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Sommario del 27/09/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Papa: difendiamo la famiglia, lì si gioca il nostro futuro

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Curiamo, difendiamo la famiglia perché lì si gioca il nostro futuro. Così il Papa alla grande festa delle famiglie nel Meeting Mondiale di Philadelphia e nella Veglia di preghiera. Per Francesco la famiglia è fabbrica di speranza, di vita e di resurrezione perché voluta da Dio. “Senza la cura di bambini e nonni” – dice – non c’è forza e memoria.  Migliaia le persone presenti che hanno acclamato il Pontefice lungo tutto il tragitto che lo ha portato dal Seminario San Carlo Borromeo fino al grande palco del Benjamin Franklin Parkway. Il nostro inviato a Philadelphia, Massimiliano Menichetti

Una festa dello spirito immersa nella musica, colori, balli e testimonianze. Il calore, l’amore, la gioia delle famiglie di tutto il mondo si sono riflessi nella commozione e nei sorrisi del Papa che ha ascoltato e pregato anche attraverso la vita di uomini e donne guidati dalla fede. Testimoni che hanno raccontato la propria esperienza, letto la Sacra Scrittura. Così Amy Wall guarita dalla sordità per intercessione della Santa di Philadelphia, Caterina Mary Drexel; l’incontro, le paure e la promessa sono state nelle parole degli australiani emozionatissimi Camillus e Kelly i quali si sposeranno a novembre prossimo; Mario e Rosa in Argentina invece hanno appena celebrato il 60esimo di matrimonio.

Gianna Emanuela Molla
Ha letto davanti al Papa Gianna Emanuela Molla, la figlia della Santa Gianna Beretta Molla che, insieme a San Giovanni Paolo II, è patrona del Meeting Mondiale delle Famiglie. Sul palco è salito anche Herb Lusk primo giocatore di football nella storia degli Stati Uniti ad essersi inginocchiato pregando dopo un touchdown: era il 1977. Tra le coreografie di luci, anche le note del gospel di Aretha Franklin. Tante sono state le testimonianze di gioia, difficoltà e rinascita: dall’Ucraina alla Nigeria, dagli Stati Uniti alla Giordania.

Società forte e famiglia
Il Papa, in un discorso tutto a braccio, subito esprime gratitudine per le testimonianze autentiche, per l’arte: “vie che portano a Dio”.

“Dios es bueno, Dios es bello, Dios es verdad. ...
Dio è buono, bello, e verità - ha rimarcato - La famiglia è voluta da Dio”:

“Una sociedad crece fuerte, crece buena, crece hermosa y crece verdadera si se edifica sobre ...
Una società cresce forte, buona, bella e vera se è costruita sul fondamento della famiglia”.

La Creazione e la famiglia
Il Papa condivide una domanda che una volta gli pose un bambino: “Cosa faceva Dio prima di creare il mondo”?   

“Antes de crear el mundo, Dios amaba porque Dios es amor, ...
Prima di creare il mondo, Dio ha amato, perché Dio è Amore”.

“Un amore così grande e travolgente” “che creò il mondo”. Una meraviglia - dice il Papa – che stiamo anche “distruggendo”. “Dio ha dato tutto” all’uomo:

“Todo el amor que Dios tiene en sí, toda la belleza que Dios tiene en sí, ...
Tutto l'amore che Dio ha in sé, tutta la bellezza che Dio ha in sé, tutta la verità che Dio ha in sé, li consegna alla famiglia”.

Le braccia aperte della famiglia
Francesco spiega che una famiglia è veramente tale quando è in grado di “aprire le braccia” e ricevere tutto questo amore. Il Papa parla della divisione posta nell’uomo: il “primo fratricidio”, le guerre … “ma sta a noi – prosegue – decidere”, “scegliere” quale strada percorrere.

Dio non abbandona, e anche dopo il tradimento di Adamo ed Eva accompagna l’umanità fino a donare suo Figlio. Il Papa parla della “bellezza” del cuore aperto, come quello di Maria e Giuseppe: “una famiglia che aveva un cuore aperto all'amore”:

Dio cerca la famiglia
“Dios siempre golpea las puertas de los corazones. ...
Dio sempre bussa alle porte dei cuori”.

A Dio - aggiunge – “piace bussare alle porte delle famiglie”, trovarle “insieme” e desiderose di cercare altre famiglie: così si crea una società “di bontà, verità e bellezza”. Per Francesco, la famiglia ha una lettera di “cittadinanza divina” ed è fondata “sull’amore, la bellezza e la verità”.

“En la familia hay dificultades, ...
Nella famiglia ci sono difficoltà …”.

 … le liti, la “stanchezza” – aggiunge – ma è sempre una “fabbrica di speranza, risurrezione e vita”, perché voluta da Dio.

I bambini e nonni
Parla poi dei “bambini e giovani” che sono il futuro, e dei nonni che sono  memoria:

“Son los que nos dieron la fe, ...
Sono loro che ci hanno dato la fede, che ci hanno trasmesso la fede”.

“Cuidar a los abuelos y cuidar a los niños es la muestra de amor, ...
La cura dei nonni - dice - e la cura dei bambini sono il segno dell'amore. Un popolo che non sa come prendersi cura dei bambini e dei nonni è senza futuro, perché – spiega – “non ha la forza e non ha la memoria”.

“Defendemos la familia porque ahí se juega nuestro futuro.
Noi difendiamo la famiglia, perché è in gioco il nostro futuro”.

Il Papa ancora una volta accarezza e consiglia: “Mai bisogna chiudere la giornata con la lite”, fiduciosi che Dio ci incoraggia e ci protegge.

Il murale firmato dal Papa
Dopo l’intervento del Papa, l’arcivescovo della città della Liberty Bell e dei murales, mons. Charles Joseph Chaput, ha parlato di “momento speciale nel tempo, che mai sarà dimenticato”. Sul palco sono stati portati tre pannelli di un gigantesco murale, al quale uomini, donne, bambini e anziani hanno lavorato tutta l’estate e che sarà montato sulla facciata della scuola “San Malachia”. Il Papa ha completato l’opera dando l’ultima pennellata e apponendo la sua firma. Poi l’emozionante esecuzione del Padre Nostro di Andrea Bocelli.

Lottare per la famiglia
Prima della benedizione il Papa ha pregato la Vergine Maria e invocato la protezione di San Giuseppe per le “famiglie” perché – ha detto - “ci aiutino a credere che vale lottare per la famiglia”.

