MONROVIA. - “La gente segue con disillusione le vicende politiche del paese; ha ben
altro a cui pensare, dovendo mettere insieme il pranzo con la cena”. E' il commento
di una fonte cattolica liberiana alla richiesta di dimissioni di Gyude Bryant, capo
del governo provvisorio della Liberia, presentate dai due principali movimenti di
guerriglia , il Lurd (Liberiani Uniti per Riconciliazione e la Democrazia) e il Model
(Movimento per la Democrazia in Liberia). I due gruppi accusano Bryant di governare
in maniera non trasparente. In questa situazione ancora confusa i missionari proseguono
ad operare a fianco del popolo liberiano. “Le nostre sorelle hanno avviato un programma
di assistenza per i profughi al campo Totata” dice una missionaria della Consolata
da Harbel. “Il programma è condotto in collaborazione con il Jesuit Refugee Service,
e mira a fornire istruzioni di base a donne e bambini”. “Altre religiose stanno assistendo
il lebbrosario di Ganta, anche se sono costretta a recarvisi una o due volte alla
settimana”, aggiunge un'altra suora.. “Purtroppo gli organismi internazionali non
sono sempre all’altezza della situazione - commentano le due suore -. La forza di
pace delle Nazioni Unite afferma di aver raggiunto questa o quella città, ma non si
vedono Caschi Blu nelle strade. L’insicurezza rende difficile il lavoro delle organizzazioni
umanitarie. Muoversi in automobile può essere pericoloso: pochi giorni fa alcuni missionari
Cappuccini sono stati depredati del loro automezzo a Buchanan, la principale città
portuale del paese. Erano le 3 del pomeriggio, in mezzo alla folla, - raccontano
ancora le suore - quando un gruppo di uomini armati ha fermato i Padri e li ha costretti
ad abbandonare il loro mezzo. La macchina è stata portata nella vicina Costa d’Avorio
e i rapinatori hanno chiesto un riscatto per la vettura. Questo non è che uno degli
innumerevoli episodi di soprusi e violenze che si susseguono ogni giorno in Liberia”. (Fides
28 gen. - MANCINI)