Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 29/03/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Umiltà è la via di Dio: Francesco nella Domenica delle Palme

◊  

Non esiste umiltà senza umiliazione. Papa Francesco, nella Domenica delle Palme che apre alla Settimana Santa, ricorda che “Dio si umilia per camminare con il suo popolo” e sottolinea “l’umiliazione di quanti, per il loro comportamento fedele al Vangelo sono discriminati”. Questa – dice – è la via per seguire Gesù e per vivere la Settimana Santa. Il servizio di Fausta Speranza: 

“Umiliarsi è prima di tutto lo stile di Dio”, chiarisce Papa Francesco. E ammette: 

“Uno stile che non finirà mai di sorprenderci e di metterci in crisi: a un Dio umile non ci si abitua mai!”.

Francesco afferma: con la celebrazione delle Palme che “appare festosa” si apre la Settimana della Passione di Gesù. Sulla “via dolorosa e sotto la croce, - ci ricorda - sentiremo gli insulti della gente e dei capi”. Lo vedremo, disprezzato, deriso, tradito, abbandonato, schernito. Solo se anche noi “andremo su questa strada dell’umiliazione di Gesù – ci chiarisce il Papa – vivremo una Settimana davvero Santa. Francesco ribadisce:

“Questa è la via di Dio, la via dell’umiltà. E’ la strada di Gesù, non ce n’è un’altra. E non esiste umiltà senza umiliazione”.

“Dio si umilia per camminare con il suo popolo, - dice - per sopportare le sue infedeltà”. Cita il Libro dell’Esodo, le lamentele del popolo che il Padre aveva fatto “uscire dalla condizione di schiavitù e guidava nel cammino attraverso il deserto fino alla terra della libertà”.

“Umiltà – spiega Francesco - vuol dire servizio, vuol dire lasciare spazio a Dio spogliandosi di sé stessi, “svuotandosi”, come dice la Scrittura. “Questa – avverte il Papa - è l’umiliazione più grande”.

E il Papa parla della strada contraria a quella di Cristo con una definizione precisa:  “mondanità”. E con caratteristiche precise:   

“La mondanità ci offre la via della vanità, dell’orgoglio, del successo… E’ l’altra via. Il maligno l’ha proposta anche a Gesù, durante i quaranta giorni nel deserto. Ma Gesù l’ha respinta senza esitazione. E con Lui, con la sua grazia soltanto, col suo aiuto, anche noi possiamo vincere questa tentazione della vanità, della mondanità, non solo nelle grandi occasioni, ma nelle comuni circostanze della vita”.

“Mettiamoci anche noi decisamente su questa strada, - incoraggia Francesco - con tanto amore per Lui, il nostro Signore e Salvatore”. Inoltre - ci dice Francesco - “ci aiuta e ci conforta in questo l’esempio di tanti uomini e donne che, nel silenzio e nel nascondimento, ogni giorno rinunciano a sé stessi per servire gli altri: un parente malato, un anziano solo, una persona disabile…”. E poi il pensiero a “quanti per il loro comportamento fedele al Vangelo sono discriminati e pagano di persona”. E ai cristiani perseguitati:

“E pensiamo ai nostri fratelli e sorelle perseguitati perché cristiani, i martiri di oggi: ce ne sono tanti! Non rinnegano Gesù e sopportano con dignità insulti e oltraggi. Lo seguono sulla sua via. Possiamo parlare in verità di “un nugolo di testimoni”: i martiri di oggi ”.

Francesco non ha dubbi: sulla via dell’umiltà di Dio, “sarà l’amore a guidarci e a darci forza".

inizio pagina

Angelus: il pensiero del Papa a vittime di aereo e alla Gmg

◊  

All’Angelus, il pensiero del Papa alle vittime della sciagura aerea di martedì scorso, tra le quali vi era anche un gruppo di studenti tedeschi. E proprio ai giovani Francesco ha rivolto il saluto particolare alla preghiera mariana ricordando la Giornata diocesana della gioventù. Il servizio di Marina Tomarro

Dando appuntamento per la prossima GMG, nel 2016 a Cracovia, Papa Francesco ha ricordato che la città polacca è la patria di san Giovanni Paolo II, iniziatore delle Giornate Mondiali della Gioventù. Del tema, «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia", il Papa ha detto: 

“Si intona bene con l’Anno Santo della Misericordia. Lasciatevi riempire dalla tenerezza del Padre, per diffonderla intorno a voi!”

Nella preghiera a Maria, l’invocazione “a vivere con fede la Settimana Santa”, ricordando che “anche Lei era presente quando Gesù entrò in Gerusalemme acclamato dalla folla; ma il suo cuore, come quello del Figlio, era pronto al sacrificio”. Migliaia le persone in Piazza per questa Domenica delle Palme. Tra loro, pensieri e emozioni:

R. – Penso che la Passione ci faccia ricordare la vita normale dell’uomo, che vive la Croce ogni giorno, alla quale Cristo ha dato un senso di salvezza. Per questo si comincia con la Passione di Cristo ma si finisce con la Risurrezione: questo vuol dire che la Croce rappresenta il cammino per arrivare alla salvezza.

