La presenza di Dio che rigenera e sostiene l’umanità, mentre avanza nel deserto della
storia: il tema al centro dell’udienza generale del Papa in Vaticano
La Terra promessa e il cammino attraverso il deserto, il passaggio del Mar Rosso e
il miracolo della manna, l’esperienza del Sinai e la vista del fiume Giordano, che
annuncia al popolo ebraico, scampato alla persecuzione egiziana e alle insidie della
sua lunga marcia, che la meta è raggiunta.
Con rapide pennellate, il Salmo
113 A - oggetto della catechesi di Giovanni Paolo II all’udienza generale di oggi
in Aula Paolo VI - racconta le pagine immortali dell’Esodo, celebra la grandezza di
Dio, ma diventa anche per i cristiani “figura di un’altra liberazione più radicale
e universale”: quella dalla morte e dal peccato segnata dalla risurrezione di Cristo.
Davanti
alle circa seimila persone presenti all’udienza del mercoledì, il Papa ha proseguito
la sua articolata riflessione sui Salmi e sui cantici che compongono la liturgia dei
Vespri. Il Pontefice ha mostrato come la poesia del Salmo 113 A si sviluppi secondo
i canoni descrittivi dell’epoca, dove la natura e la fauna esprimono sentimenti propri,
in sintonia con quelli del popolo di Israele: i colli e gli agnelli sussultano di
gioia, i monti stessi - ha osservato il Papa, riferendosi all’incontro tra Dio e Mosè
- partecipano “alla grande rivelazione divina che si compie sulle loro cime”. Dietro
ogni evento straordinario che costella la Pasqua ebraica, ha affermato Giovanni Paolo
II, si scorge la presenza di un Dio sempre vicino ai suoi figli. Come nell’episodio
dell’acqua scaturita dalla rupe di Meriba: “Dio trasforma la roccia in una sorgente
d’acqua, che diventa un lago: alla base di questo prodigio c’è la sua premura paterna
nei confronti del popolo.”
“Il gesto acquista, allora - ha concluso il Papa
- un significato simbolico: è il segno dell’amore salvifico del Signore che sostiene
e rigenera l’umanità mentre avanza nel deserto della storia”.
Pur facendosi
aiutare nella lettura delle sintesi della catechesi nelle varie lingue, Giovanni Paolo
II non ha mancato di salutare personalmente i pellegrini provenienti da ogni parte
del mondo.
Simpatico l’abbraccio che una piccola bimba polacca ha riservato
al Papa, il quale in precedenza aveva ampliato con i suoi connazionali i confini della
catechesi, soffermandosi anche sul senso dell'Avvento.
In inglese, il Pontefice
ha riservato un saluto particolare ai partecipanti all’assemblea generale, in corso
a Roma, delle Organizzazioni cattoliche internazionali, ricevuti ieri mattina in udienza.