2003-09-15 19:51:07

L'immagine del Papa sofferente, il commento del nostro Direttore dei Programmi


Un Papa anziano e sofferente, che però non risparmia alle debolezze che lo fiaccano gli impegni della propria missione di Pastore universale. E’ questa immagine, forse più che in altre occasioni, ad aver sollecitato nei giorni scorsi l’attenzione dei media, i loro commenti, la loro preoccupazione.

Ascoltiamo in proposito, il pensiero del nostro direttore dei Programmi, padre Federico Lombardi, nell’intervista rilasciata a Giovanni Peduto:
D. - Milioni di telespettatori hanno visto il Papa affaticato, in questi quattro giorni, sobbarcarsi di quest’ennesimo viaggio. La gente della strada si chiedeva il perché di questo viaggio in un piccolo Paese dell’Europa centro-orientale. Si fosse trattato di un viaggio storico tipo Mosca, la Russia, Pechino, la Cina… Ma questo viaggio in un Paese dove, in fondo, lui è già stato due volte, per fare una beatificazione che poteva essere fatta anche in Piazza San Pietro… Padre Lombardi, lei ha seguito questo viaggio in questi quattro giorni, quale motivazione di fondo il Papa ha voluto dare a questo viaggio?
R. – Per comprenderla, bisogna soffermarsi proprio sull’impostazione pastorale di questo Pontificato: sul desiderio del Papa di rispondere agli inviti che gli vengono dalla Chiesa e dall’umanità in tutte le parti del mondo, senza avere preferenze per chi può apparire più importante o meno importante. C’è una completezza anche nelle risposte del Papa. Il Papa era stato in Slovacchia un’altra volta, però aveva ricevuto un nuovo un invito per fermarsi in altre diocesi che non aveva visitato. E bisogna pensare che la Slovacchia è un Paese, sì piccolo, ma particolarmente vicino al cuore del Papa. E’ un Paese che gli è vicino culturalmente e linguisticamente. Credo non ci sia una lingua più simile al polacco dello slovacco. Ed è un Paese che ha sofferto molto: la Chiesa è stata perseguitata per decenni, in Slovacchia. La diocesi di Cracovia confina con questo Paese ed il Papa è stato, da vescovo, vicinissimo alla sofferenza di questa Chiesa, l’ha sostenuta moralmente ed anche concretamente. Quindi, c’è una grande solidarietà. Io avevo avuto già l’impressione nello scorso viaggio in Slovacchia, già molto bello, che il Papa si sentisse a casa in questo Paese forse più che in ogni altra nazione, tranne la Polonia. C’erano dei motivi importanti per ritornare in Slovacchia: il fatto di sostenere una Chiesa che si trova ora nel passaggio tra il tempo della persecuzione e le possibilità di ricostruzione, e le nuove sfide, date dalla condizione attuale di libertà, che però non è affatto priva di nuovi problemi. Incoraggiare la Chiesa in questo passaggio, non solo per la Slovacchia, ma anche per tutti gli altri Paesi che si trovano in situazioni analoghe nel centro-est dell’Europa, è un compito che il Papa ha molto presente. E poi il ricordo, la memoria viva dei martiri, come messaggio importante, non solo in Slovacchia ma in tutta la Chiesa, è un tema fondamentale di questo Pontificato. Lo abbiamo visto in occasione del Giubileo. La beatificazione di questi due martiri si inserisce in questo filone. E ciò senza perdere la memoria di quello che il secolo scorso ha rappresentato come persecuzione della Chiesa, ma anche come bellezza di testimonianza da parte di essa: proprio perché questa testimonianza rimanga un seme vivo e fecondo di fronte alle sfide del futuro.
D. – Vogliamo offrire ai nostri ascoltatori una sintesi del messaggio, della parola che il Papa ha rivolto non solo al popolo slovacco, ai popoli dell’Europa orientale, ma all’Europa intera?

R. – Io credo che questo viaggio si sia caratterizzato per un messaggio che è stato non tanto di parole quanto di esempio. Lo abbiamo visto, lo abbiamo sentito, i discorsi sono stati più brevi ed il Papa ne ha pronunciato delle parti, non li ha pronunciati completamente. Quindi, non è tanto il contenuto articolato dei discorsi, credo, a rappresentare il messaggio di questo viaggio, quanto la presenza stessa del Papa, la sua testimonianza di impegno fino alla fine, con tutte le sue forze, per il servizio della Chiesa. Questo, gli slovacchi lo hanno compreso benissimo e l’importante era che lo capissero loro, perché il Papa andava per loro. Gli slovacchi sono anche un popolo abituato a soffrire per i problemi dei decenni passati, ma anche un poco per la loro storia. Mi dicevano delle persone, che conoscono bene la sensibilità dell’animo slovacco, che i valori del sacrificio, dell’impegno, della fatica nel compiere il proprio dovere, del lavoro, del saper soffrire per i propri ideali, sono qualcosa che il loro popolo comprende bene e profondamente. Certamente, gli slovacchi hanno visto nella persona del Papa una grande testimonianza di tutto ciò. E’ il senso della fedeltà, quindi: il tema del viaggio era “fedeltà a Dio, fedeltà alla Chiesa”. Ecco: fedeltà a Dio, fedeltà alla Chiesa con tutte le proprie forze, fino in fondo, è stato il messaggio dato dal Papa con la sua presenza, con il suo comportamento, ancor più che con le sue parole.

D. – Più il Papa è debilitato fisicamente, ed anche nella voce – lo abbiamo visto – e più le folle si stringono attorno a lui. Ma cosa cerca la gente in questo Papa, di cosa ha bisogno?

R. – Ha bisogno di conforto nella fede. Il compito del ministero di Pietro è proprio quello di confermare i suoi fratelli nella fede. La gente cerca questo. Se vede il successore di Pietro che viene in mezzo a loro, se lo invita, se lo chiama, è per sentire la roccia su cui appoggiare la propria testimonianza cristiana. Forse, paradossalmente, proprio man mano che le forze fisiche umane diminuiscono risalta ancora di più la solidità della fede come centro, come motivo, come essenza del servizio del Santo Padre. Questo la gente, soprattutto la gente semplice, lo capisce benissimo.







All the contents on this site are copyrighted ©.