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R. - La necessità di cambiare il governo in Libano andava già avanti da tre, quattro
mesi a questa parte, anche se il primo ministro Hariri era restio a cambiare il suo
governo. Si vede che adesso con le minacce degli americani alla Siria le cose sono
andate in porto.
D. – Quindi, sarà un governo che, presumibilmente, guarderà in modo più stretto alla Siria?
R. – Sì, anzitutto la decisione di cambiare il governo è stata presa a Damasco. Adesso è nel nodo della rappresentanza che si gioca il cambiamento, perché se Hariri tornasse con una squadra uguale, o quasi, allora vorrebbe dire che non si è arrivati a nessun risultato concreto. Invece il nodo della rappresentanza riguarda proprio la componente cristiana, perchè viene richiesto ai libanesi un governo di unità nazionale, in cui i cristiani possano essere veramente rappresentati da leader non assoggettati al volere e ai desideri siriani.
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