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Sommario del 28/06/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Francesco all’Angelus: la fede è forza di vita, che libera e salva

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“La fede è una forza di vita”, “che libera e salva” in ogni situazione, lo ha ricordato stamane Francesco all’Angelus, davanti a migliaia di pellegrini e turisti, raccolti in piazza San Pietro, dove sono anche confluiti i partecipanti alla Marcia “Una Terra. Una famiglia umana”, oltre ad nutrito gruppo di fedeli boliviani, che in processione dalla Basilica della Misericordia, hanno portato cinque Madonne giunte dal loro Paese, in vista della visita del Papa dall’8 al 10 luglio. Il servizio di Roberta Gisotti: 

Due episodi del Vangelo domenicale hanno offerto lo spunto al Papa per la sua catechesi: la risurrezione di una bambina gravemente ammalata,  salvata dalla grande fede del padre, che aveva supplicato Gesù.

“Qui si vede il potere assoluto di Gesù sulla morte, che per Lui è come un sonno dal quale ci può risvegliare. Gesù ha vinto la morte, anche ha potere sulla morte fisica".

Ed ancora la guarigione di una donna, sofferente di perdite di sangue, che ritenuta “impura”, costretta ad evitare ogni contatto umano, “condannata ad una morte civile”, trova il coraggio di toccare le vesti di Gesù, convinta di essere salvata, e così avviene.

“Chi crede “tocca” Gesù e attinge da Lui la Grazia che salva”.

Guarigione e resurrezione, che “hanno un unico centro: la fede”

“Il messaggio è chiaro, e si può riassumere in una domanda: crediamo che Gesù ci può guarire e ci può risvegliare dalla morte? Tutto il Vangelo è scritto nella luce di questa fede: Gesù è risorto, ha vinto la morte, e per questa sua vittoria anche noi risorgeremo”.

Resurrezione da non confondere con reincarnazione, ha raccomandato il Papa, spiegando poi che “la Risurrezione di Cristo agisce nella storia come principio di rinnovamento e di speranza”.

“Chiunque è disperato e stanco fino alla morte, se si affida a Gesù e al suo amore può ricominciare a vivere. Anche incominciare una nuova vita, cambiare vita è un modo di risorgere, di risuscitare. La fede è una forza di vita, dà pienezza alla nostra umanità; e chi crede in Cristo si deve riconoscere perché promuove la vita in ogni situazione, per far sperimentare a tutti, specialmente ai più deboli, l’amore di Dio che libera e salva”.

Infine l’invocazione:

“Chiediamo al Signore, per intercessione della Vergine Maria, il dono di una fede forte e coraggiosa, che ci spinga ad essere diffusori di speranza e di vita tra i nostri fratelli”.

Dopo la preghiera mariana, il Papa ha rivolto i suoi saluti ai “romani e pellegrini” in piazza san Pietro, in particolare i partecipanti alla Marcia per salvare il Pianeta e i promotori della Focsiv ed ancora i fedeli boliviani con le immagini della Madonna più rappresentative del loro Paese:

“Que nuestra Madre del cielo los proteja”

Saluti speciali anche ai “Nonni di Sydney”, associazione di anziani emigrati in Australi con i loro nipoti, alle famiglie italiane che ospitano i bambini di Chernobyl, ad un gruppo di motocicli ed amatori di auto storiche. Un rinnovato incoraggiamento alle donne scout, le Guide della Conferenza  internazionale cattolica, già incontrate venerdì in Vaticano.

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Il Papa saluta la Marcia Focsiv: promuovete ecologia integrale

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In una piazza San Pietro gremita di fedeli questa mattina c’erano anche i  partecipanti alla Marcia “Una terra, una famiglia umana”, promossa dalla Federazione degli organismi cristiani servizio internazionale volontariato (Focsiv), con GreenFaith e Conservation Foundation, a cui hanno preso parte comunità di differenti ispirazioni religiose e numerose organizzazioni ambientaliste. Iniziativa che nasce in sintonia con l'ultima Enciclica di Papa Francesco "Laudato si". Il servizio di Marina Tomarro

"Incoraggio la collaborazione tra persone e associazioni di diverse religioni per la promozione di una ecologia integrale. Ringrazio FOCSIV, OurVoices e gli altri organizzatori e auguro buon lavoro ai giovani di vari Paesi che in questi giorni si confrontano sulla cura della casa comune"

Con queste parole Papa Francesco ha salutato i partecipanti alla marcia “Una terra una famiglia umana”, che hanno partecipato all’Angelus , proprio per ringraziare il pontefice dell’Enciclica “Laudato si” e della sua grande attenzione verso la salvaguardia del creato. Ascoltiamo i loro commenti:

R. – Papa Francesco è stato straordinario nell’aver messo insieme in questa sua Enciclica un’analisi non solo puntuale ma molto articolata, molto attenta, come è la scienza dell’ecologia, e quindi l’idea che siamo qui tutti quanti a cercare di smuovere le coscienze per fare in modo che finalmente si faccia qualcosa per salvare la terra, per salvare il nostro pianeta, perché se non salviamo la terra e non salviamo il nostro pianeta non salviamo neanche gli esseri umani, questo credo sia il messaggio più significativo e importante. Noi ci daremo da fare molto per diffonderlo.

R. - E’ un segno non solo di ringraziamento ma di attenzione, di rispetto. Papa Francesco, con l’Enciclica Laudato si’, coglie a nostro avviso perfettamente il nesso che c’è tra questione climatica e giustizia. Al centro esiste un tema etico.

D.  – Cosa si può fare di concreto?

R. – Bisogna fare una rivoluzione energetica, abbandonare le fonti fossili. Tecnicamente è possibile, ci sono problemi legati alla transizione ma non è una questione né economica né tecnica, è solo una questione di volontà politica. Quindi ci aspettiamo un messaggio forte dalla politica, che alla fine dell’anno a Parigi dovrà decidere se fare finalmente questo accordo sul clima.

