Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 04/09/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Madre Teresa è Santa. Il Papa: ha amato tutti, dai non nati agli scartati

◊  

Madre Teresa, la “santa dei bassifondi di Calcutta”, oggi è Santa per tutta la Chiesa cattolica. Papa Francesco ne ha presieduto il rito di canonizzazione in una gremitissima Piazza San Pietro, davanti a circa 120 mila persone, arrivate da tutto il mondo, soprattutto dall’Albania, terra madre della giovane Agnes, e dall’India, terra di vita e sepoltura, 19 anni fa, di Santa Madre Teresa. Con Francesco hanno concelebrato 70 cardinali, 400 vescovi e oltre 1700 sacerdoti. Tantissimi anche i volontari, che oggi concludono il Giubileo a loro dedicato. Intensa l'omelia del Papa. Il servizio di Francesca Sabatinelli

"Beatam Teresiam de Calcutta Sanctam esse decernimus et definimus ac Sanctorum Catalogo adscribimus...".

Grande l'applauso quando Papa Francesco proclama Santa una "generosa dispensatrice della misericordia divina”: è questo che è stata Teresa di Calcutta, colei che da Madre dei poveri, non ha mai mancato di rendersi disponibile a tutti “attraverso l’accoglienza e la difesa della vita umana, quella non nata e quella abbandonata e scartata”. Francesco proclama Santa colei che ha donato la sua vita a tutti quegli ultimi che nel nostro mondo sono sempre di più:

“Si è impegnata in difesa della vita proclamando incessantemente che 'chi non è ancora nato è il più debole, il più piccolo, il più misero'. Si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato; ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini - dinanzi ai crimini! - della povertà creata da loro stessi. La misericordia è stata per lei il 'sale' che dava sapore a ogni sua opera, e la “luce” che rischiarava le tenebre di quanti non avevano più neppure lacrime per piangere, per piangere la loro povertà e sofferenza”.

La missione di Madre Teresa ha attraversato le periferie delle città e quelle esistenziali, e oggi – dice Francesco – continua ad essere “testimonianza eloquente della vicinanza di Dio ai più poveri tra i poveri”:

“Oggi consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a tutto il mondo del volontariato: lei sia il vostro modello di santità! Penso che, forse, avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle: “Madre Teresa”… Questa instancabile operatrice di misericordia ci aiuti a capire sempre più che l’unico nostro criterio di azione è l’amore gratuito, libero da ogni ideologia e da ogni vincolo e riversato verso tutti senza distinzione di lingua, cultura, razza o religione”.

Il Papa cita la santa, quando diceva: «Forse non parlo la loro lingua, ma posso sorridere», per poi chiedere che si porti “nel cuore il suo sorriso” per donarlo a coloro che incontriamo durante la nostra vita, “specialmente a quanti soffrono”. Perché è così che “apriremo orizzonti di gioia e di “speranza a tanta umanità sfiduciata e bisognosa di comprensione e di tenerezza”.

L’appello di Francesco ai fedeli, nella giornata dedicata alla santa della misericordia, è di “tradurre in concreto ciò che invochiamo nella preghiera e professiamo nella fede”. "Non esiste alternativa alla carità", dice, “quanti si pongono al servizio dei fratelli, benché non lo sappiano, sono coloro che amano Dio”:

“La vita cristiana, tuttavia, non è un semplice aiuto che viene fornito nel momento del bisogno. Se fosse così sarebbe certo un bel sentimento di umana solidarietà che suscita un beneficio immediato, ma sarebbe sterile perché senza radici. L’impegno che il Signore chiede, al contrario, è quello di una vocazione alla carità con la quale ogni discepolo di Cristo mette al suo servizio la propria vita, per crescere ogni giorno nell’amore”.

Il compito degli uomini è di “percepire la chiamata di Dio e poi accogliere la sua volontà”. Ma, per accoglierla senza esitazione occorre chiedersi quale sia la volontà di Dio nelle nostre vite e capire cosa piace a Lui:

“A Dio è gradita ogni opera di misericordia, perché nel fratello che aiutiamo riconosciamo il volto di Dio che nessuno può vedere (cfr Gv 1,18). E ogni volta che ci chiniamo sulle necessità dei fratelli, noi abbiamo dato da mangiare e da bere a Gesù; abbiamo vestito, sostenuto, e visitato il Figlio di Dio (cfr Mt 25,40). Insomma, abbiamo toccato la Carne di Cristo”.

Francesco si rivolge al mondo del volontariato presente in massa in Piazza San Pietro per il loro Giubileo e a questa folla, “che rende visibile” l’amore di Dio “per ogni persona”, ripete le parole dell’apostolo Paolo: «La tua carità è stata per me motivo di grande gioia e consolazione, poiché il cuore dei credenti è stato confortato per opera tua»:

"Quanti cuori i volontari confortano! Quante mani sostengono; quante lacrime asciugano; quanto amore è riversato nel servizio nascosto, umile e disinteressato! Questo lodevole servizio dà voce alla fede - dà voce alla fede! - ed esprime la misericordia del Padre che si fa vicino a quanti sono nel bisogno".

Chi serve gli ultimi e i bisognosi per amore di Gesù non si aspetta né ringraziamenti né gratifiche, ma vi rinuncia perché ha “scoperto il vero amore”:

"Come il Signore mi è venuto incontro e si è chinato su di me nel momento del bisogno, così anch’io vado incontro a Lui e mi chino su quanti hanno perso la fede o vivono come se Dio non esistesse, sui giovani senza valori e ideali, sulle famiglie in crisi, sugli ammalati e i carcerati, sui profughi e immigrati, sui deboli e indifesi nel corpo e nello spirito, sui minori abbandonati a sé stessi, così come sugli anziani lasciati soli”.

