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Sommario del 21/10/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Francesco: ogni famiglia vive dell'onore di una promessa

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L’identità di una famiglia si fonda sulla “promessa di amore e di fedeltà” che gli sposi si scambiano nel matrimonio. Ma l’“onore” di questa promessa oggi è “indebolito” ed è necessario gli sia restituito anche a livello “sociale”. Sono alcune delle considerazioni di Papa Francesco all’udienza generale di oggi, conclusa dall’auspicio che il Sinodo "rinnovi in tutta la Chiesa il senso dell’innegabile valore del matrimonio indissolubile e della famiglia sana, basata sull’amore reciproco dell’uomo e della donna”. Il servizio di Alessandro De Carolis

Una volta scambiarsi quel “per sempre” era vissuto come un patto sacro e un impegno pubblico. Poi alla bellezza di essersi scelti per amarsi ed essere insieme, nella coppia si è insinuato – osserva Papa Francesco – “il diritto di cercare la propria soddisfazione a tutti i costi”, presentato come un “principio non negoziabile”, e la sacralità di quel patto si è via via sfaldata nella percezione di tanti coniugi portando in molti casi a far esplodere o implodere la famiglia stessa.

La vita in una promessa
Nella sua lunghissima riflessione sulla vita familiare, Papa Francesco arriva al punto nevralgico, al valore del “sì” pronunciato dagli sposi:

“L’identità famigliare è fondata sulla promessa: si può dire che la famiglia vive della promessa d’amore e di fedeltà che l’uomo e la donna si fanno l’un l’altra. Essa comporta l’impegno di accogliere ed educare i figli; ma si attua anche nel prendersi cura dei genitori anziani, nel proteggere e accudire i membri più deboli della famiglia, nell’aiutarsi a vicenda per realizzare le proprie qualità ed accettare i propri limiti”.

Senza libertà non c’è matrimonio
Il problema è che, “ai nostri giorni, l’onore della fedeltà alla promessa della vita famigliare appare molto indebolito”, osserva Francesco, che ne spiega le ragioni. Oltre al “malinteso diritto” di cercare soddisfazione per sé, un altro male è che “i vincoli della vita di relazione e dell’impegno per il bene comune” si “affidano esclusivamente alla costrizione della legge”:

“Ma, in realtà, nessuno vuole essere amato solo per i propri beni o per obbligo. L’amore, come anche l’amicizia, devono la loro forza e la loro bellezza proprio a questo fatto: che generano un legame senza togliere la libertà: l’amore è libero, la promessa della famiglia è libera e questa è la bellezza! Senza libertà non c’è amicizia, senza libertà non c’è amore, senza libertà non c’è matrimonio”.

L’onore alla parola data
Dunque, assicura il Papa, “libertà e fedeltà non si oppongono l’una all’altra, anzi, si sostengono a vicenda, sia nei rapporti interpersonali, sia in quelli sociali” e infatti, prosegue, “pensiamo ai danni che producono, nella civiltà della comunicazione globale, l’inflazione di promesse non mantenute, in vari campi, e l’indulgenza per l’infedeltà alla parola data e agli impegni presi”:

“La fedeltà alle promesse è un vero capolavoro di umanità! Se guardiamo alla sua audace bellezza, siamo intimoriti, ma se disprezziamo la sua coraggiosa tenacia, siamo perduti. Nessun rapporto d’amore – nessuna amicizia, nessuna forma del voler bene, nessuna felicità del bene comune – giunge all’altezza del nostro desiderio e della nostra speranza, se non arriva ad abitare questo miracolo dell’anima (…) L’onore alla parola data, la fedeltà alla promessa, non si possono comprare e vendere. Non si possono costringere con la forza, ma neppure custodire senza sacrificio”.

Miracoli clandestini
Francesco batte molto sul tasto dell’onore, parola che sembra quasi una banconota fuori corso:

“È necessario restituire onore sociale alla fedeltà dell’amore: restituire onore sociale alla fedeltà dell’amore. E’ necessario sottrarre alla clandestinità il quotidiano miracolo di milioni di uomini e donne che rigenerano il suo fondamento famigliare, del quale ogni società vive, senza essere in grado di garantirlo in nessun altro modo”.

“Famiglia sana”
Il Papa conclude la catechesi sollecitando la Chiesa a contemplare e custodire il valore del legame familiare nel quale, ricorda, brilla la verità “misteriosamente rivelata” del vincolo “del Signore e della Chiesa”. Quindi, al momento dei saluti ai fedeli polacchi, la catechesi si riassume in un auspicio e una preghiera per il Sinodo ormai in dirittura d’arrivo:

“Per l’intercessione di San Giovanni Paolo II preghiamo che il Sinodo dei Vescovi, che sta per concludersi, rinnovi in tutta la Chiesa il senso dell’innegabile valore del matrimonio indissolubile e della famiglia sana, basata sull’amore reciproco dell’uomo e della donna, e sulla grazia divina”.

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Lombardi: notizia su salute Papa infondata, irresponsabile, inqualificabile

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Totalmente infondata, gravemente irresponsabile e non degna di attenzione: così il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha definito la notizia su una presunta patologia che avrebbe colpito il Papa: notizia diffusa da un organo di stampa italiano. Padre Lombardi, all’inizio del briefing odierno sul Sinodo, ha ribadito con forza la sua smentita, già diffusa ieri sera, dopo le verifiche fatte con le fonti opportune, compreso il Santo Padre. Ma ascoltiamo la sua dichiarazione: 

“Nessun medico giapponese è venuto in Vaticano a visitare il Papa; non vi sono stati esami del tipo indicati dall’articolo. Gli uffici competenti mi hanno confermato che non vi sono stati voli di elicotteri arrivati in Vaticano dall’esterno, neppure nel mese di gennaio… Perlomeno ... se non erano fantasmi, non si sono visti! Posso confermare che il Papa gode di buona salute… Se eravate in Piazza stamattina lo avete visto anche voi. E se correte dietro di lui nei viaggi lo sapete. Al più ha qualche problema alle gambe, ma la testa mi sembra assolutamente perfetta!

Ribadisco che la pubblicazione avvenuta è un grave atto di irresponsabilità, assolutamente ingiustificabile e inqualificabile. Ed è ingiustificabile anche continuare ad alimentare simili informazioni infondate. Per cui ci si augura che questa vicenda si chiuda - quindi - immediatamente.

Piccola osservazione. Lo stesso quotidiano che ha pubblicato le notizie "scoop" sul Papa questa mattina, ha pubblicato vicino una intervista al prof. Maira, a proposito di tumori celebrali… Il prof. Maira mi ha telefonato, di sua iniziativa, questa mattina, dicendomi che si trovava a New York, che non sapeva nulla di nulla. Una gentile giornalista gli ha fatto una intervista generica sui tumori celebrali, senza dirgli assolutamente nulla del contesto per cui gliela faceva e in cui sarebbe stata pubblicata. Egli ha risposto a delle domande generiche sui tumori celebrali, ma poi ha visto – con sua enorme sorpresa – com’era stata collocata e presentata questa mattina. Questo è un piccolo particolare, tanto per capire il tipo di contesto in cui abbiamo avuto questa notizia, questa mattina”.

