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Sommario del 09/07/2016

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa per i 200 anni dell'Argentina: sia difesa da ogni tipo di colonizzazione

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Papa Francesco ha indirizzato una Lettera al presidente dei vescovi argentini, mons. José Maria Arancedo, in occasione della celebrazione del Bicentenario dell’indipendenza del Paese. Un saluto ed un messaggio ai vescovi, alle autorità nazionali ed a tutto il popolo argentino Il servizio di Roberto Piermarini: 

“Celebriamo duecento anni di cammino di una Patria - scrive il Papa - che nei suoi desideri e aneliti di fratellanza si proietta al di là dei limiti del Paese: verso la Patria Grande quella che sognarono San Martín e Bolívar. Questa realtà ci unisce in una famiglia di ampi orizzonti e lealtà fraterna. Questa Patria Grande il Signore la custodisca, la renda più forte, più fraterna e la difenda da ogni tipo di colonizzazione”.

In occasione di questo anniversario il Papa dice di sentirsi vicino a coloro che più soffrono: "I malati, quelli che vivono nell’indigenza, i carcerati, coloro che si sentono soli, quelli che non hanno lavoro e patiscono ogni tipo di bisogno, coloro che sono o sono stati vittime della tratta, del traffico di esseri umani e dello sfruttamento di persone, i minori vittime di abuso e tanti giovani che soffrono che soffrono a causa della piaga della droga. Tutti costoro sopportano il grave peso di situazioni, molte volte al limite. Sono i figli più trafitti della patria".

"Sì, figli della patria. A scuola - ricorda il Papa - ci insegnavano a parlare della Madre Patria, ad amare la Madre Patria. In questo, precisamente, si radica il senso patriottico di appartenenza: nell’amore alla Madre Patria". Noi argentini usiamo un’espressione, azzardata e pittoresca allo stesso tempo, quando ci riferiamo a persone non scrupolose: “Questo è capace di vendere la propria madre”; però sappiamo e sentiamo profondamente nel cuore che la Madre, non la si vende, non la si può vendere … e neanche la Madre Patria".

“Sulla base di questi duecento anni, ci si chiede di continuare a camminare, a guardare avanti. Per riuscirci, penso – in modo speciale - osserva il Papa - agli anziani e ai giovani. Agli anziani, memoria storica, chiedo che, superando questa ‘cultura dello scarto che a livello mondiale ci viene imposta, abbiano il coraggio di sognare. Abbiamo bisogno dei loro sogni, fonte di ispirazione. Ai giovani chiedo di non mettere in pensione la loro esistenza nell’immobilismo burocratico nel quale vengono accantonate tante proposte, carenti di illusioni ed eroismo”. Per il Santo Padre, “solo se i nostri nonni hanno il coraggio di sognare e i nostri giovani di profetizzare grandi cose, la Patria potrà essere libera. Abbiamo bisogno di nonni sognatori che spingano e di giovani che – ispirati da quegli stessi sogni – corrano in avanti con la creatività della profezia”.

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Si è spento il card. Piovanelli. Francesco: ha amato tenacemente la Chiesa

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Si è spento nella notte il cardinale Silvano Piovanelli, arcivescovo di Firenze dal 1983 al 2001. Aveva 92 anni. Era ricoverato al Convitto ecclesiastico del capoluogo toscano. Il Papa ha appreso “con tristezza” la notizia della morte del porporato “dopo lunga infermità, vissuta con animo sereno e con fiducioso abbandono alla volontà del Signore” scrive in un telegramma all’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori. Francesco, che nei giorni scorsi aveva telefonato al cardinale Piovanelli per manifestargli il suo affetto e la sua vicinanza,  esprime ai familiari e all’intera comunità diocesana la sua “profonda partecipazione al loro dolore”. “Penso con affetto – sottolinea - a questo caro fratello nell’episcopato, che ha servito con gioia e sapienza il Vangelo e ha amato tenacemente la Chiesa, ricordandone con gratitudine l’intensa opera pastorale”.

Anche il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha espresso il suo cordoglio per la scomparsa del porporato affermando che è stato un "punto di riferimento nella fede e per la vita della città". Nato a Ronta di Mugello, figlio di un imbianchino e di una lavandaia, compagno di seminario di don Lorenzo Milani, Silvano Piovanelli viene stato ordinato sacerdote nel 1947. Il suo primo incarico pastorale, affidatogli dal Cardinale Elia dalla Costa, è stato quello di Vicario cooperatore di don Giulio Facibeni, il pievano di Rifredi, fondatore dell'opera della Divina Provvidenza "Madonnina del Grappa". La permanenza a Rifredi lo ha messo, giovanissimo sacerdote nei primi anni del dopoguerra, dinanzi ai gravi problemi di una vasta e complessa comunità parrocchiale, nella periferia industriale di Firenze, che si stava sviluppando e strutturando intorno a due grandi fabbriche. Nell'ottobre 1948, veniva chiamato a assumere un incarico che avrebbe segnato profondamente la sua vita di educatore e di pastore: a fianco di don Enrico Bartoletti, per dodici anni, come vice-Rettore del Seminario minore. Sono stati gli anni di Giorgio La Pira, di Nicola Pistelli, di don Raffaello Bensi, gli anni intensi e fecondi del pre-Concilio.

Dopo il trasferimento a Lucca di Mons. Bartoletti, nel 1960 è stato nominato preposto di Castelfiorentino, un grande centro dell'estrema periferia dell'Arcidiocesi, ai confini con Volterra e Siena, con una lunga tradizione di vigoroso impegno politico fortemente ideologizzato, dove, nell'immediato dopo-guerra, tensioni violente e un risorgente anticlericalismo avevano provocato lacerazioni profonde nel tessuto sociale e religioso. Proseguendo l'opera di recupero e di pacificazione iniziata dal suo predecessore, Mons. Giovanni Bianchi, che fu poi Vescovo di Pescia, ha gettato le basi per una rispettosa e feconda collaborazione. Soprattutto, però, ha sensibilizzato la comunità ecclesiale alla assunzione delle sue responsabilità. Nasceva così nell'Arcidiocesi il primo esperimento di conduzione pastorale comunitaria: il primo consiglio pastorale parrocchiale che si occupasse non solo di problemi pastorali specifici, ma anche di quelli amministrativi. Nel 1979, il Cardinale Giovanni Benelli, Arcivescovo di Firenze, lo chiamava nella Curia Arcidiocesana, affidandogli l'incarico di Pro-Vicario e poi di Vicario Generale. Il 28 maggio 1982 veniva eletto alla Chiesa titolare di Tubune di Mauritania e nominato nel contempo Vescovo Ausiliare. Già in precedenza era stato a fianco del Card. Benelli nelle visite pastorali: un'esperienza 'ripensata' e messa in atto con criteri radicalmente nuovi rispetto anche ad un recente passato, che si preoccupava soprattutto di riproporre un sforzo congiunto di evangelizzazione, promuovendo i laici e favorendo o recuperando la loro specifica missionarietà. La morte improvvisa del Cardinale Benelli, avvenuta nell'autunno 1982, lo ha portato ad assumere, praticamente, il governo pastorale dell'Arcidiocesi e il 18 marzo 1983 Giovanni Paolo II lo ha nominato Arcivescovo di Firenze. Giovanni Paolo II lo crea cardinale nel Concistoro del 25 maggio 1985, del Titolo di Santa Maria delle Grazie a Via Trionfale.

Con la morte del card. Piovanelli, il Collegio cardinalizio scende a 212 porporati, di cui 112 elettori e 100 non elettori. Ma riascoltiamo il cardinale Piovanelli in un’intervista rilasciata a Luca Collodi nel novembre scorso alla vigilia della visita di Papa Francesco a Firenze, in occasione del V Convegno nazionale della Chiesa italiana, in cui descriveva la realtà fiorentina: 

R. – Sicuramente, il laicismo si impone in qualche maniera. E quindi sicuramente, da un punto di vista numerico, abbiamo una diminuzione, però – e questo bisogna ricordarselo sempre – non è il numero che conta. Sappiamo bene che quello che conta è lo spirito. Se ci si ricorda dei primi cristiani nelle città, erano dei gruppetti, eppure brillavano in un modo tale da dar luce a tutti. Io spero che sia lo stesso anche oggi: non è una questione numerica, è una questione di spirito, l’accoglienza dello spirito, di impegno personale.