Dovunque ci sia una mano tesa che chiede aiuto per rimettersi in piedi – è la richiesta di Francesco – lì  deve esserci la nostra presenza e la presenza della Chiesa che sostiene e dona speranza, facendolo "con la viva memoria della mano tesa del Signore su di me quando ero a terra".

inizio pagina

Angelus, Papa prega per una suora uccisa ad Haiti e le religiose che danno la vita

◊  

Al termine della Messa il Papa ha guidato la preghiera dell’Angelus ringraziando in particolare le Missionarie e i Missionari della Carità, i volontari e le tante delegazioni giunte da tutto il mondo. Ce ne parla Sergio Centofanti

Madre Teresa è veramente la Santa di tutti. Lo dimostrano le tante persone di ogni credo presenti in Piazza San Pietro. La Santa diceva: “Sono albanese di sangue, indiana di cittadinanza. Per quel che attiene alla mia fede, sono una suora cattolica. Secondo la mia vocazione, appartengo al mondo. Ma per quanto riguarda il mio cuore, appartengo interamente al Cuore di Gesù”. 

Così, hanno presenziato alla Messa i presidenti di Albania, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Kosovo, il ministro degli Esteri dell’India, Sushma Swaraj, una donna indù, e poi ancora il capo dei Bektashi, una confraternita musulmana albanese, e il vescovo della Chiesa protestante di Calcutta. Presente anche la Regina Sofia di Spagna.

Il Papa saluta e ringrazia tutti. Rivolge poi il suo pensiero ai volontari e agli operatori di misericordia che affida alla protezione di Madre Teresa per imparare “a contemplare e adorare ogni giorno Gesù Crocifisso per riconoscerlo e servirlo nei fratelli bisognosi”.

Quindi ricorda “quanti si spendono al servizio dei fratelli in contesti difficili e rischiosi”, pensando “specialmente a tante religiose che donano la loro vita senza risparmio”:

“Preghiamo in particolare per la Suora missionaria spagnola, Suor Isabel, che è stata uccisa due giorni fa nella capitale di Haiti, un Paese tanto provato, per il quale auspico che cessino tali atti di violenza e vi sia maggiore sicurezza per tutti. Ricordiamo anche altre Suore che, recentemente, hanno subito violenze in altri Paesi”.

inizio pagina

Tanti albanesi e indiani in Piazza San Pietro per Madre Teresa

◊  

Grande la gioia delle decine di migliaia di fedeli giunti da tutto il mondo, in Piazza San Pietro, per assistere alla canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Molti gli albanesi e gli indiani con le loro bandiere. Ascoltiamo le loro emozioni raccolte da Marina Tomarro

D. – Padre, da dove viene?

R. – Sono indiano. Volevo essere qua e sono molto felice. Madre Teresa di Calcutta è amata da tutto il mondo perché ha lavorato per i poveri, per gli ammalati, per gli esclusi, perché loro sperimentassero l’amore misericordioso di Dio: questo è il messaggio che Madre Teresa trasmette al cuore di ciascuno di noi. Quindi, essere qui è una benedizione, per me …

D. – Lei vive in India: questa canonizzazione come è sentita?

R. – E’ sentita molto, molto profondamente: tutta l’India oggi festeggia. Un tocco divino è venuto in India tramite Madre Teresa di Calcutta.

D. - Lei è italiana...

R. – Sì, Madre Teresa per me specialmente ha un significato particolare, perché ho avuto occasione di incontrarla …

D. – Cosa ricorda di questo incontro?

R. – C’erano Chiara Lubich, Madre Teresa e il Papa, insieme; quindi è stata una giornata che ha cambiato la mia vita: il ricordo me lo porto dietro fino al giorno di oggi.

D. – Da dove viene?

R. – Dal Venezuela. Lei per noi è molto importante, una figura molto attuale perché la sua vita è una testimonianza viva e attuale.

R. – Io sono indiana. Per noi è una mamma: lei ha aiutato tanto l’India. Io vengo dal Kerala: siamo tanto contente!

D. – Padre, voi siete la comunità albanese di Legnano: cosa vuol dire per voi essere qui, oggi?

R. – E’ un dono divino, soprattutto per la Chiesa, ma in particolare per l’Albania perché anche l’Albania ha sofferto ed è bello che una figlia di questo popolo abbia dimostrato di avere un amore grande come Dio verso chi soffre.

D. – In Albania, come è stata accolta questa canonizzazione?

R. – Per gli albanesi è un giorno bellissimo: in tutto il XX secolo, ma anche nella storia dell’Albania anche come Chiesa, sono rari i Santi di sangue albanese che sono conosciuti in tutto il mondo. Madre Teresa è il primo fiore della Chiesa in Albania che rinasce dopo tanti anni di buio. E’ un bellissimo giorno!

D. – Da dove venite?

R. – Veniamo da Scutari: siamo contenti, oggi, siamo felici, sinceramente, e molto emozionati. La figura di Madre Teresa, per noi e per tutto il mondo, è la madre di tutti. Insomma: due madri non ci sono, invece noi ce l’abbiamo: c’è anche Madre Teresa. Questo è un evento straordinario e credo che sia stato per tutti noi un momento di grande gioia, perché l’aspettavamo. Il Papa ha detto che Madre Teresa la chiamiamo “Madre” e continueremo a chiamarla “Madre”. Lavoro in Albania da cinque anni; sono argentino. Allora per me c’è stato tutto un evento: venire qua in Piazza San Pietro, partecipare con la comunità di albanesi, che è grande, poi portare tutta questa gioia al mondo.

