2003-12-26 12:39:16

Tradizionale pranzo di Natale organizzato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio per i senza fissa dimora: ce ne parla Francesca Zuccari


Far sentire anche a loro il calore di una famiglia, restituendogli la dignità di essere persone. Con questo spirito si rinnova ogni anno la tradizione del pranzo di Natale per i poveri, organizzato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio.
Centinaia di senza fissa dimora affollano i vari centri della Comunità, nella capitale, e in particolare la Basilica di Santa Maria in Trastevere.
Sentiamo in proposito Francesca Zuccari di Sant’Egidio.
R. – Per chi non ha famiglia, ce l’ha lontana o ha rotto i legami con essa, il Natale è il giorno più difficile dell’anno, essendo la vera festa della famiglia. Ecco perché, da tanti anni teniamo a fare questa festa con le persone che normalmente frequentano i nostri centri, per fare una famiglia con i poveri.

D. – Ma per persone che hanno bisogni più essenziali è importante stare insieme?

R. – Sì, è molto importante e soprattutto è importante fare festa. In una vita che spesso è dura, difficile, in cui si deve lottare per la sopravvivenza, avere un momento di festa in cui stare seduti a tavola con gli altri, come in una famiglia, ricevere un regalo – come noi offriamo a ciascuno alla fine del pranzo di Natale – è una cosa importante, perché restituisce la dignità di essere persone come tutti, bisognose di affetto.
D. – E’ una dignità che forse si riscopre solo in questi momenti e invece dovrebbe essere sentita sempre...

R. – Sì, crediamo che chi ha bisogno, proprio per questo meriti più rispetto. Spesso queste persone non solo cercano aiuto, ma cercano la considerazione per i loro problemi, come si farebbe per qualsiasi persona.


Ma quale potrebbe essere un primo passo per contrastare la povertà?
Lo abbiamo chiesto a Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio?
R. – Intanto, ognuno di noi dovrebbe smettere di guardare ai poveri con diffidenza e pensare che sono parte di noi. Oggi noi possiamo registrare che molte più persone ‘normali’ e comuni vengono ai nostri centri. Cresce la povertà, l’intensità della povertà e chi non ce la fa, magari avendo anche una casa. Quindi, dovremmo pensare che potrebbe toccare anche noi qualche problema, magari quando siamo più anziani. Oggi un povero su tre è un anziano. E poi anche riguardo a coloro che ci sembrano strani: cerchiamo di immaginarci cosa vuol dire una vita dormendo quasi mai – perché di notte senza una casa non si riesce a dormire - e poi dovendo il giorno dopo cercare un lavoro e magari lavorare bene. E’ una vita insostenibile. Accorciamo le distanze.







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