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Relazioni Circoli minori su terza parte Instrumentum laboris

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Al Sinodo dei vescovi sulla famiglia si lavora, oggi, alla preparazione della Relazione finale che verrà presentata e votata in Aula sabato prossimo. Spetterà poi al Papa decidere se renderla pubblica o meno. Ieri pomeriggio, intanto, i tredici Circoli minori hanno presentato le loro Relazioni sulla terza parte dell’Instrumentum laboris, dedicata al tema “La missione della famiglia oggi”. Il servizio di Isabella Piro: 

Il Sinodo è ancora in cammino
C’è ancora molta strada da fare e le vie da percorrere sono tante: così, in sintesi, si può riassumere quanto emerge dalla terza tornata di relazioni dei Circoli minori. Due, in particolare, le tematiche più dibattute, intorno alle quali si riscontrano approcci diversi: da una parte, la questione dei divorziati risposati e del loro accesso ai Sacramenti, dall’altra quella delle persone con tendenze omosessuali.

Divorziati risposati: accompagnamento, ma secondo approcci diversi
Nel primo caso, in generale c’è accordo sulla necessità di accompagnare ed accogliere le famiglie ferite, secondo una “pedagogia della misericordia” che eviti atteggiamenti settari e sposi la pastorale con la dottrina, senza “annacquarla”. Restano però aperte tante possibilità su come mettere in pratica tale atteggiamento: c’è chi suggerisce l’analisi dei singoli casi, affidata alla responsabilità del vescovo o delle Conferenze episcopali locali, nell’ottica del decentramento e secondo opportuno discernimento; chi ribadisce che la questione è dottrinale e quindi di competenza di un Concilio e non di un Sinodo; chi ipotizza un Foro interno specifico; chi guarda ai processi di nullità matrimoniali – resi più brevi dal Motu proprio di Papa Francesco “Mites Iudex” – come esempio di un’efficace vicinanza alle persone in difficoltà, che permetta di non derogare alla dottrina.

Auspicato intervento del Papa, per dare “un colpo d’ala” a famiglie ferite
Altre proposte per i divorziati risposati puntano sulla loro comunione spirituale e sulla così detta “via penitenziale”, anche se alcuni preferiscono chiamarla “via della riconciliazione” o anche “itinerario di carità”. Consapevoli della complessità della questione, i Padri Sinodali si richiamano alla funzione consultiva, e non deliberativa, dell’Assemblea episcopale. Di qui, l’auspicio di un intervento specifico del Papa, anche in vista del Giubileo della misericordia, affinché – sottolinea in particolare qualche Circolo – il Pontefice crei un’apposita Commissione incaricata di approfondire questo tema, dando così “un colpo d’ala” alle famiglie ferite. E comunque i Circoli minori ribadiscono: il Sinodo non si giudica solo dal tema dei divorziati risposati.

Le persone con tendenze omosessuali: tema del Sinodo o no?
Anche sul tema delle persone con tendenze omosessuali si registrano approcci diversi: fermo restando la necessità di accogliere tali persone senza discriminarle, da alcune parti si sottolinea che tale questione non rientra nella tematica del Sinodo e che quindi andrebbe trattata – suggerisce un Circolo – in un meeting sinodale separato. In ogni caso, comune è la posizione dei Circoli nel respingere l’adozione di bambini per le coppie omosessuali e l’equiparazione tra il matrimonio e le unioni gay.

Famiglia, soggetto di evangelizzazione. Più preparazione per matrimonio
Queste, dunque, le tematiche più discusse. Ma altrettante, se non di più, sono quelle sulle quali i tredici Circoli minori si trovano d’accordo: la prima riguarda la capacità della famiglia di essere soggetto, e non solo oggetto, di evangelizzazione, e quindi la necessità che la Chiesa rilanci e sostenga di più questa sua dimensione. Poi, il tema della preparazione al matrimonio: tutte le Relazioni ribadiscono il bisogno di percorsi formativi accurati, incentrati sulla Parola di Dio e suddivisi in tre fasi temporali: remoti, prossimi ed immediatamente a ridosso delle nozze.

Chiesa rinnovi il suo linguaggio, senza snaturare i suoi insegnamenti
Altro punto evidenziato dalla maggior parte delle Relazioni, quello del linguaggio: la Chiesa deve rinnovarlo – dicono i Circoli – trasformarlo da statico a dinamico, per rendere più accessibili a tutti i suoi insegnamenti, senza snaturarli, ed aprire così un nuovo dialogo con le famiglie. Ad esempio: per i divorziati risposati non si parli più di “esclusione” dal Sacramento eucaristico, bensì di “astensione”. Ancora: le tredici Relazioni ribadiscono l’importanza di evidenziare la bellezza e la gioia della sessualità e della corporeità all’interno della vita coniugale, così come di ricordare gli insegnamenti dell’Enciclica “Humanae Vitae” di Paolo VI, a proposito della generatività e della castità. A tal proposito, in particolare, si sottolinea il bisogno di approfondire i temi della genitorialità responsabile e dell’educazione dei figli.

Matrimoni misti, un’opportunità di dialogo interreligioso
Un altro argomento molto presente in diverse Relazioni riguarda le adozioni, con il suggerimento di valorizzarle maggiormente e di dare risalto alla tutela dei bambini. Ancora: molti Circoli minori si soffermano sui matrimoni misti e suggeriscono di evidenziarne gli aspetti positivi, come la loro apertura al dialogo interreligioso, mentre da più parti si auspica una maggiore attenzione alle tematiche familiari legate al dramma della malattia e della morte. Riguardo, poi, alle coppie conviventi o sposate civilmente, i Padri Sinodali ne ribadiscono l’irregolarità, ma suggeriscono comunque di puntare su quegli aspetti positivi che possano portarle al matrimonio sacramentale.

Attenzione ai padri separati, spesso vittime di povertà
Da segnalare, inoltre, alcune proposte singole: porre maggiore attenzione ai padri separati o divorziati, spesso nuove vittime della povertà; apprezzare il coraggio delle donne vittime di violenza che decidono di dare alla luce i loro figli, nonostante i pregiudizi sociali che spesso che le colpiscono; dare voce a chi è costretto all’incesto o cade preda della tratta di esseri umani; non dimenticare le famiglie di rifugiati, di migranti o di chi vive tra guerre e conflitti.

Instrumentum laboris necessita di maggiore organicità
Infine, i Circoli minori definiscono la terza parte dell’Instrumentum laboris eccessivamente disorganica e ne suggeriscono in parte la riorganizzazione, in parte la riscrittura, in vista della Relazione finale da consegnare al Papa.

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Sinodo: cardinale Marx, Chiesa sempre insieme a chi ha fallito

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Anche se c’è un fallimento nel matrimonio, la Chiesa rimane insieme a chi ha fallito. Il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha così parlato dei lavori del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, durante il briefing nella Sala Stampa della Santa Sede. Mentre si prepara la Relazione finale, alla conferenza stampa si è parlato anche delle Relazioni dei 13 gruppi linguistici. Sono intervenuti pure il cardinale Daniel Fernando Sturla Berhouet, arcivescovo di Montevideo, in Uruguay, e l’arcivescovo Eamon Martin, presidente della conferenza episcopale irlandese. Il servizio di Giada Aquilino

Il Sinodo non è giunto a conclusione, sta “aprendo il cammino” alla decisione del Santo Padre sulle discussioni e sui ‘modi’ utilizzati ai lavori, oltre 500. Il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha ribadito che la dottrina della Chiesa si basa sulla famiglia fondata da un uomo e una donna che dicono “sì”, che vogliono stare insieme “per sempre”, che hanno dei figli. Ma la Chiesa, ha aggiunto, deve essere pronta anche di fronte ai fallimenti:

“The church says: be faithful with…
La Chiesa dice: dobbiamo essere fedeli ai nostri sogni. Sicuramente. E’ vitale che la Chiesa riaffermi l’importanza di questa dottrina. Cosa succede – si è chiesto però il cardinale - quando c’è un insuccesso, un problema? Cosa fa la Chiesa? La Chiesa dovrebbe dire - ha aggiunto - siamo con te anche quando hai fallito, quando c’è stato un fallimento. Questo è un po’ il centro della discussione”.