D. – Firenze è la città dell’Umanesimo, che ha unito il cielo e la terra, il divino e l’umano. Nell’esperienza cristiana, è ancora attuale questo periodo culturale?

R. – A me sembra che questo sia molto importante: la pienezza dell’umanesimo è nel cristianesimo. Perciò l’uomo "totale" – si direbbe – l’uomo perfetto, è il Signore Gesù: Lui è veramente l’ideale dell’uomo a cui bisogna guardare, a cui bisogna ispirarsi e dal quale bisogna farsi condurre ed entusiasmare. E allora, il cammino dell’uomo diventa realmente un cammino non soltanto di verità e di amore, ma anche di speranza e di donazione per gli altri.

Sulla figura del cardinale Piovanelli ascoltiamo una dichiarazione dell’arcivescovo di Firenze, il cardinale Giuseppe Betori, rilasciata a Radio Toscana: 

“Non possiamo dimenticare che il cardinale Piovanelli appartiene a quella costellazione di grandi figure sacerdotali che hanno caratterizzato il secolo XX della Chiesa fiorentina: la costellazione formata da Lorenzo Milani, Renzo Rossi, Danilo Cubattoli e tanti altri come loro. Davvero un grande dono per la Firenze del Novecento, che egli poi ha portato con sé in un’esperienza che si è travasata nel suo servizio come vescovo e arcivescovo di questa città. Da questo punto di vista, come arcivescovo, non possiamo dimenticare il suo Sinodo diocesano, che segna davvero una svolta dal punto di vista pastorale nella storia della Chiesa fiorentina, e le tante altre iniziative pastorali. Ma soprattutto – direi – la connotazione spirituale che egli ha saputo sempre dare alla sua presenza tra noi e che ha potuto quindi continuare a rifulgere in lui anche dopo la chiusura del suo servizio come pastore della Chiesa di Firenze per raggiunti limiti di età. Un uomo che davvero traeva dalle risorse spirituali della sua vita un alimento continuo per il suo rapporto con gli altri: con la società fiorentina, la società toscana, i fedeli e con i sacerdoti della diocesi. Tutto questo era continuamente alimentato da una profonda spiritualità. Da ultimo, mi piace dire che è stato un uomo grande di comunione nella Chiesa e nella società: sempre pronto a cercare i motivi di incontro, dialogo e relazione che aiutassero a vivere l’unità, a livello sia civile che ecclesiale, del popolo che gli era affidato. Siamo certi che il Signore lo accoglie nelle sue braccia, e che abbiamo già fin d’ora nel cielo un altro santo vescovo che intercede per noi”.

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Papa: distinzione netta tra chi gestisce beni Santa Sede e chi vigila

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Papa Francesco ha approvato un nuovo Motu Proprio in materia economico-finanziaria stabilendo una distinzione netta e inequivocabile tra chi gestisce direttamente i beni vaticani e chi vigila su questa attività di gestione. I particolari nel servizio di Sergio Centofanti

I beni temporali che la Chiesa possiede – scrive il Papa nel Motu Proprio - sono destinati a conseguire i suoi fini e cioè il culto divino, l’onesto sostentamento del clero, l’apostolato e le opere di carità, specialmente a servizio dei poveri. La Chiesa, di conseguenza, sente la responsabilità di porre la massima attenzione affinché l’amministrazione delle proprie risorse economiche sia sempre al servizio di tali fini”. E’ per questo motivo che “la Santa Sede presta un’attenzione particolare alla vigilanza sulla amministrazione del proprio patrimonio”.

Nel processo di riforma in questo campo, il Papa ha istituito nel febbraio 2014 tre nuovi organismi: il Consiglio per l’Economia, la Segreteria per l’Economia e l’Ufficio del Revisore Generale, i cui Statuti sono stati approvati ad experimentum “nella consapevolezza che il nuovo sistema si stava costruendo attraverso successive verifiche”.

In questo lasso di tempo – spiega Francesco – è stata evidenziata la “necessità di delineare meglio i rispettivi ambiti di attività tra la Segreteria per l’Economia e l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, il loro modo di procedere ed il reciproco coordinamento”. Per questo si ribadisce “la direttiva fondamentale che è necessario separare in maniera netta e inequivocabile la gestione diretta del patrimonio dal controllo e vigilanza sull’attività di gestione. A tale scopo, è della massima importanza che gli organismi di vigilanza siano separati da quelli vigilati. Segue, come prima regola, la summa divisio”, cioè la massima divisione, “delle competenze”: così, all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica compete l’amministrazione dei beni e la gestione finanziaria e alla Segreteria per l’Economia il controllo e la vigilanza sull’attività di amministrazione e gestione.

Il Motu Proprio, tra le altre cose, abolisce l’articolo 17 dello Statuto della Segreteria per l’Economia, in cui si affermava che questa “fornisce i servizi amministrativi e tecnici necessari per l’attività ordinaria dei dicasteri della Santa Sede”.

Per l’attuazione di quanto stabilito, il Papa confida nella reciproca collaborazione dei superiori dei due Dicasteri interessati. “Eventuali questioni che dovessero sorgere - afferma - saranno sottoposte alle decisioni” di un suo delegato, il cardinale Velasio De Paolis, presidente emerito della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede, affiancato da collaboratori.

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P. Majewski: a Cracovia Gmg torna a casa, grande attesa per Francesco

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Mancano ormai poco più di due settimane all’inizio della Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. Giovani di tutto il mondo si stanno preparando per vivere una grande esperienza di fede con Papa Francesco nella terra di San Giovanni Paolo II. Grande è anche l’attesa della Chiesa e della società polacca che per la prima volta riceve la visita del Pontefice argentino. Sui giovani, la Polonia di Karol Wojtyla, su Francesco e il Giubileo della Misericordia e ancora sull’impegno della nostra emittente per raccontare al mondo la Gmg di Cracovia, Alessandro Gisotti ha intervistato padre Andrzej Majewski, direttore dei programmi della Radio Vaticana: 

R. – La Gmg "torna a casa". Saremo a casa sempre di più perché saremo a Cracovia nella città di Karol Wojtyla, nella città della Misericordia legata ai Santi come suor Faustina Kowalska e poi tanti altri, ad esempio Albert Chmielowski. Qui a Cracovia nel 2002 Giovanni Paolo II ha pronunciato le famose parole, alludendo un po’ alle parole del Diario di suor Faustina, cioè che "da qui deve uscire la scintilla che preparerà il mondo all’ultima venuta di Cristo". Giovanni Paolo II puntava sul fatto che i giovani sono "il futuro della Chiesa" e Papa Francesco dice che i giovani sono il "presente della Chiesa", sono la Chiesa d’oggi. Per noi polacchi è certamente l’avvenimento per eccellenza. La Gmg torna in Polonia dopo 25 anni, torna in una Polonia radicalmente cambiata con tante nuove possibilità, ma anche con tanti nuovi problemi. Poi la Gmg in Polonia dà l’opportunità a tanti i giovani dell’Est europeo di riconoscersi nella grande famiglia della Chiesa. Non possiamo dimenticare che la Giornata mondiale dei giovani è un evento di fede e non semplicemente incontro di coetanei. I giovani lo capiscono perfettamente. Questa dimensione religiosa che va aldilà di un semplice stare insieme, sarà la cosa più caratteristica dell’imminente incontro a Cracovia.

D. - Papa Francesco, come già Giovanni Paolo II, è molto esigente quando parla ai giovani. Eppure sono due figure molto ascoltate dalla gioventù e, a dire il vero, non solo dalla gioventù cattolica. Perché secondo lei?

R. - Giovanni Paolo II non ha mai cercato di "comprarsi" i giovani; li invitava ad andare controcorrente e loro capivano molto bene cosa intendeva dire il Papa. Proprio in Polonia, Giovanni Paolo II ha ripetuto varie volte le parole che, almeno per la mia generazione, sono importanti e molti di noi portano eco di queste parole nel proprio cuore. Giovanni Paolo II diceva: “Dovete esigere da voi stessi, anche se gli altri non esigessero da voi”. Penso che i giovani hanno questa nostalgia di fare le cose grandi, cose che hanno un costo. Francesco va sulla stessa scia, non ha paura di dire  parole a volte dure ed impegnative certo, forse molte volte diverse da quelle che diceva Giovanni Paolo II perché pronunciate in un altro tempo, in un altro contesto. Per esempio Francesco si appella ai giovani perché si prendano cura dei deboli, delle persone scartate, impegnandosi ad andare verso le periferie. Ma in fin dei conti invita alle cose che non si ottengono facilmente, che hanno il loro prezzo, che costano. Il prezzo è quello di abbandonare le nostre posizioni sicure in cui ci siamo ben protetti. È un invito a rischiare ed avviarsi un po’ come Abramo verso l’ignoto.