R. – La giornata di oggi è il preludio a quello che sarà la Pasqua di Risurrezione di domenica prossima. Ogni giorno si cerca di costruire una piccola Pasqua quotidiana.

D. - Il Papa ci ha invitato a seguire la via dell’umiltà: l’unica via che arriva a Dio. In che modo seguire questa sua esortazione?

R. – Cercando di guardare alle cose poco materiali: tante sono le cose che ci circondano e che non vediamo, perché siamo troppo presi a vedere cose che fanno più effetto in questo momento.

D. – Oggi si celebra la Giornata diocesana della gioventù: il tema è “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Cosa vuol dire per te?

R. – Vuol dire viverla nella quotidianità, penso. Nella quotidianità delle cose: lavorando, studiando… E’ facendo queste cose che alla fine si trova la misericordia di Dio.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



In Nigeria 41 morti e continua voto per problemi tecnici

◊  

In Nigeria sale a 41 vittime il bilancio degli attacchi di Boko Haram, avvenuti ieri in coincidenza delle operazioni di voto per eleggere presidente e parlamento. Ed oggi almeno 300 seggi in tutto il Paese dovranno riaprire le urne a causa dei rinvii dovuti a "problemi tecnici" del nuovo sistema elettronico.  I primi risultati ufficiali sono attesi non prima della serata di lunedì. Il servizio di Marco Guerra

Il voto per il rinnovo del parlamento e la scelta del nuovo presidente è stato segnato dagli attacchi di Boko Haram, nel nord-est del Paese, roccaforte dei fondamentalisti islamici. Almeno 41 le vittime di cinque distinte azioni. Orrore, in particolare, per la decapitazione di 23 persone nel villaggio di Buratai. A centinaia di persone è stato poi impedito di votare, sotto la minaccia delle armi. Violenze e tre vittime registrate anche nel sud, ma si tratta di scontri tra fazioni rivali.  Intanto si vota anche oggi in 300 seggi su 150.000, per via dei problemi legati al sistema di rilevazione biometrica dei dati personali nel voto elettronico, mai provato prima in Nigeria.  La Independent National Electoral Commission (Inec) ha dichiarato che i risultati non si avranno prima di 48 ore dalla chiusura dei seggi. Secondo i sondaggi si delinea un testa a testa tra il presidente uscente Goodluck Jonathan e il suo storico sfidante, l'ex generale Muhammadu Buhari, già alla guida del Paese tra il 1983 e il 1985. Nei giorni scorsi Jonathan e Buhari hanno siglato un accordo assicurando che rispetteranno il risultato del voto, a patto che si svolga senza brogli, per evitare le violenze seguite alle elezioni del 2011.

inizio pagina

Oggi missione Ue a Kiev. Paniccia: Russia è interlocutore

◊  

A Kiev, domenica, il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, con l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, Federica Mogherini. Nell'intervista di Roberta Barbi, il prof. Arduino Paniccia, direttore della Scuola di competizione economica internazionale di Venezia, traccia il quadro generale in cui s’inserisce questa visita: 

R. – La collocherei in un accordo degli ultimi mesi sostanzialmente tra Stati Uniti ed Europa nel quale l’impegno degli americani è sostenere militarmente l’Ucraina, mentre l’impegno dell’Europa mi sembra più sul versante diplomatico, politico ed economico. Infatti, la scorsa settimana, sono arrivati i primi aiuti militari all’esercito ucraino. Questo poi non tiene conto dei primi investimenti diretti di società di armamenti Usa, che hanno già preso contatti molto stretti con alcuni complessi di produzione ucraini della difesa e militari, per sostituire tutte le armi russe di cui era ancora dotato l’esercito ucraino. Il messaggio è chiaro: gli americani non lasceranno più soli né Ucraina, né l’esercito ucraino. D’altro lato, l’Europa, con la Mogherini e Juncker, fa un atto formalmente interessante: co-presiede il Consiglio dei ministri dell’Ucraina. È la prima volta che succede, è un segnale diretto anch’esso alla federazione russa, in un Paese dove ormai il debito pubblico ha superato il 100 per cento del Pil e la moneta è stata svalutata di oltre l’80 per cento.