R. - Perché il Papa ha fatto un’Enciclica molto importante, che raccoglie la voce di tanti movimenti, come il movimento dell’acqua che da anni chiede il rispetto dei diritti umani e il rispetto dei beni comuni. L’ambiente è un bene comune e tutti devono rispettarlo.

D. – In che modo concretamente si cerca di salvare il pianeta?

R. – Noi, ad esempio, come comitati dell’acqua attraverso la richiesta della gestione dell’acqua, una gestione pubblica e partecipata perché non può essere fatto un profitto su un bene fondamentale alla vita.

R. - Per due motivi. Il primo è ringraziare Papa Francesco di un’Enciclica che è stupenda. E’ stupenda perché lega la questione dell’ambiente alla questione della povertà e per noi Federazione organismi cristiani per il volontariato internazionale, il discorso della giustizia climatica è essenziale. Quindi Papa Francesco su questo ci dà degli orientamenti profondi. Il secondo è che lo stesso Papa Francesco ci dice nell’Enciclica che purtroppo finora i grandi incontri della comunità internazionale hanno avuto poco successo, poca applicazione e intanto il degrado ambientale e sociale aumentano sempre di più. La conferenza climatica di Parigi è un nuovo appuntamento dove o si fanno le cose più seriamente oppure man mano che andiamo avanti, le nostre generazioni più giovani e le future generazioni troveranno purtroppo un mondo inospitale.

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Il dolore di Francesco per gli attacchi in Tunisia, Francia e Kuwait

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Dolore per gli attentati di venerdì in Tunisia, in Francia e in Kuwait, è stato espresso in tre diversi telegrammi del Papa a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin. Francesco, nei messaggi ai nunzi apostolici, condanna nuovamente la violenza che genera tanta sofferenza e chiede al Signore di fare dono della pace, invocando la benedizione divina sulle famiglie delle vittime, così come sui francesi e sui tunisini. Il Papa chiede quindi al Signore di confortare e consolare i colpiti in questa prova così difficile, affidando alla misericordia di Dio coloro che hanno perso la vita.

Il Papa si dice profondamente rattristato alla notizia della tragica perdita di vite umane causata dall’attacco contro una moschea a Kuwait City, e offre le sue ferventi preghiere per le vittime e per tutti coloro che piangono. Il Santo Padre, nel deplorare tali atti barbarici, chiede di trasmettere la sua vicinanza spirituale alle famiglie colpite da questo momento di dolore, incoraggia il popolo del Kuwait a non perdersi d’animo di fronte al male, e invoca sulla nazione l’amore consolatorio e lenitivo dell’Onnipotente.

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Giornata carità del Papa: "Mettere gli ultimi al centro"

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Si celebra questa domenica, alla vigilia della festa dei Santi Pietro e Paolo, la Giornata per la carità del Papa, durante la quale, in tutte le diocesi del mondo, viene raccolto il cosiddetto Obolo di San Pietro. Le offerte permetteranno al Santo Padre di far fronte alle necessità di molti poveri che si rivolgono a lui. Sul senso e sull’importanza di questo gesto di generosità Eugenio Murrali ha intervistato mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas di Roma: 

R. -  Il 29 è la festa dei Santi apostoli Pietro e Paolo. Pietro è la roccia sulla quale Cristo ha costruito la sua Chiesa e Papa Francesco è il successore di Pietro. A me sembra che aver abbinato la festa con la carità del Papa sia un gesto di tenerezza e di amore nei confronti di Pietro, quindi del Pontefice. E qual è il regalo per la festa? Papa Francesco ce lo ricorda sempre, i suoi tesori sono gli ultimi e i poveri. E allora credo che abbinare la festa alla raccolta per alleviare le sofferenze di tante persone che sono nel bisogno, soprattutto dei poveri, siano il regalo e l’attenzione migliore che si possano dare al successore di Pietro. E credo che Papa Francesco gradisca molto che i poveri siano messi al centro.

D.  – Che ruolo ha la carità nel percorso di fede dei cristiani e degli uomini in generale?

R. – Credo che, nella nostra vita, ogni giorno noi dobbiamo manifestare i nostri sentimenti di amore, di attenzione, disponibilità, ma nel giorno dell’anniversario, del compleanno di ciascuno di noi, dell’onomastico, della festa, si ricordano in maniera particolare i sentimenti, quello che c’è nel cuore dell’uomo. E allora io credo che proprio in questo giorno noi manifestiamo quello che il cristiano dovrebbe essere ogni giorno, ma lo manifestiamo in maniera più visibile, più autentica, più profonda. Si lancia questo messaggio perché per il cristiano e nel cristiano l’attenzione all’ultimo, all’altro, è coessenziale con la sua fede: una fede che non porta ad avere attenzione all’ultimo, al povero, lo sappiamo perché ce lo dice la Scrittura, è una fede morta. Ma anche l’attenzione all’ultimo diventa solamente un’azione sociale, se non c’è un collegamento con il Signore Gesù, con Cristo.

D. – Partecipare con la propria offerta alla giornata per la carità del Papa è in realtà un gesto di generosità verso il mondo?

R. – Sì, perché noi abbiamo una visione molto bella che ci ha suggerito Gesù, San Paolo ce lo ricorda in maniera molto profonda. Noi siamo membra del corpo di Cristo. Lui è il capo, noi siamo le membra: se un membro soffre, anch’io soffro. Ecco noi cristiani dovemmo essere quelle persone che sanno godere con chi gode, sanno soffrire con chi soffre. La parola che più ci dovrebbe appartenere, ed è una parola che io sto suggerendo a tutte quante le persone che operano e vivono nell’ambito della Caritas, è la parola “commuovere”. Noi il prossimo anno, quando celebreremo dall’8 dicembre in poi il Giubileo della misericordia, dovremo essere capaci di commuovere, di commuoverci: non nel senso di piangere solamente davanti a un fatto: la parola commuovere significa “muovere con”. Dovremo essere capaci di muoverci “insieme”, “con”, soprattutto con coloro che hanno bisogno. Io non posso correre se c’è una persona che mi sta accanto e che cammina piano piano: devo essere in grado di camminare anch’io piano, perché quella persona ha bisogno. Se c’è un fratello che non ha la capacità di camminare o ha una carenza spirituale perché si sente disperato, si sente senza significato, io devo saper commuovermi davanti a lui, cioè camminare insieme con lui per poter farlo arrivare alla meta. Credo che questo sia il compito fondamentale del cristiano.

