Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 26/02/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Il Papa prega per i cristiani in Siria. Zenari: si sentono abbandonati

◊  

Papa Francesco, ad Ariccia per gli esercizi spirituali, sta seguendo con preoccupazione la situazione in Siria, da dove continuano a giungere notizie drammatiche per la popolazione civile e in particolare per la piccola minoranza cristiana. L’avanzata dei jihadisti del cosiddetto Stato islamico nel Nord-Est della Siria ha fatto terra bruciata di numerosi villaggi abitati in prevalenza da cristiani: sono saliti a circa 250 i cristiani, tra cui anche donne e bambini, catturati dai miliziani integralisti. Ascoltiamo il nunzio apostolico a Damasco, Mario Zenari, al microfono di Sergio Centofanti

R. – E’ chiaro che il Papa vive continuamente pensando a noi, pensando alla situazione dei cristiani e pensando alla situazione di tutta questa gente che soffre. E’ continuamente informato e la sua preghiera è sempre in sintonia con la sofferenza di questa gente e dei cristiani in particolare.

D. – In questa situazione cresce la paura tra i cristiani?

R. – Naturalmente questi fatti causano paura, soprattutto nei gruppi minoritari che sono i più esposti, che sono sempre stati l’anello più debole della catena e questi fatti non aiutano per niente la fiducia nel futuro. Già da tempo la comunità cristiana vive in questa situazione di tensione e si può ben capire. Però direi che, al di là dei cristiani, tutta la gente ha paura di questi avvenimenti, soprattutto di quelli che accadano in queste zone sotto il controllo di questi jihadisti. Non solo i cristiani, ma tutta la gente teme, ha paura e se può scappa.

D.  – I cristiani si sentono abbandonati dalla Comunità internazionale?

R. – Questa è un po’ la percezione che vedo qui nella gente in genere e nei cristiani in particolare. Non vedono purtroppo risultati tangibili. E un po’ si può capire questa lamentela.

D. – Cosa si può fare per fermare l’avanzata dei jihadisti?

R. – Direi che qui la Comunità internazionale sta già cercando di attuare alcune linee. Occorrerà ancora continuare su questa strada, con l’unità degli sforzi e delle misure della Comunità internazionale. Già alcune misure sono state adottate, come quella di tagliare i rifornimenti che arrivano a questa gente, i conti bancari, il petrolio; o quella di fermare coloro che sono stati presi nel giro di questa ideologia e che magari dall’Europa si recano in queste zone. Quindi varie misure. Bisogna cercare di fermare questa situazione.

D. – La situazione umanitaria è catastrofica…

R. – Quella che descrive ormai da tempo la Comunità internazionale e le Nazioni Unite: è una delle catastrofi umanitarie più gravi dopo la Seconda Guerra Mondiale. E questo è sotto gli occhi di tutti! Bisogna fermare e risolvere la situazione del conflitto civile, ma allo stesso tempo anche fermare l’avanzata di questo califfato.

D. – In Siria ormai ci sono due fronti di guerra…

R. – Ci sono due fronti e uno è più grave dell’altro.  C’è il fronte della guerra civile, che dura ormai da quattro anni e fra tre settimane entreremo nel quinto anno di guerra civile: questa ha causato più di 200 mila morti, più di un milione di feriti, più di 7 milioni di sfollati interni e 4 milioni di rifugiati. Non bisogna neanche dimenticare i danni e i morti che avvengono ogni giorno, gli sfollati e i rifugiati che causa ogni giorno la guerra civile. In più ci sono questi fatti così atroci e terribili nelle zone sotto il controllo del califfato. Non bisogna dimenticare i due fronti che, purtroppo, sono uno peggio dell’altro!

inizio pagina

Fondazione Centesimus Annus: all'economia serve un'etica

◊  

Fondazione “Centesimus Annus-Pro Pontifice” ha presentato ai media, in Sala Stampa vaticana, i vincitori della seconda edizione del Premio biennale “Economia e società”, per studiosi che coniugano la Dottrina sociale della Chiesa con le istanze del mondo finanziario ed economico. Il servizio di Alessandro De Carolis

