YANGON - I cattolici nel Myanmar, l’ex Birmania, sono chiamati ad accogliere con compassione
e “senza condizioni” i malati di Aids “ostracizzati” dalla società. In sintonia con
il tema della Giornata mondiale di lotta contro l’Aids celebrata lunedì e con le analoghe
esortazioni dei vari episcopati nel mondo, anche i vescovi birmani invitano i fedeli
del paese a solidarizzare e a non discriminare le persone affette dalla malattia.
L’appello è contenuto in una lettera pastorale firmata dal Presidente della Conferenza
episcopale, Mons. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon. Il documento, il cui titolo
riprende le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni: “Io sono venuto perché abbiano
la vita e l'abbiano in abbondanza”, è stato distribuito nelle 12 diocesi e arcidiocesi
del paese dalla “Karuna”, la Caritas birmana, e sarà letto nelle parrocchie durante
le messe domenicali del prossimo 7 dicembre. In esso Mons. Bo si sofferma appunto
sul doppio dramma vissuto dai malati di Aids: quello della malattia e l’ostracismo
sociale di cui sono vittime. Di fronte a tale dramma, sottolinea, la Chiesa è chiamata
ad aiutare queste persone “senza condizioni” o pregiudizi di sorta e ad incoraggiarle
a partecipare attivamente alla vita sociale perché non debbano conoscere l’umiliazione
dell’esclusione. In questo senso, è anche importante che il clero e i religiosi si
informino meglio sulla patologia e sulle modalità del contagio. Tutti i fedeli, come
“seguaci e discepoli di Cristo”, conclude la lettera, non devono abbandonare i malati
di Aids, ma difendere la dignità umana di questi sofferenti con spirito fraterno. Secondo
i dati dell’Unaids, sarebbero 500mila le persone sieropositive nel Myanmar su una
popolazione di circa 48 milioni di abitanti. Di queste 46mila hanno sviluppato la
malattia. (Ucan 1 dic. – ZENGARINI)