D. - L’Unione Europea preme su Kiev affinché prosegua sulla strada delle riforme della transizione democratica e sulla revisione della legge per le elezioni locali fissate per metà anno…

R. – Questo è l’obiettivo più difficile perché raggiungere un accordo con i filo-russi sulla vicenda di uno Stato federale e di elezioni che diano risultati sui quali costruire un tavolo negoziale è veramente l’operazione più difficile. Una parte forte delle popolazioni del Donbas sono assolutamente filo-russe e non hanno nessuna intenzione di cedere. L’Ucraina, quindi, dovrebbe comunque mettere in atto accordi che diano un’autonomia amplissima a queste regioni. La strada militare è una strada suicida, ma certamente l’Europa deve tener conto che non basta il sostegno economico: se bisogna proseguire con la trattativa diplomatica bisogna inesorabilmente, inevitabilmente, trattare con la Federazione russa.

D. – In questi giorni si parla meno del conflitto nel sud-est del Paese eppure continuano le violazioni della tregua stabilita dagli accordi di Minsk. Secondo l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), tra l’altro, l’80 per cento di queste violazioni è commessa dall’esercito di Kiev …

R. – L’esercito di Kiev, che ha subito comunque sconfitte, sta tentando di recuperare alcune posizioni che ha perduto e che vengono considerate importanti. Ormai abbiamo visto qual è la strategia dei filo-russi e dietro, ovviamente, dei russi che li appoggiano: spesso si fanno anche prendere posizioni sul campo non importanti, non determinanti, poi nel momento in cui si decide di nuovo di attaccare gli ucraini, la manovra viene fatta pesantemente e gli ucraini poi sono costretti a ritirarsi.

D. – Anche la situazione della popolazione è drammatica. La missione di monitoraggio dell’Osce ha definito catastrofica la situazione a Shirokine nella provincia di Donetsk ...

R. – Questo potrebbe essere uno dei punti sui quali battere per cominciare a risolvere la situazione. Dovrebbe di nuovo entrare in campo un’organizzazione terza, dobbiamo trovare l’interlocutore che si occupi del salvataggio delle vite e della situazione disperata degli abitanti. Le Nazioni Unite esistono per questo e io credo che un richiamo in tal senso andrebbe fatto.

inizio pagina

Repubblica del Congo: Onu approva ritiro parziale contingente

◊  

Le Nazioni Unite hanno rinnovato per un anno il mandato alla missione nella Repubblica democratica del Congo,MONUSCO, ma riducendo del 10% i caschi blu. Ventimila attualmente gli uomini presenti. La decisione dopo le tensioni con Kinshasa, che chiede una rapida partenza dei peacekeeper. Intanto è drammatico l’allarme lanciato da fonti mediche secondo cui è in aumento lo stupro sistematico su bambini. Sulla situazione nella Repubblica democratica del Congo e la violazione dei diritti umani in alcune zone del Paese, Marco Guerra ha intervistato il direttore di Nigrizia padre Efrem Tresoldi: 

R. – Io penso che sia un segnale abbastanza confortante, da una parte, perché sapere che c’è questa modesta riduzione e che sull’effettivo di 20 mila ne vengano ritirati 2 mila è senz’altro un piccolo segno di una maggiore stabilità. E sappiamo anche che queste truppe dell’Onu hanno oggi un maggiore potere pro-attivo e quindi di fronte a possibili attacchi di gruppi ribelli possono intervenire con maggior forza ed efficacia. E quindi c’è anche questo fatto. Se questo è un po’ l’aspetto positivo, dall’altro, sappiamo come ci sia una pressione da parte del governo di Joseph Kabila, presidente del Congo, che vorrebbe invece una riduzione sostanziale delle truppe Onu, addirittura un ritiro di circa 6 mila uomini. Però questo andrebbe contro quello che è il parere della gente del posto e soprattutto della Federazione internazionale dei diritti umani, che sostiene invece che sia ancora necessaria una presenza stabile e forte da parte della MONUSCO in questo momento. Uno dei motivi principali sta nel fatto che nel 2016 si dovrebbero tenere le elezioni politiche nel Paese: un cammino piuttosto difficoltoso; un processo che ha avuto finora diversi incidenti, anche a motivo del fatto che Kabila ha cercato di modificare la Costituzione per ricandidarsi una terza volta. Questo ha trovato forte opposizione da parte della società civile e anche da parte di voci della Chiesa cattolica. Quindi nuove forme di violenza potrebbero scatenarsi.

D. – Particolarmente critica negli ultimi anni è stata la situazione nelle province orientali e in particolare in Nord Kivu. Com’è adesso la situazione?

R. – Se ascoltiamo la voce del governo, si dovrebbe dire che c’è un miglioramento, dovuto al fatto che l’intervento – anche negli ultimi tempi – delle forze armate regolari congolesi ha liberato alcuni centri che erano in mano ai ribelli della Forza democratica di liberazione del Ruanda. Sappiamo, però, che ci sono anche altri gruppi ribelli, che sono invece finanziati dal Ruanda, dal Burundi e dall’Uganda – come dimostrato dai vari rapporti dell’Onu – che continuano ad essere effettivi. Quindi, una riduzione del personale da parte dell’Onu darebbe più spazio a questi ribelli per continuare nelle loro azioni criminali.