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P. Lombardi: incontro delle famiglie una grande festa nella fede

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La festa delle famiglie nell’ambito del Meeting di Philadelphia è il cuore del viaggio apostolico di papa Francesco negli Stati Uniti. Sulla centralità della famiglia nel pontificato di Papa Francesco si sofferma al microfono di Massimiliano Menichetti il direttore della Sala Stampa della Santa Sede padre Federico Lombardi

R. – Il Papa ha messo il tema della famiglia all’ordine del giorno già con il Sinodo passato e poi ha deciso di venire a questo incontro. Ha preparato il suo arrivo a questo incontro con molti riferimenti nel corso delle tappe di questo viaggio. Adesso siamo all’incontro, che è un’altra tappa di un lungo cammino: infatti, nel prossimo mese avremo anche il Sinodo. Il Papa dà un contributo, lo dà con molta gioia, lo dà in un modo molto positivo, molto sereno. Speriamo che sia proprio una bella festa, perché di solito l’incontro delle famiglie intende essere proprio questo: una grande festa nella fede, una festa dell’amore santificato dal sacramento, che possa essere un annuncio di gioia e di speranza e di amore per tutta la società.

D. – Ha ribadito anche l’importanza dei laici nel futuro della Chiesa, oggi …

R. – Sì, certamente: nell’omelia qui, nella cattedrale, ha messo in rilievo che i laici devono impegnarsi: sono chiamati tutti a impegnarsi, ricevono una loro vocazione e hanno un contributo essenziale da dare. La Chiesa è fatta da tutte le sue componenti: quindi dai vescovi, dai sacerdoti, dai religiosi ma in massima parte dai laici, donne e uomini, senza i quali il Popolo di Dio non esiste.

D. – L’incontro interreligioso, questo tema anche ieri a New York e nei discorsi principali: al Congresso e alle Nazioni Unite. Un temo molto caro al Papa: la religione e la società …

R. – Noi che siamo credenti pensiamo che il rapporto con Dio sia fondamentale, sia fondante e sia anche garanzia dei giusti rapporti con gli altri, sia fondamento di rispetto, di libertà, di amore nei confronti degli altri che sono tutti figli di uno stesso Padre, creature di uno stesso Creatore. Quindi, questa dimensione che naturalmente in una società pluralistica e anche secolarizzata va annunciata con discrezione, con attenzione e con rispetto per chi pensa anche diversamente, però è un contributo importante che i credenti pensano di dover dare alla società, proprio ricordando anche il fondamento ultimo della responsabilità. Anche quando uno parla della responsabilità per quanto riguarda l’ambiente o la Creazione: se non c’è un Creatore a cui uno deve rispondere, poi non si capisce la responsabilità su che cosa sia fondata.

D. – Lei sta accompagnando il Papa in questo grande viaggio che è iniziato a Cuba. Personalmente, che cosa la colpisce di più?

R. – Mi colpisce come il Papa stia tenendo con grande autorità in un viaggio così intenso l’attenzione su tutti questi fronti e sia riuscito a dare in tutti questi fronti – delle autorità politiche, delle comunità ecclesiali, dell’Assemblea delle Nazioni Unite – un contributo molto convincente e ben accolto, che quindi certamente lascerà il segno.

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Meeting famiglie. Molla: l’amore sia la nostra missione

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San Giovanni Paolo II e Santa Gianna Beretta Molla sono i patroni del meeting Mondiale delle Famiglie a Philadelphia. Due figure – ha detto l’arcivescovo della città, mons. Charles J. Chaput – che hanno sempre amato e sostenuto la famiglia. Relatrice all’incontro internazionale anche Gianna Emanuela Molla, figlia della Santa, che ieri ha salutato il Papa nella cornice del B. Franklin Parkway dove si è tenuta la Veglia di preghiera con le famiglie. Il nostro inviato a Philadelphia Massimiliano Menichetti l’ha intervistata: 

R. - Penso che da quando è stata proclamata santa, 11 anni fa, questo sia il più alto riconoscimento che potesse essere attribuito da parte della Chiesa a mia mamma. Sono doppiamente felice perché proprio nell’ambito di questo World meeting ricorre il 60.mo anniversario di nozze della mia mamma e del mio papà. Quindi per me è una grazia speciale.

D. – Perché è stata inserita nella sessione dell’infertilità?

R.  – Io mi sono data questa spiegazione: da diversi anni ormai, varie coppie di coniugi sposati mi chiedono di pregare la mamma perché interceda presso il Signore per avere questo dono divino, questa grazia, questa gioia di avere un bambino. E io ho toccato con mano com’è potente l’intercessione della mia santa mamma. Io dico sempre loro: io prego volentieri, però naturalmente bisogna vedere qual è la volontà del Signore e accettare questa volontà. La mamma nei suoi appunti presi per i giovani dell’Azione cattolica aveva scritto che ogni vocazione è vocazione alla maternità: materiale, spirituale, fisica, perché il Signore ha posto in noi l’istinto della vita.

D.  – Lei quando parla della sua mamma, ne parla con uno sguardo innamorato, eppure non l’ha mai conosciuta. Da dove nasce questo legame così forte?

R. – La mia mamma è vero che non l’ho mai conosciuta però posso testimoniare che da quando mi ha dato alla luce non mi ha mai lasciato sola un istante. Lei certamente è stata beatificata e poi santificata per come ha vissuto prima ancora che per come è mancata. Naturalmente lei, poi, ha coronato la sua vita col sacrificio della sua stessa vita perché io potessi venire alla luce. Poi naturalmente lei ha sempre sperato che il Signore salvasse anche la sua vita. Due settimane prima del parto ha detto al mio papà: “Pietro, se dovete scegliere tra me e il bimbo, nessuna esitazione. Scegliete – lo esigo – il bimbo”. Morirà di peritonite settica 7 giorni dopo la mia nascita; è ritornata a casa ed è spirata a soli 39 anni. Io ogni volta che compio gli anni penso alla mia mamma. Quest’ anno ho compiuto 53 anni e ho detto: “Ho già 14 anni in più di quelli che aveva la mamma quando è mancata”. Il papà mi ha detto: “La mamma sapeva benissimo che per te lei sola rappresentava lo strumento della divina provvidenza perché tu potessi venire alla luce”. Per i miei fratelli, anche per me, quando lei fosse mancata, la Provvidenza erano il mio papà e altri familiari. Per me lo era lei sola. Per comprendere la sua scelta la si può capire alla luce della sua grande fede, del suo sacro rispetto per la vita. Se la mamma fosse rimasta qui con noi avrebbe continuato a fare del bene alla sua famiglia al suo prossimo, ai suoi ammalati, ma il bene che il Signore aveva in mente per lei era molto più grande. Io mi commuovo quando vengo a conoscenza di tutte le grazie ricevute per sua intercessione.

