MONROVIA - Le fazioni armate della Liberia – che nei giorni
scorsi hanno abbandonato i colloqui sul disarmo con la forza di pace dell’Onu – sono
colpevoli di aver “violato i diritti fondamentali, disumanizzato la popolazione, ucciso
e oltraggiato”. Lo sostengono i vescovi cattolici della Liberia, che puntano il dito
contro ribelli ed ex sostenitori del deposto presidente Charles Taylor. In un comunicato,
di cui riferisce il Catholic information service for Africa (Cisa) di Nairobi, i presuli
sostengono che con il loro comportamento “senza cuore” i gruppi armati protagonisti
di una guerra civile durata 14 anni hanno la responsabilità di aver “saccheggiato
e distrutto il nostro Paese per motivi egoistici”. Nel documento si afferma inoltre
che i liberiani non possono continuare a rimanere in balia dei circa 40mila ex combattenti:
“Tutti noi – scrivono i vescovi - abbiamo la corresponsabilità per la sicurezza della
nazione, devastata dalla violenza dei nostri compatrioti che sembrano non capire che
la violenza non rappresenta la soluzione dei nostri problemi”. In Liberia è presente
un contingente di alcune migliaia di caschi blu dell’Onu. In questi giorni dovrebbe
iniziare un programma di disarmo degli ex combattenti, che tuttavia hanno posto una
serie di condizioni. Per abbandonare le armi, chiedono poltrone e posti di responsabilità
all’interno dell’attuale amministrazione provvisoria di Monrovia, nata con gli accordi
di pace di metà agosto. (Misna: 3 dic)