Va dunque sottolineato il “rimanere insieme” con la Chiesa, l’appartenenza ad essa, nonostante gli errori commessi. Per il presidente della Conferenza episcopale tedesca, il Santo Padre ha voluto porre l’accento su matrimonio e famiglia perché essa è il centro della Chiesa e della società, “anche ai fini dell’evangelizzazione, per l’umanizzazione del mondo”, ha spiegato. Ha quindi ribadito il ‘no’ alle discriminazioni contro le donne. A proposito di quelle ideologie “che cercano di far sì che il genere sia un costrutto, un qualcosa che noi possiamo scegliere”, il porporato ha ribadito come non possano essere accettate. Rispondendo alle domande dei giornalisti, circa “battaglie” in corso al Sinodo evocate sulla stampa francese, il cardinale Marx ha evidenziato come all’Assemblea non ci siano battaglie: “Ratzinger - ha detto - non è contro Kasper”. Quindi, a proposito del tema dei divorziati risposati, ha comunicato che il gruppo di lingua tedesca ha avanzato all’unanimità una proposta “per andare oltre, per accompagnare il loro percorso e magari arrivare a una riconciliazione con la Chiesa”. In tale direzione, un invito alla Chiesa ad essere “compagna di strada” è arrivato dal cardinale Sturla Berhouet:

“La Iglesia nunca puede ser un club de perfectos…
La Chiesa non può essere un club di persone perfette, è una casa con le porte aperte, che accoglie tutti coloro che sono in difficoltà”.

Dall’arcivescovo Eamon Martin un altro invito, a camminare insieme con le famiglie:

“We need, in the coming weeks, months…
Nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e anni, abbiamo bisogno di chiederci cosa facciamo nelle nostre pastorali, nei nostri Paesi, per dare un sostegno alle ‘vocazioni’ delle famiglie”.

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Card. Ouedraogo: accogliere tutti, ma misericordia presuppone verità

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Tanti i contributi presentati dai vescovi di ogni parte del mondo al Sinodo sulla famiglia. L’assise è vissuta dai padri partecipanti come una grande esperienza di Chiesa universale. Lo conferma al microfono di Paolo Ondarza il cardinale Philippe Nakellentuba Ouedraogo, arcivescovo di Ouagadougou, in Burkina Faso: 

R. – E’ veramente un cammino, un cammino ecclesiale cum Petro sub Petro, con il Santo Padre. Questa è un’esperienza fantastica, tanti uomini, tanti colori, tante lingue! E’ veramente un dono di Dio alla sua Chiesa. Noi vorremo vivere soprattutto la comunione al di là delle diversità delle situazioni pastorali, culturali: siamo uniti nello stesso servizio della Chiesa, del Vangelo. Capire qual è il progetto di Dio sull’uomo, sulla donna, sul matrimonio, sulla famiglia: questo è essenziale. Noi siamo una terra di "prima evangelizzazione", abbiamo appena un secolo di cristianesimo; ciò che è importante per noi è conoscere meglio Cristo, sapere meglio il progetto di Dio sul matrimonio, sulla famiglia. E sono d’accordo con il Santo Padre quando dice che la Chiesa dovrebbe essere una casa aperta, un ospedale da campo con la porta largamente aperta e tutti entrano, ognuno con i propri problemi. E’ quella dimensione pastorale che dovrebbe aiutare i pastori a essere attenti a tutto quello che vive qualsiasi uomo.

D. – Perché c’è bisogno di ridire il disegno di Dio, sull’uomo e sulla donna, sul matrimonio, la famiglia? E’ cambiato qualcosa rispetto al passato?

R. – Come diceva Giovanni XXIII al Concilio Vaticano II, il Vangelo non cambia, è la nostra comprensione che cambia.

D. – Verità e misericordia: si parla molto di queste due dimensioni come inscindibili e nel contempo ci si interroga su situazioni inedite per la Chiesa, su come porsi, ad esempio, rispetto alla questione sacramentale nei confronti dei divorziati risposati…

R. – La verità del Vangelo, verità e misericordia… Quest’anno sarà un anno di misericordia. Ecco questa misericordia è una chiamata ad essere “buon samaritano”, soprattutto i pastori devono accogliere tutti. Abbiamo sfide comuni, la finalità del matrimonio, il benessere dei coniugi, la procreazione, l’educazione, l’unità, l’unicità. Il matrimonio è monogamo, esclude la poligamia, l’infedeltà… Il secondo aspetto è l’indissolubilità. Ogni Paese ha le sue sfide. In Europa avete soprattutto questa sfida dei divorziati risposati, in Africa ne abbiamo altre: per esempio, la poligamia che secondo il costume è la poligamia simultanea, cioè un uomo con più mogli.

D. – A seconda delle sfide è necessario mutare atteggiamento anche per quanto riguarda l’accesso ai sacramenti, secondo lei?

R. – Anche in Europa voi vivete un tipo di poligamia, i divorziati risposati, qualcuno ha 4, 5, 6 mogli…, no? Questo è un modo di spiegare le cose… L’atteggiamento è quello di aiutare tutti a camminare verso l’ideale. Non si può dire che dovremmo ammettere tutti i divorziati all’Eucaristia o alla penitenza o battezzare tutti i poligami… La misericordia presuppone la verità, presuppone la conversione. Non bisogna condannare ma cercare di aiutare qualunque persona a capire che qualunque situazione è una situazione di salvezza. Anche i divorziati risposati sono amati da Dio, come i poligami sono amati da Dio…

D.  – Anche se non accedono all’Eucaristia…

R. – L’Eucaristia è una tappa ma ci sono tante tappe che possono aiutare qualunque battezzato a vivere la propria fede, ad essere nella verità e nell’umiltà.

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Mons. Hoser: cresce il consenso tra i Padri sinodali

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Il Sinodo volge verso la sua conclusione. I tredici Circoli minori hanno presentato le loro Relazioni che mostrano un consenso crescente tra i Padri sinodali come afferma mons. Henryk Hoser, arcivescovo di Varsavia-Praga, quartiere storico della capitale polacca, intervistato da Paolo Ondarza:  

R. – La prima impressione è molto importante. Vediamo, infatti, la crescita dell’unità dei Padri sinodali, avviandoci verso la fine del Sinodo. Queste relazioni finali sono veramente ben preparate e mostrano anche la comunione dei pensieri, dei progetti e delle prospettive. Sembra che nella diversità delle situazioni concrete, vissute nei differenti Paesi e continenti, si veda qualcosa che ci riunisce nella dottrina della fede e nella pratica pastorale in conformità con questa dottrina. Mi sembra che la conclusione del Sinodo sarà molto utile a noi tutti e anche al Santo Padre per preparare un documento finale, che abbia le specificità del documento magisteriale.

D. – Sembra delinearsi un Sinodo che lascia aperte tante questioni. Se ne è dibattuto, ma evidentemente tre settimane sono poche per andare fino in fondo a queste questioni. Quindi è un cammino che prosegue: in che direzione, in che modo?

R. – Penso che siamo molto più uniti adesso nelle soluzioni pratiche della vita pastorale, in punti come per esempio l’accompagnamento delle famiglie, anche in casi difficili. La soluzione avviene nel rispetto delle situazioni delle coppie risposate dopo la dissoluzione del loro matrimonio sacramentale e così via. Mi sembra che le soluzioni saranno recepite con soddisfazione e con una grande unità della Chiesa.