D. – Il Papa vi ha affidato alla figura di Madre Teresa per il vostro operato di volontariato: cosa vuol dire, per voi?

R. – Aiutare gli altri, chi ha bisogno, gli ultimi, i più deboli, i malati.

R. – Vuol dire fare affidamento su una cosa grandissima che ci ha insegnato Nostro Signore: la carità. Fare qualcosa senza avere niente in cambio. Questo ci ha insegnato e ci insegna tuttora Madre Teresa.

D. – La figura di Madre Teresa quanto vi è d’ispirazione a voi delle Misericordie?

R. – Tantissimo! Per me era già Santa, già prima …

inizio pagina

Dopa la Messa pranzo offerto dal Papa in Vaticano per 1500 poveri

◊  

Dopo la Messa il Papa offre a 1500 persone in difficoltà un pranzo (a base di pizza napoletana) nell’Atrio dell’Aula Paolo VI. Lo rende noto un comunicato dell’Elemosiniere del Santo Padre, mons. Konrad Krajewski. Gli invitati sono poveri, soprattutto delle case (dormitori) delle Suore di Madre Teresa e provengono da tutta Italia: da Milano, Bologna, Firenze, Napoli e da tutte le case di Roma.

Hanno viaggiato durante la notte con diversi pullman per partecipare prima alla Canonizzazione e poi al pranzo. Il pranzo sarà servito da circa 250 Suore di Madre Teresa, 50 Fratelli della Congregazione maschile e da altri volontari. La pizza viene preparata da una pizzeria napoletana con il proprio staff di circa 20 persone e con la propria attrezzatura mobile (3 forni).

inizio pagina

Mons. Machado: anche per l'India Madre Teresa è santa

◊  

In Albania è stata seguita con particolare gioia la canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta. Ma anche in India il rito ha suscitato attenzione. Ascoltiamo mons. Felix Machado, arcivescovo della Diocesi indiana di Vasai, al microfono di Sergio Centofanti

R. – L’India è un Paese in cui il senso del sacro è molto vivo ed è per questo che il concetto di santità è molto presente nella coscienza degli indiani. Tutti sanno chi è santo: “santo” è una persona unita a Dio, è una persona che ha vissuto una vita riflettendo la presenza di Dio. Per questo, tutta l’India e ciascun indiano capisce molto bene ciò che sta facendo a Roma il Santo Padre dichiarando santa Madre Teresa.

D. – Come accolgono i cristiani in India questa canonizzazione?

R. – Oh, i cristiani sono felicissimi! Ogni parrocchia, ogni luogo, anche dove si trovano le bidonville, sono tutte decorate: per noi cristiani è una festa da non perdere! Nella mia diocesi, nella stessa ora in cui il Santo Padre presiede questa cerimonia in Vaticano, io celebro una Messa insieme a tutti i miei sacerdoti e tutto il popolo, perché noi abbiamo una chiesa dedicata a Madre Teresa e quindi cambieremo il suo nome da Beata Teresa in Santa Teresa.

D. – Cosa dicono i poveri di Madre Teresa, quanti sono stati aiutati in India da Madre Teresa e dai missionari e dalle missionarie della carità?

R. – I poveri hanno nominato Madre Teresa come loro protettrice. I poveri sanno che Madre Teresa rappresentava la loro voce sulla terra e che ora Madre Teresa è la voce presso Dio, in cielo. Questi poveri sono pieni di gratitudine per la vita di Madre Teresa, per ciò che ha fatto e per ciò che ha significato per tutti questi poveri. Quindi anche i poveri sono felicissimi!

D. – Qual è, oggi, la situazione dei cristiani in India?

R. – Io direi che la situazione va avanti senza grandi disagi. Qualche volta, un po’ qui e un po’ là, c’è qualche incidente, che è certo spiacevole per noi. Ma direi che la Chiesa sta facendo ogni sforzo possibile per dimostrare che i cristiani sono interessati a questo Paese. Noi vogliamo costruire la nostra nazione e vogliamo essere cittadini degni dell’India. Chiediamo, però, anche di essere rispettati. Noi siamo qui e come cattolici abbiamo la libertà religiosa per vivere come cattolici, come cristiani, come discepoli di Gesù e quindi anche la libertà di proclamare ed annunciare il Vangelo di Gesù non solo con le labbra, ma anche con i nostri gesti, con i nostri progetti, col nostro lavoro nei confronti dei più poveri.

D. – Dunque ci sono meno violenze anticristiane, meno discriminazioni contro i cristiani?

R. – Certo! Anche il nostro primo ministro ha rivolto un grande omaggio a Madre Teresa, dicendo tutte quelle cose che sono vere e che noi sappiamo, ma lo ha detto anche a tutti gli altri. E questo rappresenta un passo avanti per tutti noi; così come la delegazione presente alla cerimonia di canonizzazione di Madre Teresa è certamente una buona notizia per noi. I passi che compie il governo ci danno molta, molta consolazione e ci danno speranza che arriveremo a vivere in India come concittadini degni del Paese. Faremo tutto il possibile per contribuire a fare dell’India un grande Paese, come è sempre stato nella storia.

inizio pagina

Don Djudjaj: miracoli di Dio, Paese ateo dà una grande Santa al mondo

◊  

La fede di Madre Teresa è stata grande. Ma come può cambiare questo la nostra fede? Sergio Centofanti lo ha chiesto a don Davide Djudjaj, responsabile del Programma albanese della Radio Vaticana: 

