Gli sforzi di pace per il Medio Oriente dopo la firma dell'intesa di Ginevra
La pace in Medio Oriente è possibile: è la convinzione espressa ieri in Svizzera alla
cerimonia solenne con cui centinaia di personalità israeliane e palestinesi, esponenti
politici ed intellettuali di tanti Paesi hanno celebrato il varo dell'Iniziativa di
Ginevra per la fine delle ostilità nella regione.
Accanto ai principali artefici,
l'israeliano Yossi Beilin e il palestinese Yasser Abed Rabbo, erano presenti tre premi
Nobel della Pace, l'ex presidente americano Jimmy Carter, il polacco Lech Walesa e
l'irlandese Jonathan Hume. Intanto, in Medio Oriente proseguono le violenze: stamani
un palestinese armato è stato ucciso dai soldati israeliani a Jenin, in Cisgiordania.
In ogni caso, l’accordo di Ginevra, che propone discussi compromessi a israeliani
e palestinesi, mette in evidenza la volontà di pace di molti.
Ma ascoltiamo
il servizio di Graziano Motta:
Guardano a Washington parecchi sostenitori
del Documento di Ginevra per una pace alternativa. Intendono presentarlo al segretario
di Stato Powell, che lo appoggia ma fa sottolineare dal suo portavoce che dev’essere
considerato come ‘complementare’ alla road-map. Posizione ribadita dal sottosegretario
di Stato, William Burns, che si trova in Medio Oriente per la riattivazione del dialogo.
E’
importante il fatto che anche l’Onu, attraverso il segretario generale, e l’Unione
Europea stiano sulle stesse posizioni di Washington. Ma Gerusalemme ha preso decisamente
le distanze. In un messaggio urgente a Powell, il capo di gabinetto di Sharon ha chiesto
di non ricevere i sostenitori del Documento di Ginevra che – afferma – “è inconciliabile
con la road-map”. Da parte palestinese, Arafat saluta l’iniziativa come “coraggiosa
e audace”. Il promotore di parte palestinese, Yasser Abed Rabbo, parla di un primo
passo nel lunghissimo cammino della pace e si dice convinto che la maggioranza di
palestinesi e israeliani sono favorevoli ad un accordo definitivo.