Come si possono mettere insieme i principi della Dottrina sociale della Chiesa con le esigenze delle politiche imprenditoriali, dell’economia in senso ampio? È un eterno incontro mancato tra una bella utopia e il trend di un progresso spesso impermeabile a regole etiche? Non l’ha mai pensata così la Fondazione “Centesimus Annus-Pro Pontifice”, che da quando nel ’93 venne creata da Giovanni Paolo II ha cercato con costanza di “mordere la carne” – per dirla con l’attuale presidente, Domingo Sugranyes Bickel, cioè di portare i valori cristiani nei gangli del mondo economico-finanziario.

Correggere i mali
Ai giornalisti in Sala Stampa vaticana, lo stesso presidente ha illustrato per sommi capi il cosiddetto “Progetto di riforma etica della finanza”, elaborato dalla Fondazione e noto anche sotto il nome di “Proposte di Dublino”: 18 punti – dall’avvicinamento delle banche all’economia, alla lotta alla corruzione, alla tutela dei consumatori – che rappresentano un’aria nuova all’interno di un mondo messo in crisi da anni di instabilità. Ascoltiamo Domingo Sugranyes Bickel:

“Oggi se si parla di lotta contro la povertà e di preferenza per i poveri, cosa vuol dire in termini di lavoro pratico? Vuol dire riformare l’economia di mercato, perché la storia dimostra che dove l’economia di mercato ha fiorito è dove veramente si è lottato quantitativamente in modo importante contro la povertà. Quindi, non si tratta di cercare utopie, si tratta di correggere quei mali che noi conosciamo nell’economia di mercato per renderla più abile a servire la società”.

Economia senza “scarto”
Oltre a una presenza di stimolo a livello accademico, e non solo, la Fondazione ha voluto istituire un Premio per contribuire ad alimentare una visione dell’economia e della finanza che non siano le semplici “ancelle” di borse e mercati, cioè sistemi senz’anima nei quali Papa Francesco rintraccia quel deserto popolato di esclusi, gli “avanzi” delle periferie, come ha sottolineato uno dei membri della Giuria del premio, mons. Antonio Scotti:

“Il Papa ci ha abituato a questo termine della 'cultura dello scarto’. E forse non ci lasciamo toccare fino in fondo dalla domanda che fa di una cultura che è deviata: una cultura che usa ed elimina le persone. Quando si è iniziato a pensare alla possibilità di un Premio di questo genere lo si è fatto perché ci si è resi conto che non si poteva andare avanti facendo finta che non succedesse niente di grave e che non si poteva far niente o ricorrere solo al fatto di dare una mano a chi soffre. Dare una mano a chi soffre è possibile ma se c’è un ripensamento più generale, un ripensamento culturale”.

Economia più libera con l’etica
Un contributo a questo desiderio di riforma viene dallo studio del francese Pierre de Lauzun, esperto del settore bancario e finanziario, che si è aggiudicato l’edizione 2015 del Premio “Economia e società”, con un lavoro che mette in luce la posizione della Chiesa sui temi economici dal Medioevo all’era globalizzata. Il prof. Michael Konrad, segretario della Giuria del Premio, ha citato alcune affermazioni del vincitore:

“Il mercato è un po’ come lo sport, ha bisogno di regole del gioco e non è durante la partita che si possono stabilire: devono essere state elaborate prima, in concordanza con la logica del gioco. D’altro canto, ogni sistema di regole ha anche bisogno di poter contare sulla moralità degli agenti umani. Si può anche aggiungere che, molto spesso, più la moralità è assunta meno si impone il ricorso alle regole collettive, anche se rimarranno sempre necessarie. A lungo termine, la moralità permette una libertà più grande”.