D. - Cosa potrà dare ai giovani di tutto il mondo una Giornata Mondiale della Gioventù nel Giubileo della Misericordia proprio nella città dove la misericordia con Santa Faustina e poi con San Karol Woytjla si è manifestata con così grande forza?

R. - La presenza spirituale sia di suor Faustina che di Giovanni Paolo II saranno messe molto in risalto fin dall’inizio in questo grande evento. Prima dell’arrivo di Papa Francesco, martedì 26 luglio, cioè un giorno prima, l’arcivescovo di Cracovia, il card. Dziwisz, che per tanti anni è stato il segretario particolare di Papa Wojtyla, presiederà la Messa di apertura della Gmg utilizzando il formulario della Messa in memoria del Santo papa polacco. Tutta questa celebrazione sarà concentrata sul messaggio di misericordia che ci hanno trasmesso Giovanni Paolo II e suor Faustina. Un po’ come durante le Olimpiadi, sull’altare verrà portata la scintilla di Misericordia che accompagnerà tutte le celebrazioni della Giornata. Questa scintilla di misericordia verrà portata in una staffetta che partirà dal Santuario della Divina Misericordia, dove si trovano anche le reliquie di suor Faustina, e passerà poi per tutti i luoghi significativi della vita del card. Wojtyla a Cracovia. Non possiamo dimenticare che la Gmg a Cracovia ha luogo nell’Anno Santo della Misericordia, il Giubileo dei giovani di quest’anno. In altre parole non ci sarà un altro evento giubilare dedicato ai giovani a Roma. Questo vuol dire che i giovani di tutto il mondo riceveranno, possono ricevere tutti i frutti spirituali legati all’Anno Santo, partecipando agli eventi giubilari a Cracovia nella città dei grandi santi di Misericordia.

D. - Come polacco, come guarda a questa Gmg di Cracovia? Quali frutti secondo lei potrà dare ai giovani del suo Paese ma poi a tutta la società polacca?

R. - Ogni visita di un Papa in Polonia ha portato qualcosa di specifico. Non solo l’elemento di festa, ma anche una certa riflessione, un certo approfondimento di vita delle persone e noi tutti come nazione. La prima visita di Giovanni Paolo II nel 1979 era la prima visita di un Papa in Polonia. Ha avuto luogo quando il Paese era ancora sotto il regime comunista ed ha fatto si che i polacchi riacquistassero la fiducia in sé. Poi mi ricordo del 1983, quando c’era ancora la legge marziale, Solidarnosc era illegale, il Papa ci ha parlato della speranza. Nel 1991 in Polonia, appena liberata dal giogo del sistema oppressivo, il Papa ha portato le parole di ammonizione, cioè stare attenti anche con la libertà appena acquistata e non sprecarla. Poi la visita di Papa Benedetto ha portato parole importanti, anche dure per noi preti. Ci ha ammoniti di stare vicini alla gente in quanto vere guide spirituali e non solo bravi organizzatori. Questa visita di Papa Francesco sarà speciale. Noi abbiamo bisogno di tanti gesti concreti di misericordia, cominciando dal perdono delle offese, delle colpe: la Polonia di oggi è divisa. La Chiesa cerca di curare le ferite, di ricucire il tessuto sociale, ma questo è molto difficile. Questa visita avviene in coincidenza con il 1050.mo anniversario del Battesimo della Polonia. Quando il Paese celebrava il Millennio del cristianesimo, nel 1966, i comunisti non hanno permesso che venisse Papa Paolo VI a questa celebrazione. Ora, 50 anni dopo viene il Papa, non più il Papa polacco ma il Papa argentino a celebrare con noi l’anniversario del Battesimo. Poi, la sua visita al campo nazista di Auschwitz e Birkenau: tutti i Papi che si recano in Polonia volevano andarci per non far dimenticare al mondo quanto male può portare l’ideologia che disprezza Dio e l’uomo.

D. - Questa Gmg sarà ovviamente anche una grande sfida per la comunicazione, una Gmg molto social, ancora di più della Gmg di Rio. La Radio Vaticana come si sta preparando a questo evento?

R. - Certo, stiamo parlando della Giornata dei giovani che si servono di un altro linguaggio alla quale la Radio Vaticana non può mancare. Naturalmente, come sempre, accompagneremo il Papa in tutti i momenti significativi di questo viaggio, cominciando dalla cerimonia di benvenuto. Il giorno pima trasmetteremo la Messa di inaugurazione della Giornata dei giovani che sarà celebrata dal card. Dziwisz. Poi saremo ovunque! Ci sarà il Papa a Czestochowa, ad Auschwitz-Birkenau, poi naturalmente punteremo sugli eventi della Gmg. Faremo le trasmissioni con le radiocronache in diverse lingue. Prima della partenza del Papa, a Cracovia si recheranno i nostri inviati per incontrare la gente, parlare di come la Polonia si sta preparando a questo grande evento. Siamo in contatto continuo con gli organizzatori. Insomma, non perdiamo tempo anche se in Europa è tempo di vacanze!

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Francesco nomina mons. Coppola nunzio in Messico

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Papa Francesco ha nominato Nunzio Apostolico in Messico mons. Franco Coppola, Arcivescovo titolare di Vinda, finora Nunzio Apostolico nella Repubblica Centrafricana e in Ciad.

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Udienze e nomine di Papa Francesco

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Francesco ha ricevuto in udienza il cardinale  Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Il Papa ha nominato Nunzio Apostolico in Cabo Verde mons. Michael W. Banach, arcivescovo titolare di Memfi, Nunzio Apostolico in Senegal e Delegato Apostolico in Mauritania.

Il Santo Padre ha nominato Membri Ordinari della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali gli Illustrissimi: Prof. Gregory M. Reichberg, Direttore della Research School University di Oslo (Norvrgia), e Prof.ssa Ana Marta González, Docente di Filosofia Morale presso l’Università di Navarra, Pamplona (Spagna)

Il Papa ha nominato il cardinale José Saraiva Martins, C.M.F., Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, Suo Inviato Speciale a presiedere il XXIV Congresso Mariologico Mariano Internazionale, che avrà luogo a Fatima (Portogallo) dal 6 all’11 settembre 2016.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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Per una distinzione netta tra controllo e amministrazione: motu proprio sulle competenze in materia economico-finanziaria.

Con il coraggio del sogno e la creatività della profezia: lettera del Papa per il bicentenario dell'indipendenza della Repubblica Argentina.

Il cordoglio del Pontefice per la morte del cardinale Silvano Piovanelli.

In prima pagina, alla vigilia della festa di San Benedetto, un editoriale di Ferdinando Cancelli dal titolo "Oblazione".

I fantasmi di Dallas e la scommessa persa di Barack Obama: Luca M. Possati sulle radici della strage in Texas.

A mani nude e a piedi scalzi: Bruno Secondini sulle opere in italiano corrente di santa Maria Maddalena de' Pazzi.

Restauri dimenticati e inediti: Fabrizio Bisconti sulla figura di Benedetto da Norcia nelle catacombe di sant'Ermete.

Quante omelia in Shakespeare: Silvia Guidi riguardo al Bardo e alla misericordia su "La Civiltà Cattolica".

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Oggi in Primo Piano



Sud Sudan. A 5 anni dall'indipendenza continuano gli scontri

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Oggi si celebrano i 5 anni di indipendenza del Sud Sudan che proprio il 9 luglio 2011 si staccò dal Sudan, dopo anni di tensioni e violenti scontri. Il Paese, il più giovane Stato del mondo, tra dicembre 2013 e aprile 2016 vive una cruenta guerra civile per gli scontri tra il Presidente Salva Kiir e l’ex vice Presidente Riek Macher. Oltre 50 mila i morti, 2 milioni gli sfollati. Nonostante l’accordo di pace stilato ad aprile di quest’anno, tra le due fazioni però le violenze non sono finite del tutto. Proprio ieri nella captale Juba decine di persone sono morte per scontri all’esterno dal palazzo presidenziale. Gioia Tagliente ha raggiunto telefonicamente in Suid Sudan l’arcivescovo cattolico di Juba, mons. Paulino Lukudo Loro: 

R. –Today is the fifth…
Oggi si celebrano i cinque anni di indipendenza del Sud Sudan. Ma a causa della difficile situazione nel mondo e nel nostro Paese, penso che il Presidente abbia deciso di non fare oggi grandi celebrazioni. Ci saranno sì delle celebrazioni e ci sarà un messaggio per l’occasione, ma non eventi grandiosi come negli anni passati. Questa è la situazione.