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Oggi in Primo Piano



Terrorismo. Il premier Valls: sarà lotta lunga e implacabile

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La Tunisia rafforza le misure anti terrorismo mentre i turisti continuano a lasciare il Paese. In Europa e Stati Uniti è massima allerta per nuovi possibili attacchi. Il servizio di Marco Guerra: 

“Viviamo sotto una minaccia terroristica considerevole, la domanda non è se ci sarà un altro attacco, ma quando questo avverrà”. L’animo di una comunità internazionale ancora scossa per gli attacchi di venerdì in Tunisia, Kuwait e Francia è ben rappresentato dalle parole del premier francese, Manuel Valls, secondo il quale bisogna imparare a convivere con il terrorismo, contro cui ci sarà “una lotta implacabile ma anche lunga”. Intanto ha iniziato a parlare con gli investigatori francesi Yassin Salhi, l'uomo fermato dopo l'attacco all'impianto di gas nell'Isère; mentre in Tunisia sono state rafforzate le misure di sicurezza: il governo annuncia la chiusura di 80 moschee, richiama i riservisti e schiera oltre 1000 agenti in più nelle località turistiche. E questa notte abitanti di Sousse hanno marciato per dire “no al terrorismo”, la folla si è riunita davanti all'hotel dove è avvenuta la strage di 39 persone. Ma dal governo britannico arriva l’allerta per nuovi possibili attacchi nei resort del Paese nord-africano. I turisti del Regno Unito sono stati tra i più colpiti dal giovane jihadista tunisino che studiava ingegneria. Il ministero degli Esteri di Londra riferisce al momento di 15 britannici uccisi, ma il bilancio potrebbe salire a 23, perché tra i 20 feriti molti sono in condizioni estremamente critiche. Infine massima allerta anche negli Stati Uniti, dove l’Fbi ha diramato alle autorità locali di tutto il Paese un avvertimento per possibili attentati in coincidenza con la festa dell’indipendenza del 4 luglio. Lo riporta Usa Today sottolineando che non si ha notizia al momento di piani specifici di attacco.

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Elezioni in Burundi tra le proteste. Paese a rischio guerra civile

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Nuove tensioni nella vigilia elettorale in Burundi. Questa notte almeno tre persone sono morte nella capitale Bujumbura, a seguito di scontri ed esplosioni di granate. Domani urne aperte per le elezioni parlamentari, poi il 15 luglio le presidenziali boicottate da più parti dopo la ricandidatura del presidente Pierre Nkurunziza per il quale sarebbe il terzo mandato. Gli osservatori europei hanno già abbandonato il Paese, l’Onu mantiene un atteggiamento neutrale ma aveva comunque chiesto più volte il rinvio della tornata, che dal 25 aprile scorso ha innescato violente proteste di piazza, in cui si sono registrati 70 morti. Per Marco Massoni, direttore di ricerca per l’Africa presso il Centro militare di studi strategici, esiste il rischio di una nuova guerra civile. Cecilia Seppia ha raccolto il suo commento: 

R. – Sono elezioni farsa, perché al di là dell’aspetto meramente procedurale e, dunque, formale del loro svolgimento, comunque calendarizzato, l’Unione Europea ha dichiarato formalmente che non sussistono più le condizioni per una corretta osservazione delle elezioni e, dunque, gli osservatori elettorali europei hanno lasciato il Burundi. Le Nazioni Unite ovviamente mantengono un approccio quanto più neutrale possibile in maniera anche intelligente, cioè tale, comunque, da lasciar intendere che la destituzione di fondamento di elezioni evidentemente garantite solo da parte del presidente in carica, non possono essere rappresentative di alcunché. Importanti governi stranieri, come appunto Washington – gli Stati Uniti – ed anche altri hanno indicato l’impossibilità di rappresentatività della tenuta delle elezioni. E il fatto stesso che diverse, numerose, a più riprese, manifestazioni di piazza, da parte di chi fosse simpatizzante dell’opposizione, abbiano avuto luogo e già esistano situazioni di sfollati e di rifugiati, quindi di persone che si sono mosse oltre i confini del Burundi, è prodromico di una crisi enorme che sta per esplodere sotto gli occhi di tutti, con il rischio di degenerare in guerra civile e una classe al potere che sicuramente non si è dimostrata per nulla all’altezza del ruolo che intende continuare a ricoprire.

D. – Tra l’altro, le opposizioni sono molto divise tra di loro. La cosa più grave è che non c’è ad oggi uno sfidante valido, un nome, per opporsi a Nkurunziza…

R. – Sì, il problema è anche questo. Per quello che riguarda il Burundi, ovviamente, la situazione è molto più delicata. Un Paese che è stato per tanti anni in guerra civile e con un regime abbastanza dispotico, ovviamente ha difficoltà a favorire un coagularsi intelligente di porzioni della società civile che rivendicano politicamente, partiticamente, un proprio diritto di governare il Paese. E quindi questo, come altrove, fa pagare lo scotto e fa rendere più forte il presidente in carica, chi di turno, con il rischio sempre che poi siano i militari a risolvere la questione, per poi – come sta per accadere in Guinea Conakry - dopo qualche anno magari, dopo aver portato nuovamente il Paese ad un processo di normalizzazione, ricandidarsi come eventuali nuovi possibili presidenti.

D. – Per allargare lo sguardo, oltre alla crisi politica che il Paese vive e oltre ovviamente alle pressioni di un governo "dittatoriale", quali sono i problemi del Burundi?

