Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 07/11/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Il Papa e la Santa Sede



Papa: tratta è crimine contro umanità, no a complicità e indifferenza

◊  

La tratta di esseri umani “costituisce un vero crimine contro l’umanità”. Questa forte affermazione è stata ripetuta stamani dal Papa che ha incontrato, in Vaticano, circa 130 membri della "Renate", la Rete religiosa europea contro la tratta e lo sfruttamento. La "Renate" è riunita in questi giorni a Roma nella sua seconda assemblea. Questa Rete è costituita  da religiose impegnate contro la tratta e i suoi membri provengono da Congregazioni religiose e Società missionarie. Fra loro anche laici. Nel discorso Francesco ringrazia i presenti per l’impegno nella reintegrazione delle vittime e rileva che serve “un migliore coordinamento di sforzi” da parte di governi, autorità giudiziarie e operatori sociali. Il servizio di Debora Donnini

La tratta di esseri umani, moderna forma di schiavitù
Nel discorso rivolto alle tante religiose impegnate ogni giorno ad aiutare le vittime di tratta e sfruttamento, Francesco entra subito nel vivo del tema a lui molto caro, fin dagli anni di Buenos Aires, e ripreso più volte anche nel recente incontro con il Gruppo Santa Marta. Il Papa chiede che tutti, nel tempo di grazia del Giubileo, “come il buon Samaritano” portino “il balsamo” della misericordia di Dio alle tante ferite presenti nel nostro mondo:

“Una delle più dolorose di queste ferite aperte è la tratta di esseri umani, una moderna forma di schiavitù, che viola la dignità, dono di Dio, in tanti nostri fratelli e sorelle e costituisce un vero crimine contro l’umanità”.

Serve più coordinamento
Molto è stato fatto per conoscere la gravità del fenomeno, mentre “molto di più resta da compiere” per innalzare il livello di consapevolezza nell’opinione pubblica e per un “migliore coordinamento” da parte di governi, autorità giudiziarie, legislative e operatori sociali, rileva Francesco. Tra le sfide quella dell’indifferenza di fronte ad una realtà in cui operano “potenti interessi economici”:

“Come ben sapete, una delle sfide a questo lavoro di sensibilizzazione, di educazione e di coordinamento è una certa indifferenza e persino complicità, una tendenza da parte di molti a voltarsi dall’altra parte mentre potenti interessi economici e reti criminose sono all’opera”.  

Il ringraziamento del Papa alla Renate nell'accompagnare donne e bambini
Quindi il Papa ringrazia per il lavoro fatto sia sul fronte dell’accrescimento della coscienza sociale sia su quello del recupero:

“Per questa ragione esprimo il mio apprezzamento per il vostro impegno al fine di accrescere la coscienza sociale circa la dimensione di questa piaga, che colpisce specialmente le donne e i bambini. Ma in modo del tutto speciale vi ringrazio per la vostra fedele testimonianza al Vangelo della misericordia, come è dimostrato dal vostro impegno nel recupero e nella riabilitazione delle vittime”.

Francesco non infatti dimentica gli sforzi enormi e “spesso silenziosi” fatti nei molti anni da Congregazioni religiose, “specialmente femminili” verso chi è stato ferito nella sua dignità. In modo particolare si riferisce al contributo delle “donne nell’accompagnare altre donne e bambini”, che sono spesso le vittime, in un itinerario personale di “guarigione” e “reintegrazione”. Infine esprime la sua fiducia sul contributo che questi giorni di condivisioni di esperienze porteranno per  una più efficace testimonianza del Vangelo in quella che definisce come “una delle grandi ‘periferie’ della nostra società”.

inizio pagina

Santa Sede non ha autorizzato ordinazioni episcopali in Cina

◊  

“Nelle ultime settimane si sono susseguite diverse notizie circa alcune ordinazioni  episcopali, conferite senza Mandato Pontificio a sacerdoti della comunità non ufficiale della  Chiesa cattolica in Cina Continentale. La Santa Sede non ha autorizzato alcuna ordinazione, né è stata ufficialmente informata di tali accadimenti”: lo ha affermato il direttore della Sala Stampa vaticana, Greg Burke.

“Se le suddette ordinazioni episcopali fossero vere – ha aggiunto - costituirebbero una grave  violazione delle norme canoniche. La Santa Sede si augura che tali notizie siano infondate. In caso contrario, dovrà attendere  informazioni sicure e documentazione certa prima di valutare adeguatamente i casi”. Tuttavia – conclude Greg Burke – la Santa Sede “ribadisce che non è lecito procedere ad alcuna ordinazione episcopale senza il necessario Mandato Pontificio, neppure appellandosi a particolari convincimenti personali”.

inizio pagina

Convegno internazionale in Vaticano su malattie rare e dimenticate

◊  

“Nel contesto del Giubileo la lotta delle malattie rare e neglette è un’opera di misericordia evangelica ineludibile” così il segretario del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, mons. Jean-Marie Musivi Mupendawatu, presentando nella Sala Stampa della Santa Sede la XXXI Conferenza Internazionale sulle patologie rare, che si terrà dal 10 al 12 novembre in Vaticano. Oggi le malattie rare riconosciute sono tra 6 mila e 8 mila, l’80% di origine genetica. Le persone affette sono quasi 500 milioni, oltre 1 miliardo invece quelle colpite da mali dimenticati. Il servizio di Eugenio Murrali

Le chiamano malattie rare se affliggono meno di una persona ogni 2000, e se l’incidenza è ancora inferiore allora sono definite ultra-rare o rarissime, ma non provocano minore sofferenza a chi le vive. Ci sono poi malattie facilmente guaribili, come il colera o la febbre tifica, che colpiscono i più poveri, in aree rurali, in zone di conflitto, nelle baraccopoli urbane, dove l’acqua potabile e l’igiene minima non sono una merce a buon mercato. Contro il silenzio che spesso avvolge questi mali, la Chiesa continua il suo impegno anche con la Conferenza dal titolo: “Per una cultura della salute accogliente e solidale a servizio delle persone affette da patologie rare o neglette”. Mons. Jean Marie Musivi Mupendawatu scandisce le parole chiave che guideranno i lavori e l’operato successivo:

“Riformare: per fare il punto dello stato dell’arte, delle conoscenze, sia in senso scientifico sia clinico-assistenziale. Secondo: curare; dobbiamo curare meglio, in una logica accogliente e solidale, la vita del malato. E terzo: custodire l’ambiente nel quale l’uomo vive”.