D. – Un altro allarme di questi giorni è relativo al drammatico fenomeno dello stupro sistematico sui bambini, denunciato da un noto medico congolese davanti al Parlamento europeo…

R. – Questo va ad aggiungersi a un’altra drammatica situazione – che conosciamo bene – dello stupro di massa delle donne: donne che sono state violentate da questi gruppi ribelli. Adesso si aggiunge questa nuova accusa dello stupro dei bambini, che sono quindi costretti poi a diventare bambini-soldato attraverso questo orrendo crimine nei loro confronti. Questo direi che serve proprio a queste milizie, che hanno il controllo di alcune zone del territorio dove ci sono queste miniere illegali, dove si estrae l’oro, il coltan e altri minerali importanti per l’industria elettronica soprattutto. Questa denuncia ci fa capire ancora una volta come sia, invece, importante tenere alto il livello di guardia per quanto riguarda le violazioni dei diritti umani, che ancora si consumano nell’est, nella zona del Kivu del Congo.  Questo medico, Denis Mukwege, insignito del Premio Sakharov dal Parlamento Europeo, è senz’altro una voce molto, molto autorevole: è l’uomo che è diventato un po’ il simbolo della rinascita, della ricostruzione della società civile nell’Est del Congo. Dovremo dire, ancora una volta, che la Comunità internazionale non può guardare dall’altra parte e dimenticarsi di questa realtà.

inizio pagina

A Palermo Via Crucis in 10 lingue e meditazioni di migranti

◊  

Una Via Crucis in 10 lingue con meditazioni scritte da migranti, per mostrare che le differenze culturali possono camminare insieme come unico popolo di Dio. L’iniziativa, a Palermo nella Domenica delle Palme, è un momento di preghiera per la pace e la serena convivenza tra diverse etnie. Alla sua terza edizione, coinvolge migliaia di immigrati. Ad organizzarla padre Sergio Natòli dell’Ufficio per la Pastorale delle Migrazioni dell’arcidiocesi di Palermo. Tiziana Campisi lo ha intervistato: 

R. - Questa forma di pietà popolare è vissuta da tutti i cattolici e abbiamo deciso di fare una celebrazione che sia anche una forma di testimonianza pubblica della sequela di Cristo Gesù e di Cristo Crocifisso. Quindi abbiamo coinvolto le varie comunità etniche. Il commento alle varie stazioni è preparato dai vari migranti. C’è la comunità della Costa d’Avorio, ghanese, tamil, cingalese, del Perù, dell’Ecuador, la comunità filippina. Poi ci sono nigeriani, togolesi, del Benin e di altre nazioni che sono più delle unità anziché delle comunità.

D. - Quali sono i temi delle meditazioni che saranno proposte?

R. - La pace come costruzione di relazioni interpersonali, come capacità di costruzione di relazione tra popoli e nazioni, tenendo conto del clima che c’è in questo momento attorno al Mediterraneo dove la dimensione della pace è molto minata alla base.

D. - Palermo quanti migranti ospita?

R. - Ufficialmente - con permesso di soggiorno - sono poco più di 30mila; un terzo - di religione musulmana - proviene da Tunisia e Algeria. Poi c’è una grossa fetta di cattolici – 12-13mila persone circa – e una buona fetta di indù e di buddisti e ancora persone che noi definiamo “seguaci delle religioni tradizionali”.

D. - Come si sono integrate queste persone nel capoluogo siciliano?

R. - Se per integrazione intendiamo una convivenza pacifica nello stesso territorio e una vicendevole e mutua accoglienza, ci sono delle grandi differenziazioni a secondo delle comunità etniche di appartenenza. Ci sono alcune comunità che hanno una maggiore difficoltà ad entrare in un dinamismo di convivenza, e quindi di mutua integrazione; ci sono altre comunità che sono molto più aperte. Di solito, da un punto di vista sociale e civile, l’impatto è positivo, perché la Sicilia ha dovuto convivere con tante dominazioni, quindi rientra nel dna un po’ proprio del popolo, della gente, questo aspetto dell’accoglienza e della condivisione; quindi ’è una grande facilità ed un grande rapporto umano ma, molte volte, succede, capita, che le organizzazioni di stampo religioso siano “usate” come tappabuco per l’incapacità di potere affrontare le situazioni molto particolari legate alla migrazione. Noi abbiamo, qui in città, un centro che accoglie circa 1200 migranti gestito da Biagio Conte e c’è una grande difficoltà di interazione tra “il pubblico” e l’organizzazione religiosa. Pensiamo anche alla prima accoglienza dei rifugiati, dei profughi che arrivano. C’è una politica di tappabuco più che una politica a lungo raggio.