R. – I problemi del Burundi sono i problemi legati a tutto un contesto più largo di problematiche regionali. Parliamo di Africa Centrale, della Regione dei Grandi Laghi, di opposizioni anche, di faglie etniche tra hutu e tutzi, quindi non religiose in questo caso. Il problema fondamentale di questi tre grandi Paesi - Burundi, Rwanda e ovviamente Uganda - che confinano con l’enorme Paese per eccellenza della Regione dei Grandi Laghi, che è la Repubblica democratica del Congo è che condividono una grande volatilità, una grande insicurezza, una grande depredazione di risorse naturali e problemi economici. Poi c’è un problema generalmente di post conflitto, vale a dire di ricostruzione della società civile, di fiducia reciproca. E sicuramente, in questo momento, Nkurunziza non è in grado di favorire questo processo.

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Ue, iniziativa del terzo settore contro accattonaggio forzato

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“Il terzo settore contro l’accattonaggio forzato”, un’iniziativa europea promossa a Roma dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA). Presentati in questi giorni i dati di un lavoro di ricerca sul fenomeno realizzato in cinque paesi, oltre l’Italia, Portogallo, Bulgaria, Polonia e Romania. Il servizio di Alessandro Filippelli

L’accattonaggio un fenomeno complesso, delicato che coinvolge soprattutto donne, minori e persone con disabilità.
Secondo i dati della ricerca condotta dal Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA), la maggior parte delle persone incontrate opera nelle strade del centro della città (45%), ma se ne trovano anche nelle altre strade (23,55%), in luoghi di transito (10,74%), centri commerciali e supermercati (9,5%), luoghi di culto (3,31%), ristoranti e bar (3,31%), centri sanitari (3,1%), mercati (1,24%) e mezzi pubblici (0,21%).
L’esigenza è quella di costruire un sistema integrato di assistenza e protezione delle persone vittime di tratta a fini di accattonaggio, ma anche un modello di intervento sociale specifico come spiega Oliviero Forti, responsabile area Immigrazione e Tratta Caritas Italiana:

“L’accattonaggio in sé è un fenomeno effettivamente molto poco indagato, sul quale si sta aprendo adesso una finestra, e, grazie in particolare al Cnc, abbiamo l’opportunità di iniziare ad indagare un fenomeno che è sotto gli occhi di tutti: da sempre siamo abituati – soprattutto nelle grandi città – a misurarci con questo fenomeno. È chiaro che c’è a questo punto bisogno di un investimento che sia trasversale, perché – ripeto – qui non si tratta più di un fenomeno che riguarda solo particolari categorie o nazionalità, né solo autoctoni o solo stranieri. Chiaramente sono dinamiche che meritano un investimento maggiore, e credo anche che, come sistema Caritas, dovremmo anche nel prossimo futuro fare un passaggio ulteriore, perché non basta solo dare un sostegno materiale – che è necessario e essenziale – ma bisogna conoscere e capire i fenomeni per poi anche elaborare interventi che siano mirati”

Per quanto riguarda le aree geografiche di provenienza, per l’86% dei casi si tratta dell’Europa dell’Est (tra cui 80 dalla Romania, 42 rom rumeni, 8 rom del Kossovo, 18 rom di altra provenienza, 17 croati), nel 7,63% di italiani e nel 6,36% di altri continenti. Don Armando Zappolini presidente Cnca:

“Le cose che non si vogliono affrontare si cerca di nasconderle fin quando è possibile. Per questo è molto efficace questo progetto che abbiamo potuto svolgere, perché almeno fornisce dei dati e apre un’attenzione sul problema. Davanti a un fenomeno così sottostimato – purtroppo – non ci sono risposte adeguate della politica e neanche della coscienza comune. La gente non si rende conto della sofferenza che c’è dietro a queste facce che si incrociano nelle stazioni o per le strade. Perché le cose che non si vogliono risolvere non si guardano, perché il giorno che vengono fuori dei dati bisogna poi attivare delle risposte. Davanti a storie di persone vere, fisiche – che esistono davvero – bisogna veramente essere induriti per non creare una reazione almeno di tentativo di risposta”.

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"Mangia bene, cresci bene": campagna Moige nelle scuole italiane

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La campagna "Mangia bene, cresci bene”, promossa dal Moige, ha attraversato tutta Italia tra febbraio e maggio con il patrocinio scientifico di Sipps (Società italiana di pediatria preventiva e sociale) e di Amiot (Associazione medica italiana di omotossicologia), sostenuta da interessanti dati a cura dell’Università “Milano-Bicocca”. Hanno preso parte alla campagna 379 scuole, suddivise tra medie ed elementari, per un totale di circa 40 mila studenti e 75 mila genitori coinvolti. Ne parla ad Elisa Sartarelli la dott.ssa Elisabetta Scala, vice presidente del Moige: 

R. – Ci sono stati due momenti informativi: uno rivolto direttamente ai ragazzi e un incontro rivolto agli adulti. Questo proprio per imparare già in casa, fin da piccolini, delle buone abitudini di educazione alimentare che possano essere la prevenzione di quei fenomeni, purtroppo seri e importanti, di sovrappeso, se non addirittura di obesità, che sono presenti nei nostri bambini fin da piccoli, in particolare nell’età 6-10 anni. La cosa interessante sarà anche verificare come gli studenti stessi abbiano recepito il messaggio attraverso un concorso che abbiamo lanciato, per cui loro ci presenteranno degli elaborati - adesso li stiamo raccogliendo, saranno valutati da una commissione - e questi daranno vita a un calendario informativo educativo che verrà distribuito alle scuole che hanno partecipato all’iniziativa e anche alle farmacie che hanno collaborato con noi.

