Dopo l’“Iniziativa di Ginevra”, resta aperto il dibattito – tra speranze e polemiche
– sulla strada da perseguire per la pace in Medio Oriente: intervista con il cardinale
Roberto Tucci
La pace in Medio Oriente sembra passare oggi per il Cairo, dove è iniziata poco fa
la riunione di 13 fazioni palestinesi, impegnate a discutere di una possibile tregua.
La tregua, nelle intenzioni del governo egiziano che ha promosso i colloqui, dovrebbe
essere la premessa per l' attuazione della Road map, l'itinerario di pace di Usa,
Ue, Onu e Russia che prevede la creazione di uno stato palestinese entro il 2005.
L'inizio
dei colloqui era fissato inizialmente per martedi, ma e' stato rinviato ad oggi. Nel
frattempo è cresciuta nella comunità internazionale l’attesa per possibili risvolti
positivi sul processo di pace dopo la cosiddetta Iniziativa di Ginevra promossa da
pacifisti israeliani e palestinesi. L’iniziativa, in realtà, ha suscitato speranze
ma anche polemiche e delusioni. In ogni caso, riunendo personalità di spicco ha riacceso
il dibattito sulla strada da perseguire per la pace. A questo proposito Rosario Tronnolone
ha intervistato il cardinale Roberto Tucci:
*********** R. - E’ una sfida,
in fondo, sia a Sharon che ad Arafat. Il dialogo è possibile. Purtroppo noi vediamo
in questi giorni che si rinvia sempre l’incontro tra il primo ministro palestinese
e il primo ministro israeliano, perché ognuno dei due pone condizioni previe. Credo
che il testo concordato tra palestinesi e israeliani a Ginevra dimostri che è possibile
arrivare ad un accordo, ma siamo ben lontani. Non è un atto tra capi di Stato, tra
governi, quindi ha solo un valore privato. Può essere, però, una sfida e anche un
motivo di speranza. Speriamo che si possa arrivare a cominciare a discutere concretamente
dei punti che sono nevralgici per un accordo tra israeliani e palestinesi, per arrivare
finalmente alla costituzione di uno Stato palestinese indipendente, ma garantendo
la sicurezza che giustamente il popolo israeliano aspetta per sé. D. – Il Papa,
anche recentemente, è intervenuto più volte sul problema del terrorismo…
R.
– Sì, ha avuto rilievo l’intervento sul muro, quando il Papa ha detto che bisogna
costruire ponti piuttosto che muri. “Non di muri ha bisogno la Terra Santa, ma di
ponti. Senza riconciliazione degli animi non ci può essere pace”- ha detto. In fondo,
a questo proposito, il Papa ritorna sul principio che ha enunciato in altre occasioni:
“Senza giustizia, non c’è pace. Ma senza perdono, non c’è giustizia”.