D.  – Questa impronta di bene di sua mamma è talmente forte in lei che lei nella sua  vita personale decide di abbandonare la sua professione ad un certo punto per dedicarsi a suo padre…

R. – Io sono medico geriatra. Quando mio papà aveva 90 anni e ha iniziato a non star bene di salute - era sempre stato attivissimo, era lui a seguire tutte le cose che riguardavano la mamma - ci voleva il medico 24 ore su 24 per poterlo assistere a domicilio, a casa sua, come lui desiderava, per prima cosa ho pensato: “Sono medico geriatra, se non aiuto il mio papà chi devo aiutare?”. Seconda ragione: “Con tutto quello che il papà ha fatto per me e i miei fratelli è il minimo che io possa fare per lui”. Se la volontà del Signore fosse stata un’altra, a prendersi cura di lui ci sarebbe la mia mamma al mio posto adesso.

D. – Che cos’è  per lei la famiglia e qual è l’augurio per le famiglie?

R.  – Il tema di questo incontro mondiale è “L’amore è la nostra missione”. L’amore è davvero l’aspetto più importante e fondamentale. Se io guardo la vita dei miei genitori, l’amore veramente è l’elemento per ogni essere umano. La loro vita è stata tutta connotata dall’amore. Hanno entrambi amato profondamente il Signore, la Madonna, e a loro volta sono stati profondamente amati. In ogni aspetto della loro vita l’amore ha rappresentato la parte preponderante. C’è tanta sofferenza al mondo e una delle ragioni per cui c’è questa sofferenza è che l’amore non è sempre così presente. Io penso che sia fondamentale sentirsi amati: più ci sentiamo amati e più possiamo rendere felici le persone che stanno vicino. Come noi possiamo dar gioia agli altri, se non ci sentiamo amati? E poi l’amore dà molta più forza. Io sono convinta che nella scelta finale della mamma abbia avuto un ruolo molto importante anche il fatto di sentirsi profondamente amata dal mio papà. Quindi l’amore oltre a renderci più sereni ci rende più forti; quindi l’amore è la nostra missione. La mamma diceva: “Amare vuol dire desiderio di perfezionare se stessi e la persona amata, superare il proprio egoismo, donarsi”. L’amore deve essere totale, pieno, completo, regolato dalla legge di Dio e sia eterno in Cielo.

D. – Quindi possiamo dire che l’augurio è imparare a donarsi per poter ricevere…

R. – Imparare a donarsi dando tutti noi stessi. La mamma diceva: “Niente le cose per metà, un dono di sé al massimo che si possa fare”. Non bisogna lasciarsi scoraggiare se magari non riusciamo a fare quello che abbiamo nel cuore di fare. Io posso dire che sto pregando i miei genitori per questo World meeting of families di Philadelphia perché possa dare tanti frutti spirituali, possa dare tanto coraggio, tanta speranza e tanta fiducia alle persone e alle famiglie che vi parteciperanno e soprattutto quelle che sono in difficoltà, che soffrono per i motivi più diversi. Io penso che anche l’esempio di mamma e papà possa essere un faro luminoso davvero sul cammino cristiano di giovani, di fidanzati, di sposi e possa sostenerli e incoraggiarli soprattutto nei momenti di prova e difficoltà.

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Le famiglie a Philadelphia: Francesco ci darà nuova energia

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Philadelphia è l'ultima tappa del viaggio del Papa negli Stati Uniti. La città statunitense ospita l'Incontro Mondiale delle Famiglie, evento nato da un'intuizione profetica di San Giovanni Paolo II 20 anni fa. All'Incontro prende parte anche Francesco Belletti, presidente del Forum delle Associazione Familiari, intervistato dal nostro inviato a Philadelphia, Massimiliano Menichetti

R. - E’ sempre stato un grande appuntamento. L’idea che la Chiesa abbia dedicato un appuntamento di questo tipo alla famiglia è sempre stata anche una grande occasione di festa. Quindi è un convegno internazionale. In questi giorni ci sono seminari, incontri. Vedi veramente famiglie allegre, in festa, che sono venute qui con i bambini. Tra l’altro gli statunitensi hanno questa grande consapevolezza dell’evento storico che è quello dell’aver portato il Papa qui al Congresso ma anche proprio a Philadelphia, la culla dell’origine di questo Paese. Si respira un clima di grande convinzione, poco formale, molto amichevole.

D.  – Lei ha seguito vari interventi, che cosa la colpisce?

R. – Due o tre parole qualificano quello che viene discusso in questi giorni in queste sale. La prima è la parola “gioia”. La parola gioia è stata messa nel titolo della prima relazione e nel testo dell’ultima relazione, come a dire che la famiglia è una buona notizia. Vivere la famiglia porta la felicità delle persone. Molto forte è l’identità cristiana, l’idea che il nostro compito è portare la fede. E la famiglia è il primo luogo di evangelizzazione. E questa è la seconda questione, cioè la famiglia qui è un soggetto, non è destinatario di cura pastorale. Ma è come se le famiglie fossero chiamate poi a essere Chiesa domestica e a evangelizzare. E anche questo rende molto protagoniste le famiglie.

D. - Il Papa con la Messa di domenica, chiuderà l’incontro mondiale delle famiglie: un incontro che è tutto proiettato al Sinodo perché solo 7 giorni dopo, la domenica successiva, si apre il Sinodo…

R.  – Sembrava che fosse un accavallamento di calendario, la vicinanza di questi due appuntamenti. Invece, siamo certi che tutti i cardinali che saranno al Sinodo e che passano da qui porteranno la voce della famiglie. Porteranno nel cuore questo spettacolo di una famiglia in azione, di una famiglia che spera, di una famiglia che crede nel Vangelo e lo porta nel mondo.

Come dunque stanno vivendo questa attesa per Papa Francesco, le famiglie riunite a Philadelphia? Il nostro inviato negli Stati Uniti, Massimiliano Menichetti ha raccolto alcune tetsimonianze: 

R. - He is the true bridge builder…
Lui è un vero costruttore di ponti. E penso che sia una delle cose più importanti per la Chiesa cattolica oggi che Papa Francesco sia qui, come anche che abbia compiuto tutti gli altri viaggi. C’è una nuova energia e posso dire che sia i cattolici che i non cattolici sono molto emozionati.

R. – Questo evento qui in America è un evento spettacolare. Ne abbiamo bisogno, perché fa bene alla Chiesa.

R. – I think Pope Francis is a rockstar…
Penso che Papa Francesco sia una rockstar! E’ quello di cui abbiamo bisogno. E' davvero ciò di cui abbiamo bisogno. Il suo messaggio è dinamico. I nostri parroci qui, negli Stati Uniti, devono seguire il suo esempio e non avere paura di predicare il Vangelo, di andare contro il senso comune per trasmettere il Vangelo.