D. – L’Osservatorio e Metodi per la Salute del dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell’Università “Milano-Bicocca” ha raccolto le principali ricerche nazionali e internazionali in materia di alimentazione, illustrando l’indagine “L’obesità infantile: un problema rivelante e di sanità pubblica” (2015). L’Italia è risultata uno dei Paesi europei più colpito dal fenomeno dell’obesità infantile…

R. – È per questo che siamo preoccupati, perché si parla tanto di dieta mediterranea ma evidentemente poi la vita frenetica e tante abitudini che purtroppo si sono sovrapposte alla nostra tradizione hanno portato a perdere delle buone abitudini alimentari. E sappiamo che la prevenzione è l’unico sistema valido: insegnare ai bambini fin da piccoli a mangiare bene. Per questo abbiamo voluto fortemente questo progetto di educazione alimentare che si inserisce poi in un contesto importante: Quest’anno abbiamo l’Expo, quindi si parla molto di alimentazione, di educazione alimentare e non potevamo noi genitori non essere in prima linea.

D. – In Italia in un campione di bambini tra i 6 e gli 11 anni è sovrappeso un bambino su 4 mentre uno su 10 è addirittura obeso. Quali sono le cause che possono portare i bambini all’obesità?

R. – Sicuramente una mancanza di educazione alimentare per cui magari spesso un po’ per fretta, anche noi mamme facciamo mangiare ai nostri figli cibi preconfezionati, utilizziamo molto i fast food ma non è soltanto un discorso di alimentazione stretta ma anche di stili di vita. I nostri bambini si muovono sempre di meno, hanno una vita molto sedentaria, quindi tornati a casa dalla scuola magari non escono più a giocare all’aperto ma giocano con la playstation oppure con il computer e altro. Quindi si muovono poco. E le due cose purtroppo portano al problema del sovrappeso. Basterebbe tornare a fare attività all’aperto, gioco all’aperto, gioco libero. Ricordiamo la piramide alimentare ai nostri ragazzi e ricominciamo a preparare da mangiare a casa anche noi mamme, a fare noi i dolci.

D.  – Sono da evitare anche le bibite gassate e zuccherate…

R. – Sì, assolutamente sì. Le bibite gassate sono piene di zuccheri e anche gli snack sono molto concentrati e molto dolci, comunque carichi di grassi. Evitare le bevande gassate a pranzo, limitarle solo alle feste e alle occasioni straordinarie, ricominciare a preparare la merenda a casa e utilizzare molto la frutta per la merenda.

D.  – Quali sono le regioni più colpite dal fenomeno dell’obesità?

R. – Purtroppo le regioni del sud e in particolare la Campania. Noi vediamo i nostri figli sempre più magri di quello che sono, sempre che mangiano troppo poco e a volte spingiamo troppo in questo senso. Bisogna fare attenzione, perché tra l’altro al problema dell’alimentazione si lega anche un problema psicologico che può diventare importante soprattutto successivamente, nell’adolescenza.

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I nastri d’argento: trionfa "Il giovane favoloso" di Martone

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Ieri sera al Teatro Antico di Taormina sono stati consegnati i Nastri d'Argento, i premi che il Sindacato Giornalisti Cinematografici ogni anno consegna alle migliori espressioni artistiche tecniche della produzione cinematografica italiana. Il servizio di Luca Pellegrini: 

C'è il meglio del cinema italiano nel verdetto dei Nastri d'Argento. I giornalisti cinematografici chiamati a votare hanno suddiviso i riconoscimenti più significativi tra "Anime nere" di Francesco Munzi, "Il racconto dei racconti" di Matteo Garrone e "Youth La giovinezza" di Paolo Sorrentino, che conquistano tre premi ciascuno, sovvertendo così il verdetto del Festival di Cannes, che ha totalmente ignorato gli ultimi due. Alla dark story mafiosa di Munzi viene riconosciuto il coraggio della produzione e la forza drammatica della sceneggiatura, alla favola del secondo la ricchezza dei costumi e delle scene, alla riflessione sulla vecchiaia del terzo la migliore regia, fotografia e montaggio.

Mentre sono stati premiati come migliori attore e attrice rispettivamente Alessandro Gassmann per due diversi ruoli di marito e padre - ne "Il nome del figlio" di Francesca Archibugi e "I nostri ragazzi" di Ivano De Matteo - e Margherita Buy per la sua presenza in "Mia madre" di Moretti.

Il pù importante dei Nastri è stato quello consegnato al film dell'anno, ossia "Il giovane favoloso" di Mario Martone, premiato anche da un inaspettato successo di pubblico. «La cosa più bella - ha confessato il regista che inaugurerà la stagione del Teatro dell'Opera di Roma il prossimo novembre firmando la regia de "Le Bassaridi" di Werner Henze - è come il film abbia continuato a vivere negli amori, nelle opinioni e nelle discussioni degli spettatori. Con i giovani che sono stati la forza enorme di questo successo, ma anche tanti anziani tornati al cinema proprio grazie a Leopardi, il protagonista del film». Inizierà tra pochi giorni a scrivere una nuova sceneggiatura. "Posso soltanto augurarmi di continuare a rischiare in questo modo", ci ha confessato.

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Nella Chiesa e nel mondo



Grecia: referendum sul piano di salvataggio. l'Ue rompe i negoziati

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Prendono forma i fantasmi del fallimento e dell’uscita dall’Euro della Grecia. Nella notte il parlamento ellenico ha approvato la richiesta del premier Alexis Tsipras di effettuare un referendum domenica prossima, 5 luglio, per ottenere l'avallo popolare a respingere l'ultimo piano di salvataggio avanzato dai creditori, Ue-Bce-Fmi e Esm.  L'esecutivo, targato partito Syriza, ha ribadito la raccomandazione di votare 'no' agli elettori, portando alla rottura dei negoziati con gli altri Paesi dell'Unione monetaria. Nel frattempo i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo, riuniti ieri in 18 escludendo il rappresentate greco Varoufakis, hanno respinto la richiesta di Atene di prorogare di un mese il supporto economico, in modo da consentire il voto popolare senza problemi sulle liquidità. Entro martedì 30 giugno la Grecia avrebbe dovuto trovare l’accordo per ottenere un nuovo prestito da 7,2 miliardi. E mentre fra i greci è ripresa la corsa ai bancomat per reperire liquidità, per oggi è attesa la riunione dell'esecutivo della Banca centrale europea che, secondo indiscrezioni di stampa, sarebbe pronta a mettere fine ai prestiti di emergenza alle banche elleniche. Tuttavia in vista di questo incontro, il premier francese Manuel Valls ha detto che la Bce “è indipendente” e che non crede “che taglierà l'ancora di salvezza alla Grecia”. Il primo ministro francese ha quindi auspicato un ritorno al tavolo negoziale perché se prevarrà il ‘no’ al referendum – ha ammonito Valls – “la Grecia corre il serio rischio di  uscire dall'euro”.

