2003-04-16 15:38:50

Quali spiegazioni dare alla reazione del popolo iracheno di fronte a questa guerra? Intervista con il giornalista e scrittore iracheno Younis Tawfik


Sul fronte umanitario, il Programma alimentare mondiale (Pam) delle Nazioni Unite ha chiesto 1,3 miliardi di dollari per far fronte all’emergenza alimentare in Iraq. Cresce, intanto, la preoccupazione tra le truppe anglo-americane dopo l’attacco kamikaze che sabato, a Najaf, ha provocato la morte di quattro marine. Il vicepremier iracheno Tareq Aziz ha affermato di non avere dubbi sulla possibilità di nuovi attacchi suicidi contro militari americani e britannici. Dal canto suo, un portavoce dell’esercito iracheno ha annunciato la presenza in Iraq di oltre quattromila volontari arabi di diversa nazionalità pronti a compiere attentati suicidi.

Ma quali spiegazioni dare alla reazione del popolo iracheno di fronte a questa guerra? Ascoltiamo il giornalista e scrittore iracheno Younis Tawfik:

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R. - E’ dovuta ad una politica mal condotta e mal calcolata dalla parte degli alleati. Questa guerra per gli iracheni, e soprattutto per l’opposizione irachena, è una guerra illegittima, non per liberare il popolo iracheno ma per interessi propri. Il popolo stesso, non avendo a priori fiducia in questa operazione perché ha già subito un segno di tradimento nel ‘91, ha reagito con sentimento nazionalista: oggi, il popolo si stringe attorno a Saddam - e questo è un ennesimo errore della politica occidentale - e la gente oggi combatte per difendere la propria terra.

D. - In questa guerra è comparso l’incubo dei kamikaze: c’è il rischio che il virus del fondamentalismo possa attecchire nella società irachena finora immune da questo male?

R. - Era già previsto, l’avevamo già detto: guardate che questo conflitto potrà alimentare odio, rancore e reazioni integraliste e violente di carattere terroristico come questa. Il Papa stesso l’aveva detto. Una società laica come quella irachena non ha mai conosciuto il fondamentalismo islamico, non aveva questo virus. Purtroppo, con questa guerra che poi è strumentalizzata soprattutto dal regime e dall’integralismo islamico, è diventata come fosse anche una guerra contro l’islam, contro un popolo islamico e contro un territorio islamico.

D. - Un terribile regime, un durissimo embargo, tre guerre in vent’anni: dove il popolo iracheno troverà la forza, le risorse per costruire un futuro di pace e di libertà?

R. - Credo che dopo quello che è successo e sta succedendo, che il popolo iracheno avrà ancora tanto da combattere e da lottare. Innanzitutto, bisogna convincere questo popolo, bisogna convincerlo che questa operazione è contro il regime; in secondo luogo, bisogna ritrovare la legittimità internazionale, non continuare ad intestardirsi ad agire da soli, individualmente, credendo di essere dalla parte del giusto. Bisogna dar fiducia al popolo iracheno, bisogna anche riuscire a riconciliare l’islam ed il cristianesimo, continuando con questa lotta per la pace e per il dialogo.








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