Al Senato la legge sulla procreazione assistita: ai nostri microfoni, l'on.Olimpia
Tarzia del Movimento per la vita
Prosegue al Senato in Italia il sofferto cammino del disegno di legge sulla procreazione
assistita già approvato alla Camera. Per il voto finale bisognerà aspettare fino alla
prossima settimana. La legge dovrà comunque tornare alla Camera. Il servizio
di Giampiero Guadagni. Prime votazioni, prime polemiche tra i poli, soprattutto
all’interno dei poli, sulla procreazione assistita. Ieri era in discussione l’articolo
1 che prevede il ricorso alla procreazione, medicalmente assistita, garantendo anche
i diritti del concepito. Palazzo Madama ha bocciato per pochi voti l’emendamento presentato
dal repubblicano Antonio Del Pennino, iscritto al gruppo di Forza Italia, che consentiva
il ricorso alla procreazione assistita, anche alle coppie con patologie genetiche.
A favore ha votato il centro-sinistra, tranne la Margherita, accusata dai Ds di aver
fatto saltare l’unità dell’Ulivo. Pronta la replica. L’unità dell’Ulivo non è in discussione,
ma i cattolici del centro-sinistra rivendicano il diritto di fare una battaglia in
favore dei diritti dell’embrione in coerenza con i principi della dottrina sociale
della Chiesa. Ma anche nella Casa delle Libertà non mancano le frizioni tra cattolici
e laici, questi ultimi favorevoli a norme meno restrittive. Sono quasi 500 gli emendamenti
complessivamente presentati. Il testo approvato il mese scorso alla Camera prevede
che il ricorso alle tecniche di procreazione, medicalmente assistita, sia consentito
solo se accertata l’impossibilità di rimuovere altrimenti le cause che impediscono
la procreazione ed è comunque circoscritta ai casi di sterilità o di infertilità inspiegata
o accertata. Vietata la fecondazione eterologa, la clonazione umana e la sperimentazione
sugli embrioni e il loro congelamento. Secondo quanto prevede il Ddl potranno ricorrere
alle tecniche di procreazione assistita solo le coppie formate da persone maggiorenni
di sesso diverso, sposate o conviventi in età potenzialmente fertile ed entrambe viventi.
Previste sanzioni amministrative e penali per chi non rispetterà le norme.
Stamani,
il Senato ha dato il via libera all’articolo 3 che prevede, tra l’altro, l’obbligo
di informazione delle coppie che intendono ricorrere alla procreazione assistita,
ad opera dei Consultori, sia sulle tecniche di intervento, sia sulle procedure per
l’adozione e l’affidamento familiare. Ieri, l’attenzione è stata concentrata sull’articolo
1 della legge che sancisce i diritti del concepito. Alessandro Guarasci ha intervistato,
Olimpia Tarzia, segretario nazionale del Movimento per la Vita.
R. – A
cosa serve la legge? Serve a tutelare i più deboli e in questo caso nell’articolo
1 è riconosciuto tra i soggetti da tutelare il concepito, che ovviamente è il più
debole. Una legge deve sempre porsi in termini di difesa del più debole, perché i
forti si difendono da sé.
D. – Il fatto di non permettere il ricorso alla fecondazione
assistita alle coppie portatrici di patologie, che possono poi essere trasmesse al
feto, tutela il concepito?
R. – Io credo che inserire una diagnosi pre-impianto
significa non tenere conto che il concepito, comunque sia, sano o malato, è un essere
umano e quindi va difeso per quello che è e non per quello che sa fare. Questo fatto
significherebbe inserire una forma di selezione genetica, una forma di selezione della
razza di fronte alla quale il tecnico è in grado di valutare e decidere di selezionare
gli embrioni sani da salvare ed invece scartare e quindi sopprimere la vita di quegli
embrioni che risultano “difettosi”.
D. – Lei come risponde a chi dice che questa
legge è molto restrittiva rispetto alle altre normative simili che ci sono in Europa
e in altri Paesi del mondo?
R. – Se restrittivo significa che mette dei paletti
più chiari in termini di difesa dei diritti umani, senza dubbio è una legge più restrittiva.
Ma in questo caso io come italiana ne sarei fiera e direi anzi che l’Italia può essere,
da questo punto di vista, un punto di riferimento in Europa. Perché pensare sempre
che arriviamo tardi e con leggi che sono poi integraliste, frutto di una visione cattolica?
Bisogna veramente sgomberare il campo da questi equivoci.
D. – Secondo lei
c’è il rischio di “turismo procreativo”?
R. – Io credo che noi dobbiamo fare
– ripeto – una legge secondo quello che riteniamo giusto e tenendo conto che il discorso
etico deve essere dentro al discorso politico. Non possono essere realtà distinte,
come non può essere distinta la scienza dall’etica. Questa integrazione, che fa fatica
a farsi strada, è l’obiettivo che questa legge dovrebbe raggiungere.