D. – Perché non ci sarà una grande celebrazione oggi?

R. – The situation is not very good…
Il momento non è molto buono: c’è molta povertà nel Paese e le persone soffrono per la fame. Penso che la situazione economica non è buona e che molte persone non siano “preparate” ad essere felici per questa occasione. Credo, quindi, che sia stata una saggia decisione quella di commemorare la giornata, ma senza le solite celebrazioni delle grandi occasioni.

D. – Qual è la situazione umanitaria a Juba e più in generale in Sud Sudan oggi?

R. – Humanitarian situation indeed is not very good…
La situazione umanitaria non è davvero buona. Le persone infatti non sono molto felici, a causa della situazione alimentare. L’assistenza, i beni primari hanno costi molto alti e i prezzi al mercato sono altissimi e molti poveri non possono permetterseli. La situazione umanitaria credo non sia altrettanto facile e l’aiuto dall’estero non arriva con facilità. Quindi stiamo vivendo un momento di sofferenza nel Paese.

D. – Qual è il ruolo della Chiesa in questo contesto?

R. -  The Church is there…
La Chiesa è lì, con il suo Consiglio delle Chiese e con la nostra Chiesa cattolica. Però ci troviamo nella stessa posizione, perché non riceviamo nessun aiuto speciale in questo momento. Quindi siamo tutti uniti insieme alla società, in questa fase particolare.

D. – Avete aiuto dalle organizzazioni locali o internazionali?

R. – Well, you know that…
Beh, come sapete noi abbiamo lavorato e lottato per la pace nel Paese per più di 20 mesi  e abbiamo vissuto, dunque, per così dire, in uno stato di combattimento; così molti di quelli che ci hanno sostenuto si sono scoraggiati e ora non sanno come aiutarci. E lo stesso è accaduto alla Chiesa. Naturalmente siamo sostenuti dalle altre Chiese, ma la situazione nel mondo è a sua volta molto difficile, per tutti. Ci sono così tante persone da aiutare! Penso, quindi, che noi facciamo parte di quella società in cui l’aiuto non arriva molto facilmente.

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Vertice di Varsavia: missione Nato in Afghanistan oltre il 2016

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La missione della Nato in Afghanistan proseguirà oltre il 2016, Lo ha reso noto il segretario generale dell'Alleanza Atlantica Jens Stoltenberg che ieri, aprendo il vertice della Nato a Varsavia, ha anche annunciato il dispiegamento di battaglioni in Polonia e nei Paesi baltici. Il servizio di Amedeo Lomonaco: 

Il potenziamento della Nato nell’Europa dell’Est, sigillato dall’accordo per il dispiegamento di 4 battaglioni in Polonia e nei Paesi baltici, è un punto di svolta della strategia dell’Alleanza Atlantica. Una mossa che si inserisce in uno scacchiere, complicato dal conflitto in Ucraina, dove resta cruciale – ha detto il segretario generale della Nato Stoltenberg – il ruolo della Russia per la sicurezza europea. Mosca – ha aggiunto – “non deve e non può essere isolata”, si deve promuovere “un dialogo costruttivo”. E’ stato raggiunto un accordo storico, ma non si compie – si è ribadito durante il vertice - un passo indietro nella storia:

“We do not want a new Cold War
Non vogliamo - ha detto Stoltenberg - una nuova guerra fredda, la guerra fredda è storia e deve rimanere storia".

Riferendosi all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, Stoltenberg ha detto inoltre che “la Brexit cambierà le relazioni tra il Regno Unito e l'Unione europea”, ma non “la posizione della Gran Bretagna nella Nato”. Nella dichiarazione comune, firmata a Varsavia dal segretario generale dell'Alleanza Atlantica e dai presidenti del Consiglio e della Commissione europea, si sottolinea infine che “è una priorità strategica” la cooperazione tra Nato e Unione Europea.

Sul summit della Nato, il primo post Brexit e l’ultimo con Barack Obama Presidente degli Stati Uniti, Amedeo Lomonaco ha intervistato Dario Fabbri, analista della rivista di geopolitica “Limes”:  

R. – Sta emergendo lo scenario di una Nato che sembra aver ritrovato, almeno formalmente, la sua ragion d’essere: quella di porsi come contraltare alla Russia, quindi la ragion d’essere storica di una Alleanza Atlantica, che aveva perso dopo la fine della Guerra Fredda la sua ragione di vita e che adesso - in seguito agli eventi del 2014, la rivoluzione ucraina e l’annessione della Crimea da parte della Russia, prova a rilanciarsi. Ed è questa la scommessa di fatto a cui stiamo assistendo in questi giorni.

D. – E’ stato anche annunciato che la missione della Nato proseguirà in Afghanistan oltre il 2016. E' stato ricordato che le nazioni guida, che contribuiscono a questa missione, sono Germania, Italia e Turchia. …

R. – Era di fatto inevitabile ed era già nell’aria da alcuni mesi. Non avrebbe avuto senso di fatto abbandonare l’Afghanistan dopo il 2016 o anche ridurre il numero di effettivi: ad esempio gli Stati Uniti manterranno gli stessi effettivi che hanno al momento, nonostante i piani parlassero di una riduzione. La ragione non è soltanto e soprattutto legata ai talebani, che comunque avanzano verso Kabul, quando – da parte americana – l’intenzione di mantenere una testa di ponte in Asia Centrale, soprattutto in funzione anti-cinese e anti-russa.

D. – Ieri, aprendo il Vertice, il segretario generale della Nato ha annunciato che verrà potenziata la presenza militare dell’Alleanza Atlantica nell’Europa dell’Est. Ha anche ribadito che è cruciale il dialogo con la Russia…

R. – Il dialogo è cruciale, perché – come dicevamo – la Nato sta cercando di rilanciarsi: di fatto è stata una Alleanza militare in cerca d’autore e l’autore sembra averlo trovato nuovamente negli Stati Uniti e l’obiettivo nella Russia. Ma in questa fase nessuno vuole la guerra: la Nato non vuole la guerra con la Russia e meno che mai Mosca vuole la guerra con la Nato. Quindi, al di là dei movimenti ai confini fra i due schieramenti che si registrano e che si sono registrati in questi mesi, l’obiettivo è anche parlare con Mosca e allo stesso tempo, però, garantire una certa sicurezza, una certa tranquillità ai Paesi dell’ex-blocco orientale: quindi Paesi Baltici, Polonia, Romania anzitutto, che temono il revanscismo russo.

D. – Un altro scenario al centro dei lavori al Vertice di Varsavia è quello complesso dell’Ucraina, scossa dalla guerra…

R. – L’Ucraina rimane una sorta di punto congelato. Per il momento le cose rimarranno così: anche nei prossimi anni, e di certo nei prossimi mesi, l’Ucraina resterà un conflitto congelato, con la Crimea che resterà certamente - anche nei prossimi anni, se non per sempre – in mani russe e con l’Ucraina che, almeno in questa fase, non entrerà e nemmeno le sarà proposto di entrare nella Nato. 