A essere insigniti sono stati anche due giovani ricercatori in Dottrina Sociale della Chiesa, nella sezione del Premio loro dedicata. Arturo Bellocq Montano, 34 anni, uruguayano, per il suo studio riguardante il dibattito sulla natura scientifica della Dottrina sociale della Chiesa, mentre Alexander Stummvoll, austriaco 32.enne, per una ricerca sull’’influsso della Dottrina Sociale della Chiesa nelle relazioni internazionali.

L’opportunità della crisi
Dunque, ha tirato le somme il presidente Sugranyes Bickel, in ottica illuminata da decenni di Dottrina sociale – e da ultimo dalla “Evangelii gaudium” – l’economia può crescere anche sottraendosi alla dittatura dell’“addizione”, cioè del consumo come parametro principale, e la finanza può essere produttivamente a “sostegno dello sviluppo”. E quello attuale, sostiene, è un momento propizio per la Chiesa per indicare, a un macrocosmo in cerca di nuovi riferimenti, quelli del Vangelo, che mettono l’uomo sempre e comunque prima del profitto:

“La riforma è in corso, nella finanza, nella responsabilità sociale delle imprese, però manca di radici, manca di fondamento, manca di spirito e oggi non c’è un’altra autorità mondiale che possa parlare in questi termini. Quindi più che mai il messaggio di Papa Francesco alle Nazioni Unite, per esempio, o quello che molto modestamente noi possiamo portare in centri finanziari o centri economici è necessario e aspettato. In questo momento c’è un grandissimo desiderio di riforma e c’è una ricerca di ispirazione. Quindi, l’opportunità c’è”.

inizio pagina

Clochard sepolto in Vaticano. Ciani: la sua medicina era la Comunione

◊  

Quando nell’800, Carlo Magno ricevette a pochi passi dalla Tomba di Pietro un terreno dal Papa per dare sepoltura ai pellegrini tedeschi non avrebbe potuto immaginare che 12 secoli dopo, tra le tombe di principi e cavalieri, avrebbero trovato posto anche le spoglie di un senza tetto. E’ invece successo il 9 gennaio scorso – ma la notizia è trapelata solo ieri – quando l’anziano clochard di origine fiamminga, Willy Herteleer, morto a metà dicembre a causa del freddo, è stato sepolto nel Campo Santo Teutonico in Vaticano. Per molti, nella zona di Piazza San Pietro, Willy era una figura familiare che colpiva per la sua dignità e bontà. Tra i suoi amici, anche mons. Americo Ciani, canonico della Basilica vaticana, che – in questa intervista di Alessandro Gisotti – si sofferma sulla figura di Willy e sul significato che assume la sua sepoltura all’interno delle Mura vaticane: 

R. – Willy era uno spirito libero, dalla fede incrollabile. Un uomo della preghiera costante. Veniva nella chiesa di Sant’Anna (in Vaticano) e ascoltava sempre due Messe e dopo si posizionava su Via di Porta Angelica, appoggiato ad un lampione con il suo carrellino, e osservava tutte le persone che passavano. Molto spesso intratteneva qualcuno dicendo: “Ma lei si confessa qualche volta? Guardi che è necessario confessarsi, se no in Paradiso non ci si va!". Viveva in maniera semplice, modesta, amante però della sua libertà. Ho saputo, in seguito, da padre Bruno Silvestrini, parroco di Sant’Anna, che era deceduto. Non sapevo, però, dove fosse. Ma poi, dal mio amico giornalista Paul Badde e sua moglie Cristina ho saputo che era in attesa di essere sepolto. Paul Badde fa parte dell’arciconfraternita del Cimitero teutonico in Vaticano, e poiché Willy Herteleer era un fiammingo e cattolico, morto a Roma, c’era la possibilità di seppellirlo nel Cimitero teutonico. Cosa che poi è avvenuta il 9 gennaio 2015. Sono stato invitato da Paul Badde a celebrare il funerale nella cappella del Cimitero teutonico e lì ho ringraziato il Signore di averci fatto incontrare un uomo apparentemente solo, ma che non si sentiva mai solo, perché era presente in lui la grazia di Dio. Pregava, pregava molto, e diceva sempre: “La mia medicina è la Comunione”.