R. – La cambia a cominciare dal posto più vicino e profondo, che è il cuore: la cambia nel cuore, nel cuore che ci lega con il Signore e con il prossimo. Quel nodo lei l’ha saldato attraverso la sua fede indiscutibile, anche se sempre in ricerca e nell’approfondimento costante della sua vita mistica. Perché Madre Teresa è anche mistica, fortemente radicata nel Signore. Volevo ricordare un particolare: chiaramente, Madre Teresa non sarebbe diventata quella che è diventata se non ci fosse stata la grazia di Dio, ma altrettanto se non ci fossero stati i suoi genitori, la sua famiglia e i sacerdoti, i vescovi, i Papi. Madre Teresa aveva una venerazione per il sacerdozio in generale; un amore sviscerato, infinito, per i Papi. Ricordo personalmente che sono stato un testimone oculare dell’abbraccio tra Madre Teresa e San Giovanni Paolo II in Albania, all’arrivo del Santo Padre nel ’93, e al congedo della visita storica che fece alla sua gente, alla sua terra martire: il primo Stato proclamatosi ateo, un popolo che vive quel dramma del rinnegamento di Dio, della fede, e che dà una Santa alla società contemporanea. Quell’abbraccio era tra due fratelli – tra il padre e la figlia – ma lei lo viveva come un abbraccio tra la figlia e il padre spirituale, che rappresentava Cristo in Terra.

D. – Con Madre Teresa possiamo veramente dire “Beati i poveri in spirito” e con il Magnificat: “Dio innalza gli umili”…

R. – Certamente trova l’espressione più nobile e bella in Madre Teresa. Ma anche “Beati i ricchi, che potranno scoprire nella povertà, nella semplicità del cuore, la grandezza della vita”. Non nella ricchezza materiale, ma nella ricchezza del cuore e della fede. 

inizio pagina

Don Lush Gjergji racconta la "notte oscura" di Madre Teresa

◊  

Di Madre Teresa colpiva molto il sorriso. Ma dietro quella luce c'era spesso una grande sofferenza. Lo ricorda il suo biografo, il sacerdote albanese don Lush Gjergji, vicario generale della Chiesa in Kosovo, che ha conosciuto molto bene la religiosa. ascoltiamo la sua testimonianza in questa intervista di Sergio Centofanti: 

R. – Questa Santa ha sofferto tanto, ha visto tante sofferenze e ha creato un tesoro: la sofferenza offerta al Signore. E soprattutto è un esempio straordinario di come, con la forza della fede e l’ispirazione dell’amore, si possa andare avanti anche nelle situazioni più difficili. Per Madre Teresa credere vuol dire cercare. Ha cercato costantemente: dalla prima chiamata per sei anni, dall’età di dodici anni fino ai diciotto. Ha continuato a cercare il Signore per diciotto anni come suora di Loreto. Ha cercato costantemente il Signore nel prossimo e il prossimo nel Signore. Per cui “credere” significa cercare: un’apertura su tutte le dimensioni. Infatti, lei non l’ha cercato solo nell’Eucaristia. Lei stessa mi diceva: “Sarebbe troppo poco per noi cristiani riconoscere e amare Gesù nell’Eucaristia”. Invece dall’Eucaristia si deve passare al tavolo dell’essere umano, anche lebbroso e moribondo. La speranza per Madre Teresa non era una parola vuota: sperare per lei significava dare senso e significato alla sofferenza, alla Croce, a tutti coloro che vivevano senza nessuna speranza. Lei è riuscita ad entrare nel buio di tutto quello che era l’assurdità di non avere alcun diritto, tranne quello di soffrire e morire senza nessuna dignità. Madre Teresa diceva: “Sono vissuti come animali, ma muoiono come angeli recuperando in extremis la dignità e il sorriso”.

D. – Una lunga parte della sua vita, Madre Teresa ha vissuto la cosiddetta “notte dello Spirito”…

R. – Le spiego con le parole che ha usato con me Madre Teresa. Io sapevo questa cosa, ma non ero autorizzato a renderla nota prima che il postulatore facesse una scelta dei brani (delle sue lettere). Questi sono tremendi: delle volte Madre Teresa sfida Dio e gli dice: “So che mi vuoi bene, ma non mi dai più il minimo segnale. Sono pronta anche ad entrare nell’Inferno pur di farti essere contenta”. E alla fine mi disse: “Adesso ti spiego cosa ha fatto il Signore con me”; e mi spiegò facendomi un esempio straordinario e semplicissimo. Come il gioco della mamma con il figlio o la figlia: la mamma si nasconde; allora il figlio comincia a cercarla. Ad un certo punto cresce sempre più l’ansia; alla fine comincia a chiamarla: “Mamma! Mamma dove sei?”, e poi esplode nel pianto perché non la trova. Allora la madre riappare e gli dice: “Ma figlio mio, eccomi, sono qui!”. “Così ha fatto Gesù per diversi anni con me – mi disse Madre Teresa – ha fatto questo gioco. E alla fine è Lui che mi ha detto: ‘Ma Teresa, sai che siamo sempre insieme’”. Quindi il suo misticismo straordinario ha dimostrato la fedeltà anche nel silenzio, nell’oscurità e nelle situazioni dove non aveva una risposta. Lei si confidava con Gesù dicendogli: “Per te Gesù, e con te Gesù”. Tutto per Gesù e tutto con Gesù. Mi ricordo anche che dopo aver fatto una lunga adorazione, mi prese per mano vedendomi che ero talmente perplesso dalla situazione, e alla fine mi disse: “Adesso andiamo a trovare i poveri”. Al ritorno, mi fece tornare nella cappella e adorammo insieme Gesù. Poi mi guardò con due occhi che sembravano due fari scrutatori e mi disse: “Ti piace il Gesù del nostro quartiere?”. Perché tutte le persone che lei salutava, accarezzava, e alle quali dava una mano e soprattutto una risposta, erano Gesù riconosciuto e amato: non solo nell’Eucaristia, ma nella sembianze dell’essere umano molto sofferente.