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Francesco: libertà religiosa non è un fatto privato

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“Un popolo che ricorda non ripete gli errori del passato; al contrario, guarda fiducioso le sfide del presente e del futuro”. Così il Papa nel discorso all’Independence National Historical Park di Filadelfia, luogo di nascita degli Stati Uniti d’America, dove venne proclamata la Dichiarazione d’Indipendenza nel 1776. Qui Francesco ha incontrato la comunità ispanica ed altri immigrati: non scoraggiatevi – ha detto loro – delle difficoltà e non vergognatevi delle vostre tradizioni e conserviamo la liberta. Il servizio di Roberta Gisotti

“Tutti traiamo beneficio dal fare memoria del passato”, ha richiamato il Papa i diritti inalienabili sanciti nella Dichiarazione d’indipendenza e gli sforzi costanti, nella storia degli Stati Uniti, fino ai nostri giorni per dare corpo a quegli alti principi nella vita sociale e politica della Nazione.

"Cuando un país guarda la memoria de sus raíces, sigue cresciendo ...".
“Quando un Paese – ha detto - conserva memoria delle proprie radici, cresce, si rinnova e accoglie nel proprio seno nuovi popoli e nuova gente che arriva”.

"La memoria salva el alma de un pueblo de aquello o de aquellos ...
La memoria salva” infatti “l’anima di un popolo da tutto ciò o da tutti coloro che potrebbero tentare di dominarla o di utilizzarla per i loro interessi”. Quando agli individui e comunità sono garantiti i rispettivi diritti, questi sono “liberi di realizzare le loro potenzialità”, contribuendo cosi “anche al benessere e all’arricchimento di tutta la società.” E tra i diritti fondamentali, il Papa, ha posto in primo piano quello alla “libertà religiosa”.

"Es un derecho fundamental que da forma a nuestros modo ...
È un diritto fondamentale che plasma il modo in cui noi interagiamo socialmente e personalmente con i nostri vicini”, che hanno diverse visioni religiose". Un diritto che “trascende i luoghi di culto, l’ambito privato degli individui e delle famiglie”, non una “subcultura” ma “parte della cultura” di ogni popolo e nazione.

"En un mundo en el que diversas formas de tiranía moderna tratan ...".

Da qui l’appello di Francesco ai fedeli di diverse fedi ad unire “le loro voci  per invocare la pace, la tolleranza e il rispetto della dignità e dei diritti degli altri”, “in un mondo dove le diverse forme di tirannia moderna cercano di sopprimere la libertà religiosa, o cercano di ridurla ad una subcultura senza diritto di espressione nella sfera pubblica, o ancora cercano di utilizzare la religione come pretesto per l’odio e la brutalità”.

Quindi un grazie a quanti di ogni religione hanno servito il Dio della pace, hanno difeso la dignità della vita in ogni fase, si sono presi cura del prossimo bisognoso, dei poveri e dei migranti.

"Ustedes son su voz, y muchos de ustedes ...".
Voi siete la loro voce, e molti tra voi – uomini e donne religiosi – avete permesso che il loro grido sia ascoltato”.

Il Papa ha poi chiarito ricorrendo ad un immagine della geometria luci ed le ombre della globalizzazione: se questa è concepita come “una sfera, - ha spiegato - dove ogni punto è uguale, equidistante dal centro, annulla, non è buona”. Se invece “la globalizzazione unisce come un poliedro, in cui tutti sono uniti, ma ognuno conserva la propria identità, è buona e fa crescere un popolo, e dà dignità a tutti gli uomini e concede loro diritti”.

Quindi due raccomandazioni di Francesco: “Non scoraggiatevi per le difficoltà che dovete affrontare, quali che siano”. “Non vergognatevi delle vostre tradizioni”, della fervida fede di molti di voi, del senso profondo della vita familiare e degli altri valori che avete ereditato.  

"Conservemos la libertad. Cuidemos la libertad".
Infine il monito: “Conserviamo la libertà, Abbiamo cura della libertà”.

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Papa a clero Pennsylvania: futuro Chiesa è in ruolo attivo di donne e laici

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Un appello a far crescere il senso di responsabilità personale dei fedeli nella missione della Chiesa e a valorizzare l’immenso contributo dato dalle donne. Lo ha levato ieri il Papa  nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo a Philadelphia durante la Messa con circa 2000 tra vescovi clero, religiosi e religiose della Pennsylvania. Il servizio di Paolo Ondarza

Rinnovare ogni giorno la gioia del primo incontro con Gesù
“E tu che cosa farai?”: questa domanda rivolse a fine Ottocento l'anziano Papa Leone XIII alla giovane Caterina Drexel, la santa di Philadelphia, che gli domandava di inviare missionari tra la sua gente. Una domanda che cambiò la vita della donna portandola ad abbracciare lei per prima la missione. Su questo esempio luminoso Francesco esorta vescovi, clero e religiosi della Pennsylvania a rispondere ogni giorno alla chiamata del Signore per edificare la Chiesa, a rinnovare ogni giorno la gioia del primo incontro con Gesù.

“Cuantos jovenesen nuestras parroquias…”

“Quanti giovani nelle nostre parrocchie e scuole hanno alti ideali, generosità di spirito, e amore per Cristo e la Chiesa! Li mettiamo alla prova? – ha chiesto Francesco  - Diamo loro spazio e li aiutiamo a realizzare il loro compito?”

Sfida per la Chiesa è far crescere il senso di responsabilità missionaria dei laici
“Uno de los grandes desafios de la Iglesia en este momento…”

“Una delle grandi sfide per la Chiesa in questo momento è far crescere in tutti i fedeli il senso di responsabilità personale nella missione della Chiesa, e renderli capaci di adempiere tale responsabilità come discepoli missionari, come fermento del Vangelo nel nostro mondo”.

Necessaria la creatività per adattarsi al mutare delle situazioni, trasmettendo l’eredità del passato, non solo attraverso il mantenimento delle pur utili  strutture e istituzioni, ma soprattutto aprendosi alle possibilità che lo Spirito fa scoprire e mediante la comunicazione della gioia del Vangelo.

In una società che cambia rapidamente -  sottolinea il Papa - “il futuro della Chiesa esiga una partecipazione dei laici molto più attiva”.

“Nuestro reto hoy es construir…”

Immenso contributo delle donne alla vita della Chiesa va valorizzato
L’invito è a costruire sulle solide basi della catechesi e dell’educazione proprie della Chiesa statunitense un senso di responsabilità condivisa nella programmazione del futuro di parrocchie e istituzioni,

“Esto no significa renunciar a la autoridad espiritual…”

“Questo non significa rinunciare all’autorità spirituale che ci è stata conferita – ha spiegato il Santo Padre ai vescovi, al cero e ai religiosi – ma discernere e valorizzare i molteplici doni che lo Spirito effonde sulla Chiesa, in particolare stimare l’immenso contributo che le donne, laiche e religiose, hanno dato e continuano a dare alla vita delle nostre comunità”.