E sulla necessità di non lasciare sole nel loro dolore le persone colpite da malattie rare, anche quando le ricerche non portano profitto economico, insiste il sotto-segretario del Dicastero, padre Augusto Chendi:

“La Chiesa non manca di ricordare alla scienza, come ai legislatori, ai responsabili socio-economici, di porsi al servizio del bene comune, particolarmente nel farsi carico anche di patologie rare, per le quali anche il solo investimento finanziario per la ricerca difficilmente potrà trovare, o essere adeguatamente compensato da un congruo ritorno economico”.

Claudio Giustozzi, segretario nazionale dell’Associazione Culturale “Giuseppe Dossetti”, anticipa uno dei momenti centrali della Conferenza:

“Porteremo all’attenzione dei convenuti alla conferenza una famiglia con un bambino malato di una patologia molto importante, che si chiama ‘sindrome dell’intestino corto’, in rappresentanza delle 8 mila patologie rare. E cercheremo di fare il punto su come si vive all’interno di una famiglia dove c’è un bambino che è malato gravemente, e dove questa patologia non viene riconosciuta all’interno del meccanismo dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza)”.

Sull’impegno quotidiano che la Chiesa vive per combattere le malattie nel mondo mons. Mupendawatu ricorda:

“Pensiamo solo a quello che i Fatebenefratelli hanno fatto: tanti di loro sono morti durante l’ultima epidemia di Ebola in Sierra Leone, Liberia e Guinea”.

Alla Conferenza parteciperanno oltre 320 studiosi e operatori sanitari da 50 Paesi del Mondo.

inizio pagina

Altre udienze e nomine di Papa Francesco

◊  

Le udienze di Papa Francesco. Consulta il bollettino della Sala Stampa della Santa Sede.

Le nomine di Papa Francesco. Consulta il bollettino della Sala Stampa della Santa Sede.

inizio pagina

Dedicato a S. Teresa di Calcutta il XV Festival di Musica e arte sacra

◊  

E’ dedicato alla Santa dell’anno della Misericordia, Madre Teresa di Calcutta, la quindicesima edizione del Festival Internazionale di musica e arte sacra, in programma dal 16 al 21 novembre a Roma. Cornice tradizionale saranno le Basiliche Papali e le chiese della capitale, che accoglieranno 800 artisti da ogni parte del mondo. Presenza consolidata quella dei Wiener Philharmoniker mentre a debuttare saranno Coro e Orchestra del Teatro alla Scala di Milano diretti da Christoph Eschenbach. Il servizio di Gabriella Ceraso

“Dedicare a Madre Teresa questa edizione del festival ha un grande significato non solo perché è stata l’incarnazione della misericordia nel secolo scorso e lo sarà anche per il futuro” spiega il cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica Papale di San Pietro, “ma anche perché lei amava la musica in modo speciale” :

“Pochi sanno che cantava benissimo. E da giovane era il pezzo grosso del coro della sua parrocchia a Skopje; insieme alla sorella suonava benissimo il pianoforte e il mandolino. E, anche nel campo della carità, che è stata la sua vocazione, possiamo dire che ha ‘cantato’, nel vero senso della parola. Perché la sua carità è stata così delicata, così armonica, che ha dato al mondo un messaggio straordinario”. 

In 10 appuntamenti, 21 solisti e 7 direttori d’orchestra si alterneranno, a partire dal 16 novembre, quando, il programma avrà inizio in San Pietro con la Messa dell'Incoronazione K317 di Mozart affidata ai giapponesi dell’Illuminart Philarmonic Orchestra diretti da Tomomi Nishimoto. Ancora Mozart, il 18 novembre a S. Ignazio in Campo Marzio, con la Messa da Requiem K 626 affidata a tre formazioni corali tedesche e russe e alla bacchetta di Leo Kraemer, nel ricordo delle vittime del terremoto nel centro Italia.

In programma quest’anno due presenze da Vienna: i famosi piccoli cantori Wiener Sängerknaben e gli attesi e ormai tradizionali Wiener Philharmoniker orchestra in residence.In formazione da camera, la sera del 19 novembre, a San Paolo fuori le mura proporranno due rarità: la prima versione dello Stabat Mater di Boccherini e il Concerto per due violini e orchestra in re minore BWV 1043 di Bach. Nella stessa Basilica la sera del 20 novembre, giorno della solenne chiusura del Giubileo della misericordia, vedrà invece il debutto del coro e dell’orchestra del Teatro alla Scala di Milano con pagine di Puccini e Mozart, un programma scelto e pensato per l’occasione dal M°Christoph Eschenbach, ci racconta Daniele Borniquez direttore Musica del Teatro:

“Noi abbiamo cercato di portare un programma che fosse inedito per il Festival stesso. La Messa di Gloria per soli, coro a 4 voci e orchestra di Puccini non è mai stata eseguita nei quindici anni del Festival, e abbiamo fatto anche una ricerca per cercare di dare rilevanza all’evento di chiusura del Giubileo. E quindi verrà eseguito questo Offertorio di Mozart Misericordias Domini, quasi a sugellare un po’ la chiusura del Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco. Questo è un brano di Mozart scritto con un contrappunto magnifico, interessante, nel quale ritornano anche – stranamente – i temi dell' Inno alla Gioia di Beethoven. Per cui è anche una particolarità interessante, secondo me, dal punto di vista uditivo. Chiuderemo il concerto con l'Ave Verum Corpus, che non ha bisogno di presentazioni. Ma era una preghiera che il Maestro Eschenbach desiderava dedicare all’evento stesso, al Giubileo. È un programma particolare, curioso dal punto di vista dell’ascolto, quasi inesplorato, però nello stesso tempo che dà grande rilievo anche al momento di meditazione”.

Entusiasta per una XV edizione piena di preziosità, il fondatore e direttore del Festival, Hans-Albert Courtial:

“Ogni concerto è una preziosità: cominciamo in San Pietro, fino a San Paolo – in tutte le basiliche – nella Chiesa di Sant’Ignazio. Si può dire veramente che, sotto l’aspetto artistico e spirituale, ognuno di questi concerti è una meraviglia”.

