L’arte presepiale come terreno di confronto tra diverse culture
L’arte presepiale come terreno di confronto tra diverse culture. Questo l’intento
della “Mostra Internazionale di Arte Presepiale” di Giffoni Valle Piana, in provincia
di Salerno allestita nel complesso monumentale dell’ex convento di San Francesco fino
al 6 gennaio prossimo. La rassegna, giunta quest’anno alla sua ottava stagione,
comprende oltre duecento pezzi provenienti da diverse nazioni estere e da varie regioni
d’Italia. Punta di diamante dell’esposizione è la sezione dedicata ai presepi africani,
con oltre 70 pezzi appartenenti a collezionisti privati italiani e stranieri.
Ascoltiamo
il commento di padre Lucio Viscido, già missionario cappuccino in Africa, tra i curatori
della rassegna.
R. - Nella mostra sono esposti esempi di arte del Nordafrica,
particolarmente Etiopia ed Egitto, che sono collegati al cristianesimo delle origini;
c’è un’altra sezione del Sud del Sahara, presenti, in modo particolare, lavori del
Congo, del Mozambico, della Namibia, del Sudafrica e del Benin.
D. – Quali
sono gli elementi di distinzione tra questi presepi provenienti dalle diverse realtà
dell’Africa?
R. – Per esempio, nei presepi del Nord dell’Africa il materiale
utilizzato può essere il papiro, ma hanno più una impostazione grafica così come i
tappeti tradizionali; ci sono delle immagini della nascita di Gesù in alcune Croci
copte, mentre nel Sud del Sahara i materiali sono tra i più vari, in modo particolare,
sono confezionati con i legni tipici africani, quali l’ebano, il teck e altri legni
pregiati. Ci sono anche presepi intessuti con foglie di banano oppure fatti con altri
legni meno pregiati, ma ugualmente di una grande espressività.
D. – Che cosa
caratterizza la rappresentazione della natività propria dell’arte africana?
R.
– Nella visione tradizionale africana c’è la madre terra. Questa madre terra, nelle
sua varie espressioni tradizionali, prima ancora del cristianesimo, era la divinità
della fertilità della terra e della creatività, che poi viene posposta nella figura
di Maria, come Colei che genera l’autore della vita stessa. Quindi, la figura di Maria
è sempre centrale, anche perché la donna è già centrale nel ruolo che svolge nella
società africana.
D. – Padre Lucio, lei è stato missionario in Congo per circa
20 anni. Che ricordo ha del Natale in Africa, magari legato proprio alla tradizione
del presepe?
R. – Visitando i villaggi, in ogni chiesa costruita di fango e
di paglia, c’erano dei presepi straordinari che magari, con la semplicità e la spontaneità
dell’animo africano, naturalmente religioso, erano capaci di esprimere una forte adesione
al mistero di Cristo, che diventa nella realtà quotidiana accoglienza generosa dell’altro.
Questo dovremmo imparare dagli africani.