Essere vescovi nel mondo: con noi il card.Sepe, rientrato dalla Mongolia
DA OGGI A SABATO PROSSIMO A ROMA 169 VESCOVI DI LINGUA INGLESE PROVENIENTI DA QUATTRO
CONTINENTI DISCUTONO SULL’ESERCIZIO DEL LORO MINISTERO: CON NOI IL CARDINALE CRESCENZIO
SEPE, APPENA RIENTRATO DALLA MISSIONE IN MONGOLIA L’incontro è stato promosso dalla
Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e si tiene presso il Pontificio Collegio
San Paolo Apostolo in via di Torre Rossa. Per l’esattezza i presuli provengono 63
dall’Africa, 88 dall’Asia, 13 dall’Oceania e 5 dalle Americhe. Si tratta delle diocesi
anglofone di territori dipendenti dal dicastero di Propaganda Fide. Il prefetto, cardinale
Crescenzio Sepe, appena rientrato dalla visita in Mongolia, in apertura dei lavori
questa mattina ce ne ha illustrato la finalità:
R. - La finalità è quella
di riunire questi vescovi per un aggiornamento che li aiuti nel loro apostolato episcopale
e perché, stando insieme e conoscendosi, possano trovare quell’energia per affrontare
le tante difficoltà. Sono vescovi di frontiera, vescovi che devono affrontare mille
difficoltà di ogni genere, dovute alle varie situazioni sociali, culturali, politiche
e religiose e che quindi necessitano di un rafforzamento nella fede. Necessitano anche
di essere animati da una maggiore volontà di realizzare l’evangelizzazione nel mondo
di oggi e soprattutto in comunione con il Santo Padre e la Chiesa universale. D.
– Eminenza, lei è appena tornato dalla Mongolia dove si è recato per volontà del Santo
Padre. Una impressione, al ritorno da questo viaggio che avrebbe dovuto vedere il
Santo Padre in quel Paese…
R. – Il viaggio del Santo Padre è stato sospeso
e non ancora cancellato. Intanto il Santo Padre ha chiesto che preparassi un po’ la
strada per una sua eventuale visita. E’ stata un’impressione entusiasmante, in alcuni
momenti anche commovente, al pensiero che per la prima volta si ordinava un vescovo
per questo Paese così lontano; veniva consacrata la prima cattedrale e soprattutto
nel vedere tutte le opere di carità realizzate dai missionari presenti nel Paese.
Tutto questo dà l’immagine di una Chiesa molto aperta, molto dinamica e direi piena
di futuro perché sopratutto i giovani hanno un cuore molto aperto a quello che è il
messaggio cristiano cattolico e a tutto ciò che significa anche una presenza viva
del cristianesimo e del Vangelo di Cristo nel loro territorio.