Due le novità anticipate da Courtial con l’occhio ai prossimi anni: il tour dei Wiener che partirà da Roma nel 2018 e fino al 2024 porterà in Europa il ciclo sinfonico di Bruckner a duecento anni dalla nascita del compositore austriaco; e soprattutto la festa per i 500 anni dalla Riforma luterana che vedrà arrivare a Roma, nel 2017, i cori migliori delle chiese cristiane. Anche la musica può contribuire a fare unità, sottolinea ancora ai nostri microfoni, il cardinale Angelo Comastri:

“La nostra musica nasce dalla fede; ed è la fede che canta, è il canto che aiuta la preghiera. Quando l’Europa era unita dalla fede era Europa; oggi è unita soltanto dalla finanza ed è divisa: questa non è Europa”.

inizio pagina

Oggi su "L'Osservatore Romano"

◊  

Seminatori di cambiamento: Francesco esorta i movimenti popolari a impegnarsi per contrastare la tirannia del denaro.

Atto di clemenza: appello del Papa per il giubileo dei carcerati.

Dignità violata: il Pontefice ribadisce che la tratta di esseri umani è un crimine contro l’umanità.

Fine di una campagna furiosa: Giuseppe Fiorentino sulle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

Sull’istruzione “Ad resurgendum cum Christo” un articolo di Romano Penna dal titolo “La promessa data al cristiano”.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Presidenziali Usa. Mammarella: prevale preoccupazione sul futuro

◊  

Gli Stati Uniti domani al voto per eleggere il 45.mo Presidente. Dopo una lunga campagna elettorale senza esclusione di colpi, gli elettori americani decideranno chi tra Donald Trump e Hillary Clinton dovrà succedere a Barack Obama. Gli ultimi sondaggi vedono in vantaggio la Clinton dopo che l’Fbi ha definitivamente chiuso l’indagine sullo scandalo delle email. Assieme al nuovo inquilino della Casa Bianca, gli americani saranno chiamati a rinnovare il Congresso. In 35 Stati poi si voterà anche su diversi referendum su molteplici temi: dalla pena di morte alla legalizzazione della marijuana, dal reddito minimo alla riforma sanitario. Come si presenta dunque l’America all’appuntamento di questa tornata elettorale? Alessandro Gisotti lo ha chiesto all’americanista Giuseppe Mammarella, professore emerito di Relazioni internazionali alla Stanford University

R. – Un’America preoccupata, ansiosa, probabilmente senza chiare prospettive perché questa campagna elettorale – una delle peggiori che abbia mai avuto – non ha dato nessuna prospettiva. E’ una campagna elettorale fatta di insulti, di accuse, priva di ogni idea e di ogni programma. Quindi è chiaro che non è stata un punto di riferimento. Rimane, però, il fatto, l’importanza che ha assunto l’importanza della candidatura di Trump prima nelle primarie e poi nell’ultima campagna elettorale. Ecco: forse in questo noi europei abbiamo avuto un’informazione limitata, perché il rapporto tra Trump e una parte dell’elettorato è un rapporto che si rivela come un rapporto autentico, di qualcuno che riesce a interpretare le ansie, le preoccupazioni e le aspirazioni della gente.

D. – In alcune elezioni presidenziali si è visto, e in modo definito, che fosse l’economia la questione fondamentale, in altre la sicurezza; in questa sono gli scandali, oppure gli americani poi voteranno su temi specifici?

R. – L’economia non ha giocato un ruolo molto importante, durante questa campagna elettorale. La campagna elettorale è stata più che altro fondata e costruita, sia dall’uno sia dall’altra, su delle accuse al passato. Non dimentichiamo che la società americana sta uscendo da una fase estremamente drammatica di guerre, di crisi economiche che la presidenza Obama ha risolto soltanto in parte. Quindi, devo dire che questo – appunto – è il clima che predomina. Temi principali, soprattutto quelli del futuro: il futuro che specialmente la maggioranza bianca anglosassone vede con preoccupazione, soprattutto di fronte all’aumento delle minoranze. Nel 2050 – forse anche prima – la maggioranza bianca diventerà una minoranza, e questa forse è una delle preoccupazioni maggiori. E’ una forma nuova di razzismo, diversa da quella tradizionale: questa volta è una società ancora di maggioranza che ha paura di perdere il controllo della situazione.

D. – Trump ha detto che potrebbe non riconoscere il voto, qualora vincesse Hillary Clinton, mentre Hillary Clinton ha detto che se vince Trump è l’abisso, la catastrofe per la democrazia. Che cosa potrebbe venirne, poi, da un confronto così violento verbalmente, come probabilmente mai si è visto in America, il giorno dopo, dal 9 novembre?

R. – Penso che, se vincesse la Clinton, probabilmente ci sarebbe un tentativo – da parte dei sostenitori di Trump – di prolungare in qualche modo all’interno del Paese una specie di protesta organizzata. Al di là di quello che potrebbe essere il programma stesso del Partito repubblicano, il Partito repubblicano esce comunque da questa campagna elettorale profondamente diviso, quasi – addirittura – dilaniato. Quindi ci saranno senz’altro delle conseguenze, all’indomani, soprattutto se vince la Clinton, all’interno del Partito repubblicano: forse una rottura, forse una scissione; e la parte più estrema del Partito repubblicano potrebbe assumere – appunto – questa posizione di contrasto continuo nei confronti della nuova Amministrazione.

inizio pagina

Siria: offensiva su Raqqa. Guolo: cruciali ruolo di curdi e Turchia

◊  

È cominciata l'offensiva verso Raqqa, la “capitale” del sedicente Stato Islamico in Siria. A guidarla, le cosiddette Forze democratiche siriane a maggioranza curda, sostenute dagli Usa e affiancate da ribelli arabi. Emergenza, poi, ad Aleppo, dove almeno 32 persone sono rimaste intossicate nelle ultime ore per un raid aereo con gas cloro sul villaggio di Khan al-Assal, una decina di chilometri a ovest della città. In questo quadro, l’Unicef ancora una volta è tornato a chiedere lo stop degli attacchi contro civili e “infrastrutture che comprendono scuole, asili e parchi giochi”. In Iraq, intanto, prosegue l’operazione per strappare ai gruppi jihadisti anche Mosul, pure se l’avanzata delle forze lealiste è rallentata da kamikaze, cecchini, pozzi di petrolio dati alle fiamme dagli stessi miliziani. In cosa si differenzia l’operazione a Raqqa da quella per Mosul? Risponde Renzo Guolo, docente di Sociologia dell’islam all’università di Padova, intervistato da Giada Aquilino

