Tradizionale pranzo di Natale organizzato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio per
i senza fissa dimora: ce ne parla Francesca Zuccari
Far sentire anche a loro il calore di una famiglia, restituendogli la dignità di essere
persone. Con questo spirito si rinnova ogni anno la tradizione del pranzo di Natale
per i poveri, organizzato a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. Centinaia di senza
fissa dimora affollano i vari centri della Comunità, nella capitale, e in particolare
la Basilica di Santa Maria in Trastevere. Sentiamo in proposito Francesca Zuccari
di Sant’Egidio. R. – Per chi non ha famiglia, ce l’ha lontana o ha rotto i legami
con essa, il Natale è il giorno più difficile dell’anno, essendo la vera festa della
famiglia. Ecco perché, da tanti anni teniamo a fare questa festa con le persone che
normalmente frequentano i nostri centri, per fare una famiglia con i poveri.
D.
– Ma per persone che hanno bisogni più essenziali è importante stare insieme?
R.
– Sì, è molto importante e soprattutto è importante fare festa. In una vita che spesso
è dura, difficile, in cui si deve lottare per la sopravvivenza, avere un momento di
festa in cui stare seduti a tavola con gli altri, come in una famiglia, ricevere un
regalo – come noi offriamo a ciascuno alla fine del pranzo di Natale – è una cosa
importante, perché restituisce la dignità di essere persone come tutti, bisognose
di affetto. D. – E’ una dignità che forse si riscopre solo in questi momenti e
invece dovrebbe essere sentita sempre...
R. – Sì, crediamo che chi ha bisogno,
proprio per questo meriti più rispetto. Spesso queste persone non solo cercano aiuto,
ma cercano la considerazione per i loro problemi, come si farebbe per qualsiasi persona.
Ma
quale potrebbe essere un primo passo per contrastare la povertà? Lo abbiamo chiesto
a Mario Marazziti, portavoce della Comunità di Sant’Egidio? R. – Intanto, ognuno
di noi dovrebbe smettere di guardare ai poveri con diffidenza e pensare che sono parte
di noi. Oggi noi possiamo registrare che molte più persone ‘normali’ e comuni vengono
ai nostri centri. Cresce la povertà, l’intensità della povertà e chi non ce la fa,
magari avendo anche una casa. Quindi, dovremmo pensare che potrebbe toccare anche
noi qualche problema, magari quando siamo più anziani. Oggi un povero su tre è un
anziano. E poi anche riguardo a coloro che ci sembrano strani: cerchiamo di immaginarci
cosa vuol dire una vita dormendo quasi mai – perché di notte senza una casa non si
riesce a dormire - e poi dovendo il giorno dopo cercare un lavoro e magari lavorare
bene. E’ una vita insostenibile. Accorciamo le distanze.