D. - Si potrebbe definire questa iniziativa una iniziativa multiculturale, multietnica, ma lei preferisce un’altra terminologia …

R. - Preferisco una terminologia più corrispondente alla realtà che è interculturale, cioè una logica dove le diversità si coniugano insieme all’interno dell’unica sequela di Cristo Gesù. Con un linguaggio ecclesiale dovremmo dire sono espressione della comunione della Chiesa e della cattolicità della Chiesa.

D. - Quale messaggio volete dare attraverso questa Via Crucis?

R. - Gesù ha versato il suo sangue per tutti e, a quanti lo accolgono, dà loro la gioia e il potere di essere figli di Dio. Ecco il messaggio è che siamo non soltanto una sola famiglia umana, ma siamo un unico Popolo di Dio, un unico Corpo di Cristo, dove non ci deve essere un’omogeneizzazione verso una cultura ma dove le differenti culture esprimono l’unica fede in Cristo Gesù.

inizio pagina

Il Gruppo Gen Rosso presenta il suo nuovo musical: Campus

◊  

Il gruppo internazionale Gen Rosso torna in scena con un nuovo musical dal titolo: “Campus”. Un gruppo di studenti, provenienti da Paesi e culture diversi, intrecciano la loro vita e le loro paure e, quando tutto sembra perduto, riescono a elaborare una proposta capace di trasformare in positivo difficoltà e interrogativi. Tante le tappe della tournée con cui il Gen Rosso porterà in scena il suo ultimo lavoro, a cominciare dagli appuntamenti del 28 e 29 marzo a Napoli. Anna Zizzi ha sentito il manager del gruppo, Valerio Gentile

R. – Il Musical "Campus", come dice il titolo stesso, è ambientato in un contesto universitario, dove le tematiche sono le più varie, proprio per la provenienza degli studenti, le varie nazionalità, i vari background culturali, sociali e storici. Ognuno si porta dietro le ferite, le angosce, le domande, gli interrogativi sul futuro. Le tematiche, quindi, sono aperte quasi a 360 gradi e sono quelle della vita sociale quotidiana, in un mondo che si sta sempre più globalizzando.

D. – Che messaggio vogliono lanciare i protagonisti del Musical?

R. – Il messaggio è che c’è una possibilità per tutti di incontrare gli altri e scoprire quello che – si direbbe – “dark side of the moon”, il lato oscuro della luna, cioè quello che è più nascosto, che forse è ancora quello più bello e che dobbiamo ancora scoprire in tante culture e in tanti popoli. Quindi il messaggio è di speranza: che insieme ce la possiamo fare a costruire un mondo basato sulla fraternità, sull’accoglienza reciproca, sul dialogo, perché il dialogo mette alla base l’ascolto.

D. – E, nello spettacolo, proprio quando tutto sembra dover avere un esito negativo, ecco che emerge una proposta…

R. – E’ proprio così, sembra quasi che questo mondo non si riesca a mettere d’accordo, però si vede che bastano certi momenti di sofferenza comune ad unire i cuori, che non sono mai stati divisi, se poi si va a vedere. Nel dna di ciascuno, infatti, c’è questo “imprinting” che porta ad incontrare l’altro, ad aiutare l’altro, a sollevarlo.

D. – In che modo il Musical offre occasioni di approfondimento e dialogo agli spettatori?

R. – Noi abbiamo pensato di aprire il Musical ad un progetto artistico, intanto, dove man mano che incontriamo persone le coinvolgiamo in alcune scene, secondo anche le loro attitudini. Ma si apre anche la possibilità di un progetto culturale in collaborazione con l’Università Sophia, che ha sede a Loppiano, per proporre con loro, nelle varie città dove andiamo, degli argomenti da approfondire.

D. – Quali sono le prime tappe previste dal vostro tour?

R. – Questo fine settimana, il 28 e 29, a Napoli, al Teatro Mediterraneo, alla Fiera d’Oltremare; poi, il 17 e 18 aprile al Cineteatro San Luigi, a Concorezzo, in provincia di Monza; il 30 maggio saremo al Teatro della Luna, ad Assago, in provincia di Milano.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Yemen: Lega Araba pronta a intervento militare

◊  

Sono giunti al quarto giorno i raid aerei sauditi contro i ribelli sciiti Houthi che controllano la maggior parte dello Yemen. Colpito il quartier  generale della guardia presidenziale a Sanaa, morti almeno 15 miliziani; circa cento quelli uccisi dall’inizio delle incursione aeree, mentre si contano anche 45 vittime tra i civili. I bombardamenti nelle ultime ore si sono concentrati contro le basi e i caccia rimasti all'aeronautica yemenita, e ora mirano alle postazioni di missili scud. Riad promette che i raid proseguiranno fino alla sconfitta definitiva dei ribelli, intanto i leader dei 22 Paesi arabi riuniti nel summit di Sharm el Sheikh, in Egitto, si sono detti d'accordo nel creare una forza militare congiunta  di intervento rapido che, fra qualche mese, potrebbe entrare in azione proprio nello Yemen. 

