Presentato ieri sera a Roma l’ultima opera cinematografica di Krzysztof Zanussi: ai
nostri microfoni il regista polacco.
“Supplemento”: questo il titolo scarno, senza metafore e allegorie, dell’ultima opera
di Krzysztof Zanussi proiettata ieri sera in anteprima all’inaugurazione del Festival
del cinema spirituale Tertio Millennio.
Un’appendice, forse, e sicuramente
un insopprimibile desiderio da parte del regista di approfondire la personale ed intima
vicenda dei due giovani fratelli che già erano apparsi, marginalmente, nel precedente
ed intenso La vita come malattia mortale sessualmente trasmessa.
Il protagonista
questa volta è Filip, che non sa esattamente dove si trova nella vita: lo avvertiamo
subito come un ragazzo inquieto e dubbioso, ma oltremodo sincero e diretto nell’assolvere
i suoi doveri e nel rispondere alla voce della coscienza ed ai richiami della fede.
In una cella di un monastero combatte la sua “buona” battaglia, tormentandosi spiritualmente
e fisicamente.
Nella vita che rincorre senza ancora una meta, tenta di rispondere
a Dio per una vocazione “in bilico”; al fratello, che lo aiuta con forza a prendere
decisioni non dilazionabili; ad Hanka, che è innamorata di lui; ai colleghi medici,
che lo spingono a non sottovalutare l’importanza della scienza e di questa professione.
Storia non facile, nell’ambito di un’industria cinematografica come quella attuale.
Come conferma lo stesso regista Zanussi:
“Io credo che il linguaggio cinematografico
– e questo è già stato provato da molti anni, già dagli anni Quaranta, Cinquanta e
Sessanta - è capace di portare anche messaggi di ordine spirituale e questo lo abbiamo
visto con Bresson, con Tarkovskj e tanti altri. E’ vero che i distributori ed i gestori
credono che questa dimensione non interessi il pubblico. Abbiamo però tante prove
che quando c’è invece qualcosa da scoprire, si può avere un grande interesse di pubblico.
Questo interesse trova la sua soddisfazione nelle produzioni che parlano della spiritualità,
molto amorfe e tipo New Age. Questo piace a tutti perché non c’è un legame tra etica
e metafisica; la gente cerca la metafisica senza etica. Invece, e questo mi sembra
una cosa molto interessante, nella tradizione cristiana, così come in quella buddhista
od islamica dei sufi, qualsiasi vocazione mistica collega le esigenze etiche con la
prospettiva del misticismo e cioè della visione del mondo trascendente, che è completamente
necessario. Dobbiamo allora testimoniarlo anche nel nostro linguaggio artistico”. Intimo
- come lo è sempre la cinematografia di Zanussi - corredato da immagini limpide, supportato
da un dialogo che volutamente rispecchia la semplicità del quotidiano sopra il quale
si stende la misteriosa e spesso indecifrabile presenza di Dio, Supplemento affronta
con spirito di modernità e senza pudori la difficoltà, per i giovani, di individuare
la vocazione religiosa e di saper rispondere avendo interrogato il cuore e la mente.
Le decisioni, poi, qualsiasi esse siano, quando nate dalla sofferenza interiore e
sottoscritte con la penna dell’anima ed il candore della coscienza, non possono che
essere un “supplemento” di vita alla vita.