D. – Una cosa che colpisce è che Willy, un clochard, riposa ora tra le tombe di principi, cavalieri… tombe secolari…

R. – Certo, siamo proprio in perfetta sintonia con i messaggi così penetranti di Papa Francesco, quando tocca sempre gli esclusi, coloro che nella nostra società non contano, tutt’al più possono costituire un numero, ma che invece sono a cuore, non solo del Papa, ma di Cristo Signore, che ha sempre amato e preferito i più poveri.

D. – Questa vicenda deve essere anche in qualche modo una esortazione a tutti noi a guardare con occhi diversi i tanti clochard, che per esempio proprio nell’area di San Pietro si trovano, vivono…

R. – Esatto! Io da molti anni dipingo, faccio delle mostre per aiutare i missionari, e a Willy avevo detto: “Guarda che prima o poi ti faccio un ritratto”. E lui era tutto sorridente e contento. Gli ho fatto due ritratti: un acquarello e un pastello. Quando si è trattato di celebrare le esequie, Paul Badde mi ha detto: “Bisogna portare in chiesa i due quadri!”. E li abbiamo collocati ai piedi dell’altare: uno a destra e uno a sinistra del feretro.

inizio pagina

Oggi su "L'Osservatore Romano"

◊  

Senza paura di perdere la faccia: gli esercizi spirituali della Curia romana ad Ariccia.

Guerra contro i civili: la strategia dell'Is in Iraq e Siria.

I medici di Via delle stelle: Silvia Gusmano su hospice e cure palliative a Reggio Calabria.

Sant'Agostino e il numero 6: Carlo Maria Polvani su come raccontare la matematica.

Come emigrare restando fermi: Anna Foa su Marie Jalowicz Simon e la Shoah.

Il ritorno del sarcofago: Fabrizio Bisconti sul recupero, da parte dei carabinieri, di dodici frammenti trafugati dal comprensorio callistiano.

Nel solco del Vaticano II: Cyril Vasil' sulle nuove norme per il clero orientale cattolico uxorato.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Esplosioni al Cairo: colpito Egitto in prima linea contro Is

◊  

Cinque esplosioni al Cairo, nel quartiere residenziale di Giza, hanno provocato un morto e tre feriti. Il pensiero va alla crescente minaccia dello Stato Islamico (Is) e delle organizzazioni terroristiche anche in vista delle prossime elezioni legislative in programma a marzo. Una settimana fa, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi ha ordinato i bombardamenti contro i siti dell'Is a Derna, nella Libia orientale, in seguito alla diffusione del video nel quale i jihadisti mostravano la decapitazione di 21 cittadini egiziani di fede copta. L’Egitto dunque è in prima linea nella lotta ai jihadisti, come conferma, nell’intervista di Fausta Speranza, Luigi Serra, docente all’Università Orientale di Napoli: 

R. – Sì, l’Egitto è in prima linea. L’Is ormai è un maleficio innanzitutto per il mondo arabo musulmano, per il mondo islamico; è una peste per le espressioni di diverso credo, di diversa etnia, di diversa cultura da quella fanatico-terroristica sedicente arabo-islamica.

D. – In questo momento l’Egitto trova un alleato in Libia con il comandante generale nominato ieri…

R. – Sì ed è la conseguenza positiva del coraggio che al-Sisi ha avuto di farsi capofila di un intervento armato in Libia, che non voleva essere contro le componenti libiche, ugualmente in lotta l’una contro l’altra a livello addirittura più elevato di un’autentica guerra civile. Voleva essere l’avvio di una sinergia complementare a quella delle Nazioni Unite, di matrice prettamente araba, quindi cogente con lo scenario geopolitico, etno-religioso dell’area. Peccato che qualcuno abbia frainteso e abbia posto dei limiti di consequenzialità, anche strategica, anche di intervento militare sul terreno, all’azione avviata da al-Sisi. Ora, questo accordo, questa legittimazione da Bengasi, e indirettamente in parte anche da Tripoli, probabilmente potrà produrre buoni e migliori risultati.