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Test missilistico nord-coreano. Intesa Usa-Sud Corea per uno scudo

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La Corea del Nord ha effettuato questa mattina un nuovo test balistico che ha violato ancora una volta le risoluzioni votate dall’Onu. Il lancio di un missile da un sottomarino di Pyongyang è solo l’ultimo di una serie condotti dallo scorso aprile, e arriva all’indomani dell’intesa tra Washington e Seul per il dispiegamento in Corea del Sud di un sistema di difesa missilistico. Il servizio di Marco Guerra

A riferire del nuovo test missilistico di Pyongyang è una nota della Difesa sudcoreana, secondo cui "il lancio non ha avuto successo".  La ricostruzione delle fonti militari di Seul afferma che il missile è stato lanciato da un sottomarino di classe Sinpo ed è poi esploso a circa 10 chilometri di altitudine. Anche il test effettuato il 23 aprile scorso era fallito. Tuttavia, crescono i timori per la capacità di lancio da un sottomarino, il che aumenterebbe ulteriormente la gittata delle armi nucleari del regime nordcoreano. Solo ieri infatti Washington e Seul hanno raggiunto un’intesa per il dispiegamento in Corea del Sud di un sistema di difesa contro i missili balistici, con l‘intento dichiarato di garantire la sicurezza di fronte alle minacce del Nord. Forte preoccupazione per l’iniziativa statunitense è stata espressa dalla Cina che ha parlato di un atto “grave per la sua sicurezza”. Critiche anche da Mosca, secondo cui lo scudo missilistico “mina l'equilibrio della regione”. Su queste nuove tensioni abbiamo raccolto l’analisi dell’esperto di studi strategici, il generale Carlo Jean:

R. – Ci sono delle tensioni e dei negoziati piuttosto tesi, nei quali, per far valere le sue ragioni, la Corea del Nord ogni tanto rilancia. Il suo rilancio provoca una risposta uguale o maggiore da parte degli Stati Uniti; e la Cina e la Russia, che temono che la situazione possa precipitare, tutto sommato si danno da fare per tranquillizzare la situazione.

D. – Perché viene sottolineato che il lancio è stato effettuato da un sottomarino? È così rischioso il fatto che dei sottomarini siano utilizzati per questi test?

R. – La Corea del Nord ha dei sottomarini che sono seguiti dalla marina americana, anche perché sono parecchio rumorosi. Inoltre, i missili lanciati dai sottomarini sono tutt’altro che affidabili; infatti, generalmente, fanno dei flop e non riescono: i test dei missili da sottomarini lasciano molto, molto a desiderare. Inoltre, la vera dissuasione nei confronti della Corea del Nord è data dalla sua vulnerabilità nei confronti degli Stati Uniti e dei loro alleati - sostanzialmente il Giappone e la Corea del Sud - che sono estremamente più potenti della Corea del Nord.

D. – In risposta alle continue violazioni, Stati Uniti e Corea del Sud hanno imposto nuove sanzioni al leader Kim Jong-un e hanno annunciato un sistema missilistico di difesa: dobbiamo aspettarci un intensificarsi delle tensioni nell’area?

R. – Le tensioni sono sempre state forti. La novità di queste sanzioni è il fatto che queste sono per i diritti umani, per le centinaia di migliaia di persone che sono in carcere nella Corea del Nord, e non sono invece sanzioni per la violazione del Trattato di Non Proliferazione, come lo erano quelle precedenti. E queste sanzioni comportano poi anche lo schieramento di missili terminali Thaad, efficaci contromissili di una gittata di circa 200 km con un’altezza di traiettoria di 150 km, per la protezione del territorio della Corea del Sud. Su questi missili sembra si sia giunti ad un accordo tra Corea del Sud e Stati Uniti.

D. – Sono intervenute anche Mosca e Cina criticando le nuove iniziative di Seoul e Washington: quali sono gli equilibri nell’area e gli interessi delle maggiori potenze?

R. – Gli equilibri nell’area sono essenzialmente quelli tra Cina e Stati Uniti. Questi ultimi sono estremamente oscillanti: certe volte tendono verso una certa stabilità, mentre altre verso una tensione tra i due grandi Paesi, soprattutto per il Mare Cinese Meridionale. Inoltre la Cina ha espresso spesso preoccupazioni sullo schieramento di sistemi antimissili sia in Corea del Sud che in Giappone, perché questo mette in discussione  la sua capacità di deterrenza molto completa, in quanto la Cina deve al tempo stesso fronteggiare la capacità di deterrenza dell’India, la Russia e degli Stati Uniti.

D. – Tuttavia, la Cina rimane il garante della Corea del Nord…

R. – Sicuramente l’unico Stato che può intervenire efficacemente sulla Corea del Nord, con forti pressioni economiche, politiche, ideologiche e così via, è la Cina; e in particolare con rifornimenti di viveri e di carburanti. La Cina però teme che una forte pressione sulla Corea del Nord mandi all’aria l’attuale potere del Partito comunista della famiglia Kim Jong. La crisi del regime della Corea del Nord provocherebbe centinaia di migliaia di rifugiati verso la Cina. Inoltre, bisogna considerare che una Corea del Nord in crisi verrebbe assorbita necessariamente dalla Corea del Sud. E questo vorrebbe dire che un alleato degli Stati Uniti entrerebbe in contatto con i confini della Cina.

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Domani i funerali di Emmanuel: la gente si mobilita per Chinyery

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Si terranno domani alle18.00, nel Duomo di Fermo, i funerali di Emmanuel Chidi Namdi, il profugo nigeriano di 36 anni ucciso, secondo le ultime notizie emerse, con un solo pugno da Amedeo Mancini, un ultrà di destra del posto. Le esequie saranno celebrate dall'arcivescovo mons. Luigi Conti insieme a don Vinicio Albanesi, responsabile della Fondazione Caritas in Veritate che ospitava Emmanuel. A Fermo sarà lutto cittadino martedì 12 luglio, giorno in cui sono previste diverse manifestazioni promosse dall’associazionismo locale e regionale in memoria della vittima. Forte la solidarietà espressa in diversi modi da tanti cittadini. Ma come si vive in queste ore nella città marchigiana? Adriana Masotti lo ha chiesto al giornalista Daniele Iacopini dell’Agenzia Redattore Sociale di Fermo che segue da vicino la vicenda: 

R. – Ovviamente c’è molto interesse in città sugli eventi che hanno portato alla morte di Emmanuel; ovviamente in queste ore a farla da padrone sono le risultanze dell’ autopsia, che hanno confermato che Emmanuel è morto in seguito ad un pugno e quindi alle percosse ricevute e alla successiva caduta; ovviamente in questo momento sono le difese - da una parte dell’assalitore Amedeo Mancini, dall’altra del legale di Emmanuel – che si stanno confrontando. Ma quello che ovviamente rimane e che ha lasciato esterrefatta un’intera città, sono i due capisaldi: da una parte le offese razziste, che hanno fatto scattare la reazione di Emmanuel e quindi poi – purtroppo – la sua morte; e dall’altra il fatto che questo sia avvenuto per mano di un giovane locale.

D. – L’Agenzia per la quale tu lavori sta dando conto di una grande mobilitazione, di una grande partecipazione al dolore e di una condanna della violenza da parte di persone di tutta la diocesi e anche di altre parti d’ Italia, al di là di qualche dichiarazione infelice… E’ così?

R. – Sì! Devo dire che proprio in queste ore, ma fin da ieri, tante – tantissime! – sono state le telefonate, le e-mail giunge da parte di ogni angolo del Paese di persone che, in maniera spontanea, si sono messe a disposizione e hanno fatto sentire semplicemente la loro voce, la loro vicinanza; oppure c’è chi ha offerto di far partire sottoscrizioni per raccogliere fondi, chi si è offerto di partecipare alle spese per i funerali, chi ha proposto addirittura case – magari vivendo in località amene – per accogliere Chinyery, la compagna di Emmanuel, per farle passare qualche momento di spensieratezza. C’è anche una petizione online, partita per chiedere che alla donna venga concessa la cittadinanza italiana, che a ieri aveva già raccolto oltre 25 mila adesioni. Quindi una partecipazione popolare che testimonia che, al di là delle polemiche e al di là di tutto, c’è un cuore che batte ancora in questo Paese che è pronto, in qualche maniera, ad attivarsi quando accadono eventi di questo tipo.

D. – E poi l’Università di Ancona sosterrà le spese perché Chinyery possa continuare a studiare: lei sogna di diventare medico…

R. – Lei aveva intrapreso nel suo Paese di origine gli studi di medicina ovviamente interrotti per le tragedie che caratterizzavano quel Paese e che hanno, in qualche maniera, coinvolto pesantemente la sua famiglia e quella di Emmanuel. Una volta arrivata qui, aveva sempre manifestato questa volontà e l’Università di Ancona, spontaneamente, ha dato la sua disponibilità a far sì che la ragazza possa iscriversi e continuare i suoi studi. Contestualmente anche l’Università di Perugia ha dato la disponibilità all’iscrizione ad un corso di italiano, in modo da poter consentire alla ragazza di acquisire anche la necessaria padronanza della lingua.