D. – Tante le questioni affrontate, non solo quelle che hanno avuto la prima pagina dei giornali in questi giorni, come la ricca visione cristiana della sessualità, il valore della continenza, le donne che hanno subito violenza e che fanno nascere i figli di questa violenza, i mariti impoveriti dalle separazioni, le convivenze, le famiglie con all’interno persone omosessuali, ma non solo, gli elementi positivi all’interno delle famiglie. Insomma, tante questioni che effettivamente hanno avuto poco spazio …

R. – Poco spazio e poco tempo. Ma mi sembra che il cambiamento importante che abbiamo vissuto sia la necessità della focalizzazione della nostra pratica pastorale sulla famiglia come centro della nostra preoccupazione e soprattutto sulle famiglie in situazioni difficili nel mondo di oggi. Abbiamo l’obbligo di vivere e stare con loro, in prossimità, dando un aiuto effettivo.

D. – E’ una sfida che la Chiesa è chiamata a raccogliere e che coglierà insieme in un’azione comune in tutti i Paesi del mondo?

R. – Abbiamo sottolineato molto la soggettività della famiglia, nel senso che è soggetto dell’evangelizzazione: non solo oggetto della pastorale, ma è soggetto della nuova evangelizzazione. Perché la famiglia, comunque, è la Chiesa domestica, la Ecclesia in miniatura. E allora questa Chiesa bisogna rinforzarla, bisogna risvegliarla e inviarla nel mondo.

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Due sposi di Baghdad al Sinodo: a rischio esistenza famiglie cristiane in Iraq

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Il martirio dei cristiani in Iraq è testimonianza della fede in Cristo, a gloria di Dio. Questa la forte testimonianza portata in aula al Sinodo da una coppia di uditori impegnati nella pastorale della Parrocchia caldea di San Giorgio a Bagdad: si tratta di Suhaila Salim e Wisam Marqus Odeesho. Ascoltiamo quest’ultimo al microfono del nostro inviato Paolo Ondarza

R. - (parole in arabo)
La famiglia ha enormi difficoltà a vivere in Iraq, manca il lavoro e c’è un senso di precarietà costante, ma con la fede e la speranza che vengono da Gesù si possono affrontare anche queste difficoltà. E’ a rischio l’esistenza delle nostre famiglie cristiane, la nostra identità in Iraq. Nella nostra parrocchia ci sono diverse famiglie sfollate e noi offriamo loro aiuto materiale. Rimanere a Baghdad per noi è un miracolo. E’ talmente difficile la situazione che quando usciamo la mattina per andare a lavorare, non sappiamo se e quando faremo ritorno a casa. La nostra città non è sicura. Un giorno a Baghdad si sono susseguite tre esplosioni vicino casa nostra: se fossero avvenute qualche minuto prima rispetto a quando si sono verificate, non sarei qui a raccontarlo.

D. – Avete amici che sono scappati da Mosul o dalla Piana di Ninive?

R. – (parole in arabo)
Conosciamo sette famiglie che hanno lasciato Mosul. Hanno abbandonato le loro case e ogni loro bene e sono scappate, ma non hanno perso la loro fede. Io avevo una casa a Ninive: l'avevo fatta edificare per il matrimonio di mio figlio, ma il degenerare della situazione mi ha obbligato ad abbandonarla, a lasciare tutto.

D. – Come è possibile vivere, professare la fede in un contesto come quello dell’Iraq, in particolare con la minaccia del sedicente Stato islamico?

R. – (parole in arabo)
Prima dell’avvento del Califfato non avevamo problemi di convivenza con persone di religione diversa dalla nostra. Vivevamo tutti insieme, anche con i musulmani. Più del 90% dei miei amici sono musulmani. Io facevo loro i miei auguri per le loro festività religiose e viceversa. Oggi non è più così. Il sedicente Stato Islamico non vuole questa convivenza.

D. – Che cosa aspettate da questo Sinodo?

R. – (parole in arabo)
Attendiamo dal Sinodo una voce profetica perché ci aiuti a tornare a vivere in pace nel nostro Paese con le nostre famiglie. I Paesi occidentali devono aiutarci a rimanere nelle nostre terre: non vogliamo abbandonarle. I cristiani devono rimanere in Iraq.

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Nomine episcopali in Brasile di Papa Francesco

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In Brasile, Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Dourados, presentata da Mons. Redovino Rizzardo, C.S., per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato Vescovo di Dourados  il Rev.do P. Henrique Aparecido De Lima, C.SS.R., Superiore Provinciale della Provincia Redentorista di Campo Grande.

In Brasile, Francesco ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Jales, presentata da Mons. Luiz Demétrio Valentini, per sopraggiunti limiti d’età. Il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di Jales il Rev.do José Reginaldo Andrietta, del clero della diocesi di Limeira, finora Parroco della parrocchia “São Judas Tadeu” ad Americana.

Sempre in Brasile, il Papa ha nominato Vescovo della diocesi di São Mateus il Rev.do Paulo Bosi Dal’Bó, finora Vicario Generale della diocesi di Colatina.

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Auza: cambiare modello di sviluppo, Onu sia equa e trasparente

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Serve un autentico sviluppo sostenibile che non tratti le persone come mezzi di produzione. E’ uno dei passaggi dell’intervento di mons. Bernardito Auza alla 70.ma sessione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. L’osservatore permanente della Santa Sede al Palazzo di Vetro di New York è anche intervenuto sulla riforma delle Nazioni Unite e sull’urgenza di una giurisdizione internazionale efficace. Il servizio di Alessandro Gisotti

“Per troppo tempo, si è visto lo sviluppo solo in termini di crescita economica e di accumulazione delle ricchezze”. E’ quanto affermato da mons. Bernardito Auza che, nel suo intervento all’Onu, ha messo l’accento sulla necessità di cambiare questo “modello di sviluppo” che si rivela “insostenibile, giacché riduce gli esseri umani a mezzi di produzione” e minaccia la terra attraverso uno sfruttamento insostenibile delle sue risorse.

Cambiare attuale modello di sviluppo insostenibile
Riprendendo la Laudato Si’ di Papa Francesco, il presule chiede dunque di “cambiare” questo “insostenibile processo di sviluppo che appartiene al passato” e avverte che “con esso, né le persone né il pianeta potrà sopravvivere a lungo”. Ancora, il presule denuncia la “cultura dello scarto” e la conseguente “crisi ecologica” che pesa in modo sproporzionato sui poveri. E chiede che si passi da una cultura dello spreco ad una cultura di solidarietà che integri le dimensioni economica, sociale e ambientale.

Più trasparenza e equità alle Nazioni Unite
Mons. Auza è intervenuto anche sul metodo di lavoro alle Nazioni Unite e in particolare al Consiglio di Sicurezza. Il diplomatico vaticano ha chiesto che tutti gli Stati membri abbiano “un’equa parte di influenza, specialmente nel Consiglio di Sicurezza”. Mons. Auza ha evidenziato l’urgenza di “dibattiti aperti” in cui tutte le voci siano considerate così che il Consiglio veda accresciuta la sua “legittimità”. Ancora, il presule ha chiesto che gli organismi delle Nazioni Unite accrescano la propria trasparenza. “La responsabilità di proteggere tutte le persone” da atrocità e “crimini contro l’umanità”, ha poi proseguito, è oggi un principio da tutti riconosciuto, anche se “non sempre di facile applicazione”. Tuttavia, ha ammonito, “gli inaccettabili costi umani dell’inazione” fanno sì che l’applicazione di questo principio “debba essere tra le più urgenti priorità delle Nazioni Unite”. Infine, in un altro intervento all’Onu, mons. Auza ha esortato la comunità internazionale a dotarsi di una effettiva giurisdizione universale per contrastare i crimini contro l’umanità.

