2003-09-14 16:42:05

Giovanni Paolo II ha proclamato due nuovi beati a Bratislava, vittime del comunismo


In un clima di solennità, di festa e di commozione, Giovanni Paolo II ha proclamato beati stamani a Bratislava due eroici figli della terra slovacca, il vescovo Vasil Hopko e la suora Zdenka Schelingova, vittime del passato regime comunista.

Due martiri, coraggiosi testimoni della fede nel secolo 20.mo, “esempi luminosi di fedeltà – come li ha definiti il Papa – in tempi di dura e spietata persecuzione religiosa”.

Un evento che ha coronato l’intero viaggio pastorale del Santo Padre nella Repubblica Slovacca, in felice coincidenza con la festa liturgica dell’Esaltazione della Santa Croce, “luogo privilegiato” dove “si incontrano la miseria dell’uomo e la misericordia di Dio”. L’evento culminante di quattro intense giornate, nelle quali parole e segni hanno delineato per il popolo slovacco un orizzonte grandioso, che abbraccia passato, presente e futuro.

Come un dono, Giovanni Paolo II ha offerto la sua presenza che ha assunto agli occhi di tutti il valore di toccante testimonianza, per portare nel nome del Signore crocifisso e risorto “il messaggio di amore e di salvezza”.

Ma sulla Messa per la proclamazione dei due nuovi beati slovacchi, seguita dalla recita dell’Angelus domenicale, ecco il servizio della nostra inviata a Bratislava, Giada Aquilino:
La Croce, “segno dell’amore infinito di Dio per l’umanità”, il Vangelo, “tesoro più prezioso”, Vasil Hopko e Zdenka Schelingova, “esempi luminosi di fedeltà”. Sono questi i riferimenti dai quali attingere vigore e speranza nella vita di tutti i giorni, riferimenti che Giovanni Paolo II ha voluto sottolineare oggi di fronte all’“amato popolo slovacco”. In una domenica assolata, in cui la Chiesa festeggia l’Esaltazione della Santa Croce, il Papa ha raggiunto i 250mila fedeli radunatisi già da ieri sera nella spianata di Petrzalka, popoloso quartiere alla periferia di Bratislava, per la Santa Messa di beatificazione dei due testimoni della fede del XX secolo, appunto il vescovo greco cattolico Vasil Hopko e suor Zdenka Schelingova, perseguitati dal regime comunista.

(Canti e musica)

E il saluto del Papa, sorridente e in buona forma, è andato subito al popolo della Slovacchia, presente a Petrzalka o in collegamento radiotelevisivo:

Vzdavam vd’aky...
“Rendo grazie a Dio perché hai saputo conservare, anche in momenti difficili, la tua fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. E ti esorto: non ti vergognare mai del Vangelo! Custodiscilo nel tuo cuore come il tesoro più prezioso dal quale attingere luce e forza nel pellegrinaggio quotidiano della vita”.
Nel giorno in cui “siamo invitati a guardare alla Croce”, “luogo privilegiato in cui si rivela e manifesta a noi l’amore di Dio”, il Pontefice - come aveva fatto nei giorni scorsi - ha affidato le proprie parole alla lettura del cardinale Jozef Tomko, prefetto emerito della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, per ricordare che proprio alla Croce “hanno guardato con fede incrollabile” Vasil e Zdenka.

Pochi minuti prima, l’eparca di Presov per i cattolici di rito bizantino, mons. Jan Babjak, e l’arcivescovo di Bratislava-Trnava, mons. Jan Sokol, avevano chiesto di procedere alla beatificazione dei due servi di Dio. E il Pontefice ha pronunciato la formula:

My, prijimajuc zelanie...
Il vescovo Vasil Hopko (1904-1976) fu arrestato dal regime comunista, al potere in Slovacchia dal ’48 all’89, e morì a causa delle sofferenze subite, prima e dopo la prigionia. Suor Zdenka Schelingova (1916-1955), della Congregazione delle Suore di Carità della Santa Croce, lavorò come infermiera; curò alcuni sacerdoti arrestati e perseguitati dal regime; li aiutò a fuggire, ma in un tentativo di far scappare altri religosi fu catturata e sottoposta a torture che la condussero a una morte prematura.

La Croce, ha sottolineato il Santo Padre, è divenuta per i due Beati “il cammino che li ha condotti alla vita, sorgente di fortezza e di speranza, prova di amore per Dio e per l’uomo. O Crux, ave spes unica”. Proprio di Vasil e Zdenka aveva parlato, nel suo saluto, anche mons. Sokol, definendoli “modelli di fede, di eroismo e di perseveranza fino alla fine”, un esempio insomma per il futuro della Chiesa e di tutta la Slovacchia.

E al domani di questo Paese, che a maggio entrerà ufficialmente nell’Unione europea, il Pontefice ha riservato personalmente una speciale benedizione, invocando la Vergine Addolorata, patrona della Slovacchia, che domani si ricorderà nella Liturgia:

Jej zverujem sucasnost ...
“A lei affido il presente e il futuro della Chiesa e della Nazione slovacca, perché crescano sotto la Croce di Cristo e ne sappiano sempre scoprire ed accogliere il messaggio di amore e di salvezza”.

Il messaggio del Pontefice è stato accolto da una folla di slovacchi profondamente commossi, giovani, anziani, malati, a cui si sono uniti il presidente della Repubblica, Rudolf Schuster, il premier Mikulas Dzurinda, il presidente del Parlamento, Pavol Hrusovsky, e tanti pellegrini provenienti da Polonia, Ungheria, Canada, Repubblica Ceca, Austria, Italia.

Il Papa, all’Angelus, li ha salutati nelle rispettive lingue, quindi ha rivolto ancora un pensiero alla terra slovacca:

Spolocne s novymi...
“Insieme con i nuovi Beati, chiediamo a Maria che con la sua intercessione ottenga alla comunità cristiana che vive in Slovacchia di essere una Chiesa ricca in santità, audace nel bene e forte nella testimonianza”.

Infine, prima del congedo da Petrzalka e il trasferimento del Santo Padre alla Nunziatura di Bratislava per il pranzo con i vescovi locali e il seguito papale, le parole accorate del Pontefice - sempre lette dal cardinale Tomko - sono state per la gioventù slovacca, “speranza della Chiesa e della società; voi - ha concluso Giovanni Paolo II - siete la speranza del Papa! Non abbiate paura di diventare veri amici di Gesù”, per costruire “la civiltà dell’amore”.

(Canti e musica)
Con la collaborazione tecnica di Sandro Danieli e Vincenzo Proto, da Bratislava Giada Aquilino, Radio Vaticana.







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