Il Natale nel carcere minorile romano di Casal del Marmo: la testimonianza dei detenuti
e di don Gaetano Greco
Il Natale dei dimenticati: a volte l’atmosfera di festa può acuire il senso di solitudine,
di emarginazione, di malinconia. Resta la fede in Dio, unica compagna, a dare speranza
in un avvenire migliore. Paolo Ondarza è andato nel carcere minorile romano di
Casal del Marmo.
Un luogo dimenticato, soprattutto in questi giorni di
Festa. Eppure, il carcere, con il suo ritmo di vita ripetitiva, resta lì in attività
12 mesi all’anno. “Pensare ai detenuti a Natale” ha scritto un cappellano in una sua
omelia “è paradossale, come immaginare la nascita di Dio in una mangiatoia”. Ma cosa
vuol dire ‘Natale’ per un detenuto? Siamo andati al carcere minorile di Casal del
Marmo a Roma. Ecco le risposte di alcuni ragazzi:
R. - Io credo nel Natale.
Forse è l’unica cosa buona che mi è rimasta.
R. - Sinceramente non lo so. R.
- Sì, io credo al Natale ed è una cosa bellissima. Sono già due Natali che faccio
qui dentro. E’ una cosa brutta, perché trascorrere il Natale con i familiari è la
cosa più bella che ci sia al mondo. D. – C’è un ricordo particolare?
R.
– Non belli.
D. – E’ Natale o è un giorno qualsiasi, qui?
R. – Non posso
dire che sia un giorno qualsiasi, ma il Natale qui non lo passi come lo passeresti
fuori.
D. – Durante le Feste ci si scambiano i regali. Un regalo che ti piacerebbe
ricevere ed un regalo che ti piacerebbe fare …
R. – Fare, non dare più dispiaceri
alle persone che mi vogliono bene; ricevere, riceverei volentieri un bel viaggio per
lasciarmi tutto dietro …
R. – Io, invece, vorrei uscire in permesso … Agli
altri ci penserò poi, quando esco.
D. – A Natale, per la Chiesa, nasce Gesù.
Chi è per te Gesù?
R. – E’ una cosa favolosa. Credo in Dio, in Gesù e nella
Madonna.
D. – A Natale Gesù viene per salvare l’uomo, viene anche per te. Ti
dice qualcosa questo?
R. – Spero che mi aiuti adesso che finalmente esco.
La
parola ora al cappellano del carcere, don Gaetano Greco.
R. - Il Natale è anche
un’occasione per parlare di speranza o di fiducia nella vita.
D. – Qui c’è
speranza?
R. – Diciamo che, per chi arriva per la prima volta, la speranza
è tanta, per chi è recidivo, la speranza comincia ad essere un po’ più problematica
da mantenere viva.
D. – Chi sono questi ragazzi?
R. –Questi ragazzi
che si trovano in carcere, non voglio dire che vadano premiati, ma che comunque vada
offerto loro ciò che la vita non ha dato. In fondo, io dico sempre che questi sono
state vittime di tutta una situazione di ingiustizie, non sono stati amati, non sono
stati aiutati e cosa importante è evitare di dare giudizi.