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Oggi su "L'Osservatore Romano"

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Perché la fedeltà non toglie la libertà: all'udienza generale il Papa parla della promessa d'amore tra gli sposi.

Le ultime relazioni dei circoli minori nel sinodo sulla famiglia.

Violenze ininterrotte in Israele e nei Territori.

Una famiglia vera: Mario Aldegani su Gesù, Giuseppe e Maria.

Avanti il prossimo: stralci da due lettere del cardinale Martini a ragazzi di una seconda media pubblicate ora nel libro "Piccolo manuale della famiglia".

False notizie: nota sul polverone sollevato da presunte rivelazioni sulla salute del Papa.

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Oggi in Primo Piano



Nuove violenze in Terra Santa: iniziative Onu e Ue per la pace

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Giornata diplomatica cruciale oggi per tentare di interrompere la lunga scia di sangue in Terra Santa. Oltre 50 finora le vittime a cui si aggiunge l'ultimo episodio in mattinata a Ramallah, dove una soldatessa israeliana è stata pugnalata e il suo assalitore palestinese ucciso da colpi d'arma da fuoco. La diplomazia intanto è al lavoro. Incontrando il segretario dell'Onu Ban Ki-moon, il presidente palestinese Mahmud Abbas si è detto disponibile alle trattative di pace, ha ribadito la necessità di una protezione internazionale palestinese, ma è tornato ad accusare Israele di voler mutare lo status quo sulla Spianata delle Moschee. Stasera Ban riferirà in videoconferenza al Consiglio di sicurezza dell'Onu prima di volare in Giordania. Si attende anche l'esito dell'incontro in Germania tra il premier israeliano Benjamyn Netanyahu e la cancelliera tedesca Angela Merkel. Ma quale può essere il ruolo di questi attori internazionali in un momento così delicato e chi conta veramente? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Maria Grazia Enardu, docente di Storia delle Relazioni Internazionali e Storia di Israele Moderno, all'Università di Firenze: 

R. – I grossi soggetti che possono agire sono essenzialmente due: l’Onu inteso come organizzazione e inteso anche come possibilità che gli americani cambino atteggiamento in sede di Consiglio di sicurezza, cioè smettano di porre il veto a risoluzioni che loro considerano contro Israele; il secondo soggetto è in particolare la Germania sia perché la Germania ha un forte legame con Israele, che però è diventato più critico negli ultimi anni, sia perché se anche la Germania si muove in un certo senso il resto d’Europa, che è già critico verso Israele, la seguirebbe senza problemi.

D. – Una parola sulla Giordania: il fatto che la Spianata delle Moschee venga gestita da una fondazione islamica sotto l’egida della Giordania ha un significato in questo momento?

R. – Sì perché la famiglia dei Re di Giordania era la famiglia che una volta custodiva i luoghi santi di Mecca e Medina e quindi ha con Gerusalemme un rapporto particolarmente forte non solo dovuto ai 20 anni in cui hanno controllato la città vecchia. E anche perché la Giordania, non dimentichiamolo, ha una popolazione che in gran parte è costituita da palestinesi; è inoltre il miglior vicino che Israele possa avere, è un Paese moderato, quindi è suo compito agire da moderatore.

D. – A complicare la situazione oggi queste affermazioni di Netanyahu che dice che Hitler all’epoca non voleva sterminare gli ebrei ma solo espellerli e fu poi invece convinto a farlo dal Mufti di Gerusalemme: perché ora queste affermazioni, che ruolo hanno, cosa significano?

R. – Sono affermazioni particolarmente gravi anche perché lui è figlio di uno storico, di destra ma di uno storico. Comunque il fatto che l’abbia detto e di fronte a un pubblico molto qualificato, cioè l’organizzazione mondiale sionista che era a convegno, è semplicemente sintomo di un nervosismo che ormai trabocca e gli fa dire cose che non hanno senso.

D. – Netanyahu potrebbe fare un passo indietro a questo punto dopo tutti questi confronti e questi colloqui?

R. – Tutto quello che sta avvenendo è volto a fare pressioni su Netanyahu e sul governo israeliano. Però è anche vero che la coalizione di governo che Netanyahu ha messo insieme deliberatamente è molto più a destra di lui: cioè, lui non ha spazio né nel governo né nella Knesset per fare iniziative di tipo diverso, quindi in un certo senso è in un vicolo cieco e non sa come uscirne né sul fronte interno né sul fronte internazionale.

D. – E’ anche vero che anche Mahmud Abbas ha di fronte a sé uno scenario, una popolazione palestinese estremamente frammentata che non lo segue…

R. – E’ vero, Mahmud Abbas non è seguito dalla base anche perché la base è fatta di giovanissimi palestinesi che dopo 48 anni di occupazione non ascoltano più gli adulti. Però è anche vera un’altra cosa, che il presidente palestinese non rischia di essere ucciso se cambia politica, al massimo si dimette e farà il pensionato. Mentre Netanyahu, e la politica israeliana lo ha dimostrato, è a rischio di qualcuno molto più estremista.

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Congo. Scontri per il referendum di modifica costituzionale

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Tensione nella Repubblica del Congo a causa degli scontri tra gli oppositori del Presidente in carica Denis Sassou-Nguesso e le forze dell’ordine. Spari, atti di vandalismo, case di politici incendiate si registrano tra Brazzaville e Point-Noire. Sei civili hanno perso la vita per i tiri della polizia, dieci i feriti, 16 gli arresti. I cortei non autorizzati mirano alla revoca del referendum di riforma costituzionale in programma per domenica prossima che potrebbe eliminare il limite di due mandati presidenziali. Massimiliano Menichetti ha parlato della situazione con il collega congolese Albert Mianzoukouta, del programma francese Africa: 

R. – Non abbiamo ancora notizie su tutte le città del Paese, dell’hinterland. I collegamenti internet non funzionano più e quindi non sappiamo veramente quale sia la situazione. A Brazzaville però c’è una certa calma, anche se un po’ precaria, invece a Pointe-Noire ne parlavo al telefono con mio fratello che mi diceva: “Hai sentito? Hai sentito?”… Quelli erano spari e li sentivo anch’io.

D. – Le violenze per il referendum che vuole modificare la Costituzione per permettere una candidatura, un nuovo mandato, per il presidente in carica…

R. – Il problema è che nel 2002 l’attuale presidente ha messo in piedi una commissione con il compito di redigere una nuova Costituzione. Quest’ultima dice chiaramente che un presidente non può superare i due mandati, ognuno dei quali ha una durata di sette anni. Il presidente è arrivato al termine di questi mandati, ma ha pensato che forse, passando per un referendum, avrebbe potuto cambiare questa disposizione. Questo è il motivo per cui l’opposizione occupa adesso le strade: per chiedere che il referendum, previsto per domenica, non si faccia. Fino ad ora, il presidente non ha parlato e quindi si tratta di una situazione in cui, veramente, non si sa chi vincerà e come.

D. – La Conferenza episcopale ha chiesto di dialogare: qual è l’auspicio?

R. – L’auspicio sarebbe, prima di tutto, quello di fermare le violenze: che il presidente parli e che si cerchi un periodo di transizione. Tra l’altro, quello che accade adesso avviene anche prima della fine del mandato, quindi il presidente ha ancora davanti a sé un anno per pacificare gli spiriti. Però compete a lui trovare il modo, perché l’opposizione non si aspetta altro che la sua caduta.