Nel frattempo, però, gli Houthi, che controllano grandi città, tra cui la capitale Sanaa, oltre ad avanzare verso i confini sauditi da venerdì hanno una loro prima postazione sul Mar Arabico. Ed è sempre più esplicito lo scontro a distanza tra il blocco degli Stati sunniti e l’Iran. Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi e l'emiro del Kuwait Sabah IV hanno accusato Teheran di aver causato il colpo di Stato. Il deposto presidente yemenita Hadi ha invece definito i ribelli Houthi "marionette dell'Iran". (M.G.)

inizio pagina

Tunisia: in migliaia alla marcia contro il terrorismo

◊  

Decine di miglia di persone sono scese in piazza a Tunisi per la marcia contro il terrorismo, a 11 giorni dalla strage al museo del Bardo, dove sono morte 22 persone, contando anche la turista francese deceduta ieri in ospedale. La piazza da dove è partita la marcia, con lo slogan “Il mondo è il Bardo”, ha visto una forte partecipazione di leader della comunità internazionale: il premier italiano Matteo Renzi, il presidente francese Francois Hollande, quello palestinese Mahmoud Abbas, il polacco Bronislaw Komorowksi, il presidente del Gabon Ali Bongo Ondimba. 

Intanto il premer tunisino, Habib Essid, ha annunciato che le forze di sicurezza hanno ucciso il terzo uomo del massacro del museo in un blitz anti terrorismo nella regione meridionale di Gafsa, in cui sono morti altri otto miliziani islamisti. Si tratta di Khaled Chaib, conosciuto anche come Lokman. Chaib era leader del gruppo terrorista locale Okba Ibn Nafaa la cui roccaforte è nelle montagne Chaambi al confine con l'Algeria. (M.G.)

inizio pagina

Iran nucleare: si intensificano le trattative per l’intesa

◊  

Si fanno sempre più serrati i negoziati a Losanna, in Svizzera, sul programma nucleare iraniano tra le grandi potenze del gruppo 5+1 (Usa, Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Germania) e il capo della diplomazia di Teheran, Mohammad Zarif. Il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha così annullato un viaggio previsto per domani a Boston ed anche i ministri degli Esteri francese e tedesco, Laurent Fabius e Frank Walter Steinmeier,  hanno rinunciato ad una visita comune in programma lunedì in Kazakistan per poter restare ai colloqui.

E a meno di tre giorni dalla scadenza prevista al 31 marzo per giungere a un'intesa, si registrano i toni allarmati del premier israeliano Netanyahu, che parla di un accordo con l'Iran che supera “i timori stessi di Israele”. L’asse “Iran-Losanna-Yemen - sostiene Netanyahu – è  pericoloso per l'umanità e va fermato”. Obiettivo dell'accordo - aggiunge - è garantire che Teheran non possa dotarsi della bomba atomica e quindi la natura pacifica del programma nucleare iraniano. (M.G.)

inizio pagina

Logo della visita del Papa a Sarajevo

◊  

Una colomba con il ramoscello d’ulivo, simbolo della pace, e con la Croce: si presenta così il logo della visita pastorale che Papa Francesco compirà a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina, il prossimo 6 giugno. Una parte della croce disegnata nel simbolo, spiega l’agenzia Sir, rappresenta “un triangolo stilizzato che simboleggia i confini della Bosnia, i colori della luce, della bandiera bosniaca e quello della presenza dei croati in Bosnia, bianco, blu, giallo e rosso”.

Visita del Papa incoraggerà processo di pace nel Paese
Presentando alla stampa il logo ed il motto del viaggio, “La pace sia con voi”, il cardinale arcivescovo di Sarajevo, Vinko Puljic ha affermato che “questi sono stati ispirati dallo stesso Papa Francesco quando ha annunciato che l’obiettivo della sua visita è quello d’incoraggiare il processo della pace in Bosnia".

Due artisti locali gli autori del logo
"‘Pace a voi’, inoltre, è l’espressione usata da Gesù per salutare i discepoli nella sua apparizione dopo la Resurrezione - ha sottolineato il porporato - Quelli che viviamo sono tempi incerti sul futuro e per questo tutti gli abitanti di questo Paese, in modo particolare noi cattolici, abbiamo bisogno di un simile incoraggiamento”. L’arcivescovo Puljic ha quindi ringraziato gli autori del logo, gli artisti Miroslav Šetka e Dragan Ivankovic, che hanno offerto gratuitamente la loro collaborazione.