D. – Che cosa ci dice oggi Madre Teresa?

R. – Una semplice risposta di Madre Teresa: “Solo l’amore salverà il mondo”. Madre Teresa lo ha confermato: la più povera del mondo ha aiutato più di tutti noi il mondo, perché ha donato il proprio cuore e la propria vita. 

inizio pagina

Chiara Amirante: Madre Teresa ha vissuto la rivoluzione del Vangelo

◊  

Madre Teresa è un faro di luce per tutti, soprattutto per chi soffre, la sua gioia è contagiosa. Chiara Amirante esprime così i suoi sentimenti per la nuova Santa, che ha potuto incontrare due volte. La fondatrice della comunità Nuovi Orizzonti impegnata in prima linea nelle “periferie esistenziali” si sofferma – nell’intervista di Alessandro Gisotti – su ciò che Madre Teresa significa per lei e quale messaggio riveste la sua Canonizzazione per tutta la Chiesa: 

R. – Certamente penso che per tutti sia una grande gioia, perché tutti – in qualche modo – siamo rimasti colpiti e affascinati dalla luce di questa grande donna: era piccola di statura, ma veramente, per il suo immenso cuore, è diventata un gigante di santità! Per me è sempre stato un faro di luce, proprio per la sua capacità di vivere questo amore che Gesù è venuto ad insegnarci, con una radicalità direi più unica che rara. Credo che questo suo amore abbia saputo lasciare un segno di luce in tutti coloro che hanno avuto la grazia di incontrarla e di essere sostenuti da lei, ma veramente anche in tutte le persone. Vedere come al momento dei funerali erano stati richiamati da questa piccola donna uomini e capi di Stato di tutte le religioni, di tutti i credo… La Canonizzazione è un momento di festa per tutti!

D. – Madre Teresa è universalmente ammirata anche al di fuori della Chiesa, per il suo aiuto instancabile ai poveri e per le sue opere. Quando le chiedevano quale fosse il suo segreto, lei però affermava con semplicità: “Prego”. Che cosa le dice questo aspetto, cioè che la fonte di tutte le meraviglie che ha fatto Madre Teresa sono nella preghiera?

R. – Nel mio piccolo, ascoltando il grido di tante persone che soffrono, quando ti metti veramente in ascolto di questo grido è un grido che ti trafigge il cuore, credo che non sia possibile senza la forza della preghiera né restare in ascolto di questo grido - perché è veramente terribile! – né tantomeno riuscire, in qualche modo, a portare quella gioia, quell’amore, quella luce che lei era in grado di portare. Sappiamo che ha passato anche momenti di grandi tenebre ed è proprio grazie a questo essere profondamente radicata nella preghiera che – al di là di quello che lei potesse vivere nel cuore – riuscisse ad essere sempre luce. Proprio grazie alla preghiera ha saputo incarnare un po’ quella che era la preghiera di Santa Teresina, che lei amava molto, nel cuore della Chiesa: “Io sarò amore”. C’era una cosa che Madre Teresa diceva spesso e che è diventata nota: “Non dobbiamo permettere a nessuno di allontanarsi dalla nostra presenza senza sentirsi migliore o più felice”. E questo con lei lo si viveva, lo si sperimentava: chiunque l’abbia conosciuta, testimonia questa cosa. Io l’ho incontrata solo due volte, velocemente, ma davvero quando la incontravi sentivi che c’era qualcosa che era oltre lei: c’era questa sua comunione con Dio che ti arrivava e si realizzava proprio quello che lei chiedeva alle sue sorelle: nessuno si doveva allontanare senza sentirsi migliore! Un’altra cosa che diceva spesso è: “La gioia è assai contagiosa. Cercate di essere, quindi, sempre traboccanti di gioia”. Credo che ciò che impressionasse di Madre Teresa era proprio questo: saperla sempre in una vita difficilissima, che avrebbe ucciso chiunque e stremato chiunque e vederla sempre così traboccante di gioia, una gioia contagiosa, una gioia che non poteva lasciare nessuno non toccato in profondità.

D. – Madre Teresa, donna nella Chiesa: anche questo aspetto è molto forte da sottolineare. Che tipo di riflessione si può fare oggi, pensando anche a quanto si parla del ruolo delle donne e della donna nella Chiesa?

R. – Certamente siamo ancora molto lontani dall’aver accolto e fatto nostro tutto quanto, anche di bellissimo, già San Giovanni Paolo II, con la “Mulieris Dignitatem” ha sottolineato con forza sull’importanza di riscoprire la grandezza della donna. Credo che Madre Teresa, proprio con la sua vita, con le sue opere, col suo essere, abbia aiutato il mondo intero – non solo la Chiesa, ma il mondo intero – a riscoprire la grandezza di una donna che vive il suo essere donna e secondo il disegno di Dio. Se ne rivede proprio tutta la bellezza e tutto l’apporto immenso  se si pensa a quello che ha fatto Madre Teresa: è davvero una rivoluzione silenziosa, una delle più potenti rivoluzioni che è la rivoluzione del Vangelo, la rivoluzione dell’amore! Quindi, credo che sia una figura importantissima anche da questo punto di vista: Madre Teresa certamente ci dà un modello meraviglioso per guardare alla grandezza e a quello che una donna può fare se vive in pienezza quella che è la sua propria vocazione.

inizio pagina

Madre Teresa e Chiara Lubich: due donne in dialogo

◊  

Due donne per gli altri: Madre Teresa di Calcutta, proclamata santa questa domenica, e Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, per la quale è in corso il processo di beatificazione. Risale al 1978 il loro primo colloquio. Poi, negli anni, altri incontri e un intenso scambio di corrispondenza. Il dialogo tra le due donne era profondo, centrato sulla comune scelta di Dio, realizzata nel concreto secondo i diversi carismi ricevuti. Ma che cosa di Madre Teresa era rimasto più impresso in Chiara Lubich? Ascoltiamo ciò che lei stessa aveva risposto al microfono di Adriana Masotti in un'intervista del 10 settembre 1997, a cinque giorni dalla morte di Madre Teresa: 

R. - Ricordo che la prima volta mi ha impressionato la sua determinazione. Si vedeva una creatura che vuole andare fino in fondo nella missione che Dio le ha dato. Un'altra cosa che mi ha colpita altre volte è stata la sua semplicità, la sua unione con Dio costante. E anche mi ha colpito molto, specie adesso, in questi ultimi giorni, la sua eroicità quotidiana.