D. – Ma perché queste tensioni adesso?

R. – Il Congo è un Paese esportatore di petrolio, esiste quella che si definisce come la “maledizione del petrolio”. Noi ci siamo caduti proprio dentro, perché chi arriva al potere comincia prima di tutto ad appropriarsi delle risorse. L’accusa che molti esponenti dell’opposizione rivolgono al presidente è che quest’ultimo abbia messo la sua intera famiglia intorno a questo problema della gestione del petrolio e che il Paese non guadagni invece più niente: il Congo non vede cioè il frutto delle risorse che è nazionale.

D. – C’è il petrolio, ma il Paese non ne beneficia: fa sì che le ricchezze siano ottenute da chi estrae il petrolio…

R. – Da chi lo estrae, da chi si trova nel circuito della gestione, tra questi molti dei suoi figli (del presidente - ndr). Dieci-quindici anni fa, quando il Congo vendeva il petrolio, su 100 dollari ne riceveva in cambio 10: il presidente è arrivato ad ottenerne fino a 36. Poi ha imposto, o ha negoziato con l’Eni, la Total Erg, un accordo di partizione della vendita del petrolio. Ma la gente ha l’impressione che questa risorsa, che dovrebbe appartenere al Paese, sia soprattutto in mano ai membri della famiglia stretta del presidente che ne traggono vantaggio. E questa sensazione crea un malessere che non può preparare al dialogo.

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Maltempo. Vescovo di Benevento loda l'impegno dei volontari

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In Campania, non si ferma l'ondata di maltempo. In molte zone della regione piove quasi ininterrottamente dalla serata di lunedì scorso e l'allerta meteo durerà ancora fino a questa sera. Quattro fiumi esondati – Calore, Fortore, Tammaro e Sarno – e oltre 40 Comuni colpiti gravemente oltre Benevento e Castellammare di Stabia. I volontari della Caritas, insieme alla Protezione civile e alla Croce Rossa, stanno spalando senza sosta per liberare stabili e zone dalle acque e nel frattempo coordinare l’arrivo dei viveri per gli alluvionati. Mons. Andrea Mugione, vescovo di Benevento, parla della situazione al microfono di Francesca Di Folco

R. – La Caritas ha fatto questo coordinamento comunale – il famoso Coach, come viene chiamato. Ha coordinato un po' tutte le associazioni, ma ha soprattutto coordinato le centinaia e centinaia di giovani volontari, oltre ai nostri, che hanno prestato veramente un grande servizio, anche insieme ai tanti bravi fedeli laici. Li abbiamo ringraziati ed elogiati proprio per questo: i volontari delle varie associazioni e gli operatori soprattutto Caritas e questi giovani volontari che sono stati e sono ancora molto generosi e appassionatamente solidali. Noi prestiamo ospitalità a 30-40 famiglie, quindi i gruppi che vogliono venire… Molti non vogliono assolutamente lasciare incustodita la loro casa e quindi preferiscono rimanere nelle vicinanze. La mensa lavora a spron battuto: fa più di mille pasti al giorno…

D. – La situazione più drammatica resta quella di Benevento e della Provincia sannita, zone dove in molti hanno accolto gli appelli delle autorità a lasciare le case, le scuole e le università sono chiuse…

R. – Sì, le scuole sono chiuse fino a sabato, quindi si riapriranno lunedì, si spera… Anche oggi c’è un po’ di allerta meteo. Molti Comuni della provincia – immagino che dei 78, almeno una sessantina – sono in questo stato di disastro, con decine di famiglia senza casa....  Tutto è invaso dal fango. Adesso è il dopo che preoccupa assai…

D. – L’area industriale si trova nella vallata completamente allagata. Già si può tracciare un bilancio, in cui la stima dei danni ammonta a 500 milioni di euro, 70 aziende ferme e 500 in cassa integrazione…

R. – Anzi più di 500... 500 sono solo quelli dell’industria pastificia, ma poi ci sono altre industrie che hanno chiuso, nella speranza che sia solo momentaneamente. Questo è nella zona del Valentino. E poi in città e fuori città, è la zona del Pantano: la parola stessa ci dice che è una zona destina proprio all’esondazione… Certo speriamo per l’industria. Adesso ci sono degli incontri che la regione sta facendo, c’è stato anche l’incaricato nazionale della Protezione civile… Stanno lavorando. E’ il dopo che preoccupa molto!

D. – Dai vescovi della Campania ieri è partito l’appello accorato a non lasciare sole le comunità in ginocchio, che hanno diritto a rialzarsi e a ricevere aiuto…

R. – Per dare coraggio, per non perdersi d’animo e per continuare a sperare. Il Signore non ci abbandona, assolutamente. Quindi, essere un poco solidali e avere queste certezze incrollabili nell’affrontare questo momento di buio, di dolore, di difficoltà. Siamo stati tutti colpiti da questa tragedia, che ha devastato un po’ tutto… Un’inondazione e una devastazione completata.

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Presentato libro del card. Martini "Cattedre dei non credenti"

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È stato presentato ieri sera, a Milano, il libro del cardinale Carlo Maria Martini, l’arcivescovo della Chiesa ambrosiana, scomparso nel 2012, che inaugura la pubblicazione della sua Opera omnia. Il volume, edito da Bompiani, si intitola “Le Cattedre dei non credenti” ed è aperto dalla prefazione di Papa Francesco. “L’eredità che ci ha lasciato il cardinale Martini – scrive fra l’altro il Papa – è un dono prezioso. La sua vita, le sue opere e le sue parole hanno infuso speranza e sostenuto molte persone nel loro cammino di ricerca”. Sull’opera del porporato Antonella Palermo ha intervistato il gesuita, padre Carlo Casalone, presidente della Fondazione intitolata a Carlo Maria Martini: 

R. – Il cardinale Martini parte da questo atteggiamento in cui riconosce le diversità di opinioni di cui gli altri sono portatori e rispettandone le differenze cerca di comprenderne le ragioni. Questo senza voler ricondurre la posizione degli altri alle proprie idee, ma piuttosto lasciandosi interrogare dagli argomenti che gli altri portano nella loro diversità.

D. – Qualcuno teme che il dialogo però porti ad un indebolimento della fede…

R. – Certo se la fede viene compresa come un contenuto rigido e prestabilito, la fede può venire scossa da posizioni differenti e da chi ha un’altra visione del mondo. Ma bisogna tener presente che piuttosto la fede è relazione, cioè una relazione con Dio, alimentata dal dialogo che la consolida e la approfondisce, perché va riconosciuto che il Signore può parlare anche al di fuori dai confini in cui noi talvolta lo rinchiudiamo. Quindi, questa interrogazione aiuta a mettere alla prova le proprie ragioni, ad approfondirle, a migliorarle, e quindi l’esito finale è un consolidamento della fede piuttosto che un suo indebolimento.

D. – Il Papa nella prefazione precisa che il cardinale Martini non era uno che voleva “fare concessioni a mode o indagini sociologiche”. Mi sembra una nota importante questa, che richiama peraltro anche il fatto che è lo stesso Vangelo poi a non poter essere usato a nostro piacimento…

R. – Senz’altro, il cardinale Martini va in questa linea: non è alla ricerca di tendenze alla moda, quanto piuttosto di un confronto serio che tocchi la profondità della vita interiore di ciascuno sulla base di domande da cui tutti siamo interpellati. Anche se poi ci sono divergenze nel modo di rispondere a questi quesiti esistenziali fondamentali che riguardano il senso della vita.