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Unita curde riconquistano Kobane, oltre 200 vittime civili

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Le milizie curde hanno confermato di aver ripreso il controllo dalla città siriana di Kobane, dopo un attacco portato avanti dai jihadisti dello Stato islamico e durato circa due giorni. Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, la nuova offensiva dell’Is su Kobane è costata la vita a 206 civili, circa altrettanti sarebbero i feriti, comprese donne e bambini, mentre sarebbero 60 i militanti dello stato islamico uccisi negli scontri. E in Siria si continua combattere nella provincia centrale siriana di Hama, dove jihadisti hanno attaccato diversi posti di controllo dell'esercito siriano nella localita' di Sheikh Hilal, almeno 68 le vittime registrate tra soldati regolari e milizie filo-governative. Forze curde e l'esercito siriano sono invece impegnati in scontri con i miliziani dello Stato Islamico  attorno alla città di Hasaka, nella Siria nord orientale. Le Nazioni Unite riferiscono di almeno 120mila sfollati da quando l'Is ha attaccato, giovedì scorso, le zone di Hasaka in mano al governo. La zona, che conta anche una comunità della minoranza cristiana, è particolarmente importante perché vicina al  confine con l'Iraq.

Iraq, dichiarazioni premier su Ramadi

Infine si segnalano le dichiarazioni del primo ministro iracheno Haider al-Abadi, secondo il quale il ritiro dell'esercito regolare iracheno da Ramadi, che a metà maggio ha portato alla conquista della città da parte dello Stato Islamico (Is), ''non era stato autorizzato''. “Se avessero resistito non avremmo perso Ramadi'', ha spiegato in un’intervista alla tv di Stato il premier iracheno.

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Vescovi australiani: Chiesa, presenza evangelizzatrice sui social network

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La Conferenza episcopale dell’Australia (Acbc) ha realizzato, attraverso l’Ufficio per le Comunicazioni sociali, una serie di podcast relativi al libro “Twitta agli altri come vorresti che fosse twittato a te”: scritto dalla giornalista cattolica Beth Doherty, il volume – informa una nota dei vescovi -  è composto da circa 80 pagine e spiega perché i social network devono essere usati “a maggior gloria di Dio”. Disponibile sia in formato cartaceo che come e-book, il libro mira anche a “sviluppare una teologia specifica per usare i media digitali come strumenti di evangelizzazione”.

Una raccolta di riflessioni di giornalisti, religiosi ed operatori pastorali
I podcast del volume, scaricabili gratuitamente dal sito web dell’Acbc, danno una panoramica di ogni capitolo e ne spiegano i contenuti attraverso le riflessioni di giornalisti, religiosi ed operatori pastorali. Il titolo “Twitta agli altri come vorresti che fosse twittato a te” riprende, naturalmente, il versetto del Vangelo di Matteo “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. Il volume è stato presentato recentemente da mons. Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazione sociali, durante una sua visita in Australia.

Mons. Celli: la Chiesa sia presente in modo stabile nel mondo digitale
“Considerata la centralità dei social network e del web nella vita delle persone – ha detto il presule – oggi è assolutamente necessario che la Chiesa cerchi di essere presente, in modo stabile, nel mondo digitale”. “Non si tratta solo – ha sottolineato mons. Celli - di usare le nuove tecnologie per evangelizzare, ma di capire come la Chiesa possa essere una presenza evangelizzatrice nel nuovo mondo creato da tali tecnologie”.

Oltre 20 milioni i follower del Papa su Twitter
Intanto, Papa Francesco ha superato i 20 milioni di follower sul suo account Twitter @Pontifex in nove lingue, inaugurato da Benedetto XVI nel dicembre 2012. La lingua più seguita è quella spagnola con oltre 9 milioni di follower. Subito dopo vengono l’inglese con più di 6 milioni, e l’italiano che supera i 2 milioni. Da segnalare che in occasione della pubblicazione dell’Enciclica “Laudato si’”, il 18 giugno, per l’intera giornata, dall’account del Pontefice sono stati lanciati tre Tweet ogni ora, tutti riguardanti la Lettera pontificia. (I.P.)

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Filippine: preparativi per 51° Congresso Eucaristico Internazionale

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Si intensificano nelle Filippine i preparativi per il 51.mo Congresso Eucaristico Internazionale che sarà ospitato dall’arcidiocesi di Cebu dal 25 al 31 gennaio 2016. Dal 2 al 6 luglio il “Simbolo del Pellegrino”, che sta girando in tutte le diocesi del Paese,  sarà esposto alla venerazione dei fedeli nella Cattedrale della capitale.

La Croce di Magellano scelta come simbolo del Congresso
Si tratta della Croce di Magellano scelta dall’arcivescovo di Cebu, mons. José Palma, per ricordare il ruolo storico di questa croce nell’evangelizzazione delle Filippine, di cui nel 2021 ricorrerà il quinto centenario. La croce, portata a Cebu nel 1521 dall’esploratore portoghese, commemora infatti la conversione al cristianesimo del Rajah Humabon, della regina Juana e di 400 altri filippini.