D. – Domani ci saranno i funerali di Emmanuel; martedì 12 una manifestazione dell’associazionismo a Fermo …

R. – Sì, martedì dapprima un Consiglio comunale e un Consiglio regionale congiunti; poi la sera una grande manifestazione sociale in piazza, alle ore 21.00, con un concerto finale. Un’ iniziativa che parte dalla Comunità di Capodarco e dai sindacati, ma che ha raccolto l’adesione di tantissime realtà associative: tutte impegnate a dimostrare che Fermo non è rappresentata da un giovane che si è reso protagonista di questo gesto assolutamente efferato e sconsiderato, ma che è ben altro.

D. – Qual è il clima che c’è oggi tra gli ospiti della Fondazione Caritas in Veritate di Fermo?

R. – E’ un clima ovviamente di grande dolore; è un clima di scarsa comprensione di ciò che è accaduto. Però devo anche dire di grande compostezza e chi si aspettava reazioni inconsulte, chi si aspettava reazioni di pancia a quello che è successo, da questo punto di vista è rimasto piacevolmente sorpreso dalla maturità dimostrata: e questo penso che sia un clima su cui si può costruire veramente qualcosa di positivo.

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Emergenza caldo: campagna di Sant'Egidio in aiuto degli anziani

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“Aiuta il tuo vicino”. È questo lo slogan, di fronte all’emergenza caldo, con cui la Comunità di Sant'Egidio lancia un appello rivolto alle autorità e ai cittadini perché si intensifichino le iniziative a tutela degli anziani, con atti di solidarietà e segnalando tempestivamente le situazioni di criticità. La Comunità sarà presente con migliaia di volontari in oltre 20 città italiane per garantire visite ed interventi d’urgenza. Marina Tomarro ha intervistato Chiara Inzerilli, responsabile del programma “Viva gli anziani” per la Comunità di Sant’Egidio: 

R. – Il messaggio è semplice: vogliamo mettere in evidenza il fatto che tutti noi abbiamo degli anziani in famiglia o dei vicini anziani o dei conoscenti che in questo periodo potrebbero trovarsi in difficoltà a causa del grande caldo e della solitudine che aumenta nel periodo estivo. Quindi la Comunità di Sant’Egidio rivolge un invito a tutti i cittadini, alle associazioni, alle istituzioni, ma è anche un invito personale ad ogni di noi, ad occuparsi del proprio vicino anche in modo semplice bussando alla porta, cercando di accertarsi che non ci siano problemi e ricordandosi che una persona che si vede spesso e che quel giorno non ha aperto la porta, può aver avuto un problema. È un invito alla responsabilità e alla solidarietà, in particolare in quest’anno dedicato alla misericordia.

D. - La vostra iniziativa abbraccia tutta l’Italia, dal nord al sud. Ma qual è la situazione degli anziani in questo momento?

R. - Gli anziani in Italia sono una realtà consistente. Il nostro è il secondo Paese al mondo per longevità. Questo a fronte di un sistema ancora traballante dal punto di vista del welfare e la protezione delle persone con fragilità. Quindi questo ci allarma e ci chiama tutti ad una maggiore responsabilità, a pensare anche a servizi modi di agire collettivi nuovi che possano proteggere tutti, perché è la garanzia anche per tutti noi essere aiutati in futuro oltre che nel presente.

D. – Quali sono le maggiori difficoltà che hanno?

R. - Il problema che è emerso in questi ultimi anni, è soprattutto quello dell’isolamento sociale, una condizione nuova delle nostre città e che rappresenta una tragedia perché porta persone che avevano una vita attiva al di fuori dei circuiti della vita. Questo è rilevante anche dal punto di vista della salute, perché questo isolamento sociale alla fine provoca più morti dello stesso fumo e dei fattori di rischio più riconosciuti. È una dimensione nuova che non coinvolge solo gli anziani ma è appunto un po’ un male per la nostra società. Ad esempio coinvolge anche le famiglie formate da una sola persona, le mamme sole con figli, i giovani da soli. Chiunque si trova a vivere in una scarsità di rapporti umani va incontro a maggiori rischi per la sua salute e per la sua possibilità di vita.

D. - Cosa si potrebbe fare di più per loro?

R. - La nostra proposta è quella di aiutare tutti, come la Comunità di Sant’Egidio già cerca di fare ovunque si trovi, sia qui a Roma che in Italia o in altre parti del mondo. Quindi essere solidali con questa generazione e da parte della istituzioni sarebbe opportuno creare dei sistemi di protezione come ad esempio quello che noi sperimentiamo a Roma da ormai 12 anni, il programma “Viva gli anziani”, un’iniziativa sostenibile a bassissimi costi che protegge un numero elevato di anziani – oltre cinquemila qui a Roma – e questo permette un controllo delle situazioni più gravi e anche la prevenzione di tante situazioni di isolamento e anche la prevenzione del ricorso all’istituto o all’ospedale quando non ce n’è bisogno, quando il problema riguarda solo la solitudine. Questo sistema di protezione – ci sentiamo di dire – potrebbe essere incrementato o allargato per permettere di arrivare lì dove non arrivano i servizi tradizionali. Bisogna pensare a sistemi di protezione a copertura universale che siano leggeri e poco costosi per la società ma che coinvolgano un po’ tutti. In questo servizio coinvolgiamo, oltre i nostri operatori, un largo giro di persone che hanno dato una disponibilità massima come i vicini di casa, i commercianti che lavorano già molto in questo settore. Tutte persone che sono già intorno agli anziani o che vivono accanto agli anziani e che sono pronti a fare anche un piccolo gesto in più, a segnalarci le situazioni di difficoltà, ad andare a bussare alla porta quando non si hanno notizie di una persona. Queste piccole cose che poi in realtà non sono piccole perché poi salvano a vita di tante persone. 

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Torna a casa il Codex Purpureus Rossanensis, antico Evangelario

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Il Codex Purpureus Rossanensis, un antichissimo Evangelario riconosciuto nel 2015 dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità, dopo i lavori di restauro durati quattro anni, torna nella città di Rossano, in Calabria. Affidato nel 2012 all’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio archivistico e librario del Ministero dei Beni Culturali, affinché venissero eseguite approfondite analisi biologiche, chimiche, fisiche, tecnologiche e tutte le necessarie cure per il suo restauro e la sua conservazione, il lavoro ha fornito significative risposte sulla storia e sull’esecuzione del volume, oltre a dettare importanti indicazioni generali sulla fattura e lettura dei codici di analoga provenienza e periodo storico. Michele Ungolo ha sentito la responsabile delle comunicazioni per il restauro del manoscritto, Rosi Fontana

D. – Il Codice Purpureo è un manoscritto di inestimabile valore. A quale epoca risale?

R. – Risale al V-VI secolo. Fa piacere ricordare che nel 2015 – quindi lo scorso anno – è stato inserito nella Lista Unesco fra i patrimoni dell’umanità.

D. – Quali testimonianze sono racchiuse in questo Evangelario?

R. – Contiene l’intero Vangelo di Matteo e parte del Vangelo di Marco; mentre sono interamente perduti i Vangeli di Luca e di Giovanni. Contiene 13 miniature sulla vita di Cristo; una miniatura dei quattro Evangelisti; e una parte della Lettera di Eusebio a Carpiano, racchiusa in una decorazione aurea.

D. – Quali sono stati i risultati ottenuti dalle indagini da parte dei restauratori e quali, invece, le nuove scoperte?

R. – Quasi tutte le miniature hanno subito dei danni irreversibili, poiché dal 1917 fino al 1920 il Codice fu oggetto di un restauro realizzato da Nestore Leoni, un miniaturista molto quotato in quegli anni: Nestore Leoni applicò questa gelatina a caldo su 14 delle 15 miniature e queste pagine – purtroppo! – hanno perso la brillantezza dei pigmenti e le pergamene si sono molto, molto assottigliate. Il dato, invece, molto interessante che emerge dal restauro riguarda una delle miniature, quella di Marco con Sofia. Addirittura alcuni accademici pensavano che questa miniatura, poiché bellissima, potesse non appartenere all’Evangelario: è stato, invece, confermato che appartiene all’Evangelario. Essendo l’unica miniatura a non essere stata toccata dal restauro di Nestore Leoni, negli anni Venti del Novecento, oggi è di assoluto splendore. Quindi nel Codice Purpureo questa miniatura dà la sensazione precisa di quella che era la bellezza delle miniature.

