2003-09-29 19:14:03

BOSNIA-ERZEGOVINA: SCUOLA


TRAVNIK. - Nei giorni scorsi a Travnik, in Bosnia, si è svolto un incontro tra vescovi della Conferenza episcopale bosniaca. Nell'incontro si è discusso della difesa dell'identità culturale e religiosa della minoranza cattolico-croata in Bosnia-Erzegovina alla luce di una paventata riforma del sistema scolastico. Con tale riforma, di fatto, gli studenti croati perdono il diritto allo studio della loro lingua. Al termine dell'incontro a Travnik i vescovi partecipanti hanno sintetizzato il loro punto di vista in un documento. In esso i vescovi riaffermano il dovere primario di difendere "i diritti umani fondamentali" e le "libertà di ogni essere umano e di ogni nazione". Nel caso specifico, il dovere di rispettare "i diritti dei bambini e dei loro genitori". Ad otto anni dalla fine della guerra, rammentano i vescovi, l'attuale soluzione politica adottata in Bosnia-Erzegovina è "ingiusta", perché sussiste ancora un "vasto numero di rifugiati e di sfollati cattolici". In tale quadro la riforma del sistema scolastico non farebbe che "spingere molte famiglie a lasciare la loro terra". I croati in Bosnia-Erzegovina hanno tutto il loro diritto - ribadiscono i vescovi - "di usare la propria lingua in ogni sua forma nell'educazione, nell'istruzione ed in ogni settore della propria vita pubblica". Da qui la necessità di continuare ad avere libri di testo in croato e "l'insegnamento della religione nelle scuole. Il tentativo di imporre una isatruzione religiosa 'neutrale' - annotano i vescovi - è contraria ad ogni diritto". Il documento diffuso dopo l'incontro di Travnik è firmato da mons. Franjo Komarica, vescovo di Banja Luka e presidente della Conferenza episcopale, da mons. Ratko Peric, vescovo di Mostar-Duvdno, dal cardinale Vinko Pulljic, arcivescovo metropolita di Sarajevo, e da mos. Pero Sudar, vescovo ausiliare di Sarajevo.
(Sir Europa 25 set. - MANCINI)







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