D. - C'è un ricordo particolare di Madre Teresa che ci vuol raccontare?

R. - Il ricordo forse più bello è stato proprio l'ultimo incontro; è stato appunto a New York. Era ammalata, a letto, aveva un grande mal di schiena; e lì è stata una cosa meravigliosa, perché mi hanno dato qualche momento ed invece sono rimasta 20 minuti, ed è stato, il canto del Magnificat, vorrei dire, di Madre Teresa, perché lei mi ha raccontato un po' tutta la sua Opera, i 50 mila moribondi, che sono arrivati, secondo lei, in Paradiso, e poi il suo voto che lei ha fatto di aiutare i più poveri dei poveri. Lei mi teneva per le mani, era ardentissima, era contentissima, era felicissima. E alla fine ci siamo abbracciate e così l'ho lasciata”.

D. - Madre Teresa e Chiara Lubich: due fondatrici di opere in primo piano nell'attuale panorama della Chiesa. Che cosa c'era al centro del dialogo tra due personalità così?

R. - E' così: lei, già la prima volta, ha voluto sapere qualcosa del nostro Movimento. lo le ho raccontato pochissime parole e lei mi ha risposto: "Ciò che tu fai io non lo posso fare, ciò che io faccio tu non lo puoi fare". E poi, sempre, sempre ripeteva, quando ci incontravamo, questa frase. Eravamo tutte e due incaricate di qualcosa da parte Dio, perciò ci capivamo molto bene. Lei mi scriveva spesso e il suo concetto era sempre questo: "Chiara, fatti santa perché Dio è santo". Perciò io ho l'impressione che deve essere stata questa la sua tensione continua.

D. - Il mondo di oggi avverte un particolare bisogno di punti di riferimento. Perché, secondo lei, Madre Teresa è riuscita a catalizzare tanta stima, tanta simpatia e non solo da parte dei credenti, ma anche da parte di atei e di indifferenti?

R. - Ma io penso che la cosa principale in Madre Teresa sia la presenza di Dio dentro di lei. Lei non lo ha mai tradito, lo ha sempre testimoniato. Lei ha manifestato sempre la sua unione con la Chiesa di Cristo. E lei non è mai stata di mezze misure. Ma ciò che attira, soprattutto la gioventù, è questo eroismo che lei ha mostrato nella sua vita, perché lei dal Vangelo ha preso proprio la parte di Gesù, che fa, vorrei dire, tutte le guarigioni, che risuscita dei morti ... E come Gesù con i miracoli, diciamo, con le guarigioni, ha testimoniato la sua divinità, Madre Teresa con le sue grandi cose eroiche ha testimoniato, e le sue figliole continueranno a testimoniare, la divinità di quell'Opera.

D. - Madre Teresa veniva chiamata da tutti "la Madre". Secondo lei Madre Teresa ha realizzato quello che il Papa definisce "genio femminile" nel portare avanti la sua Opera?

R. - Senz'altro, perché, secondo me, il genio femminile sta proprio qui: in ciò che aveva Maria di caratteristico. Lei non era tanto investita da un ministero, era investita dall'amore, dalla carità, che è il più grande dono, il più grande che viene dal cielo. E così Madre Teresa.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



G20 in Cina: si cerca un nuovo percorso di crescita globale

◊  

Si è aperto oggi a Hangzhou, in Cina, il G20 dei Paesi emergenti e più industrializzati. Sul tavolo un “nuovo percorso di crescita” per rilanciare l’economia mondiale, che ancora soffre della crisi del 2008. A margine dei lavori si sono svolti i primi incontri, dopo il tentato golpe di luglio, tra il presidente turco Erdogan, Obama e Merkel, mentre le istituzioni europee esprimono preoccupazione per la gestione dei flussi migratori. Il servizio di Michele Raviart

Il presidente cinese Xi Jinping, nel discorso di apertura del G20 di Hangzhou, chiede misure per una crescita economica “robusta, sostenibile, bilanciata e inclusiva”, per un’economia che deve affrontare ancora “molte sfide e rischi”, a causa della volatilità dei mercati e della riduzione di commercio e investimenti.

Tante le dichiarazioni e gli incontri bilaterali a dominare la scena diplomatica a margine dei lavori. Il presidente americano Obama, al suo ultimo vertice da presidente, ha sottolineato al suo arrivo le differenze tra Stati Uniti e Cina nella tutela dei diritti umani e della libertà di stampa, dopo che all’aeroporto le autorità cinesi hanno impedito ai giornalisti americani di avvicinarsi al presidente. Lo stesso Obama ha poi incontrato il leader turco Erdogan e ha promesso aiuto ad Ankara nell’individuare i responsabili del fallito golpe e maggiore collaborazione nella lotta allo Stato Islamico.