D. – La Regione Calabria è conosciuta per la sua antica arte scriptoria. Può essere questa una delle motivazioni sul perché il Codice si trovi proprio in quell’area geografica?

R. – Si suppone che il Codice giunga a Rossano intorno al 636-638, quando i monaci greco-melchiti - per sfuggire all’offensiva espansionista religiosa degli arabi musulmani, abbandonano la Siria, la Palestina, l’Egitto e la Cappadocia - cercano rifugio in questa Italia Bizantina. Cosa accade al Codice? Questo, forse, è un dato di particolare rilievo e anche di particolare curiosità, poiché del Codice nulla si sa fino ai primi anni dell’Ottocento. Quindi c’è una sorta di mistero che avvolge il Codice per 1.200 anni: non si sa dove sia stato tenuto, come sia stato tenuto, da chi sia stato tenuto il Codice in questo lunghissimo spazio di quasi 1.200 anni.

D. – Quale futuro spetta al Codice? Rimarrà a Rossano?

R. – Il Codice appartiene a Rossano e Rossano sicuramente è il suo Codice Purpureo: possiamo immaginargli ancora altri 1.500 anni di vita. Oggi è in una superteca, super climatizzata, monitorizzata 24 ore su 24. Quindi è tenuto nel migliore dei modi possibili e la sua musealizzazione continuerà per lunghissimo tempo ed è certamente il fiore all’occhiello più importante che c’è per l’Italia Bizantina del Sud.

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Il commento di don Gianvito Sanfilippo al Vangelo (XV T.O.)

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Nella 15.ma domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il Vangelo del buon samaritano, uno straniero che si ferma a soccorrere un uomo lasciato mezzo morto dai briganti, mentre un sacerdote e un levìta passano oltre. Gesù racconta la parabola ad un dottore della legge che, per metterlo alla prova, gli aveva chiesto chi fosse il suo prossimo. Il Signore gli dice:

"Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?". Quello rispose: "Chi ha avuto compassione di lui". Gesù gli disse: "Va’ e anche tu fa’ così". 

Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve riflessione di don Gianvito Sanfilippo presbitero della diocesi di Roma: 

Rispondendo alla domanda maliziosa di colui che l’interpella: “Chi è il mio prossimo?”, Gesù racconta il dramma di un uomo, allontanatosi da Gerusalemme verso Gerico, la depressione più profonda della terra, che s’imbatte nei briganti i quali, depredandolo, lo lasciano, quasi morto, lungo la via. Un sacerdote e un levita, per non contaminarsi con colui che appariva ormai cadavere, secondo la Legge mosaica, tirano dritto senza fermarsi. Ma uno straniero, un samaritano, ha compassione, si prende cura del malcapitato, e lo porta al sicuro a sue spese. Quindi, il Signore interroga il suo interlocutore e tutti noi: “Chi dei tre passanti si è fatto prossimo” alla vittima? Per Cristo non basta essere prossimi per amicizia, affinità d’opinione o cultura, secondo la Legge della buona educazione e della correttezza. Il vero amore, invece, ci spinge a farci prossimo a chiunque soffra,  alleviando il suo dolore, rinunciando al comodo disimpegno, quando le barriere dell’amor proprio si fanno normalmente invalicabili e condannano alla solitudine chi ha bisogno. Molte persone, oggi, allontanandosi dalla fede e “scendendo” nella mondanità sono vittime dei demoni che derubano rispetto, pace e dignità, ma Gesù Cristo ha il potere di farci commuovere e di metterci al loro servizio. Deo gratias!

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Nella Chiesa e nel mondo



Vescovo di Dallas sulla strage: la violenza si supera con la pace

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“La violenza non si supera con altra violenza. La violenza si supera con la pace”: scrive così mons. Kevin Farrell, vescovo di Dallas, in una nota diffusa dopo la strage avvenuta giovedì in città. Una manifestazione di protesta contro le recenti uccisioni di afroamericani da parte di alcuni poliziotti, infatti, è finita tragicamente: alcuni cecchini, forse quattro, hanno aperto il fuoco contro la polizia, uccidendo cinque agenti e ferendone altri dodici. Anche due civili sono rimasti feriti.

Ogni vita umana è preziosa, siamo tutti figli di Dio
“È sconcertante l’entità di tali violenze - scrive il vescovo - Siamo stati travolti da un’escalation di violenza che oramai ha toccato in profondità sia noi, sia tutto il nostro Paese ed il resto del mondo”. “Tutte le vite contano – ribadisce mons. Farrell – neri, bianchi, musulmani, cristiani o indù siamo tutti figli di Dio ed ogni vita umana è preziosa”.

Dialogare per promuovere pace e riconciliazione
​Di qui, l’appello ai fedeli a “non perdere il rispetto l’uno per l’altro” ed il richiamo ai leader civili a “dialogare e lavorare insieme per trovare una soluzione ragionevole per questo incremento della violenza”. Elevando, quindi, una preghiera a Dio affinché “tocchi le menti ed i cuori delle persone, spingendole ad operare insieme per la pace e la comprensione”, il vescovo di Dallas auspica che tutti provino “un autentico desiderio di dialogo e riconciliazione”. Infine, il presule si dice vicino alle famiglie delle vittime e prega per la guarigione dei feriti. (I.P.)

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Pakistan: avvocato cristiano minacciato di morte costretto a lasciare

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Sardar Mushtaq Gill, avvocato cristiano pakistano di Lahore e attivista dei diritti umani, alla guida dell'organizzazione “Legal Evangelical Association” Development" (Lead), è stato costretto a lasciare l'attività forense e a ritirarsi a vita privata in un luogo sconosciuto, date le pressanti minacce di morte ricevute negli ultimi tempi.

Aveva difeso molti cristiani vittime della legge sulla blasfemia
L’avvocato, come comunicato più volte in passato all'agenzia Fides, aveva assunto la difesa legale e aiutato molte vittime della legge sulla blasfemia e numerosi cristiani che subiscono abusi e discriminazioni. Come ha riferito a Fides motivando questa difficile scelta, l'avvocato era preoccupato, in particolare, per i suoi familiari che, anch'essi, avevano ricevuto minacce.

L'impegno di Gill per le minoranze cristiane
​Gill era impegnato per difendere i diritti delle minoranze religiose, specialmente dei cristiani pakistani. Tra gli altri casi assunti, quello di Shama e Shahzad Masih, i due coniugi cristiani arsi vivi da un folla di musulmani che li accusavano di blasfemia. "Nonostante la sua denuncia e la urgente necessità di protezione, la sua richiesta di sicurezza è stata ignorata dalle autorità" afferma una nota dell'Ong Lead. (P.A.)

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Vescovi argentini nel Bicentenario: amiamo Dio e il nostro Paese

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"Celebriamo nella fede e come argentini il Bicentenario dell'Indipendenza del nostro Paese", ricordando che “è un errore pensare che l'universalismo proprio della fede in un Dio che è Padre di tutti gli uomini, non possa essere compatibile con l'appartenenza ad una terra, ad una nazione con la sua storia e le sue tradizioni". Lo afferma il presidente della Conferenza episcopale argentina, mons. José María Arancedo, arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz, in occasione delle celebrazioni per il Bicentenario che hanno il loro culmine oggi, 9 luglio, in tutto il Paese. Per l'occasione anche Papa Francesco ha voluto inviare una sua Lettera che abbiamo pubblicato.

La fede non isola, ma è una via di incontro, di rispetto e di dialogo
“Ho ricevuto la mia fede come un dono di Dio, ma in una famiglia e nel contesto di un determinato Paese. Io amo Dio e amo il mio Paese - ha aggiunto -. La fede non isola, ma è una via di incontro, di rispetto e di dialogo”. “C’è un’Argentina che si sta costruendo di continuo e necessita del protagonismo di tutti. La Patria è un dono e un compito” ha sottolineato, ricordando il documento dei vescovi dal titolo significativo “Il Bicentenario. Tempo per l’incontro fraterno degli argentini” pubblicato nel mese di aprile e invitando ad approfondirlo.