R. - L’obiettivo è comune, quello di mettere in crisi i due centri di potere dell’autoproclamato Califfato. In secondo luogo, vi è sicuramente una differenza sul fatto che il ruolo giocato dai curdi nelle diverse situazioni ha implicazioni politiche differenti e ovviamente c’è da tenere conto anche del diverso ruolo che la Turchia vorrebbe assumere nei differenti contesti, nel senso che poi la partita con i curdi sarà quella decisiva nel post-conquista delle due città, irachena e siriana.

D. – Strategicamente cosa significa l’appoggio degli Stati Uniti alle Forze democratiche siriane, a maggioranza curda verso Raqqa?

R. – Significa che difficilmente poi in futuro – così com’è sempre andata in passato – si potrà dire ai curdi: “vi ringraziamo molto, ma non avete alcuna rivendicazione da fare”. È difficile che questa linea possa essere sostenuta a lungo, nel momento in cui i curdi assumono un ruolo così rilevante nella caduta del Califfato e assumono il ruolo di cosiddetti “scarponi sul terreno” per conto della coalizione occidentale.

D. – Al momento la posizione della Turchia qual è?

R. – La Turchia opera perché i curdi non abbiamo una grande influenza dopo e che non si costituiscano entità autonome sia in Iraq sia in Siria - ma soprattutto in Siria, dato che in Iraq già esistono per situazioni precedenti - che poi negli anni prossimi possano diventare il futuro embrione del grande Kurdistan, temuto da tutti ma soprattutto dai turchi, proprio perché questo rispalancherebbe una conflittualità interna che già esiste e che, come abbiamo visto in questi giorni, presenta poi anche tensioni nelle relazioni tra il governo di Ankara e le forze politiche curde presenti nel Paese.

D. – Sul fronte Mosul, l’avanzata delle forze lealiste è rallentata da kamikaze, cecchini, incendi a pozzi petroliferi. A cosa punta il sedicente Stato Islamico?

R. – Sostanzialmente a resistere, a mostrare che l’operazione della riconquista di queste città non sarà così facile. In secondo luogo, inevitabilmente, la sconfitta annunciata a Mosul e a Raqqa tanto più sarà rivendicabile in termini di martirio collettivo, tanto più darà forma in futuro alla possibilità di rifarsi a quel “mito combattente” come esperienza che in qualche modo valeva la pena di essere vissuta. Perché il vero nodo è che lo Stato Islamico, se perderà la sua territorialità come sembra nei prossimi mesi, dovrà ripristinare una capacità organizzativa che prescinda da una dimensione territoriale e su questo inciderà molto anche il fatto di avere una sorta di “mito sacrificale” da spendere.

inizio pagina

Conferenza sul Clima in Marocco: il ruolo della Santa Sede

◊  

Al via a Marrakech, in Marocco, la “Cop22”, la Conferenza internazionale sul clima organizzata dalle Nazioni Unite. Sono attesi rappresentanti di 196 Paesi tra cui 30 capi di Stato, oltre ad operatori del settore e organizzazioni non governative. Fino al 18 novembre dovranno discutere i dettagli dell’accordo sul clima, firmato a Parigi lo scorso anno ed entrato in vigore venerdì scorso, che prevede di contenere l’aumento della temperatura del pianeta entro i due gradi centigradi rispetto al livello preindustriale. Michele Raviart ne ha parlato con il dott. Tebaldo Vinciguerra, officiale del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace: 

R. – L’Accordo di Parigi è un testo molto generale; molte cose vanno ancora definite, ed è proprio sul "come" che si rifletterà in questi giorni a Marrakech. Gli organizzatori della "Cop22" – il governo marocchino, il Paese ospite – sta gestendo una situazione dove un centinaio di Paesi è membro della Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici e ha ratificato un accordo in vigore. Gli altri Paesi, anche loro più o meno un centinaio, sono sì membri della Convenzione quadro dell’Onu, ma non hanno ratificato l’accordo. Una grande sfida è dunque quella di poter lavorare a due velocità senza perdere i pezzi, senza lasciare nulla per strada.

D. – L’Accordo di Parigi prevede di contenere l’emissione di CO2 di due gradi rispetto al livello preindustriale: quali sono le possibili strategie per arrivare a quest’obiettivo?

R. – Il meccanismo previsto è quello delle "Ndc" – “Contributi determinati a livello nazionale” – che ciascun Paese si propone di mettere nel paiolo comune. Sono misure che concernono le evoluzione tecnologiche, modifiche nei trasporti, diminuzione della deforestazione oppure progressi di forestazione: tutta una serie di misure che i Paesi presentano di loro iniziativa. È importante realizzare che non c’è una ricetta né un formato unico per queste "Ndc": le domande sono come fare in modo che le "Ndc" vengano realizzate, ma anche standardizzate tra i Paesi; ma anche che si possa il prima possibile andare via via verso obiettivi più ambiziosi.

D. – Anche perché si parla di 100 miliardi di dollari necessari per implementare questo programma e sono contributi volontari…

R. – Sono contributi volontari; anche qui non è chiaro come verranno misurati, chi dovrà pagarli e che cosa entrerà in conto veramente in questi contributi. Stiamo andando a posizioni che vanno dalla semplice riduzione del debito a investimenti privati, erogazioni di fondi pubblici, trasferimento tecnologico… Ovviamente, Paesi più ricchi, più industrializzati, Paesi in via di sviluppo hanno delle posizioni un po’ divergenti sull’origine di quei fondi.