La storia della Chiesa di Philadelphia – ha aggiuntoil Papa -  non  è costituita solo dalla costruzione di edifici splendidi come la Cattedrale, ma anche dall’abbattimento di mura: generazioni di cattolici che sono andati verso le periferie costruendo comunità per il culto, l’educazione, la carità e il servizio della società, dei poveri, degli immigrati, dei malati, dei carcerati.

“Durante estos dias del Encuentro Mundial de las Familias…”

 Invito a pregare per il Sinodo sulla Famiglia
A tutti i presenti Francesco ha chiesto di  arricchire e trasmettere questa grande eredità ricevuta. Quindi l’invito in questi giorni dell’Incontro Mondiale delle Famiglie, a riflettere sul servizio rivolto alle famiglie, alle coppie che si preparano al matrimonio, ai giovani e l’esortazione a pregare per le decisioni del prossimo Sinodo sulla Famiglia che avrà inizio domenica 4 ottobre in Vaticano.

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A Cracovia la beatificazione di Madre Klara Szczęsna

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Pietà e umiltà: queste le caratteristiche principali di Madre Klara Ludwika Szczęsna, che questa mattina è stata elevata agli onori degli altari a Cracovia, nel santuario dedicato a San Giovanni Paolo II. La religiosa polacca è cofondatrice della Congregazione delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù – di cui fu superiora per 9 anni – assieme a San Giuseppe Sebastiano Pelczar. Alla celebrazione, in rappresentanza del Santo Padre, il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Il servizio di Roberta Barbi: 

“Tutto per il cuore di Gesù”: questo il centro, la stella polare che conduceva per mano la vita di Madre Klara, dal 1907 fino alla sua morte – sopraggiunta nel 1916 quando la religiosa aveva appena 53 anni – superiora delle Ancelle del Sacro Cuore di Gesù, Congregazione il cui carisma consiste nella glorificazione del mistero del Sacro Cuore e nella diffusione dell’amore del Signore nella vita quotidiana attraverso il lavoro negli ospedali, negli asili e nelle scuole, e attraverso la catechesi. Madre Klara incarnava questo amore nelle opere sociali che compiva e di esso illuminava le sue consorelle, come sottolinea il card. Amato:

“Madre Klara Szczęna era ornata di virtù eroiche ed era un autentico esempio di amore a Gesù e al suo Cuore misericordioso. L’atteggiamento di Madre Klara era fondato su una forte fede ereditata dalla famiglia, sulla viva speranza che si manifestava nella calma e nella sottomissione alla volontà di Dio e sull’amore che si evidenziava nello zelo per la gloria di Dio e nella sollecitudine del servizio verso il prossimo”.

Una fede grande, quella testimoniata da Madre Klara, che la suora coltivava con amore ogni giorno, abbeverandola all’acqua della preghiera, dell’ascolto della Parola, dell’accostamento alla confessione e all’Eucaristia, dell’adorazione del Santissimo Sacramento. Un amore traboccante che la faceva essere strumento dello Spirito Santo, aperta ai bisogni del prossimo, che fossero i poveri e i malati, ma anche le sue consorelle, come ricorda ancora il porporato:

“Aveva anche una grande carità. Verso le sue consorelle nutriva un profondo amore materno. Era disponibile ad accoglierle, consigliarle, seguirle, aiutarle. S’interessava della loro salute, dei loro bisogni, soprattutto quando erano ammalate”.

Eppure, questo amore che sperimentava ogni giorno nella sua famiglia spirituale, non la aveva circondata all’interno della sua famiglia d’origine. Sei fratelli, i continui trasferimenti per il lavoro dei genitori in una Polonia sotto la spartizione russa che le impedirono di studiare, la morte della madre a 12 anni e il nuovo matrimonio del padre con una ragazza di appena cinque anni più grande di lei segnarono profondamente la sua infanzia. Ludwika – questo il suo nome di battesimo – rifiuta di sposarsi e a 17 anni fugge a Mlawa, dove riesce a mantenersi con i lavori di cucito e da dove spiccherà il volo. L’unico bel ricordo degli anni da bambina erano le visite all’immagine della Madonna miracolosa a Żuromin che le impressero dentro una fede forte, più salda di qualsiasi cultura avrebbe potuto costruirsi; una fede e un amore che sono per noi, oggi, la sua principale eredità, come conclude il card. Amato:

“Alle Ancelle del sacro Cuore di Gesù e a tutti noi la Beata ripete l’accorata esortazione dell’apostolo San Giovanni: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità»(1Gv 3,18). È la carità, infatti, che trasforma i cuori e le menti degli esseri umani per una società più fraterna, accogliente e perdonante. È la carità il messaggio che la nuova Beata ci lascia in questo giorno di festa”.

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Oggi in Primo Piano



Primi raid della Francia in Siria. Colpite roccaforti dell’Is

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La Francia ha annunciato di aver condotto i primi attacchi aerei in Siria contro il sedicente stato islamico, in coordinamento con la coalizione internazionale. L'Iraq ha inoltre confermato la cooperazione con Russia, Siria e Iran sul fronte dell'intelligence in chiave anti-Is. Intanto è allarme dai servizi segreti Usa: negli ultimi 12 mesi è raddoppiato il numero dei "foreign fighters". Il servizio di Marco Guerra

I bombardamenti in Siria hanno come obiettivo “le roccaforti dell'Is dove si sono addestrati quelli che attaccarono la Francia”, per cui stiamo agendo  “per legittima difesa”. È il premier in persona, Manuel Valls, a spiegare alla stampa l’impegno dell’aviazione francese sui cieli siriani. Valls ha quindi segnalato che Parigi sceglie in maniera autonoma gli obiettivi, anche se realizza i raid in coordinamento con i suoi alleati e che questi continueranno “il tempo che è necessario”. E la lotta al sedicente stato islamico è anche lo scopo del coordinamento tra Iraq, Russia, Siria e Iran sul fronte dell'intelligence e della sicurezza. Un’azione che secondo il comando centrale di Baghdad è già operativa e che prevede la creazione di un centro comune per la raccolta di informazioni. Si consolida così un asse russo-sciita in chiave anti-califfato che crea non pochi malumori agli Stati Uniti e ai paesi arabi del Golfo. Intanto prosegue il flusso di miliziani verso lo Stato Islamico. New York Times, che cita fonti di intelligence Usa, parla di almeno 30 mila "foreign fighters" in Siria e Iraq e di reclutamenti in costante crescita.

