La tradizionale musicale della Chiesa è un patrimonio di inestimabile valore
“La tradizione musicale di tutta la Chiesa costituisce un patrimonio di inestimabile
valore, che eccelle tra le altre espressioni dell’arte, specialmente per il fatto
che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria e integrante della liturgia
solenne”.
L’affermazione del documento conciliare sulla Liturgia - la Costituzione
Sacrosanctum Concilium - è rilanciata da Giovanni Paolo II all’inizio del suo chirografo,
dedicato al centenario del Motu proprio di San Pio X intitolato “Tra le sollecitudini”.
Un
documento con il quale, all’inizio del 20.mo secolo, Papa Pio X fornì precise indicazioni
per il rinnovamento della musica sacra nelle funzioni religiose. Un problema che non
ha perso di attualità, ribadisce Giovanni Paolo II nei 15 punti del suo chirografo.
Il
Papa ricorda di aver sottolineato in varie occasioni la necessità “di purificare il
culto da sbavature di stile, da forme trasandate di espressione, da musiche e testi
sciatti e poco adatti dalla grandezza del rito che si celebra”.
Ma quali sono
le qualità che la musica sacra deve avere per assolvere realmente alla sua funzione?
Giovanni
Paolo II le enumera, partendo dal “supremo modello” offerto dal canto gregoriano,
riconosciuto dal Vaticano II come “il canto proprio della liturgia romana”. La musica
sacra deve avere anzitutto come punto di riferimento la “santità”, e quindi possedere
“senso della preghiera, della dignità e della bellezza” per poter esprimere la profondità
dei misteri di fede.
Deve poi essere universale, e dunque la riforma liturgica
- afferma il Pontefice - deve anche rispondere a “legittime esigenze di adattamento
e di inculturazione”. Perché ciò sia possibile, così come riconosciuto dal Concilio,
non hanno perso la loro funzione di “guida e di sostegno” le scholae cantorum, la
cui stessa esistenza rimanda all’urgenza, scrive Giovanni Paolo II, di promuovere
- nel campo - “una solida formazione sia dei pastori che dei fedeli laici”, oltre
che l’istituzione in ciascuna diocesi, laddove manchi, di una commissione speciale
di persone competenti in materia.
Il Papa si sofferma anche sul canto popolare
religioso, sugli strumenti musicali - tra i quali spicca l’eccellenza dell’organo
a canne - e sulle forme e i repertori della musica moderna, quest’ultima non disdicevole
in materia di accompagnamento di una funzione religiosa quando – asserisce – sia “rispettosa
sia dello spirito liturgico che dei veri valori dell’arte”. L’auspicio finale del
chirografo è un invito ai cultori della musica sacra, perché diano nuovo slancio “a
un settore di così vitale rilievo”, e a tutti i credenti, chiamati a sperimentare,
attraverso il canto sacro, la ricchezza della fede. “Si potrà così raggiungere, grazie
al concorde impegno di pastori d'anime, musicisti e fedeli – conclude Giovanni Paolo
II - quello che la Costituzione Sacrosanctum Concilium qualifica come vero “fine della
musica sacra”, cioè “la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli”.