2003-04-29 14:58:59

La nuova enciclica sull’eucaristia donata dal Papa alla Chiesa per il suo 25° di pontificato.


Giovedì Santo: la Chiesa commemora l’Ultima Cena del Signore Gesù con gli Apostoli nel Cenacolo, l’istituzione dell’Eucaristia e del sacramento dell’Ordine. Il Pontefice ha presieduto questa mattina in San Pietro la Messa crismale e fra qualche ora, sempre nella Basilica vaticana, la Messa in Coena Domini durante la quale apporrà la sua firma alla nuova enciclica Ecclesia de Eucharestia, resa nota a mezzogiorno e sulla quale appuntiamo subito la nostra attenzione.

E’ una tradizione inaugurata dal Santo Padre fin dal primo anno del suo pontificato di indirizzare a tutti i sacerdoti del mondo un messaggio eucaristico in occasione del Giovedì Santo. Quest’anno, per il venticinquesimo anniversario di pontificato, il Santo Padre invita non solo i sacerdoti, ma tutti i fedeli cattolici a sostare davanti al volto eucaristico di Gesù, pane vivo di cui la Chiesa quotidianamente si nutre. L’Enciclica, la quattordicesima, è quindi anzitutto e soprattutto una meditazione profonda e partecipata del mistero eucaristico, come mistero centrale della fede cattolica, come tesoro della Chiesa e cuore del mondo. E’ l’aspetto eucaristico della sua prima Enciclica, Redemptor hominis. Con noi il segretario della Congregazione per la dottrina della fede, l’arcivescovo Angelo Amato:

D. - Oltre che una sintesi dottrinale, questa Enciclica contiene anche dei motivi autobiografici del Santo Padre ...

R. - E’ vero. Il Santo Padre parla con grande partecipazione esistenziale dell’Eucaristia da lui quotidianamente celebrata nelle chiese polacche, nella Basilica di San Pietro, nelle mille chiese e piazze del mondo e perfino negli stadi. E’ il carattere cosmico di questo sacramento, che unisce cielo e terra e che pervade tutto il creato: il mondo uscito dalle mani di Dio creatore torna a lui redento da Cristo. Il Santo Padre ricorda anche con commozione l’Eucaristia celebrata nel Cenacolo a Gerusalemme, durante il Grande Giubileo dell’Anno Duemila. L’Eucaristia è quel filo dorato, mai interrotto, che annoda il Giovedì Santo del 2003 all’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli prima della Passione.

D. - Ci sono anche altri motivi alla base di questa enciclica eucaristica?

R. - Oltre che allo stupore adorante nei confronti di questo sacramento, il Santo Padre richiama anche alcune ombre che stanno offuscando soprattutto in alcuni Paesi e regioni la devozione eucaristica cattolica. Egli fa esplicito riferimento ad esempio all’abbandono dell’adorazione eucaristica, agli abusi nella celebrazione del sacramento, alla sua riduzione a incontro conviviale fraterno, alla dimenticanza della necessità del sacerdozio ministeriale per la sua valida celebrazione.

D. - Quali sono i punti dottrinalmente salienti dell’enciclica?

R. - Possiamo ridurli a tre. L’Eucaristia è anzitutto il grande mistero della fede, il dono per eccellenza di Gesù che offre se stesso per la nostra salvezza. Celebrando l’Eucaristia, l’evento salvifico della morte e risurrezione di Gesù è reso realmente presente e operante: questo sacrificio è talmente decisivo per la salvezza del genere umano che Gesù Cristo l’ha compiuto ed è tornato al Padre soltanto dopo averci lasciato il mezzo per parteciparvi e per goderne i frutti salvifici. L’Eucaristia è pane vivo che dà forza e vigore quotidiano. In secondo luogo l’Eucaristia edifica la Chiesa. L’incorporazione a Cristo, realizzata nel Battesimo, si consolida nell’Eucaristia . Possiamo dire – afferma il Santo padre – che non soltanto ciascuno di noi riceve Cristo, ma che anche Cristo riceve ciascuno di noi. L’Eucaristia ha una efficacia unificante. Partecipando all’Eucaristia i fedeli diventano un corpo solo,dal momento che tutti partecipano dell’unico pane, come dice San Paolo (1 cor). A questo punto il Santo Padre loda il culto eucaristico fuori della Messa, con l’esposizione del Santissimo Sacramento e con la sosta adorante o le visite frequenti a Gesù eucaristico. A tale proposito voglio ricordare un episodio della vita di Edith Stein. Uno degli elementi che la indussero alla conversione al cattolicesimo, fu proprio l’esperienza delle visite a Gesù eucaristico da parte dei singoli fedeli nelle chiese cattoliche della Germania: avvertì che i cattolici andavano a far visita a un Vivente, a Gesù loro fedele amico e redentore. Un terzo punto che mi sembra utile rilevare pastoralmente parlando è la relazione tra Eucaristia e il sacramento della Penitenza. La riconciliazione è la via obbligata per accedere alla piena e valida partecipazione al sacrificio eucaristico. Ci si deve accostare all’Eucaristia in stato di grazia. Questa interna comunione di grazia con Gesù deve poi esprimersi anche nella comunione ecclesiale: nella comunione con il Papa e i vescovi e con il loro magistero pastorale. Per questo l’Eucaristia crea comunione ed educa alla comunione.

