I turisti non siano indifferenti dinanzi alla povertà e al sottosviluppo. E’ l’appello
del Pontefice, nel messaggio per la prossima Giornata Mondiale del Turismo. Con noi,
l’arcivescovo Agostino Marchetto.
“Il turismo elemento propulsore di lotta contro la povertà, per la creazione di impieghi
e l’armonia sociale”: questo il tema della prossima, XXIV, Giornata mondiale del turismo,
che si celebrerà il 27 settembre.
In vista di questo importante appuntamento il Papa ha rivolto un messaggio, presentato
questa mattina in Sala Stampa Vaticana.
Il servizio di Roberta Gisotti:
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“Non è possibile rimanere indifferenti e inerti dinanzi alla povertà e al sottosviluppo”,
Giovanni Paolo II richiama la responsabilità personale del turista, “non ci si può
rinchiudere nei propri interessi egoistici”. “Dappertutto - scrive il Papa - ma in
primo luogo nei Paesi in via di sviluppo, il visitatore e il turista difficilmente
possono evitare di venire in contatto con realtà dolorose di povertà e di fame. In
questo caso - sottolinea il Santo Padre - bisogna non solo resistere alla tentazione
di chiudersi in una sorta di ‘isola felice’ estraniandosi dal contesto sociale, ma,
ancor più, si deve evitare di approfittare della propria posizione di privilegio per
sfruttare i ‘bisogni’ della gente del luogo. Il Papa chiede al turista “gesti concreti
di solidarietà”. La vacanza e il viaggio - sollecita - siano “occasione di dialogo
fra persone di uguale dignità” “apertura sincera alla comprensione dell’altro”.
“L’attività turistica può svolgere un ruolo rilevante nella lotta alla povertà, sia
dal punto di vista economico che sociale e culturale” “Viaggiando si conoscono luoghi
e situazioni diverse e ci si rende conto di quanto sia grande il divario tra Paesi
ricchi e Paesi poveri” e “ci si deve impegnare perché non avvenga mai che il benessere
di pochi privilegiati sia conseguito a scapito della qualità di vita di molti altri.”
E per questo anche nell’ambito turistico - insiste con fermezza Giovanni Paolo II
- “è necessario denunciare l’esistenza di meccanismi economici, finanziari e sociali,
i quali, benché manovrati dalla volontà degli uomini, funzionano spesso in maniera
quasi automatica, rendendo più rigide le situazioni di ricchezza degli uni e di povertà
degli altri”. Se il turismo è “espressione particolare della vita sociale con risvolti
economici, finanziari, culturali” dagli effetti decisivi per gli individui e i popoli”,
deve tendere sempre allo “sviluppo integrale della persona”.
Un messaggio dunque di speranza a patto di rispettare gli aspetti etici morali dell’attività
turistica, come ci spiega mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio
della pastorale per i migranti e gli itineranti.
R. – Ricordiamo che si tratta di un’attività che l’anno scorso ha contato circa 715
milioni di spostamenti internazionali e che offre lavoro a più di 200 milioni di persone;
in molti Paesi, poi, specialmente fra i meno sviluppati, il turismo rappresenta una
delle prime fonti di introito. Perciò, quando ci pensiamo dobbiamo considerare il
turismo in tutte le sue dimensioni, prendendolo nel suo insieme, come attività umana,
alla luce della dottrina sociale della Chiesa. Essa ci insegna che ogni attività umana
deve essere al servizio della civiltà nel senso più autentico e completo del termine,
della edificazione – cioè – della civiltà dell’amore. E nel cammino verso questo obiettivo,
la lotta contro la povertà è senza dubbio una tappa urgente, direi indispensabile,
che deve far convergere tutte le forze.