D. – Vogliamo dire una parola sulla situazione interna all’Egitto…

R. – La situazione interna all’Egitto purtroppo sa di luci ed ombre. Gran parte dell’Egitto si schiera e dà ampio consenso e riconoscimento ad al-Sisi per l’intervento che ha operato e per come l’ha operato, non solo in chiave di rivendicazione di tutela di una parte del suo popolo, ancorché di religione non islamica, e alludo ai copti. Ma, al di là di questo consenso indubbiamente già verificato, vedere l’Egitto colpito da attentati, conseguentemente ad un intervento di al-Sisi in Libia, se proprio non fa gioire, non desta preoccupazione in aree di schieramento religioso e ideologico che al-Sisi ha comunque guerreggiato. Alludo ai Fratelli Musulmani.

inizio pagina

Si aggrava crisi umanitaria in Nord e Sud Sudan

◊  

Sudan, Darfur e Sud Sudan a 12 anni dall’inizio del conflitto. E’ questo il focus del rapporto 2014–2015 curato dall’associazione “Italians for Darfur” sulla situazione nella regione, presentato stamani a Roma nella sala “Caduti di Nassirya” del Senato. Tra le emergenze più gravi si registrano nuovi conflitti, violenze, persecuzioni contro i cristiani e carestie. A seguire la conferenza, c’era per noi Amedeo Lomonaco: 

In Sudan, nel 2014, si è assistito ad un peggioramento delle emergenze, legate anche a nuovi conflitti e alle violazioni dei diritti umani. In particolare, si è registrata un’escalation di persecuzioni nei confronti dei cristiani, come ha confermato l’avvocato Mohaned Mustafa Alnour, che ha difeso in tutte le fasi del processo Miriam, la giovane madre cristiana condannata a morte per apostasia e poi liberata:

“Other churches in Sudan…
Diverse chiese in Sudan sono state distrutte, alcune sono state incendiate. Questo grazie anche alle disposizioni delle forze di polizia”.

Un’altra piaga è quella dei bambini soldato come sottolinea la presidente di "Italians for Darfur", Antonella Napoli:

“I bambini soldato sono un’altra piaga profondissima in Sudan, come in altre realtà. Solo pochi giorni fa ne sono stati rapiti 80 in una scuola del Sud del Paese. In totale, almeno 12 mila sono stati i bambini sequestrati e trasformati in bambini soldato”.

Resta gravissima la situazione umanitaria nella regione sudanese del Darfur: secondo stime dell’Onu, a 12 anni dall’inizio del conflitto, i morti sono oltre 300 mila. Più di 4 milioni di persone vivono di aiuti umanitari. Sono inoltre riprese, su larga scala, le violenze sessuali. L’episodio più grave è avvenuto lo scorso mese di novembre a Tabit, nel nord del Darfur: 221 tra donne, adolescenti e bambine sono state stuprate in poche ore.

Situazione allarmante anche in Sud Sudan, Stato indipendente dal 2011. Secondo dati delle Nazioni Unite, metà degli otto milioni di abitanti sono minacciati dalla carestia: a causa di continui combattimenti gli agricoltori non hanno potuto seminare i campi. Almeno 10 mila persone sono morte in seguito a scontri avvenuti lo scorso mese di gennaio. Quasi 2 milioni di persone hanno dovuto lasciare le loro case.