Primo colloquio anche tra Erdogan e Angela Merkel. Tra i temi affrontati, la Siria e l’accordo tra Ue e Turchia sui migranti. E proprio sull’immigrazione è intervenuto il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, secondo cui l’Europa sarebbe vicino al limite delle sue capacità di accoglienza. “Nel mondo ci sono 65 milioni di persone in fuga”, ha ricordato, e “la comunità del G20 deve condividere questa responsabilità”. Il presidente della Commissione europea Juncker ha invece lodato i risultati economici dell’Ue, che con una crescita dell’1,8 per cento supera Stati Uniti e Regno Unito.

inizio pagina

In arrivo piogge e freddo nelle zone terremotate

◊  

Nuove lievi scosse di terremoto oggi nelle province di Ascoli, Rieti, Perugia e Macerata: sono in tutto 4800 dal 24 agosto. E nei prossimi giorni arriveranno piogge e freddo sulle zone appenniniche. Intanto, il commissario Errani, parlando dei tempi necessari per la ricostruzione, ha detto che "trasparenza e legalità non sono burocrazia", ma “passaggi indispensabili”. Conferma, comunque, i 7 mesi già annunciati per la realizzazione delle casette di legno. Nelle aree devastate dal sisma continuano ad operare numerose organizzazioni di volontariato per supportare la popolazione. Ma c'è il timore che l'attenzione dell'opinione pubblica e dei media si affievolisca: ora c'è bisogno di una presenza concreta e costante. Maria Carnevali ha intervistato Alberto Corsinovi, coordinatore nazionale per l'area emergenze delle Misericordie: 

R. – La situazione va – pure in una situazione di distruzione e di smarrimento, ancora, da parte degli abitanti – va normalizzandosi nel senso che le strutture incominciano ormai a funzionare a pieno ritmo, in maniera più ordinata rispetto anche ai momenti della vera e propria emergenza. La vita nei campi sta assumendo una fase di maggior ordine, nel senso che ormai la vita nei campi è scandita dal momento della colazione, del pranzo, della cena, dai momenti di incontro tra volontari e popolazione assistita. Ovviamente, con un senso di grande smarrimento, soprattutto nel momento in cui i residenti guardano i loro paesi ormai ridotti a cumuli di macerie, almeno per quanto riguarda quelli da noi più direttamente assistiti nella frazione di Sant’Angelo in Amatrice.

D. – Di cosa hanno maggiore necessità i sopravvissuti in questo momento?

R. – Penso di vicinanza. Penso di supporto da parte dei volontari, da parte di coloro che con loro hanno condiviso tutte le varie fasi sin dalle prime, quelle drammatiche, del soccorso.

D. - Le scosse continuano: come vi state adoperando per sostenere le popolazioni? E’ cambiato anche il modo di soccorrerle dopo l’immediata urgenza?

R. – Sì: siamo passati da una fase di soccorso alle vittime, ai feriti, a una fase che è più di vicinanza, di accoglienza, di attenzione discreta rispetto allo scandire della vita che sta riprendendo anche in quei luoghi.

D. – A metà settembre dovrebbero ricominciare le scuole: come ci si sta muovendo?

R. – In Amatrice è già in corso la ricostruzione delle scuole da parte della Regione e della Provincia autonoma di Trento; in altre località, anche le Misericordie sono in attesa della autorizzazione, per esempio, per la ricostruzione delle scuole ad Arquata, e stiamo valutando la ricostruzione delle scuole anche ad Acquasanta. Ovviamente, è una corsa contro il tempo per consentire che fin dall’inizio dell’anno scolastico si possa dare un luogo ancorché non definitivo, ma decoroso, per la ripresa dell’attività scolastica che in quelle località significa un po’ una ripresa anche di vita.

D. – Come aiutare i bambini a ricominciare?

R. – Evidentemente, c’è tutto un lavoro che viene fatto dagli specialisti: c’è tutto un lavoro che viene fatto da figure qualificate e poi è confondersi, giocare, stare insieme a questi bambini perché il ricordo drammatico di quei momenti sia un ricordo sempre più lontano dai loro occhi e dalla loro mente.

D. – Stiamo vivendo il Giubileo degli operatori della misericordia. Come fare assaporare la misericordia alle popolazioni vittime del terremoto?

R. – Con la nostra presenza che, per quanto ci riguarda, è una presenza alimentata continuamente dallo spirito del Giubileo della misericordia, che tanti nostri fratelli e sorelle vivono con il Santo Padre ma che, evidentemente, in un ponte ideale, arriva anche qui, tra i nostri fratelli e sorelle e tra gli ospiti di Amatrice.

inizio pagina

Venezia, "The Young Pope": il Papa è "perfetto" ma senza cuore

◊  

Sono stati presentati alla Mostra del Cinema di Venezia i primi due episodi di una serie di dieci girati da Paolo Sorrentino e di cui è protagonista Pio XIII. Si tratta di "The Young Pope", che sarà trasmessa dalla piattaforma Sky a partire dal 21 ottobre. Una confezione di grande pregio formale, una regia visionaria densa di contrasti, con alcuni interessanti spunti di riflessione, ma lontana dalla vita della Chiesa oggi, della quale non richiama il modello e la realtà. Il servizio di Luca Pellegrini

"I sogni, è utile farne per vederli fallire e perché il loro fallimento ci serva d’insegnamento": così Proust, scavando nell'anima dello scrittore Bergotte. Anche il neo-eletto Pio XIII - Lenny Belardo, di appena 47 anni, americano - inizia il suo pontificato con un sogno: vestito di bianco, emerge da una distesa di neonati in Piazza San Marco. Poi, dalla Loggia che domina Piazza San Pietro, dopo aver compiuto un miracolo - il sole che appare dalla tempesta quando lui appare - tiene il suo primo discorso, eversivo sui fronti della dottrina morale della Chiesa. Madido di sudore, si sveglia, il Papa, e quel sogno innesca, come reazione, le prime decisioni del suo Pontificato, che già si prospetta, nelle due puntate della serie The Young Pope di Paolo Sorrentino - Jude Law protagonista - come un coacervo di contraddizioni, legate ad una personalità complessa e sfuggente, contornata da una Curia vaticana con i suoi riti, i suoi misteri e i suoi principi di corruzione, che oggi incuriosiscono assai meno forse anche il pubblico televisivo.