I fedeli di Manila invitati dal card. Tagle a partecipare all’evento
In una recente lettera circolare, l’arcivescovo di Manila, il card. Antonio Luis Tagle, ha incaricato tutti i parroci, i superiori religiosi ed i responsabili delle associazioni e dei movimenti laicali della capitale di informare i fedeli e coinvolgerli nelle celebrazioni previste dal 2 al 6 luglio. Oltre alle solenni Messe di apertura e di chiusura del pellegrinaggio, in programma ci sono anche catechesi e liturgie delle ore.

2° Congresso Eucaristico internazionale ad essere ospitato nelle Filippine
Quello di Cebu sarà il secondo Congresso Eucaristico Internazionale ospitato dalle Filippine dopo quello di Manila del 1937, il 33.mo della serie, svoltosi durante il pontificato di Pio XI. Il tema scelto per il Congresso 2016, che segue quello di Dublino del 2012, è “Cristo in voi, speranza della gloria”, tratto dalla lettera di San Paolo ai Colossesi. Esso vuole sottolineare come la tensione escatologica insita nell'Eucaristia offra impulso al cammino storico dei cristiani, ponendo un seme di vivace speranza nella quotidiana dedizione di ciascuno ai propri compiti e stimolando la comune responsabilità verso la terra e la storia di oggi. All’interno del tema della speranza, verrà ricuperato anche l’annuncio del dono di Dio ai giovani, di cui l’Asia è ricchissima, e l’impegno a favore delle schiere di poveri del continente. (L.Z.)

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In Lituania, le Chiese europee si confrontano sul tema dei migranti

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Come fronteggiare le emergenze migratorie più recenti? Come combattere la tratta  degli essere umani? Qual è lo spazio dei sacramenti nella pastorale dei migranti? Sono queste alcune delle domande a cui cercheranno di rispondere i vescovi e i direttori nazionali per la Pastorale dei migranti e rifugiati delle Conferenze episcopali in Europa. Dal 29 giugno al 2 luglio, infatti, i presuli saranno riuniti a Vilnius, in Lituania, per un incontro promosso dal Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee).

L’Europa non distolga lo sguardo dal dramma dei profughi
“Tutta la Chiesa del continente è impegnata a fare fronte alle sfide risultanti dall’attuale fenomeno migratorio verso l’Europa, e particolarmente da quelle poste dal tema dei rifugiati – si legge in una nota dell’organismo - Non possiamo fare finta che nulla accada attorno a noi; non possiamo distogliere lo sguardo da quell’umanità ferita che ci tende la mano!”. Ricordando, poi, l’impegno della Chiesa nel portare aiuto a profughi e migranti, il Ccee sottolinea la necessità di “rispettare e preservare, innanzitutto, la persona umana, con la sua dignità”.

No ipocrisie, l’Ue operi con solidarietà
“L’Unione Europea e ogni singolo Paese del continente – continua la nota - devono sapere quali sono le proprie capacità di accoglienza e cercare d’integrare chi arriva in modo generoso”. Allo stesso tempo è importante porre al centro dell’attenzione “i motivi che portano intere popolazioni a fuggire dalle proprie case, dai propri cari, dai propri affetti”. “Quali sono le responsabilità dei Paesi occidentali in queste tragedie umane? – incalza il Ccee - I Governi nazionali e l’Ue devono affrontare la situazione senza ipocrisia e con un senso di solidarietà profondo e sincero”.

In agenda, anche la questione della tratta
A Vilnius, i responsabili per la pastorale dei migranti delle Conferenze episcopali in Europa si soffermeranno anche sulla questione della tratta degli esseri umani, approfondendo i risultati delle due consultazioni organizzate dal così detto “Gruppo di Santa Marta”. All’esame anche la celebrazione dei sacramenti nel rapporto tra chiesa di origine e chiesa di accoglienza, anche in riferimento alla crescita delle comunità di cinesi in Europa. L’incontro si concluderà giovedì 2 luglio con un pellegrinaggio alla “Collina delle Croci”, luogo simbolico in cui migliaia di croci, piantate nel corso dei secoli, ricordano le tante vittime di persecuzioni e di guerre nel mondo.

Tra i partecipanti all’evento, il cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria; mons. Gintaras Grusas, presidente della Conferenza episcopale lituana; padre Mesmin Prosper Massengo, presidente del gruppo di lavoro sulle migrazioni del Simposio delle Conferenze Episcopali d’Africa e Madagascar (Secam) ed il reverendo Matthew John Gardzinski, membro del Pontificio Consiglio per i Migranti e gli Itineranti. (I.P.)

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Caritas Sierra Leone: non dimenticare bambini resi orfani dall’Ebola

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Non dimenticare i bambini resi orfani dall’Ebola e vigilare affinché non vengano sfruttati o abusati: questo l’accorato appello lanciato, in questi giorni, da padre Peter Konteh, direttore esecutivo di Caritas Freetown, in Sierra Leone, intervenuto ad un incontro della Caritas Internationalis a Ginevra. In particolare, nel suo discorso, padre Konteh ha sottolineato le sfide che la Chiesa cattolica affronta nel prendersi cura di migliaia di minori che hanno perso uno o entrambi i genitori a causa del virus Ebola. E non si tratta di poche persone: secondo le stime dell’Unicef, infatti, in Guinea, Liberia e Sierra Leone si contano almeno 16.600 bambini orfani.

Scuole chiuse a causa del virus. Mancano beni e servizi di prima necessità
Dati drammatici che si aggravano – come ha spiegato padre Konteh - quando si pensa che ancor prima dell’Ebola, “in Sierra Leone, Liberia e Guinea la mortalità e la malnutrizione infantile erano già altissime”. Il propagarsi della febbre emorragica ha poi comportato “la chiusura delle scuole per la maggior parte dell’anno accademico” ed ha messo a rischio “i programmi di vaccinazione”. Il virus ha anche provocato “il collasso delle infrastrutture mediche e l’accesso limitato ai servizi sanitari dei tre Paesi”, tanto che molte persone “non possono permettersi neanche i beni e le cure di prima necessità”.

