2003-12-26 12:44:30

L’arte presepiale come terreno di confronto tra diverse culture


L’arte presepiale come terreno di confronto tra diverse culture. Questo l’intento della “Mostra Internazionale di Arte Presepiale” di Giffoni Valle Piana, in provincia di Salerno allestita nel complesso monumentale dell’ex convento di San Francesco fino al 6 gennaio prossimo.
La rassegna, giunta quest’anno alla sua ottava stagione, comprende oltre duecento pezzi provenienti da diverse nazioni estere e da varie regioni d’Italia.
Punta di diamante dell’esposizione è la sezione dedicata ai presepi africani, con oltre 70 pezzi appartenenti a collezionisti privati italiani e stranieri.

Ascoltiamo il commento di padre Lucio Viscido, già missionario cappuccino in Africa, tra i curatori della rassegna.



R. - Nella mostra sono esposti esempi di arte del Nordafrica, particolarmente Etiopia ed Egitto, che sono collegati al cristianesimo delle origini; c’è un’altra sezione del Sud del Sahara, presenti, in modo particolare, lavori del Congo, del Mozambico, della Namibia, del Sudafrica e del Benin.

D. – Quali sono gli elementi di distinzione tra questi presepi provenienti dalle diverse realtà dell’Africa?

R. – Per esempio, nei presepi del Nord dell’Africa il materiale utilizzato può essere il papiro, ma hanno più una impostazione grafica così come i tappeti tradizionali; ci sono delle immagini della nascita di Gesù in alcune Croci copte, mentre nel Sud del Sahara i materiali sono tra i più vari, in modo particolare, sono confezionati con i legni tipici africani, quali l’ebano, il teck e altri legni pregiati. Ci sono anche presepi intessuti con foglie di banano oppure fatti con altri legni meno pregiati, ma ugualmente di una grande espressività.

D. – Che cosa caratterizza la rappresentazione della natività propria dell’arte africana?

R. – Nella visione tradizionale africana c’è la madre terra. Questa madre terra, nelle sua varie espressioni tradizionali, prima ancora del cristianesimo, era la divinità della fertilità della terra e della creatività, che poi viene posposta nella figura di Maria, come Colei che genera l’autore della vita stessa. Quindi, la figura di Maria è sempre centrale, anche perché la donna è già centrale nel ruolo che svolge nella società africana.

D. – Padre Lucio, lei è stato missionario in Congo per circa 20 anni. Che ricordo ha del Natale in Africa, magari legato proprio alla tradizione del presepe?

R. – Visitando i villaggi, in ogni chiesa costruita di fango e di paglia, c’erano dei presepi straordinari che magari, con la semplicità e la spontaneità dell’animo africano, naturalmente religioso, erano capaci di esprimere una forte adesione al mistero di Cristo, che diventa nella realtà quotidiana accoglienza generosa dell’altro. Questo dovremmo imparare dagli africani.







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