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500 migranti soccorsi nel Mediterraneo. 17 morti davanti la Turchia

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Nelle ultime 24 ore almeno 500 migranti sono stati tratti in salvo in sette distinte operazioni di soccorso nel canale di Sicilia. E dal 7 ottobre partirà la fase due dell’operazione EU Navfor Med, con gli interventi in acque internazionali per fermare gli scafisti. Si continua a morire, invece, nel mar Egeo. 17 migranti sono annegati nel naufragio davanti alle coste di Bodrum, in Turchia. Intanto il segretario generale dell'Onu, Ban Ki Moon, ha chiesto al presidente ungherese, Janos Ader, che vengano garantiti i diritti umani dei profughi. Non si ferma, infatti, il flusso sulla rotta balcanica, come ci racconta la nostra inviata in Ungheria, Fausta Speranza, al seguito della delegazione del Parlamento europeo, guidata dall’eurodeputata Silvia Costa: 

Siamo a Egyelshalom, al confine tra Ungheria e Austria: si continuano a vedere profughi. Nelle ultimissime ore, 10 mila. Uomini, donne, bambini, famiglie della classe media di Siria, Iraq e Afghanistan che raccontano storie di guerra e di violenza. Persone che cambiano volto quando, scesi dal treno in arrivo dal Sud, vengono autorizzate a salire sugli autobus ancora messi a disposizione. Formalmente, l’Ungheria ha chiuso tutte le frontiere ma ancora passano, e stiamo assistendo a una dignitosa accoglienza per il passaggio obbligato verso l’Austria, in attesa che sia completato il muro anche con la Croazia, dopo quello con la Serbia; e in attesa, soprattutto, che l’Europa e il mondo si ritrovino alla Conferenza sulle migrazioni organizzata dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, per il 30 settembre.

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Parlamentari in Catalogna : probabile sondaggio secessionista

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Cinque milioni e mezzo i catalani oggi alle urne: si sceglie il parlamento regionale, ma per molti, come il leader del governo locale, Artur Mas, il voto potrebbe essere una sorta di “sondaggio” per capire cosa pensa l'opinione pubblica in merito all'indipendenza, da sempre ostacolata dal premier Rajoy. I gruppi secessionisti, dati per favoriti, potrebbero ottenere la maggioranza e mettere Madrid e l’Europa in seria difficoltà, ma il quadro non sembra così semplice. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Alfonso Botti, ispanista e docente all’Università di Modena e Reggio Emilia: 

R. – Siamo certamente di fronte alla situazione più critica dei rapporti tra Madrid e la Catalogna, dal ritorno della democrazia in Spagna. Quello che succederà dopo però è difficile prevederlo: tutti i sondaggi stanno dicendo che ci sarà una maggioranza nel parlamento catalano degli indipendentisti; quasi nessun sondaggio, però, attribuisce agli indipendentisti una maggioranza in termini di voto. C’è anche un’altra contraddizione: le varie province della Catalogna eleggono un certo numero di deputati e stando agli ultimi sondaggi né Barcellona né Tarragona – e Barcellona è la capitale della Catalogna – eleggerebbero una maggioranza di deputati indipendentisti… Quindi – diciamo – che è una situazione molto, molto pasticciata.

D. – L’Europa, ha già fatto sapere che - nel caso di una indipendenza - la Catalogna sarebbe ovviamente fuori dall’euro e fuori dall’Unione Europa… Questi aspetti giocano un ruolo significativo in questo momento?

R. – Il problema, fino ad oggi, è rimasto solo nei termini propagandistici. Altra sarebbe la situazione se l’indipendenza catalana si raggiungesse attraverso un processo accettato e riconosciuto intanto dallo Stato spagnolo.  A quel punto io credo che i giochi sarebbero diversi. Ma siamo molto lontani da questa situazione adesso.

D. – Quale è il cuore delle aspirazioni indipendentiste, a parte la storia, a parte la differenza anche della lingua? C’è chi dice che è solo una questione di bilanci e fisco...

R. – La questione indipendentista ha radici lontane nel tempo. Certamente il cuore di questo problema, negli ultimi anni, si è rivelato quello del prelievo fiscale: i catalani, come già accade nei Paesi Baschi, vorrebbero che lo Stato non prelevasse direttamente. Ma tale questione economica si è caricata, nel tempo,di altri significati. Ultimamente – diciamo – quello che ha fatto radicalizzare la situazione è stato il nuovo Statuto Catalano - approvato dalle cortes catalane e poi ratificato anche dal referendum in Catalogna - che è stato impugnato come incostituzionale dal Partito Popolare. La Corte Costituzionale ha inoltre abolito alcuni statuti. Tutto questo è stato vissuto in Catalogna come una ingerenza alla propria autonomia.

D. – In caso di fallimento si metterà in discussione la figura di Artur Mas?

R. – Il problema per Mas in realtà è molto complicato. E' vero che ha trovato dei punti di intesa con Esquerra Republicana de Catalunya, con la quale ha fatto la "Coalizione per il sì”, ma è anche vero che sono due partiti con tradizioni e culture politiche profondamente diverse. La maggioranza indipendentista la dovrebbero fare con una nuova forza antagonista di sinistra radicale, che è Candidatura di unità popolare. Io vedo molto complicata una gestione del governo e una amministrazione tra forze politiche tra loro così diverse. Quindi è possibile che un non successo della strada indipendentista porti ad una frammentazione di questo schieramento così eterogeneo.

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Fame nel mondo. La campagna della Comunità Giovanni XXIII

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Nel 2015, secondo la Fao, le persone che soffrono la fame nel mondo sono 795 milioni. Dare un pasto a chi non ce l’ha è l’obbiettivo dell’iniziativa “Aggiungi un pasto a tavola”, promossa dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, in programma il 26 e 27 settembre in oltre 180 piazze d’Italia. L’evento rientra nella campagna “Un Pasto al giorno”, nato per sensibilizzare l’opinione pubblica di fronte al problema della fame nel mondo. Alessandro Filippelli ha intervistato Giovanni Ramonda, responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII: 

R. – Noi ogni giorno diamo da mangiare a 41 mila persone che si siedono alla mensa della comunità e anche lo slogan che abbiamo utilizzato “Quel morto di fame di mio fratello” è un po’ questo: molte volte, quando uno incontra un senza fissa dimora che sta rovistando nei cassoni della spazzatura, si dice “Quello è un morto di fame”. Noi aggiungiamo che però è un nostro fratello. Anche quello ha bisogno di poter mangiare, di avere una famiglia che lo accoglie… Molte volte sono persone che sono state abbandonate dai loro familiari. Quindi il grido di questi fratelli ci fa scendere sulle piazze italiane, dove tanti giovani, tanti volontari si rendono disponibili.

D. – Aprire le porte della propria vita per condividere la quotidianità con i più poveri. Quanto impegno c’è per realizzare questo progetto?

R. – E’ un lavoro che parte ogni anno, mesi e mesi prima. Coinvolge realtà parrocchiali e anche molti parroci, molti vescovi che conoscono la vita che abbiamo con le nostre case di condivisione, le case famiglia nelle loro diocesi. E quindi è un coinvolgimento proprio della base. Ci sono anche molti giovani. Poi c’è anche una parte organizzativa che è importante proprio per rendere visibile questo portare sulle piazze la voce di questi poveri ed essere voce di chi non ha voce.