Curare anche le ricadute psicologiche dei bambini rimasti orfani
Quindi, padre Konteh ha ricordato “le forti ricadute psicologiche” sui minori che “hanno visto morire i loro genitori e sono stati respinti dalla società” a causa della malattia. Per questo, ha detto, “è necessaria una risposta rapida, che aiuti i bambini a reinserirsi nel modo migliore all’interno delle comunità”. E un esempio concreto arriva dalla Chiesa che supporta gli orfani fornendo vari servizi: l’affido, l’adozione o le strutture di assistenza per i bambini residenziali. Ma “è quanto mai urgente migliorare le condizioni di vita degli orfani”, ha concluso padre Konteh, lanciando un appello affinché venga ripristinata la funzionalità delle strutture sanitarie, così da ricostruire anche la fiducia della popolazione.

È una questione di diritti umani
L’evento a cui ha preso parte il direttore di Caritas Freetown è stato organizzato dalla Caritas Internationalis insieme alla Missione Onu di Sierra Leone, Liberia e Guinea. L’incontro si è tenuto durante la 29.ma sessione del Consiglio dei diritti umani dell’Onu, con sede a Ginevra. (I.P.)

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Messaggio dei vescovi inglesi per la Giornata della vita

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“Quale grande menzogna si nasconde dietro certe espressioni che insistono tanto sulla ‘qualità della vita’, per indurre a credere che le vite gravemente affette da malattia non sarebbero degne di essere vissute!”: si apre con una citazione di Papa Francesco, tratta dal messaggio per la Giornata mondiale del malato 2015, il documento che i vescovi di Inghilterra e Galles hanno diffuso in vista della Giornata della vita, che ricorrerà il 26 luglio. L’iniziativa, a cadenza annuale, quest’anno è dedicata al tema del fine-vita ed ha per titolo “Coltivare la vita, accettare la morte”.

Fine-vita, questione complessa
In primo luogo, i vescovi inglesi evidenziano i “notevoli progressi medici e tecnologici” che oggi permettono ai malati cronici di ricevere trattamenti salva-vita, dei quali bisogna “essere grati”. Allo stesso tempo, però, i presuli ricordano che “tutti, prima o poi, dovremo morire” e che tali progressi “hanno portato a decisioni complesse sui trattamenti medici adeguati” nelle persone in fin di vita.

La vita è dono di Dio. Sbagliato accelerare o provocare la morte.
Per questo, la Chiesa di Londra suggerisce due atteggiamenti: il primo è quello di ricordare che “noi amiamo la vita”, perché “ogni persona è amata da Dio ed ogni vita è un dono prezioso che non va mai distrutto o trascurato”. È “sbagliato”, infatti, “accelerare o provocare la morte”, perché “Dio ci chiamerà a tempo debito”. In secondo luogo, i presuli ribadiscono che bisogna “accettare la morte” e questo significa che è necessario evitare l’accanimento terapeutico “quando i trattamenti non hanno effetto o, addirittura, danneggiano i pazienti”.

Famiglia, luogo del sostegno e della comprensione per i malati
Di fronte a queste decisioni “difficili ed importanti”, i presuli sottolineano che è necessario un confronto non solo con esperti del settore, ma anche con la famiglia del paziente, “luogo privilegiato del sostegno e della comprensione reciproca”. L’importante è che “in queste situazioni ci lasciamo guidare da due domande: “Questa decisione ama la vita? Ed accetta l’inevitabilità della morte?”. “Bisogna cercare di rispondere sì ad entrambe – conclude il documento episcopale – perché la vita è un dono di Dio e la morte è una porta di accesso ad una nuova vita con Lui”. (I.P.)

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Stati Uniti: il rilancio del “Journal of Salesian Studies”

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“È con grande gioia che vogliamo segnare questo Bicentenario della nascita di Don Bosco con il rilancio del “Journal of Salesian Studies” (Rivista di Studi Salesiani). E mentre noi, l’Istituto di Studi Salesiani di Berkeley, torniamo indietro nell’impresa di realizzare pubblicazioni accademiche, vogliamo ringraziare i fedeli lettori e le biblioteche che sono rimasti in contatto con noi dopo l’ultima edizione a stampa del Journal nel 2007”. Così don John J. Roche, direttore dell'Istituto di Studi salesiani di Berkeley, nel presentare il rilancio della rivista, avvenuto martedì, 23 giugno, festa di San Giuseppe Cafasso.

Rilancio iniziato più di un anno fa
Il rilancio – riporta l’agenzia salesiana Ans- è iniziato in verità più di un anno fa, con la digitalizzazione e la pubblicazione on-line dei primi 15 volumi (25 numeri). Questo impegno è stato diretto da Sean Bryan, membro del personale dell’Istituto Don Bosco, che si è avvalso del sostegno di alcuni allievi universitari residenti nell’istituto e di studenti laureati presso la Scuola Domenicana di Filosofia e Teologia. Sono state molte ore di scansioni, formattazioni e indicizzazioni.

Don Emmanuel Camilleri caporedattore
Per portare avanti il progetto, inoltre, don Emmanuel Camilleri, neo-dottorato all’Università Pontificia Salesiana di Roma, ha accettato la posizione di caporedattore, e ha permesso di rilanciare la rivista in tempo per il Bicentenario. “Possa questo ritorno – ha scritto don Roche - essere per tutti voi un’opzione per scavare più a fondo nel carisma salesiano e nella ricerca critica storica che questa rivista ha fornito per molti anni”.

Educare ed evangelizzare, con lo stile di Don Bosco
L’auspicio è che la rivista “possa unirci tutti allo scopo di mantenere gli Studi Salesiani vivi e interessanti per i nostri tempi”, rilanciando l’impegno “al servizio dell’educazione ed evangelizzazione nello stile di Don Bosco”. La rivista avrà due uscite semestrali e si potrà ricevere, previa registrazione sul sito, sia in formato cartaceo, sia in digitale.

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 179

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.