Tutto è contraddizione nella fede - confessa il Papa: l'unità nella Trinità, la Madre che è Vergine, l'uomo miscuglio di bene e di male. Lui è lo specchio immanente e vivente di queste contraddizioni: "Sono intransigente, vendicativo e dalla memoria di ferro". E' solo un bel Papa, questo televisivo: irritante, spietato, gran fumatore, conservatore allo spasimo, beffardo, però anche irreprensibile. Che induce il confessore addirittura a raccontare i peccati dei Cardinali, ma che ha però un passato moralmente adamantino, ed è incorruttibile. Che ripristina i simboli di un potere temporale ormai scomparso, ma sprona la Curia a purificarsi, nomina la suora che lo aveva accolto nell'orfanotrofio suo segretario particolare e a tutti chiede obbedienza cieca a lui ma anche a lei, e in un mondo che costruisce, in modo perverso, sul potere dei media l'identità di un ruolo o di una istituzione, lui si pone come prima meta quella di sparire, di diventare invisibile, perché, come esorta con foga nel corso del suo primo discorso ai fedeli, il primato è quello di Dio e solo dopo aver incontrato Lui si potrà incontrare il Papa. Sono sfide e provocazioni estreme che, è vero, potrebbero toccare il variegato e vitale mondo dei cattolici e che non sfuggono certo a Sorrentino, il quale si assume però anche, inopinatamente, il ruolo di pedagogo.

Forse tutto questo avrebbe avuto un senso in altri tempi, ma non in questi, anche se otto puntate ancora mancano per scoprire chi è davvero Pio XIII. Mentre lui alza il tiro opponendosi come unica trincea a quel dubbio che fa parte, invece, del cammino di una fede sincera, e rivela il volto di un Papato che non potrà più esistere, ponendosi fuori dalla storia - la Chiesa camminando nella storia - nella vera Piazza San Pietro Papa Francesco canonizza Madre Teresa. Pio XIII non è il Papa dell'accoglienza e della misericordia, ma frutto soltanto di una fantasia assai ben sceneggiata. Mentre Sorrentino, giocando pur sapientemente sull'equilibrio dei contrasti, ancora sbeffeggia i cardinali come corrotti e corruttori, dimenticando che la Chiesa nasce sulle spalle di chi per primo e per tre volte ha tradito Cristo. Scaltra operazione di marketing, tra le pieghe, proprio quella che Papa Belardo rinnega e rifiuta fin dall'inizio. E oggi la Chiesa di Papa Francesco è diametralmente e fortunatamente opposta alla sua. La confezione del film è come sempre con Sorrentino visivamente splendida, la scrittura una alternanza ponderatissima di serio e comico, sacro e profano, una ricostruzione sontuosa come quella della Corte che l'antipatico Pio vuole ripristinare. Con l'ausilio di una aneddotica per raccontare quei problemi, sfide, cadute, pericoli, scandali che la Chiesa vera non rifiuta più, oggi, di affrontare.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Cina: elezioni ad Hong Kong, le prime dopo le proteste del 2014

◊  

Hong Kong oggi al voto per eleggere il nuovo Consiglio legislativo della città, ex-colonia britannica ritornata alla Cina nel 1997. Si tratta del più importante test elettorale dopo le proteste del cosiddetto “Movimento degli ombrelli”, che nel 2014 manifestò per avere maggiore autonomia da Pechino. Al voto quasi quattro milioni di persone, che dovranno eleggere 35 dei 70 consiglieri del “parlamento” della città, che gode di uno statuto di semi-autonomia. Le opposizioni alla maggioranza filo-governativa sono divise tra chi chiede maggiori aperture democratiche e chi chiede il ritorno all’indipendenza. L’obiettivo è quello di ottenere almeno un terzo dei seggi, che permetterebbe alle opposizioni di mantenere il diritto di veto nell’assemblea. (M.R.)

inizio pagina

Germania: destra xenofoba favorita su Merkel in Meclemburgo

◊  

Urne aperte in Germania per le elezioni in Meclemburgo-Pomerania anteriore, nel nord-est del Paese. Il risultato del voto sarà particolarmente significativo per Angela Merkel, che in questo land ha il suo collegio elettorale. Secondo i sondaggi, il partito della cancelliera, la Cdu, rischia di essere superato dalla destra anti-migranti di “Alternativa per la Germania”(Afd), che è avanti in media di un punto percentuale. Afd sarebbe così la seconda forza nello Stato dietro il partito socialdemocratico del governatore in carica Erwin Sellering, in testa col 28% dei voti. Consapevole delle difficoltà, Angela Merkel ha invitato gli elettori ad andare alle urne per sbarrare la strada “a certi partiti che non danno risposta ai problemi, si basano sulla protesta e a volta ricorrono all’odio”. (M.R.)

inizio pagina

Usa: uragano Hermine sferza Florida e North Carolina, 2 morti

◊  

La tempesta Hermine, che sta attraversando la costa orientale degli Stati Uniti, ha ucciso una seconda persona ieri in North Carolina. Si tratta di un autista il cui camion si è ribaltato ed è precipitato da un ponte a causa dei forti venti. Venerdì la prima vittima, un senzatetto in Florida. Hermine, classificato come uragano fino a due giorni fa e ora declassato a tempesta tropicale, sta ora risalendo la costa atlantica e si teme possa aumentare di intensità, minacciando New York. (M.R.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 248

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.