L'impegno dell'ONU contro il fenomeno della schiavitù
Ancora oggi, vecchie e nuove forme di schiavitù negano i diritti fondamentali di donne,
uomini e bambini in troppe parti del mondo. E’ l’amara riflessione del segretario
generale dell’Onu, Kofi Annan, che nel messaggio per l’odierna giornata internazionale
per l’abolizione della schiavitù esorta la comunità internazionale a sradicare l’abominevole
pratica del traffico di essere umani.
Una sfida, avverte, che può essere vinta
soltanto superando le cause alla radice di questa piaga: povertà, esclusione sociale
e discriminazione. Su questo triste fenomeno, purtroppo non ancora relegato nei libri
di storia, Alessandro Gisotti ha intervistato Eulalia Ortado, responsabile del Fondo
volontario delle Nazioni Unite per le vittime della schiavitù: ********** R.
– Purtroppo, ora dobbiamo far fronte a delle forme contemporanee della schiavitù:
fenomeni come il traffico delle persone per lo sfruttamento sessuale o economico,
poi il lavoro forzato dei bambini, il lavoro per debito ... questo è quello che noi,
alle Nazioni Unite, chiamiamo “le forme contemporanee”, “le nuove forme” di schiavitù.
D.
– Quali sono le situazioni che destano maggiore preoccupazione?
R. – Oggi il
fenomeno della schiavitù, purtroppo, è generalizzato. Non è concentrato solo nei Paesi
poveri, dove era una volta, ma è anche vicino a noi. E’ una realtà vicina a tutti.
Sono maggiormente toccati da questo fenomeno i bambini e le donne, che sono i gruppi
più vulnerabili. Come ha detto il segretario generale dell’Onu, dobbiamo affrontare
anche le cause di base, come la povertà, l’ignoranza, l’emarginazione sociale ...
D.
– Guardando all’attività delle Nazioni Unite, ci sono delle note positive in alcune
aree del pianeta?
R. – Certamente. Diciamo che avanziamo adagio, con il lavoro
di diversi organi e agenzie delle Nazioni Unite, per aiutare queste comunità, queste
vittime ma anche per spiegare il fenomeno.
D. – Quali sono gli strumenti adottati
dalle Nazioni Unite per far fronte a questa piaga?
R. – A livello di strumenti,
possiamo parlare delle due Convenzioni di base delle Nazioni Unite: quelle sull’abolizione
della schiavitù, del 1926-1956; poi ci sono anche altre Convenzioni alle quali appellarci,
come quella sui diritti dei bambini o anche i Protocolli alla Convenzione sul crimine
organizzato e il traffico di persone. A livello di organi, diciamo che le Nazioni
Unite hanno un gruppo di lavoro sulle forme contemporanee della schiavitù, creato
nel 1975, che annualmente si riunisce a Ginevra, per seguire gli sviluppi nel campo
della schiavitù. Poi, abbiamo anche il Fondo per la contribuzione volontaria delle
Nazioni Unite in favore delle vittime della schiavitù. Questo Fondo con l’aiuto finanziario
di singoli Paesi e di singoli individui è di sostegno alle Ong sul terreno, per i
loro progetti di assistenza alle vittime di questi nuovi fenomeni della schiavitù.