D. – A Marrakech ci saranno anche centinaia di Ong: qual è il ruolo della società civile in questa Conferenza?

R. – Il ruolo delle Ong è un poco di pungolo: sono qui per stimolare i lavori a Marrakesh, come il resto dell’anno hanno stimolato i loro governi in casa, con manifestazioni ma anche una serie di eventi laterali, conferenze e seminari, per animare la riflessione intorno a certi argomenti. Per esempio, proporranno di riflettere sulla gestione dei suoli, sulla fertilità della terra, sull’agricoltura. Si attende anche una certa spinta etico-morale: è qui dove entrano in gioco le religioni.

D. – In questo quadro, qual è il ruolo della Santa Sede e qual è ancora il ruolo dell'Enciclica Laudato si’?

R. – La Santa Sede accompagna con interesse e benevolenza i lavori. Il contributo della Santa Sede durante la "Cop21" a Parigi è stato molto basato sugli insegnamenti della Laudato si’: non tanto l’interesse per le questioni tecniche – quanti gradi, da dove viene il finanziamento – ma piuttosto la dimensione etica, la dimensione di giustizia sociale. Questo impegno che sta a cuore della Santa Sede e che per esempio si concretizza in una giusta transizione dei lavoratori: cioè che non ci sia una semplice distruzione di lavoro nei settori più inquinanti, ma anche una creazione di lavoro in altri settori. La preoccupazione per la solidarietà e la giustizia intergenerazionale: anche qui, quale mondo lasceremo alle prossime generazioni. La Laudato si’ sicuramente resta un fattore di ispirazione molto forte per i governi, per la società civile e anche per il mondo privato. Si vede come molte aziende, anche grandi multinazionali, si sono sentite provocate dalla Laudato si’. Dunque, sicuramente l’impatto dell’Enciclica dura ancora molto tempo.

inizio pagina

Vescovo del Nicaragua: voto non rappresenta sentimento popolare

◊  

Il vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Managua, mons. Silvio Baez, ha detto ieri sera che i cittadini si meritano "autorità elette in un altro modo, in un modo che realmente rappresenti il sentimento popolare, in cui non venga escluso nessun nicaraguense", ecco perché si è astenuto dal partecipare alle elezioni generali di ieri. Parlando ai giornalisti, il vescovo ha precisato: "Io non sono andato a depositare il mio voto al seggio elettorale, non per astensionismo, ma per responsabilità e amore per il Nicaragua".

Ortega è arrivato alle elezioni con una candidatura molto criticata
Il vescovo, osservatore attento e critico della realtà politica, ha ricordato la situazione attuale del Nicaragua, che è arrivato alle elezioni generali con una candidatura molto criticata del Presidente uscente, il sandinista Daniel Ortega. Benché ancora non ci siano i risultati ufficiali, Ortega è riuscito ad ottenere il suo quarto mandato, il terzo consecutivo, e in questa occasione con la moglie, Rosario Murillo, come vice-Presidente.

Mancanza di osservatori ed eliminazione del principale gruppo di opposizione
Le critiche si basano principalmente sulla mancanza di osservatori elettorali e sull'eliminazione legale del principale gruppo di opposizione, cosa che aveva lasciato a Ortega la via libera per la sua seconda rielezione consecutiva, già nel 2010. Secondo dati di agenzie, Ortega avrebbe vinto le elezioni di ieri ma con una astensione del 78% circa. (C.E.)

inizio pagina

Chiesa francese: giornata di preghiera e digiuno per vittime della pedofilia

◊  

Una giornata di preghiera e digiuno per le vittime di abuso sessuale si celebra oggi in tutte le diocesi di Francia in risposta all’invito di papa Francesco. I vescovi la vivono a Lourdes dove sono riuniti in Assemblea plenaria. Alla sessione di lavoro - riporta l'ìagenzia Sir - potranno partecipare anche i giornalisti.

Avere il coraggio di affrontare lo scandalo del peccato che coinvolge tutta la Chiesa
Questa mattina mons. Luc Crepy, vescovo di Puy e presidente della “Cellula permanente” di lotta contro la pedofilia, nell’omelia della Messa celebrata a Lourdes alla presenza di tutti i vescovi francesi, ha affermato che “dobbiamo avere il coraggio di affrontare lo scandalo del peccato che coinvolge tutta la Chiesa. Dobbiamo uscire da un silenzio colpevole della Chiesa e della società che è durato troppo tempo e metterci in ascolto delle sofferenze delle vittime: gli abusi dei pedofili, questi crimini così gravi, rompono l’innocenza e l’integrità dei bambini e dei giovani”. 

Fare della casa della Chiesa un luogo sicuro
“Dobbiamo avere il coraggio – ha detto mons. Crepy – di intraprendere tutte le iniziative necessarie per fare della casa della Chiesa un luogo sicuro. Dobbiamo, come ci ha chiesto di fare papa Francesco, chiedere perdono per tutti i peccati commessi dalle autorità ecclesiastiche che hanno coperto gli autori degli abusi, ignorando la sofferenza delle vittime”. “Quando si tratta delle persone più fragili, dei più deboli, dei piccoli, Gesù parla forte e chiaro”, ha proseguito il vescovo ricordando le parole del Vangelo: “È meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino e venga gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli”. “Non ci sono scuse o mezze misure – ha quindi incalzato il vescovo – per atti commessi contro uno solo di questi piccoli! C’è una condanna senza appello di Cristo ”. 

Dalla Chiesa ci si attende oggi un grande atto di perdono
Il vescovo chiede quindi un “mea culpa” da parte di tutto l’episcopato francese e dice: “Questo male… potremmo esserne stati complici, noi vescovi, per il nostro silenzio, la nostra passività o la nostra difficoltà ad ascoltare e comprendere il dolore che pensavamo fosse stato dimenticato da chi era stato ferito nella carne, molto tempo fa. Abbiamo voluto probabilmente salvare la rispettabilità dell’immagine della Chiesa, per paura dello scandalo, dimenticando che è santa ma anche composta da peccatori. In questo abbiamo fallito nella nostra missione”. Dalla Chiesa ci si attende oggi un grande atto di perdono. 

Perdonare non significa dimenticare ma fare verità
“Perdonare – ha detto mons. Crepy – non significa dimenticare, il perdono chiede innanzitutto il tempo necessario perché sia fatta la verità, perché a poco a poco sia possibile pronunciare delle parole per dire il dolore indicibile, perché la giustizia e il diritto possano designare chiaramente la colpa e il colpevole”. È un “cammino lungo” che richiede tempo, un “cammino di purificazione”, un “cammino di giustizia e di verità”, di “ascolto e attenzione” delle vittime che “i vescovi devono assolutamente intraprendere”.