D.  – Insomma, la fede non intesa come “comoda sicurezza preconfezionata”, per citare ancora le parole di Papa Francesco nella prefazione…

R. – Certo. Come ogni relazione profonda, anche la fede ha una sua evoluzione storica e si mette in relazione con il contesto in cui la società, la cultura vivono, che sempre la conducono a conquiste, scoperte innovative.

D. - Questa presentazione cade proprio nell’ultima settimana di lavori del Sinodo in Vaticano: quanto e come lo stile di sinodalità con cui sempre il cardinale Martini accompagnava la comunità ecclesiale potrà ancora in questi giorni animare il discernimento soprattutto sui temi più controversi?

R. – Penso che questa parola che lei ha utilizzato, cioè il discernimento, sia un po’ la parola chiave: non basarsi solo sulle proprie convinzioni, ma lasciarsi mettere in questione, lasciarsi interpellare da quello che lo Spirito ci dice attraverso il cambiamento delle situazioni storiche in cui il Vangelo è chiamato a farsi luce, a farsi lievito. Non tanto una contrapposizione, quanto la ricerca dei modi in cui Dio è all’opera nelle domande, nella ricerca di tutti gli uomini: riconoscerne la presenza e la modalità di azione per poterla assecondare. E questo avviene attraverso una dialettica che speriamo maturi sempre più in delle convergenze e frutti condivisi.

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All'Expo una giornata dedicata agli stili alimentari

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Al workshop “Protein4life” ospitato ieri all'Expo di Milano, gli studiosi del Policlinico Gemelli dell’Università Cattolica hanno spiegato la correlazione fra informazione e abitudini alimentari e stili di vita, denotando un rischioso calo nell’assunzione di proteine fra i partecipanti a uno studio condotto sui visitatori dell’Esposizione Universale. Da Milano, il servizio di Fabio Brenna

I visitatori di Expo non hanno proprio una bella pagella su stili di vita e fattori di rischio cardiovascolare: sono in sovrappeso (il 46% del campione) e – spesso senza saperlo – hanno pressione e colesterolo alti: nel 50 e 48% dei casi. Questo è il primo giudizio che emerge dallo studio “Vip-Very Important Proteins”, condotto in uno stand di Expo da un’équipe medica del Policlinico universitario Agostino Gemelli.

Dai dati preliminari dell’indagine è emerso anche che le abitudini alimentari sono poco corrette e che scarsa è l’informazione sull’adeguato consumo di proteine necessarie, soprattutto alle persone anziane, per conservare massa e forza muscolare senza rischi per la salute. Gli italiani in tour a Expo mangiano mediamente dai 22 ai 25 grammi al giorno di proteine di origine animale (carne, pesce, uova, formaggi, latte), un introito molto inferiore rispetto a quello riscontrato nell’indagine Inran-Scai del 2005-2006.

“Negli ultimi tempi, l’attenzione mediatica ha demonizzato il consumo di proteine, in particolare di quelle di origine animale”, ha osservato il prof. Francesco Landi, geriatra del Policlinico Gemelli, “e questo a causa di una supposta associazione con l’insorgenza di diverse patologie e condizioni cliniche, non sempre suffragata da evidenze scientifiche univoche”. Al contrario, ha spiegato Landi, “è stato dimostrato come un inadeguato apporto proteico giornaliero nel soggetto adulto e anziano comporti perdita di massa e funzionalità muscolare, associandosi a un peggioramento nella qualità della vita e nella predisposizione all’aumento del rischio di disabilità”.

Riccardo Calvani, fra gli autori dello studio, ha evidenziato come l’assunzione raccomandata di proteine totali per la popolazione adulta sia di 0,90 grammi per chilo di peso e di 1,1 grammo sopra i 60 anni di età. Lo studio “Vip” condotto in Expo ha sottoposto i partecipanti al controllo di glicemia, colesterolo, pressione arteriosa, forza su braccia e gambe. Dalle interviste sugli stili di vita è emerso un buon consumo di frutta e verdura e una discreta abitudine all’attività fisica. Il 17% del campione è costituito da fumatori, il 25% da ex fumatori. Entro al fine di Expo si conta di coinvolgere nello studio tremila visitatori.

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Nella Chiesa e nel mondo



Filippine. Tifone Koppu: vittime, dispersi e danni

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Secondo fonti locali, finora sono 58 le vittime causate dal passaggio sulle Filippine del tifone Koppu che negli ultimi giorni ha spazzato con furia il nord-est del Paese, sradicando alberi e impianti di telecomunicazione. Oltre 100 mila persone sono state evacuate e le risaie pronte per il raccolto sono andate distrutte. Numerosi i dispersi, con oltre 500 mila persone colpite dal tifone. Secondo le ultime informazioni pervenute all'agenzia Fides, nella giornata di ieri, Koppu ha sferzato la principale isola di Luzon e stamattina ha raggiunto il canale di Balintang. 

E' la 12.ma tempesta che quest'anno colpisce le Filippine
La maggior parte dei decessi sono avvenuti a causa delle inondazioni, con l’acqua che in alcune zone ha raggiunto i tetti delle abitazioni. Molti sono rimasti sepolti nelle frane o colpiti da alberi sradicati o pareti crollate. Si tratta della 12.ma tempesta che quest’anno si è abbattuta sulle Filippine, uno dei Paesi più predisposti ai cataclisma. Nel 2013, il tifone Haiyan aveva raso al suolo intere città nella parte centrale lasciando più di 7 mila vittime tra morti e dispersi. (A.P.)

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Elezioni Costa d'Avorio: appello leader religiosi alla non violenza

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“Non vogliamo un Paese con disordini e tensioni. Chiediamo agli ivoriani di andare a votare senza fare pressioni alcune”: è quanto ha detto mons. Marie-Daniel Dadiet, arcivescovo di Korhogo, nella Costa d’Avorio, a proposito delle elezioni presidenziali che si svolgeranno domenica. Il presule ha anche esortato ad accettare il verdetto delle urne e a non istigare i giovani alla violenza. 

L’invito della comunità islamica
Anche il Consiglio superiore islamico si è espresso a proposito dell’appuntamento alle urne ribadendo l’invito ad accogliere benevolmente i risultati dello scrutinio e sollecitando i politici ad una pacifica campagna elettorale. “E’ necessario dimostrare alla popolazione che la Costa d’Avorio è impegnata in un processo democratico” ha detto l’imam Sissoko Alassane.

Celebrazione ecumenica domenica scorsa per il buon esito delle elezioni
Domenica scorsa vescovi della Costa d’Avorio e leader di diverse confessioni religiose hanno pregato insieme perché le elezioni possano svolgersi serenamente. Una celebrazione ecumenica, cui hanno partecipato anche alcune autorità politiche, è stata celebrata nella parrocchia San Giovanni Maria Vianney di Agboville; mons. Alexis Youlo Touably, presidente della Conferenza episcopale e vescovo della diocesi, ha esortato a chiedere perdono a Dio per i peccati contro la pace e per tutte quelle volte in cui ciascuno non è stato artigiano di pace nel proprio ambiente di vita. Il presule, riferisce l’Agenge Ivoirienne de Presse, ha anche invitato i diversi esponenti religiosi che hanno preso parte alla celebrazione a far sentire la propria voce perché lo scrutinio avvenga “normalmente” e in un clima di pace. (A cura di Tiziana Campisi)

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Haiti: preoccupazione della Chiesa per il voto del 25 ottobre

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A meno di una settimana dalle elezioni presidenziali, legislative e comunali, fissate per domenica 25 ottobre, la Conferenza episcopale di Haiti (Ceh) ha espresso alcune preoccupazioni. In primo luogo per l'esperienza amara del 9 agosto; poi, in modo generale, perché le elezioni ad Haiti purtroppo sono ancora caratterizzate dalla violenza. La scorsa settimana infatti, almeno 15 persone sono morte nella vasta baraccopoli di Cité Soleil, nel settore nord della capitale haitiana Port-au-Prince.