Solenne Te Deum alla presenza del Presidente Macri
​La celebrazione principale si terrà a Tucuman, luogo della firma della dichiarazione di indipendenza, dove nella cattedrale di Nuestra Señora de la Encarnación, l’arcivescovo Alfredo Zecca presiederà questa mattina il solenne Te Deum al quale è prevista la presenza del Presidente Macri e di altre autorità nazionali e provinciali. Inoltre saranno presenti il presidente della Conferenza episcopale, mons. José María Arancedo, il segretario generale, mons. Carlos Humberto Malfa, altri vescovi della regione, ed il nunzio apostolico, l’arcivescovo Paul Emil Tscherrig. L’arcivescovo di Buenos Aires, il card. Mario Aurelio Poli, presidierà questa mattina la Messa di ringraziamento ed il canto del Te Deum. Le celebrazioni per il Bicentenario sono iniziate ieri e si svolgeranno oggi e domani, in diverse altre chiese di tutto il Paese. (S.L.)

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Egitto. Violenze settarie: assaltate case dei copti a Kom

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Quattro case appartenenti a famiglie cristiane copte sono state assaltate da circa 300 fanatici islamisti nel villaggio di Kom el Loofy, non lontano dalla città di Samalut, nell'Alto Egitto. L’assalto è scattato dopo che si era sparsa la voce di un progetto di costruzione di una chiesa nella zona, e nonostante la smentita da parte del proprietario dei terreni su cui il luogo di culto sarebbe dovuto sorgere, comunicata anche alle forze di polizia. Alle violenze settarie, avvenute a inizio settimana, è seguito un tentativo di conciliazione ispirato dalle autorità locali.

Le vittime di violenze non ricevono alcuna giustizia
La diocesi copta ortodossa di Samalut ha però contestato in questo caso la prassi degli “incontri di riconciliazione” di fatto imposti dalle forze di sicurezza, sottolineando la necessità di perseguire i comportamenti criminali a norma di legge, facendo inoltre notare che spesso le vittime di violenze settarie permangono nella loro condizione di parte offesa senza ricevere alcuna giustizia. 

Raccolta fondi per finanziare la riparazione delle case assaltate
​Intanto – riferiscono fonti egiziane consultate dall'agenzia Fides – i rappresentanti locali dell'Egyptian Family House (Casa della Famiglia egiziana. organismo di collegamento interreligioso sorto da alcuni anni come strumento per prevenire e mitigare le contrapposizioni settarie) hanno iniziato una raccolta di fondi per finanziare la riparazione delle case assaltate dai fanatici. (G.V.)

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Chiesa Sri Lanka: opere di carità per Giubileo della Misericordia

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L’educazione dei fedeli sul significato e l’importanza centrale della misericordia nella fede cristiana e la promozione di opere di carità a favore dei poveri. Questi i perni attorno a cui ruotano le numerose iniziative promosse dalla Chiesa in Sri Lanka per il Giubileo della Misericordia.

Iniziative per educare i fedeli sul significato della misericordia cristiana
“La parola misericordia non è compresa nella pienezza del suo significato da molti cattolici srilankesi”, spiega all’agenzia Ucan padre Upul Silva, “Missionario della Misericordia” della diocesi di Kurunegala,  che sta girando tutto il Paese per illustrare ai fedeli il senso di questo anno giubilare indetto da Papa Francesco: “Insegno che un atto di misericordia cristiana viene dal sacrificio di sé”, dice.

Il Giubileo un’occasione per aiutare il processo di riconciliazione nel Paese
Per padre J.B. Jebaratnam, vicario generale della diocesi di Jaffna, epicentro della guerra civile che per trent’anni fino al 2009 ha insanguinato il Paese, il Giubileo è un’occasione per aiutare il difficile processo di riconciliazione fra singalesi e tamil. Per questo  la diocesi ha deciso di concentrare la sua attenzione sull’educazione dei giovani “a perdonare e creare le condizioni per una guarigione interiore” delle ferite del passato.

Programmi di formazione per laici
Anche altre diocesi stanno investendo molte energie nella formazione dei laici. Quella di Kandy ha formato 45 fedeli per costituire nelle parrocchie della diocesi gruppi di studio biblici. Nell’arcidiocesi di Colombo è stato selezionato un gruppo di fedeli con il compito di educare catechisti, studenti e parrocchiani sull’Anno Giubilare, mentre l’arcivescovo il card. Malcolm Ranjith ha fatto distribuire un opuscolo sull’importanza della confessione destinato a giovani e bambini.

Iniziative a favore dei poveri e dei bisognosi
Ma l’attenzione non è centrata solo sulle opere spirituali. Numerose le iniziative promosse a favore dei poveri e dei bisognosi. Ad esempio, le recenti alluvioni che hanno colpito il Paese, lasciando senza casa 319mila persone. hanno spinto molti fedeli ad attivarsi per raccogliere fondi a favore degli sfollati e a compiere gesti concreti di solidarietà. Il Movimento dei giovani studenti cattolici di Moratuwa  a Colombo ha aiutato un gruppo di famiglie con cibo e vestiti. A Chillaw sono state promosse iniziative a favore dei senza-tetto e di persone con dipendenza da alcool nella diocesi. (L.Z.)

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Filippine: terza conferenza sulla nuova evangelizzazione

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Sarà una vera “esplosione di misericordia” la terza Conferenza delle Filippine sulla nuova evangelizzazione (Pcne 3) in programma a Manila dal 15 al 17 luglio. Ad affermarlo è il card. Luis Antonio Taglie, arcivescovo della città. L’evento avrà per tema “Awa, Unawa, Gawa: l’esperienza filippina della misericordia”. Le prime tre parole, in lingua locale, sono traducibili come “compassione, comprensione e carità”.

Essere missionari della misericordia
I lavori saranno aperti da una celebrazione liturgica, presieduta dal card. Tagle che, nei giorni seguenti, terrà anche una conferenza sul tema “Missionari della misericordia”. Altri relatori affronteranno temi quali “La scandalosa misericordia di Dio: una riflessione sulla parabola del figliol prodigo" e “La visione antropologica della misericordia”. A chiudere i lavori, durante i quali si alterneranno anche numerose testimonianze, sarà la Messa presieduta dal nunzio apostolico nel Paese, mons. Giuseppe Pinto.

Il mondo ha bisogno di misericordia
Dall’arcivescovo di Manila arriva anche un’esortazione a praticare concretamente la misericordia: “Si parla di essa, la proclamiamo, ma il nostro modo di evangelizzare, il nostro spirito, le nostre azioni portano davvero la misericordia?”. Guardando, poi, agli ultimi tragici attentanti terroristici che hanno colpito Istanbul, Dacca e Baghdad, il porporato deplora ogni forma di violenza, sottolineando come simili avvenimenti dimostrino “quanto il mondo abbia bisogno di misericordia e di compassione”.

Nel 2013, il primo evento
Da ricordare che la prima Conferenza delle Filippine sulla nuova evangelizzazione si è tenuta nell’ottobre 2013, sempre a Manila. In quell’occasione, Papa Francesco inviò un videomessaggio in cui esortava i fedeli filippini a “non stancarsi di portare la misericordia del Padre ai poveri, ai malati, agli abbandonati, ai giovani e alle famiglie” ed a “far conoscere Gesù al mondo della politica, dell’impresa, della cultura, della scienza, della tecnologia e dei media sociali, permettendo allo Spirito Santo di rinnovare il Creato e portare la giustizia e la pace nelle Filippine e nel grande continente asiatico che è vicino al mio cuore”. La seconda Conferenza, invece, si è svolta nel maggio 2015 a Pasay City.

Nove anni per la nuova evangelizzazione
Entrambi gli eventi, così come quello prossimo, si inseriscono nell’ambito dei “Nove anni per la Nuova Evangelizzazione”, promossi dalla Chiesa filippina in vista del quinto centenario dell’evangelizzazione del Paese, che ricorrerà nel 2021. Iniziati nel 2013, in coincidenza con l’Anno della Fede indetto da Benedetto XVI per i 50.mo del Concilio Vaticano II, i “Nove anni” hanno riflettuto, tra il 2013 ed il 2014, sulla formazione integrale alla fede e sul ruolo dei laici, intesi come “agenti di evangelizzazione e promotori di trasformazione sociale”. Il 2015, invece, è stato dedicato ai poveri, mentre quest’anno si riflette sul legame tra Eucaristia e famiglia, anche in coincidenza del 51.mo Congresso eucaristico internazionale svoltosi a Cebu a fine gennaio. (I.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LX no. 191

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Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti e Serena Marini.