L’istituzione in ogni diocesi e provincia ecclesiastica di “cellule” locali di sorveglianza
In aprile, in seguito ad alcuni casi di pedofilia emersi nelle diocesi (il più eclatante quello che ha coinvolto il card. Barbarin, arcivescovo di Lione) il presidente dei vescovi francesi, mons. Georges Pontier, aveva presentato alla stampa una serie di iniziative messe in atto per una vigilanza capillare su tutto il territorio. Tra queste l’istituzione in ogni diocesi e provincia ecclesiastica di “cellule” locali di sorveglianza; la realizzazione di un sito internet rivolto espressamente alle vittime che permetterà loro di mettersi in contatto con le “cellule” presenti sul territorio; l’attivazione di un indirizzo mail – paroledevictimes@cef.fr – a disposizione di chiunque voglia fare una denuncia o chiedere informazioni.

L'attenzione della Chiesa per le vittime di abusi
È intenzione dei vescovi francesi dare la possibilità alle vittime di essere “accolte, ascoltate e accompagnate”, aveva detto mons. Pontier, augurandosi che in questo modo e con questi mezzi “le vittime possano entrare facilmente in contatto con le persone incaricate a questo ascolto”. Questo pomeriggio verrà presentato il bilancio del lavoro finora fatto alla luce appunto delle segnalazioni ricevute in questo periodo. (R.P.)

inizio pagina

Una missionaria comboniana: uscire da ipocrisia per aiutare migranti

◊  

E’ approdata oggi al porto di Palermo la nave Dattilo della Marina Militare con a bordo oltre mille migranti subsahariani. Sull’unità anche 10 corpi senza vita recuperati nel Canale di Sicilia. Ieri sera, centoventidue migranti, tra cui 27 donne e 41 bambini, sono sbarcati nel porto di Roccella Jonica, in Calabria. I profughi hanno dichiarato di essere di nazionalità siriana, irachena, somala e ucraina. Dopo l’accordo tra Unione Europea e Turchia, sta dunque aumentando l’immigrazione verso le coste italiane. L’accoglienza resta una delle principali questioni sul tappeto. Clarissa Guerrieri ne ha parlato con suor Mabel Mariotti, missionaria comboniana impegnata in Germania contro la tratta: 

R. – Noi siamo in Germania, quindi noi abbiamo il secondo flusso di arrivi. Le condizioni disastrose sono create anche dalle nostre leggi, purtroppo, perché più le leggi diventano restrittive più difficile è per gli immigrati riuscire a trovare un modo per avvalersi dei loro diritti.

D. – Quali possono essere le conseguenze di questa inadeguatezza nel gestire l’immigrazione?

R. – Una volontà di fondo nel guardare il problema da un punto di vista più ampio: la volontà di vedere anche le corresponsabilità e quindi gestire il problema da risolvere velocemente.

D. – Quali funzioni svolge il Centro di accoglienza che lei si occupa di gestire?

R. – Io lavoro per questa organizzazione chiamata “Solwodi”, che è un acronimo per “Solidarity with Women in Distress”, fondata in Kenya molti anni fa da una suora missionaria d’Africa e adesso in tutta la Germania, in Austria, in Romania e forse tra poco anche in Ungheria. Noi ci occupiamo del recupero delle vittime e facciamo un lavoro di sensibilizzazione e di lobby anche a livello politico, per cercare di cambiare le leggi, per influenzare la politica e l’opinione pubblica. E poi anche un lavoro di prevenzione. Lavoro direttamente nel Centro di Berlino, soprattutto con le vittime del Paesi africani.

D. – Cosa si dovrebbe migliorare nei progetti di accoglienza?

R. – I progetti di accoglienza ci sono; il problema è l’identificazione delle vittime. Le vittime non vengono identificate perché le leggi non ci permettono di farlo. Quindi, secondo la legge sei vittima solo se denunci, se parli con la polizia, se segui tutto un tipo di procedura che chiaramente le vittime non seguono per tante ragioni – tra cui le più importanti riguardano le rappresaglie nei riguardi della famiglia, eccetera – e quindi, alla fine, le vittime non hanno diritto all’aiuto e al sostegno. Quindi, noi lo facciamo lo stesso, lavorando giorno e notte, avvalendoci di quei pochi finanziamenti che abbiamo: questo è l’ostacolo più grande.

D. - Secondo lei, il problema principale è rappresentato dalle leggi?

R. – Certamente! Le leggi definiscono il concetto di vittima. Tra l’altro, non abbiamo neanche un concetto unificato in Europa, quindi peggio ancora …

D. – Come è possibile aiutare questi profughi?

R. – Innanzitutto, il problema è estremamente complesso e dobbiamo veramente avere una volontà politica a tutti gli effetti di guardarlo da diverse prospettive. Le cause: la povertà, la causa primaria. La domanda, che per me è centrale: la legge del mercato della domanda e dell’offerta. L’offerta sale perché sale la domanda. In Germania abbiamo una legge che regolamenta la prostituzione, quindi ci sono 3.500 bordelli riconosciuti in tutta la Germania; soltanto a Berlino ce ne sono 600/800. Abbiamo un flusso di donne immigrate che arriva da tutte le parti e vengono trafficate in questo campo: perché? Perché c’è una domanda altissima.