D.  – “Aggiungi un pasto a tavola, abbraccia il mondo”, infatti l’iniziativa si svolgerà oltre che nelle parrocchie nelle piazze di Italia, anche in 10 Paesi…

R. – Sì, da alcuni anni, abbiamo coinvolto anche le nostre comunità che sono in 35 Paesi del mondo. Però ad oggi siamo riusciti a coinvolgerne 10 tra cui in America Latina il Cile in Africa la Zambia e il Bangladesh. E abbiamo coinvolto anche Stati dell'Europa tra cui Olanda, Svizzera e Francia… Vogliamo che questa gara di solidarietà corra per il mondo, anche perché ci sono tante persone che sono veramente generose e noi vogliamo ringraziare tutti i benefattori che ci aiutano e che sanno capire quando le iniziative portano il contributo che loro danno nelle case di questi poveri realmente e concretamente.

D. – Bisogna anche lavorare per rimuovere le cause che provocano la povertà. Quali sono le iniziative della comunità che mirano alla formazione nutrizionale?

R. – Noi viviamo con i poveri nelle case famiglia, 24 ore su 24, tutti i giorni della settimana, tutti i giorni dell’anno. Ma la nostra mission è anche essere voce di chi non ha voce e di rimuovere le cause dell’emarginazione. Tutta la pasta che avanzerà sarà data alle mense per i poveri, le mense delle Caritas, alle mense parrocchiali, verrà ridistribuita. Noi chiediamo anche alle istituzioni pubbliche e civili che si facciano carico nelle loro città, nei loro comuni e nelle parrocchie di queste situazioni di povertà. Noi siamo presenti anche con una rappresentanza all’Onu sia a Ginevra che a New York dove cerchiamo, lavorando molto ad esempio con la Santa Sede e con altri Stati membri, di difendere i diritti dei poveri anche su questi bisogni primari fondamentali come il diritto alla nutrizione e all’alimentazione.

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Nella Chiesa e nel mondo



Sudafrica: i vescovi sostengono la marcia contro la corruzione

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“Il Governo non fa abbastanza per prevenire e combattere la corruzione: alla politica degli annunci spesso non segue un’azione decisa”. A denunciarlo è il presidente della Commissione giustizia e pace della Conferenza episcopale dell’Africa del Sud (Sacbc), mons. Abel Gabuza, che annuncia così l’adesione della Chiesa locale alla Marcia contro la corruzione indetta per il 30 settembre da diverse associazioni.

Più indipendenza alle autorità anti-corruzione
Nel mirino dei vescovi e dell’opinione pubblica del Paese – riferisce l’agenzia Cisa - i ritardi nella riforma della Direzione investigativa per i reati di maggiore pericolosità sociale (Directorate for Priority Crime Investigations, conosciuta come “The Hawks”) per garantire l’effettiva indipendenza dall’Esecutivo di questo organismo preposto alla lotta  al crimine organizzato, ai reati economici e alla corruzione. Una riforma richiesta nel 2012 da una sentenza della Corte Costituzionale, che continua però ad essere disattesa, nonostante le promesse del Governo di Pretoria, mentre cresce nel Paese l’indignazione per un fenomeno diffuso a ogni livello dell’amministrazione pubblica e per l’impunità di tanti corrotti. “Il nostro Paese - ha affermato in proposito mons. Gabuza - potrà vincere la battaglia contro la corruzione solo quando le autorità preposte saranno adeguatamente protette dalle ingerenze politiche dell’Esecutivo; quando alla testa di queste istituzioni saranno nominate persone competenti e quando i dirigenti politici e chi ha amicizie politiche saranno chiamati a rispondere dei reati di corruzione”.

Le ripetute denunce dei vescovi contro la diffusa piaga della corruzione
A maggio il Ministro della Polizia Nkosinathi Nhleko ha costituito una commissione per studiare la riforma in questione. Tra le misure promesse, una maggiore autonomia finanziaria alla Direzione investigativa, per evitare tagli “mirati” quando sono in corso inchieste scomode su politici potenti.  In quest’ottica, secondo il presidente della Commissione Giustizia e Pace, dovrebbe essere previsto anche un maggiore coinvolgimento del Parlamento nella nomina del capo dell’organismo, che attualmente spetta al Ministro della Polizia.  Le parole di mons. Gabuza si aggiungono ai ripetuti interventi dei vescovi sudafricani contro la piaga della corruzione che, come è stato evidenziato, colpisce soprattutto i più poveri e vulnerabili, minando il fragile tessuto sociale e politico della giovane democrazia sudafricana. (A cura di Lisa Zengarini)

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Burkina Faso: elezioni rinviate dopo fallito colpo di Stato

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Le elezioni politiche in Burkina Faso in programma per l’11 ottobre saranno posticipate di alcune settimane. È quanto disposto dal premier del Paese, Isaac Zida, dopo il fallito colpo di stato che lo scorso 16 settembre ha portato al potere, per una settimana, il generale Gilbert Diendere e gli uomini della Guardia presidenziale. Zida e il presidente Michel Kafando hanno inoltre deciso di congelare per tre mesi i beni di Diendere, di sua moglie e di altre 14 personalità che avrebbero partecipato al golpe.

Il presidente Kafando, reinsediato mercoledì alla guida del Paese grazie alla  mediazione di altri leader africani e all'intervento dell'esercito regolare, ha inoltre ordinato lo scioglimento della Guardia presidenziale, l'unità militare protagonista del tentato colpo di stato. E da ieri  l'esercito sta sovrintendendo al disarmo dei 1.200 membri della Guardia, che era rimasta fedele all'ex presidente Blaise Compaore. L'ex capo di Stato è stato costretto, lo scorso anno, ad abbandonare il Paese dopo un'ondata di manifestazioni popolari che avevano messo fine ai suoi 27 anni di governo. (M.G.)

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Burundi: dietro la crisi politica il controllo dei giacimenti

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Dietro la crisi politica del Burundi c’è pure una lotta di influenza tra potenze straniere per il controllo dei giacimenti minerari. Lo rivelano all’agenzia Fides fonti della Chiesa burundese.

Commissione per il dialogo del governo esclude contatti con l’opposizione
“La Chiesa chiede il rispetto dello Stato di diritto e la garanzia dei diritti delle persone” dicono le nostre fonti, facendo riferimento al messaggio dei vescovi del 20 settembre nel quale si chiede un dialogo tra tutte le parti nessuna esclusa. “Il governo del Presidente Pierre Nkurunziza ha però respinto l’appello dei vescovi, creando una Commissione per il dialogo, con un mandato però limitato che esclude contatti con gran parte dell’opposizione” dicono le fonti di Fides.

