Il Natale della Chiesa in Iraq, nella vicinanza a chi ha bisogno e nel ricordo delle
vittime della violenza
La festa della Natività è stata celebrata la mattina del 25 dicembre nella cattedrale
di Baghdad dal nunzio apostolico in Iraq, mons. Fernando Filoni, e la Messa della
vigilia si è svolta non a mezzanotte ma, per motivi di sicurezza, nel pomeriggio del
24 dicembre.
“La vera essenza del Natale – spiega mons. Filoni – è forse rappresentata
al meglio dal convento delle suore di madre Teresa di Calcutta che gestiscono, nella
capitale irachena, un orfanotrofio per bambini con handicap fisici e mentali”. E non
lontano dalla casa di accoglienza, una modesta casa in una strada stretta e fangosa,
il parroco della Chiesa caldea di San Giorgio, padre Habib Alnoufaly, ha preparato
un grande presepe vivente e molti bambini hanno recitato la parte dei pastorelli.
Nella
base italiana di Nassiriya il Natale è stato accolto all’aperto, sotto le stelle.
Sul grande piazzale dell’alzabandiera è stato allestito l’altare dove il cappellano
militare della Brigata Sassari, padre Mariano Azuris, e l’ordinario militare per l’Italia,
mons. Angelo Bagnasco, hanno concelebrato la Santa Messa. Durante la funzione liturgica
sono stati accesi 19 ceri, in ricordo dei 12 carabinieri, cinque soldati e due civili
morti nel tragico attentato dello scorso 12 novembre.
Ma nel dolore per la
drammatica spirale di odio e violenze perpetrate in Iraq, non può mancare la speranza.
Ce lo conferma padre Mariano:
R. - La speranza è una caratteristica cristiana
e non deve mai mancare. Abbiamo avuto la morte di 19 persone. Non è facile parlare
di speranza, se fossero le mie parole di speranza. Ma sono le parole di Gesù, che
ha detto: “Non abbiate paura, io sono con voi tutti i giorni della vita e non vi lascerò
soli”. E per coloro che sono già andati accanto a Lui, sappiamo che c’è un posto particolare
che Lui ha scelto per ognuno dei 19 che sono stati chiamati ad altra vita, che hanno
operato per la pace, soprattutto dando la propria vita.