D. – Quale il suo appello?

R. – Siamo tutti nella stessa barca e questa barca l’abbiamo generata tutti insieme. Vogliamo finalmente guardarci in faccia, come fratelli e sorelle, come ci dice anche il Papa? Ma anche come fratelli e sorelle che fanno parte della stessa storia: questo è il mio appello. E soprattutto di regolamentare certe leggi: questo è il mio appello. Quindi, prima usciamo dall’ipocrisia e poi cominceremo a guardare insieme la realtà.

inizio pagina

Sisma, 600 sindaci a Montecitorio: istituzioni non ci abbandonino

◊  

Mercoledì il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, visiterà i territori colpiti dal sisma in Valnerina. "La dignità con cui queste comunità stanno affrontando la prova del terremoto - ha detto il porporato - è un grande messaggio di speranza per tutto il Paese, chiamato a ritrovare fiducia e slancio per uscire dal tunnel della crisi economica, culturale e morale che lo attanaglia". Intanto, nella zona del cratere non si ferma lo sciame sismico: oltre cento le scosse di magnitudo superiore a 2 registrate la notte scorsa. Questa mattina a Montecitorio la presidente della Camera, Laura Boldrini, ha incontrato circa seicento sindaci, e rivolgendosi ai primi cittadini delle zone colpite ha assicurato loro che non saranno lasciati soli. Il timore dell’abbandono da parte delle istituzioni è stato espresso dal sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che nel suo intervento ha detto: "Ho la sensazione che qualcuno ci stia abbandonando, e se fosse così sarebbe grave perché noi non vogliamo essere solo un borgo da cartolina. Io la fascia da sindaco la rimetterò soltanto quando avrò la certezza che non sarò abbandonato. Ma sono sicuro - ha poi aggiunto - che nessuno abbandonerà nessuno perché dimostreremo che non siamo bravi solo in 10 giorni ma in 365". Intanto sono molti i disagi nei territori danneggiati dal sisma, anche a causa del maltempo che ostacola ulteriormente la ripresa delle attività economiche, come spiega Sara Paraluppi, responsabile degli Affari generali di Coldiretti, al microfono di Elvira Ragosta

R. – Abbiamo oltre 3mila aziende agricole colpite, soprattutto zootecniche: in modo particolare bovini da carne e da latte, ma anche ovicaprini e suini. E siamo ad una conta di circa 100mila capi che sono in difficoltà; stalle o crollate oppure non agibili. E un’altra delle problematiche fondamentali è quella dell’agibilità delle strade, anche con le piogge di ieri - già molte strade erano franate - l’acqua, il peso dell’acqua, ha portato ad ulteriori chiusure di strade che invece devono essere rese agibili rapidamente per permettere soprattutto agli allevatori che muovono latte fresco di  far passare i mezzi.

D. – Come si stanno organizzando gli agricoltori e gli allevatori colpiti?

R. – Ci siamo organizzati con una rete interna in attesa della messa a disposizione delle strumentazioni indicate nel decreto uscito venerdì pomeriggio, proprio per dare loro degli alloggi, anche se di fortuna, roulotte e camper. Per cui abbiamo fatto una serie di appelli, e stanno arrivando da tutta Italia alloggi che possano essere messi a disposizione degli agricoltori, che nel frattempo non possono sicuramente lasciare le aziende agricole. Poi la messa a disposizione di generatori, di gasolio, di mangimi.

D. – Stiamo parlando di aziende molto importanti per le economie del territorio, ma anche per l’occupazione…

D. – Sì, l’indotto occupa circa 10mila soggetti, quindi è un numero molto importante. Soprattutto nell’ambito dell’agroalimentare tocchiamo produzioni tipiche che sono un grande fulcro e un’attrazione per i nostri turisti: la norcineria, i salumi, i formaggi tipici di quelle zone, le lenticchie, le patate, molte leguminose che vengono coltivate e che costituiscono tra i piatti più importanti della zona sia delle Marche che dell’Umbria.

D. – A proposito delle difficoltà, anche di quelle che riguardano il futuro dell’agricoltura, Coldiretti lancia un allarme: sono a rischio le semine autunnali di orzo e farro. Come si può intervenire?

R. – Anche in questo ci stiamo appellando a chi non avuto danni. Stiamo cercando di muovere anche in questo senso una sorta di rete di solidarietà, in maniera tale che chi non ha avuto danni possa sistemare i terreni e andare a seminare quelli di chi è rimasto senza attrezzature. Perché, al di là della messa a disposizione di soldi, è la tempestività che adesso deve risolvere i problemi.

D. - Aiutare le popolazioni colpite anche comprando on line prodotti del territorio. Sul web ci sono diverse iniziative ma circolano anche informazioni che mettono in dubbio la loro veridicità. Cosa deve fare il consumatore per essere sicuro di non incorrere in un falso acquisto?

R. – Noi stiamo chiudendo in queste ore una lista degli agricoltori che possono mettere a disposizione prodotti - quindi i prodotti che non sono rimasti sotto le macerie - e lo metteremo a breve sul nostro sito sia di Coldiretti che di “Campagna Amica”. Nel nostro caso, trattiamo solo aziende agricole; le liste che stanno girando sono liste anche di commercianti o di altre categorie ovviamente di artigiani, che pure hanno avuto problemi. La cosa migliore è rivolgersi all’associazione di categoria di riferimento, in maniera tale da poter verificare la veridicità e la bontà dei dati. Abbiamo avuto notizie, a questo proposito, controverse, di alcune – mi consenta – “bufale”, rispetto ad altre aziende che invece sono veritiere. In questo caso si rischia di creare uno svantaggio a chi effettivamente ha avuto grandi problemi. E quindi è importante che le organizzazioni, tutte a partire da noi, controllino questi elenchi in maniera tale che si possa dare la garanzia ai consumatori di dare effettivamente un servizio ai consumatori stessi; non creare disagi alle aziende sia agricole che artigianali che di commercianti, che invece non hanno nulla a che fare con questo percorso.

inizio pagina

Card. Filoni ai vescovi del Malawi: promuovere la missionarietà

◊  

Dopo aver presieduto la consacrazione della cattedrale di Karonga, sabato scorso il card. Fernando Filoni, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, ha incontrato i vescovi del Malawi nell’episcopio della diocesi di Karonga. “Sono ben consapevole delle sfide che il vostro amato Paese affronta in questo momento – ha detto il cardinale nel suo discorso ripreso dall'agenzia Fides -: la crisi alimentare causata dalla siccità nel nord e le inondazioni nel sud, le sfide economiche provocate da questi stessi avvenimenti e da altri fattori, la povertà conseguente avvertita da molti, e la mancanza di servizi sociali per le persone, molte delle quali soffrono tutti i tipi di disturbi, non ultimo l'Hiv/Aids. Tuttavia sono anche consapevole del buon lavoro svolto dalla Chiesa in questi momenti di bisogno”.

