Il Papa ricorda in un messaggio i milioni di ucraini uccisi dalla carestia provocata
dal regime comunista sovietico negli anni ’30.
Il ricordo delle “vicende drammatiche di un popolo” si rivela “quanto mai utile per
suscitare nelle nuove generazioni l’impegno a farsi, in ogni circostanza, vigili sentinelle
del rispetto della dignità di ogni uomo”.
E’ la profonda riflessione di Giovanni
Paolo II in un messaggio - indirizzato al cardinale Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore
di Lviv degli Ucraini e al cardinale Marian Jaworsky, arcivescovo di Lviv dei Latini
- per il 70.mo anniversario dell’Holomodor dell’Ucraina, la carestia provocata da
Stalin, tra il 1932 e 1933, che provocò la morte di milioni di innocenti. Il servizio
di Alessandro Gisotti:
La memoria degli eventi passati diventi “fonte di
ispirazione” per le generazioni presenti e future. Sono parole di speranza quelle
del Papa nel ricordare una tragedia della storia. Il Pontefice rammenta il “disegno
disumano attuato con fredda determinazione” dal regime sovietico per piegare il popolo
ucraino alla collettivizzazione forzata. “Milioni di persone – afferma - hanno subito
una morte atroce per la nefasta efficacia di un’ideologia che, lungo tutto il XX secolo,
ha causato sofferenze e lutti in molte parti del mondo”. E si sofferma sulle parole
di Pio XI, che riferendosi all’Unione sovietica distingueva “nettamente tra governanti
e sudditi” scagionando gli ultimi e denunciando “apertamente le responsabilità del
sistema misconoscitore della vera origine della natura e del fine dello Stato”.
Con
il pensiero rivolto a quanti hanno patito il dramma dell’Holomodor, il Santo Padre
ripete ancora una volta e con forza “mai più”. La consapevolezza delle aberrazioni
passate, avverte, si deve tradurre “in un costante stimolo a costruire un avvenire
più a misura dell’uomo, contrastando ogni ideologia che profani la vita, la dignità,
le giuste aspirazioni della persona”. L’esperienza di quella tragedia, prosegue, deve
guidare il popolo ucraino “verso prospettive di concordia e cooperazione”. Nonostante
l’ideologia comunista abbia contribuito “ad approfondire le divisioni anche nell’ambito
della vita sociale e religiosa”, occorre “impegnarsi per una pacificazione sincera
e fattiva”.
Il Papa non manca, infine, di ricordare il suo viaggio in terra
ucraina nel giugno del 2001. Custode dell’eredità cristiana orientale e occidentale,
constata, l’Ucraina è chiamata ad offrire il suo specifico contributo all’edificazione
della “casa comune europea”.