Tra i testimonial dell’associazione “Italians for Darfur”, l’artista Tony Esposito che ha voluto assicurare il proprio contributo per aiutare la popolazione sudanese:

“E’ il contributo di un artista insieme ad altri musicisti; il contributo di un disco, il cui ricavato verrà devoluto totalmente alla causa del Darfur. In attesa che avvenga la pace, c’è gente che ha bisogno di cibo, che ha bisogno di medicinali giorno per giorno”.

inizio pagina

Grecia: polemiche sullo stop al campionato di calcio

◊  

In Grecia, la maggioranza dei deputati del partito greco "Syriza" al governo ha espresso voto favorevole all'accordo firmato da Atene con l'Eurogruppo, per l’estensione di quattro mesi degli aiuti internazionali. Intanto, fa discutere la decisione dell’esecutivo greco di sospendere il campionato di calcio ellenico della "Super League" a tempo indeterminato. La grave scelta del neopremier, Tsypras, è dovuta all’impossibilità di garantire le condizioni minime di sicurezza dopo le ripetute e recenti violenze tra tifoserie. Alla sua base, dunque, motivi di ordine pubblico, ma anche economici, in un Paese alle prese con una difficile ripresa dalla crisi. Sull'opportunità della sospensione, Giancarlo La Vella ne ha parlato con Italo Cucci, giornalista e scrittore: 

R. – E’ vero che dal punto di vista demagogico, quanto tutto va male o ci sono problemi, si dice che almeno il cittadino di diverte andando allo stadio… E’ l’antico "panem et circenses" che è durato per secoli e che doveva essere ancora un elemento importante – per carità  non intelligentissimo – ma un modo di vedere le cose. Purtroppo, non serve più neanche quello perché oggi c’è l’inquietudine contraria: quella cioè di andare allo stadio. Ormai, quello che una volta era lo sfogo piacevole dell'assistere alla partita, oggi è diventato paura di andare allo stadio. Ragion per cui, il governo greco, davanti al ripetersi di episodi di violenza – e bisogna dire anche i greci hanno sempre avuto problemi di ordine pubblico negli stadi – ha deciso di sospendere il Campionato. Torvo che sia un richiamo alla ragione, un richiamo al recupero di una disciplina divertente, all'insegna di un commento amaro: dato che quello che era il calcio, non è più, allora meglio chiudere e cominciare a ragionarci sopra.

D. – Il calcio di oggi è anche un’industria. Bloccare questa industria in un Paese come la Grecia quale conseguenze può avere?

R. – E’ un’industria che sta fallendo, un po’ dappertutto, perché i ricavi di un’attività certamente lucrosa – soprattutto se pensiamo ai proventi della televisione a pagamento – finiscono tutti nelle tasche dei calciatori e dei procuratori. C’è un tentativo di comportarsi in maniera prudente nei bilanci, dopodiché c’è una falla enorme che riguarda quella degli ingaggi e via discorrendo… Se pensiamo che il Parma, praticamente già in stato fallimentare, è stato autorizzato a gennaio a comprare altri giocatori pur non avendo la possibilità di pagare gli stipendi a quelli che già aveva nella rosa... E' chiaro che il calcio oggi è un’azienda allo sbando, che non riesce a compensare gli abbondantissimi ricavi con le spaventose uscite. E questa decisione dovrebbe servire, se non altro, a dare un ulteriore allarme per i conduttori di questa azienda, che una volta viaggiava fra il quarto e il sesto posto nella classifica delle aziende con il maggior fatturato in ambito nazionale, e adesso è semplicemente un motivo continuo di scandali e di situazioni che non solo sono inadeguate al momento che stiamo vivendo, ma inadeguate in assoluto, perché l’azienda si trova in uno stato fallimentare.

inizio pagina

Comitato "Sì alla famiglia": diritti unioni civili già tutelati

◊  

L’istituzione del Registro delle Unioni Civili a Roma è un “atto di propaganda” dal “valore politico e ideologico”. Il quotidiano “Avvenire” risponde così ad una lettera del sindaco Marino che rigettando l’accusa di equiparare unioni civili e matrimonio difende il Registro grazie al quale – spiega - le coppie iscritte potranno beneficare di uguali diritti quali l’assistenza sanitaria e il subentro nei contratti di affitto. Tuttavia secondo il quotidiano della Cei tali diritti sono già tutelati in Italia. Lo conferma al microfono di Paolo Ondarza  anche l’avvocato Giancarlo Cerrelli, segretario del Comitato “Sì alla Famiglia”: 

R. – Il legislatore - e quando non lo ha fatto il legislatore lo hanno fatto le corti, anche la Corte Costituzionale - ha esteso la maggior parte dei diritti alle coppie di conviventi, anche di uguale sesso.