'Evangelii Gaudium' un documento prezioso per la Chiesa nei prossimi anni
Il Prefetto del Dicastero Missionario ha indicato l’Esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” come “un documento prezioso, perché rappresenta la visione di Papa Francesco per la Chiesa nei prossimi anni”, ed ha richiamato quanto lo stesso Papa disse ai vescovi del Malawi in occasione della loro visita ad limina apostolorum del 2014. Quindi ha citato due recenti ricorrenze: il 50° anniversario del Decreto conciliare Ad Gentes, sull’attività missionaria della Chiesa, “documento che rimane valido ancora oggi”, ed il Centenario dell’evangelizzazione del Malawi, nel 2001: “oggi ricordiamo con cuore grato tanti anni benedetti da quando ebbe luogo la prima evangelizzazione qui”.

Evangelizzare sull'esempio dei Martiri africani
Soffermandosi sull’attualità dell’impegno missionario, il card. Filoni ha sottolineato che “il vescovo, come capo e punto centrale dell'apostolato diocesano, deve promuovere, dirigere e coordinare l'attività missionaria, e incoraggiare tutti i membri del Popolo di Dio a partecipare all’opera di evangelizzazione”. Senza dubbio “la strada dell’evangelizzazione non è facile”, ha proseguito, invitando i vescovi a guardare all’esempio dei Martiri africani, “che sono stati testimoni della speranza e della misericordia di Dio anche di fronte al dolore della tortura e della morte”.

Alcune raccomandazioni ai vescovi del Malawi
Il Prefetto del Dicastero Missionario in primo luogo ha esortato i vescovi del Malawi a cercare “modi creativi per integrare realtà locali, civili e sociali e mettere insieme i punti di forza delle persone e dei gruppi che compongono la Chiesa, in modo da coordinare in modo efficace l'opera di evangelizzazione, che è il compito primario della vostra Conferenza episcopale”. Ha quindi evidenziato la promozione delle vocazioni al sacerdozio, curando un attento discernimento e assicurando una buona formazione nei seminari. Infine ha invitato i vescovi ad “essere vicini con affetto paterno e fraterno a tutti coloro che il Signore ha affidato loro”, con una particolare attenzione ai sacerdoti. “Sostenete i religiosi che generosamente prestano servizio nella vostra Diocesi con le preghiere, la retribuzione e il rispetto per la loro giusta autonomia – ha proseguito -. Inoltre, vi incoraggio a rimanere sempre presenti e disponibili per i fedeli laici, che sono una parte integrante nel lavoro di evangelizzazione in Malawi”.

Apprezzamento per la generosità nel lavoro pastorale dei vescovi
Infine il cardinale Prefetto ha espresso il suo apprezzamento ai vescovi, a nome di Papa Francesco e della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, “per il duro lavoro e la dedizione al servizio nella nostra comune missione di evangelizzazione, per la vostra generosità nel lavoro pastorale e per la vostra encomiabile comunione con il Santo Padre”.

Ieri la Messa nella parrocchia di St. Patrick, a Lilongwe
Proseguendo la sua visita pastorale in Malawi, il Card. Fernando Filoni ha celebrato ieri pomeriggio la Messa nella parrocchia di St. Patrick, a Lilongwe. Nell’omelia si è soffermato a commentare le letture del giorno, sottolineando che “la nostra vita in Cristo è destinata a portare una pace e una gioia così potente che può superare qualsiasi livello di difficoltà. Gesù sa che molti Malawiani lottano con la povertà, le divisioni tribali e le ostilità, come con le tentazioni della stregoneria. Tuttavia, se rimaniamo vivi in Cristo, egli porterà unità e solidarietà… Lui non ci lascerà mai e il suo amore e la sua misericordia sono sempre accanto a noi”.

Invito ai giovani ad una vita di castità
Dopo la Messa il cardinale ha rivolto un breve discorso ai laici, ricordando la loro grande dignità di essere “templi dello Spirito Santo e membri del Corpo di Cristo”, per questo chiamati ad una vita di santità. “Senza dubbio, siete indispensabili per il lavoro di evangelizzazione qui in Malawi” ha sottolineato il card. Filoni, invitando ad una intensa vita spirituale e sacramentale, unitamente alla necessità di “testimoniare la fedeltà e la bellezza di un amore casto”. (S.L.)

inizio pagina

Vescovi Australia: provvedimento crudele negare asilo a migranti

◊  

"L'annuncio che il governo introdurrà un nuovo provvedimento che vieta ai rifugiati giunti in Australia via mare dal 19 luglio 2013 di richiedere un visto, è profondamente deludente. Andare alla ricerca di asilo non è illegale. Si tratta di un diritto umano fondamentale. Eppure l'esecutivo vieterà loro per sempre di venire qui": lo afferma il vescovo Vincent Long, presidente della Commissione per i rifugiati della Conferenza episcopale cattolica di Australia, esprimendo i sentimenti dei vescovi di fronte alle politiche del governo australiano in merito alla questione di rifugiati e migranti.

Condizioni disumane nei Campi profughi in Australia
Il vescovo spiega in una nota ripresa dall'agenzia Fides: "I motivi di tali misure, alla luce della situazione attuale sulle isole di Manus Island e Nauru (dove l'Australia ha campi di detenzione per i migranti, ndr), e alla luce delle sfide più grandi che affronta l'Australia, sono discutibili. La comunità internazionale è rimasta sconvolta dalle notizie sulle condizioni in cui vivono i richiedenti asilo in quei campi di detenzione. Punire ulteriormente un piccolo numero di persone giunte via mare, anche se non soddisfano i requisiti della definizione di 'rifugiato' è volutamente crudele e non-australiano. Si tradisce la tradizione, lo Stato e il carattere del Paese che siamo: orgogliosi di essere un Paese ricco di risorse con un grande cuore verso migranti e rifugiati".

Le misure contro i profughi sono crudeli e inutili
Esprimendo la posizione della Conferenza dei vescovi, la nota conclude: "Esorto tutti gli australiani a rifiutare queste misure crudeli e inutili. Dobbiamo costruire una società più giusta, umana ed efficace nel trattare con le complesse questioni dei richiedenti asilo e della protezione dei rifugiati. Infliggere dolore a un piccolo gruppo di persone che non ci hanno causato nessun danno non è degno di tutti gli australiani". (P.A.)

inizio pagina
Sito Radio Vaticana

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 312

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.