Polemiche dopo l'approvazione definitiva della legge Gasparri
Continuano le polemiche in Italia dopo l’approvazione definitiva di ieri al Senato
della legge Gasparri che riordina il sistema radiotelevisivo.
La parola passa
ora al capo dello Stato che ha 30 giorni di tempo per la promulgazione, ma l’opposizione
di centro-sinistra si mobilita e chiede al presidente Ciampi di non firmare. Il
servizio di Giampiero Guadagni. Un percorso parlamentare difficile fino all’ultimo:
la legge Gasparri ha tagliato ieri il traguardo. Grande la soddisfazione nella maggioranza
che ha superato la prova dei voti segreti. Per il centrodestra, la legge garantisce
il pluralismo così come aveva chiesto Ciampi nel suo messaggio alle Camere del luglio
2002. Ma l’opposizione di centrosinistra contesta: parla di legge incostituzionale
che favorisce solo gli interessi del premier Berlusconi. E molti chiedono al capo
dello Stato di non promulgare la legge. Occhi puntati anche sulla Corte costituzionale
che potrebbe accogliere futuri ricorsi. E il fronte del ‘no’ scende oggi in molte
piazze italiane.
Se Ciampi dovesse firmare, l’attuale presidente della Rai,
Lucia Annunziata, e il Consigliere, Giorgio Rumi, hanno già annunciato le loro dimissioni
senza aspettare la scadenza del CdA, fissata dalla legge al 28 febbraio 2004. Il
CdA passa da 5 a 9 membri non più nominati dai presidenti delle Camere, ma 7 dalla
Commissione di vigilanza, due – presidente compreso – dal Tesoro. Inoltre, la legge
Gasparri prevede che fino al 2009 chi possiede più di una rete televisiva non potrà
acquisire partecipazioni in quotidiani e, fermo restando il divieto di posizioni dominanti
nei singoli mercati, nessuno potrà conseguire ricavi superiori al 20 per cento delle
risorse del Sic, il Sistema integrato delle comunicazioni. Il paniere del Sic contiene,
ad esempio, i ricavi da canone, da pubblicità nazionale e locale, sponsorizzazioni,
televendite.
La legge, inoltre, accelera ed agevola la conversione dalla tecnica
analogica a quella digitale che in concreto vuol dire moltiplicazione dei canali.
Infine, la legge vieta l’impiego dei minori di 14 anni per spot pubblicitari.
Per
un commento sulla legge Gasparri, Paolo Ondarza ha intervistato Paolo Scandaletti,
ex presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana:
R. – Il riordino del sistema
radiotelevisivo è indispensabile. Abbiamo due proprietà che si spartiscono il 90 per
cento dell’area radiotelevisiva e il rimanente 10 per cento sarebbe affidato ai pellegrini
delle piccole radiotelevisioni. Non si riesce a fare pluralismo vero; c’è il rischio
della omologazione verso il basso.
D. – Riguardo al legge Gasparri, l’Ucsi
sottolinea delle preoccupazioni:
R. – Tranne la Rai, che ha il canone, tutto
il resto sta in piedi con la pubblicità. Ma se il 90 per cento della torta della pubblicità
se la portano via in due, agli altri rimangono le briciole. Murdoch dice: “Voi pensate
di liberalizzare le cose attraverso la diffusione del sistema digitale terrestre.
L’esperienza inglese dimostra che, anche a regime, il 50 per cento del pubblico rimane
fedele al sistema tradizionale”. D. – Per il ministro Gasparri, il digitale terrestre
costituisce un’occasione di espansione per le tv private, che beneficeranno soprattutto
dell’innalzamento dei tetti pubblicitari ...
R. – Io non so se ci sarà davvero
un intervento sulla pubblicità; se così è, ha ragione Gasparri perché ha messo il
dito sul punto esatto!
D. – La legge Gasparri vede il codice di autoregolamentazione
contro la violenza e la pornografia diventare legge ...
R. – E’ estremamente
positivo, ma come sempre, non basta che il codice sia approvato; il problema è che
sia come tale riconosciuto ed applicato.
D. – L’opposizione dice che la legge
Gasparri è l’ennesima legge fatta su misura per il premier ...
R. – Io non
credo che sia fatto su misura; questa è una battuta politica che, giustamente, fa
l’opposizione facendo il suo mestiere. Che sia difficile la posizione per un ministro
del governo che ha come leader il proprietario della metà del sistema televisivo italiano,
bè, questo è chiaro e, francamente, pesa. Ma lì ci rifacciamo ad altri conflitti di
interesse, che non sono certo risolvibili dalla legge Gasparri!