L'agenzia di stampacattolica polacca KAI festeggia i suoi dieci anni
VARSAVIA. = In un periodo in cui alla Polonia era imposto l’ateismo dell’ideologia
marxista, “il messaggio di Cristo proclamato dalla Chiesa affermava la verità sulla
dignità dell’uomo”.
E’ la riflessione offerta, ieri a Varsavia, dall’arcivescovo
John P. Foley, presidente del Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali, intervenuto
alla cerimonia per i dieci anni dell’agenzia di stampa polacca Kai.
Il presule
ha ricordato che nel visitare la Polonia, negli anni della dominazione sovietica,
era sempre colpito dalla “intensità” della fede dei polacchi, che sfidavano la repressione.
Atteggiamento, ha sottolineato, che “conferiva alla Chiesa della Polonia una libertà
maggiore rispetto ai Paesi confinanti”. Una delle prime vittime della dittatura, ha
rilevato, è proprio la verità.
Ma, ha avvertito, la verità può anche essere
vittima della libertà in un contesto di opinioni, partiti ed ideologie contrastanti.
Nella “confusione di un’indefinita libertà”, ha affermato, il messaggio di Cristo
trasmette “la verità sui diritti e le responsabilità dell’uomo”.
Se, dunque,
la verità può essere vittima della libertà quanto dell’oppressione è allora ovvio
che, compito della Chiesa, è quello di “offrire un servizio che fornisca notizie oggettive”
e un’analisi “basata sulla dottrina sociale della Chiesa”. La credibilità di un tale
servizio, ha detto ancora, dipende dalla sua oggettività e completezza; l’utilità
dalla qualità dell’analisi offerta. Ecco, allora, l’importanza assunta da un’agenzia
come la Kai, libera di dire la verità e al tempo stesso fedele alle radici cristiane
della società polacca. (A.G.)