Consolidare fraternità e dialogo interreligioso
L’annuncio del viaggio a Sarajevo era stato dato dallo stesso Papa Francesco all’Angelus del 1.mo febbraio scorso. “Sabato 6 giugno, a Dio piacendo - aveva detto il Pontefice - mi recherò a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina. Vi chiedo fin d’ora di pregare affinché la mia visita a quelle care popolazioni sia di incoraggiamento per i fedeli cattolici, susciti fermenti di bene e contribuisca al consolidamento della fraternità e della pace, del dialogo interreligioso, dell'amicizia”. Quello a Sarajevo sarà, secondo le previsioni attuali, l’ottavo viaggio apostolico internazionale di Papa Bergoglio. (A cura di Isabella Piro)

inizio pagina

Vietnam: inaugurata prima Casa di formazione dei Guanelliani

◊  

Ha aperto i battenti la prima Casa di formazione dei Servi della Carità (Guanelliani) in Vietnam. Come riferisce l'agenzia Fides, l’inaugurazione è avvenuta il 24 marzo scorso nel distretto di Go Vap. Tra i presenti, l'arcivescovo di Ho Chi Minh city, mons. Paolo Bui Van Doc, e padre Sooshai Rathinam, Superiore della Provincia guanelliana della Divina Provvidenza (che abbraccia Usa, Filippine, India e Vietnam). Molti religiosi di altri istituti hanno assistito alla benedizione della cappella e degli ambienti, concelebrando poi l'Eucarestia nella grande parrocchia vicina.

Casa per studenti che vogliono servire i poveri
“La casa, tre piani di 70 mq ciascuno, è stata costruita su una piccola area offerta dalla generosità di due sorelle vietnamite. Può dare accoglienza a un gruppo di una ventina di giovani studenti che intendono servire i più poveri secondo il carisma e lo stile di San Luigi Guanella” spiega, in una nota pervenuta a Fides, padre Gustavo De Bonis, Segretario generale della Congregazione. All'ingresso vi è una statua della Madre della Divina Provvidenza, a cui è dedicata la struttura. Secondo le normative vigenti – spiega padre De Bonis – non è possibile avere opere proprie, nemmeno di carattere caritativo o sociale, per cui “è necessario aspettare che alcuni giovani vietnamiti assimilino lo spirito guanelliano per diffonderlo nella società”.

Futuri Guanelliani: molto positiva la risposta dei giovani vietnamiti
​I Guanelliani sono presenti in Vietnam da quattro anni. Padre Alfonso Crippa, Superiore generale nota che “la risposta dei giovani vietnamiti finora è stata molto positiva: uno è attualmente in noviziato; altri due hanno iniziato il postulantato, a Manila, nelle Filippine. La vitalità religiosa in questa nazione è molto forte e anche la nostra Congregazione sono certo potrà essere arricchita dall’entusiasmo e dalla sensibilità di questi futuri Guanelliani”. (P.A.) 

inizio pagina

Argentina: “rivoluzione della tenerezza” contro violenza e esclusione

◊  

I vescovi della Regione Patagonia-Comahue dell’Argentina, nel loro messaggio pasquale dal titolo "Guarda le mie mani e i miei piedi. Sono proprio io" (Lc 24, 39), invitano tutti a vivere una nuova vita con gli occhi spalancati alla verità e alla giustizia, "con la forza e l'audacia dello Spirito, per renderlo presente nel fango della nostra vita e nel nostro mondo".

Chi ascolta Gesù non può occuparsi solo del proprio interesse
​Consapevoli della realtà di violenza, egoismo, indifferenza, negligenza ed esclusione, i vescovi propongono "la rivoluzione della tenerezza, per decidere del bene comune e costruire una società che si occupi e preoccupi della felicità di tutti". Con un invito a "non rimanere indifferenti", - riferisce l'agenzia Fides - sostengono che il mondo sarebbe migliore se tutti, a seconda del luogo e della responsabilità che compete ad ognuno, lavorassero per il bene e la felicità di tutti. Alla fine ricordano che chi ascolta Gesù non può restare indifferente, occupato solo del suo proprio benessere.

Chiesa in Patagonia per sviluppo integrale e difesa diritti umani
La zona della Patagonia argentina è una delle più complesse da comprendere, perché vi troviamo la popolazione indigena, progetti minerari che sono diventati un problema sociale e una conformazione geografica del territorio che ostacola gli spostamenti. La Chiesa di questa regione ha sempre incoraggiato e sostenuto l'impegno della popolazione per uno sviluppo integrale e per la difesa dei diritti umani  (C.E.)

inizio pagina

Chiesa del Malawi: stop ai crimini contro gli albini

◊  

Porre fine ai rapimenti ed ai crimini rituali contro gli albini: è quanto chiede la Commissione Giustizia e pace (Ccjp) della Conferenza episcopale del Malawi, in una nota diffusa in questi giorni. Il documento fa riferimento alle credenze popolari secondo cui alcune parti del corpo degli albini avrebbero poteri magici, in grado di procurare ricchezza e salute, soprattutto la guarigione dall’Aids. Per questo, molti persone affette da albinismo vengono rapite ed uccise da chi crede di poterne ricavare particolari poteri.