Per la Chiesa non vi è stata una vera campagna elettorale
La nota, ripresa dall'agenzia Fides riporta le parole del portavoce della Ceh, mons. Patrick Aris: "Non siamo mai stati in grado di agire come uno Stato moderno, quando si tratta di organizzare le elezioni". Per mons. Aris "non c'è stata una vera campagna elettorale, formalmente e materialmente. Non possiamo dire che nel gruppo dei 54 candidati vi sia una differenza significativa tra l’uno e l’altro".

La logica del Partito divide più che unire
Alla domanda frequente della popolazione sul perché la Chiesa cattolica non presenti candidati, come hanno fatto i protestanti, il portavoce della Ceh ha risposto: "Non solo perché questo è proibito dal Codice di Diritto Canonico, ma perché secondo l’esperienza della Chiesa cattolica, la logica del ‘partito’ divide più di unire. La missione della Chiesa è quella di unire, creare una comunità unita, mettere insieme, non separarsi come fanno i partiti".

Chiesa denuncia irregolarità al voto del 9 agosto
​Riguardo alle elezioni del 9 agosto, mons. Aris ricorda che “sono state in gran parte caratterizzate da numerose irregolarità, segnalate anche dalla Chiesa, e questa responsabilità è collettiva, ma i delegati e i consiglieri elettorali sono comunque i primi a risponderne". (C.E.)

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Messico: Chiesa contro la legalizzazione della marijuana

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Il 28 ottobre la Corte Suprema di Giustizia del Messico, discuterà sulla legalizzazione della marijuana, tema che la Chiesa ha proposto venga trattato insieme a un'indagine approfondita sui problemi generati dal consumo di marijuana.

Narcotraffico e alcoolismo altre piaghe del Messico
Due testimonianze su questo argomento sono state raccolte dall'agenzia Fides. Mons. José de Jesús Martínez Zepeda, vescovo di Irapuato, Guanajuato, ha detto che il Paese sta diventando una copia di ciò che accade in altri Paesi, perché "non solo ci sono gravi problemi sociali con il narcotraffico, ma anche nel nostro ambiente cittadino abbiamo già problemi di alcoolismo nella popolazione, adesso dobbiamo aggiungerci anche questo problema della droga".

La legalizzazione della Marijuana deve essere giustificata
​Il vescovo della diocesi di Nezahualcóyotl, mons. Héctor Luis Morales Sánchez, ha sottolineato che per evitare problemi nelle decisioni sulla possibile legalizzazione del consumo di marijuana, tutti i settori della società dovrebbero determinare i potenziali benefici o danni, perfino i genitori. Ha aggiunto che la diversità di opinione è essenziale, come analizzare i pro e i contro, eventuali malattie derivate dal consumo e le conseguenze nelle persone, prima di prendere una decisione. Infine ha dichiarato di non essere a favore o contro la possibile legalizzazione della marijuana, ma ha ribadito che la sua eventuale regolamentazione deve comunque essere giustificata. (C.E.)

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Raccolta olive nel Getsemani: l'olio per le comunità di Terra Santa

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E' iniziata sabato scorso e durerà almeno una settimana la raccolta delle olive nell'orto del Getsemani. Come consuetudine, anche quest’ anno i frati francescani custodi dell’ Orto Sacro dove Gesù pregò nella notte del Giovedì santo, hanno invitato gente di Gerusalemme e volontari provenienti da ogni parte del modo a dedicare qualche ora o un'intera giornata a questo gesto, che assume una connotazione particolare, nel clima di tensione a violenza che sta di nuovo turbando la vita quotidiana nella Città Santa.

La pianta madre degli ulivi può aver fatto parte dell'oliveto dove ha pregato Gesù
Le persone che quest'anno partecipano alla raccolta – riferiscono gli organi ufficiali della Custodia francescana di Terra Santa e del patriarcato latino di Gerusalemme – appartengono quest'anno a 15 nazionalità differenti. Il Monte degli Ulivi conta alcuni alberi di ulivo centenari, caratterizzati dal fatto di condividere lo stesso Dna. Questa connotazione comune fa ritenere plausibile l'ipotesi che la pianta madre da cui sono nati gli alberi attuali possa aver fatto parte dell'oliveto dove Gesù si ritirò a pregare, all'inizio della sua Passione.

L'olio andrà alle comunità di Terra Santa ed ai santuari sparsi nel mondo
​Le olive del raccolto – che quest'anno sarà particolarmente abbondante - verranno inviate all’abbazia di Latrun, dove verrà prodotto l’olio che poi sarà venduto e consumato dai frati e dalle comunità religiose della Terra Santa, oltre a essere inviato come olio santo alle parrocchie del patriarcato latino e a santuari sparsi in tutto il mondo. (G.V.)

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Brasile. San Paolo: nuovo Centro per rifugiati delle Scalabriniane

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Si apre a San Paolo del Brasile un nuovo Centro di accoglienza per i rifugiati promosso dalle suore missionarie Scalabriniane. L'istituzione del Centro è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale di San Paolo ed è il secondo della città. Si chiamerà “Missione scalabriniana” e nascerà nell’antico Collegio Santa Teresina” nel quartiere di Pari, accanto all'edificio dove già esiste il Cesprom, un Centro di accoglienza diurna per immigrati latinos e senegalesi.

La struttura servirà a sviluppare anche i valori religiosi, culturali e sociali
Il Centro di accoglienza ha una capienza di 225 posti, 75 per il giorno, e 150 per la notte, destinati a 120 uomini e 30 donne, e fornisce un servizio h24. Il Centro dispone di un team di 30 persone per offrire accoglienza, vitto e alloggio, ascolto, guida per l'accesso ai documenti personali, inserimento in progetti e programmi di formazione e preparazione al mondo del lavoro, mobilitazione per l'esercizio della cittadinanza, coordinamento e smistamento alla rete di assistenza sociale e ai servizi di altre politiche pubbliche del comune, coordinamento e contatti con fonti di offerte di lavoro, sviluppo di attività sociali ed educative, sviluppo di eventi sociali. Inoltre, incoraggia la partecipazione alle attività nel settore pubblico e privato, sviluppa attività che stimolano il recupero di autostima, i valori culturali e religiosi, rafforza i legami sociali e la comunità. 

Il Centro in una delle zone dell'America Latina più popolata di migranti
​La squadra delle suore missionarie Scalabriniane per coordinare questo progetto è composta da: suor Erta Lemos (coordinatrice generale), suor Oneide Helena Potrich (direttore amministrativo), suor Dirce de Oliveira (assistente sociale), suor Juliana Rodrigues Roberta (assistente sociale). “La tenda scalabriniana si allarga – ha spiegato suor Neusa de Fatima Mariano, Superiora generale delle Scalabriniane – ed apriamo questo Centro in una delle zone più popolate di migranti, cioè l'America Latina.

L'inaugurazione il 25 ottobre
Le porte si apriranno il 25 ottobre, data della celebrazione dei 120 anni di fondazione della Congregazione e nel primo anno dalla beatificazione di Madre Assunta, cofondatrice delle Scalabriniane. (R.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 294

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.