D. - Cosa dire da un punto di vista ecumenico?

R. - Certo l’Eucaristia è il sacramento della comunione e dell’unità della Chiesa e nella Chiesa. Tale comunione ecclesiale si fonda sulla completa comunione nei vincoli della professione di fede, dei sacramenti e del governo ecclesiastico: non è possibile concelebrare la stessa liturgia eucaristica fino a quando non sia ristabilita l’integrità di tali vincoli. Il cammino dell’unione deve farsi nella verità della fede. Il Santo Padre però aggiunge subito che il desiderio ardente di celebrare insieme l’Eucaristia diventa già una lode comune e una implorazione al Signore.

D. - Diversamente da altri documenti nei quali la presenza di Maria è racchiusa in qualche breve paragrafo, in questa enciclica le viene dedicato un intero capitolo...

R. - Sì, è l’ultimo, il capitolo sesto, intitolato appunto: alla scuola di Maria, donna eucaristica. Nell’anno del Rosario non poteva mancare il riferimento alla Madre del Signore, primo vero tempio vivente di Gesù nella storia. Il Santo Padre accenna all’esperienza di Maria dopo la risurrezione, quando il ricevere l’Eucaristia significava per lei quasi un riaccogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all’unisono col suo. Maria, donna eucaristica, è anche la donna del Magnificat, dove ella canta quei cieli nuovi e quella terra nuova, che nell’Eucaristia trovano la loro anticipazione e il loro disegno programmatico. Se il Magnificat esprime la spiritualità eucaristica di Maria, allora l’Eucaristia ci è data perché la nostra vita sia tutta un Magnificat.

E ora ritorniamo alla dimensione liturgica di questa giornata che, come dicevamo, è iniziata con la Messa crismale del Papa in San Pietro assieme al presbiterio romano, cardinali, vescovi e sacerdoti. Momento saliente è stata la benedizione degli oli che vengono usati per l’amministrazione dei sacramenti, in particolare il crisma, che dà il nome alla liturgia, mistura di olio e unguento profumato, usato per la cresima e l’ordinazione sacerdotale.

Giovanni Paolo II ha tratteggiato all’omelia in particolare l’altro aspetto di questa celebrazione che è il rinnovo delle promesse sacerdotali, così dicendo:

“Cari fratelli nel sacerdozio, siamo rimasti fedeli a queste promesse? Non si spenga in noi l’entusiasmo spirituale dell’Ordinazione presbiterale. E voi, carissimi fedeli, pregate per i sacerdoti perché siano attenti dispensatori dei doni della grazia divina, in modo speciale della misericordia di Dio nel sacramento della Confessione e del Pane di vita nell’Eucaristia, vivo memoriale della morte e risurrezione di Cristo”.

Gli impegni del Pontefice in questo triduo pasquale che inizia stasera lo vedranno nuovamente nella Basilica Vaticana fra qualche ora per la Messa in Coena Domini, durante la quale laverà i piedi a 12 presbiteri, mentre i fedeli saranno invitati a compiere un atto di carità per le popolazioni colpite dalla guerra in Iraq. Sul significato della celebrazione ecco un pensiero del cardinale Francis Arinze, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti:

“L’evento centrale della celebrazione del Giovedì Santo della cena del Signore è il grande dono che Cristo fa di se stesso nel Sacrificio e Sacramento della Santa Eucaristia. Avendo amato la sua Chiesa, Gesù l’ha amata fino alla fine. La notte prima che soffrisse e morisse sulla Croce, diede ai suoi Apostoli, e attraverso loro a tutta la Chiesa, la Santa Eucaristia. Cominciò lavando loro i piedi. Questa fu una grande prova di amore e di umiltà. Gesù stava così insegnando ai suoi Apostoli ad amarlo e ad amarsi l’un l’altro. Durante la cena, Gesù, attraverso parole solenni, facenti riferimento al sacrificio di sé il giorno seguente sulla Croce, trasformò il pane nel suo corpo e il vino nel suo sangue e li diede ai suoi Apostoli per mangiarne e berne. Gesù aggiunse: “Fate questo, in memoria di me”. Egli stava donandoci il Sacramento dei Sacri Ordini, del Sacerdozio. Gesù ordinò sacerdoti i suoi Apostoli, poiché diede loro il potere di consacrare il pane ed il vino nel suo Corpo e Sangue, per offrire poi questo sacrificio al Padre Eterno. Quindi la Chiesa, questa sera, adora e ringrazia Gesù per il Sacrificio ed il Sacramento della Santa Eucaristia. Alla fine della liturgia il Sacramento Benedetto viene portato solennemente sull’altare dove la nostra adorazione prosegue per tutta la notte. La Chiesa così ringrazia Nostro Signore per il dono del Sacerdozio”.






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