Crimini rituali dovuti alla bramosia di potere
“La Ccjp – si legge nella nota – è fortemente preoccupata perché la dignità umana degli albini viene negata ed essi vengono sfruttati come una fonte di ricchezza”. Al contrario, gli albini “sono esseri umani normali e vanno tutelati e rispettati in quanto tali”. Allo stesso tempo, Giustizia e pace si dice “sorpresa” del fatto che “in un mondo come quello contemporaneo, in cui la scienza e la biologia hanno già compiuto molti passi avanti positivi”, le credenze legate al potere magico degli albini possano contrastare con “una prospettiva di civiltà” del Malawi. Quindi, i vescovi del Paese africano, pur riconoscendo “gli effetti debilitanti e disumanizzanti della povertà”, ribadiscono che “prendere la decisione immorale e vergognosa di uccidere un’altra persona per cercare la ricchezza” è il risultato di “una scelta personale, della cieca bramosia di potere e non è dovuto all’indigenza”.

Serve azione di contrasto a livello nazionale
Poi, la Commissione episcopale chiama in causa tutti gli attori della società, sottolineando che “per sradicare completamente i crimini contro gli albini, occorre un’azione collettiva a livello nazionale”, perché “non si tratta della responsabilità di una singola persona”. Guardando, inoltre, alla Dottrina Sociale della Chiesa, la Ccjp ricorda che “la misura morale di una società si valuta in base al trattamento che riserva ai suoi membri più vulnerabili” ed è, quindi, “un appello urgente ad agire immediatamente” quello che gli albini lanciano “alla coscienza della popolazione”. Non solo: Giustizia e pace sottolinea che “la ricchezza si può ottenere solo tramite il duro lavoro ed una disciplinata gestione economica” e che “non c’è alcuna prova di un collegamento tra il credere nella magia e l’avere un reddito maggiore”.

Pene più rigide per i colpevoli
Rivolgendosi, in particolare, ai parenti degli albini, la Chiesa del Malawi afferma che “il loro primo dovere è quello di difendere i loro cari più vulnerabili, denunciando alle autorità ogni movimento sospetto”. Ai medici, invece, la Ccjp chiede di “andare oltre la semplice condanna dei crimini rituali, ponendo fine alla frode di persone disperate che cercano di diventare ricche rapidamente”. Giustizia e pace si appella anche al sistema giudiziario, affinché garantisca “pene più rigide” per coloro che commettono crimini contro gli albini, ed applichi condanne che facciano da deterrente per chi vuole infrangere la legge.

Lo Stato condanni pubblicamente violazioni dei diritti degli albini
Un ulteriore appello viene lanciato alla polizia, affinché impegni più personale “nella lotta e nella prevenzione del crimine”, garantendo “la sicurezza effettiva” della comunità e soprattutto degli albini, “le cui vite sono in pericolo, oggi più che mai”. E ancora: la Ccjp si rivolge allo Stato, chiedendogli di “condannare categoricamente i crimini rituali e di lanciare un appello pubblico per mobilitare l’intera nazione ad agire contro l’uccisione degli albini”, “affrontando questa minaccia una volta per tutte”. “Lo Stato ha una funzione morale positiva – spiegano i vescovi – Esso è uno strumento di promozione della pace, tutela dei diritti umani e costruzione del bene comune”.

La società civile alzi la voce, in difesa della dignità umana
Quanto alla società civile, Giustizia e pace sottolinea che essa deve essere “proattiva, agire nell’ottica della solidarietà ed alzare la voce per contribuire agli sforzi nazionali contro la minaccia degli omicidi rituali”. “Bisogna agire ora”, incalzano i vescovi, condannando “il silenzio muto di alcuni leader” a tale riguardo: “Tacere ed omettere questi delitti – sottolineano i presuli – è moralmente sbagliato, è peccato e contribuisce all’aumento delle violazioni dei diritti umani degli albini”. Infine, la Ccjp ricorda che “per fermare le uccisioni dei nostri fratelli e sorelle albini, il Paese ha bisogno di una collaborazione multi-settoriale, di un sistema giudiziario efficace e di un alto livello di sicurezza nelle comunità”. Tutti sforzi che devono essere “ispirati all’amore per l’umanità, al rispetto della dignità umana e dei suoi diritti, ed al riconoscimento della sacralità della vita di ogni uomo”. (I.P.) 

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 88

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.