Una delle poste in gioco è il controllo delle terre rare burundesi
“Il messaggio dei vescovi è inoltre molto chiaro nel denunciare con forza le violenze” sottolineano le fonti. “Ogni giorno si trovano per le strade di Bujumbura nuovi cadaveri di persone uccise durante la notte. Si sa che le persone arrestate vengono torturate. D’altro canto il governo cerca di comprare la popolazione. Questo grazie a grandi disponibilità finanziare derivanti dai contratti minerari per lo sfruttamento dei giacimenti minerari con aziende cinesi” rivelano le fonti di Fides.

Scontro indiretto tra Usa e Cina
“Mentre gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno condannato la violazione degli Accordi d’Arusha e della Costituzione burundese, con l’imposizione del terzo mandato di Nkurunziza, si intravede uno scontro indiretto tra l’occidente, e in particolare gli Stati Uniti, con la Cina, che sembra continuare ad appoggiare il Presidente. Una delle poste in gioco è il controllo dei giacimenti burundesi” concludono le fonti di Fides.

In Burundi grande concentrazione di giacimenti
​Secondo gli ultimi studi geologici, le terre rare in Burundi sono di qualità eccellente e si presentano in grande concentrazione (54,33%) rispetto ai giacimenti in altri Paesi. Le terre rare sono elementi utilizzati nell’industria elettronica e in altre applicazioni ad alta tecnologia. La Cina, che possiede il 97% delle terre rare mondiali, cerca di mantenere il proprio monopolio acquisendo i giacimenti di altri Stati. (L.M.)

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Yemen: raid della coalizione a guida saudita. Decine di vittime

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Prosegue il conflitto in Yemen tra le forze fedeli al presidente Hadi e il ribelli sciiti Houthi. Almeno 20 insorti sono stati uccisi in un attacco da parte delle forze lealiste e della coalizione arabo-sunnita nella provincia di Marib. Bombardamenti e almeno 15 vittime si segnalano anche nella capitale Sanaa, controllata dalle milizie sciite.I sauditi, dal canto loro, riferiscono invece della perdita di due guardie di frontiera e di un generale a seguito di un attacco a Jizan, nei pressi del confine con lo Yemen. L'area è stata infatti bersagliata dai ribelli Houti con un intenso fuoco di artiglieria.

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Filippine: Chiesa a fianco dei tribali, vittime di violenze

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La Chiesa nelle Filippine è a fianco delle popolazioni dei lumad, i tribali, che oggi sono vittime di abusi, persecuzioni, omicidi extragiudiziali: lo ha ribadito il vescovo ausiliare di Manila, mons. Broderick Pabillo, a capo del Comitato permanente dei vescovi filippini per gli affari pubblici, incontrando i leader delle comunità lumad a Manila.

Nelle operazioni militari anti-guerriglia, coinvolti civili innocenti lumad
I leader - riferisce l'agenzia Fides - hanno chiesto ai vescovi di “intervenire attivamente per porre fine alla militarizzazione delle aree dove vivono le comunità tribali” agendo da “facilitatori” per la ripresa dei colloqui di pace tra il governo e le formazioni della guerriglia comunista presenti nelle aree tribali. Nelle operazioni militari per contrastare i ribelli, spesso sono coinvolti i civili innocenti lumad, a volte accusati anche di sostenere o coprire i ribelli. “A Mindanao l’ occupazione dei territori delle comunità tribali compiuta dalle forze armate ha costretto almeno 3.000 lumad ad abbandonare le proprie terre, mentre altri 500 si sono rifugiati nella città di Davao” hanno spiegato a mons. Pabillo.

Vescovi al governo: indagare sulle uccisioni di tre leader lumad
La Chiesa aveva già fortemente condannato le recenti uccisioni di leader lumad a Mindanao, criticando la risposta del governo. Il presidente della Conferenza episcopale, mons. Socrates Villegas, ha detto che “è inquietante come il governo abbia rapidamente esonerato dalle responsabilità quanti sono presumibilmente dietro le uccisioni di leader indifesi”, riferendosi ai militari e ai gruppi paramilitari a servizio dell’esercito. Auspicando “verità e giustizia”, i vescovi, accanto a numerosi gruppi per i diritti umani, hanno chiesto al governo di indagare con urgenza sulle uccisioni dei tre leader lumad a Surigao del Sur e di rivedere la politica dell’uso di forze paramilitari contro gli insorti. “Se i gruppi di miliziani non sono sotto il comando dell'autorità statale legittima non dovrebbero essere tollerati, tanto meno utilizzati come mercenari da parte dello Stato” ha aggiunto mons.Villegas.

Le terre dei tribali sottratte per sfruttamento minerario e grandi piantagioni
Secondo il gruppo dei “Missionari rurali delle Filippine” (Rmp) le comunità lumad sono sotto attacco perché difendono le loro terre ancestrali. Secondo suor Francis Anover, coordinatrice dei Rmp, i popoli tribali continuano ad essere vittime di “land grabbing” e di sfollamento di massa, a causa delle attività minerarie su larga scala e dell'espansione delle grandi piantagioni. In tale contesto “l'esercito filippino e i suoi gruppi paramilitari commettono gravi violazioni dei diritti umani, appoggiando le operazioni di grandi società straniere e locali” ha detto suor Anover. (P.A.)

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Unitalsi: pellegrinaggio nazionale a Lourdes

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Si terrà a Lourdes da domani al 3 ottobre, il pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali) per condividere “La gioia della missione”, il tema pastorale proposto quest’anno sul santuario mariano. Al pellegrinaggio - riporta l'agenzia Sir - parteciperanno circa 10mila fedeli tra pellegrini, soci, e persone con disabilità, di cui circa 1.250 ammalati, che raggiungeranno il santuario di Lourdes da tutte le regioni italiane, guidati dall’assistente ecclesiastico nazionale, mons. Luigi Marrucci, vescovo della diocesi di Civitavecchia e Tarquinia, e dal presidente nazionale, Salvatore Pagliuca. 

X edizione del pellegrinaggio “Bambini in missione di pace”
​Il tema pastorale de “La gioia della missione” sarà ogni giorno coniugato nelle tematiche per la riflessione sul carisma e sul servizio che l’Associazione compie nella Chiesa. L’evento nazionale quest’anno sarà impreziosito dalla X edizione del pellegrinaggio “Bambini in missione di pace” sul tema “Con i bambini non si scherza”. Infatti accanto ai momenti celebrativi e dedicati alla preghiera, si aggiungeranno gli appuntamenti di riflessione e d’intrattenimento dedicati ai bambini, circa 400 i partecipanti a Lourdes da tutta l’Italia. (R.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 270

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.