. Si è, dunque, sviluppata la fecondazione assistita
e proprio per quello sono nati tutti i problemi di bioetica, che noi ben sappiamo.
E’ una strada molto pericolosa, che Paolo VI nell’Umanae vitae aveva intravisto profeticamente.
D.
– Il dibattito che è nato in Italia, in occasione della formazione della Legge per
regolare la fecondazione assistita, secondo lei ha fatto emergere ancora delle contraddizioni?
Si parla ad esempio, in maniera insistente, del diritto ad avere un figlio…
R.
– Sì, del diritto che è diventato una specie di diritto naturale e del fatto, di nuovo,
che le donne si sono pronunciate chiamandola “una Legge contro le donne”, come se
avere un figlio fosse un affare solo delle donne, come se non fosse un affare di tutta
una società.
D. – Il Papa nel suo messaggio ai partecipanti al vostro Convegno
ha detto che si assiste al consolidarsi di una mentalità, che da un lato appare intimorita
di fronte alla responsabilità della procreazione, e dall’altro vorrebbe dominare e
manipolare la vita. Come trovare un equilibrio, secondo lei?
R. – Forse partendo
anche dall’analisi degli effetti che hanno avuto su di noi 30 anni di pianificazione
delle nascite. Vedere i costi. Noi abbiamo quest’idea della modernità come di un percorso
in progresso, tutto in acquisto, in miglioramento, invece tutte le acquisizioni moderne
hanno dei costi che noi non vogliamo mai vedere. Quindi, fermarci a vedere i costi
ci porta a riflettere di più sulle nostre scelte.