D. – Il Comitato “Sì alla famiglia” ha fatto una ricognizione delle leggi che già tutelano i diritti delle coppie di fatto e anche di quelle sentenze che, durante gli anni, hanno affrontato questa materia, presentando un testo unico che organicamente dà maggiore forza a queste sentenze proprio per evitare che si crei una nuova forma di unione paramatrimoniale, che andrebbe – secondo voi - ad indebolire il matrimonio…

R. - Si è pensato di fare questo testo unico proprio perché si possa, in qualche modo, avere una legge che attui questi diritti già previsti.

D. – Marino cita, in particolare, l’assistenza del partner in ospedale o il subentro nei contratti di affitto in caso di morte di uno dei due partner: tutti diritti che, voi rispondete, già esistono. Eppure, anche nell’opinione comune, questa coscienza non si ha: molti rispondono dicendo che oggi c’è uno squilibrio, c’è una disparità, una discriminazione nei confronti delle coppie di fatto e delle unioni civili…

R. – Questo dipende da una pubblicità e da una propaganda ideologica fortemente presente, proposta da alcuni mezzi di comunicazione, che fanno credere quello che non è vero. La volontà finale è quella di arrivare al matrimonio omosessuale e se si arriva al matrimonio omosessuale – in realtà il Ddl Cirinnà non è altro che un paramatrimonio – il passo sarà molto breve, come è successo in Austria, per il riconoscimento pieno dell’adozione da parte di coppie omosessuali.

D. – Abbiamo citato in particolare due diritti, quello dell’assistenza in ospedale e quello del contratto d’affitto: posso chiederle brevemente di far un riferimento agli altri diritti che, voi dite, già sono difesi e tutelati in Italia…

R. – Il diritto, per esempio, della visita ai detenuti; la disponibilità di accesso ai dati contenuti nella cartella clinica. Vi sono poi delle disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione, per il coordinamento anche dei permessi per i lavoratori. Vi è poi una disciplina anche sui consultori familiari…

D. – E che dire della reversibilità della pensione, altro nodo spesso contestato?

R. – La reversibilità della pensione non è prevista per le unioni civili, come non è prevista l’adozione e come non è prevista la quota di successione legittima. Ma perché questo? Perché il matrimonio deve avere – ed è giusto che abbia, proprio per la funzione sociale che ha – dei diritti specifici. Altre formazioni sociali non possono assolutamente essere equiparate alla famiglia, fondata sul matrimonio, così come prevista dall’art. 29 della Costituzione. Si fa una ingiustizia se si trattano situazioni differenti in modo simile.

D. – Questo proprio per non discriminare nessuno…

R. – Certo ed è bene sottolinearlo, perché trattare situazioni differenti in modo analogo vuol dire fare delle discriminazioni e fare delle ingiustizie.

D. – E penalizzare chi deve godere di un determinato diritto…

R. – Certamente, certamente.

D. – Avv. Cerrrelli, per chi volesse approfondire tutti i punti della questione, che qui per ovvie ragioni di tempo non possiamo elencare: il Comitato “Sì alla famiglia” ha redatto questo testo unico, dove è consultabile?

R. – E’ consultabile al sito www.siallafamiglia.it. Questo testo unico è stato già depositato in Parlamento e si potrà seguire l’iter direttamente sul nostro sito.

inizio pagina

Cir all'Ue: domande asilo, necessario rivedere Sistema Dublino

◊  

La legittimità del Sistema Dublino è ancora al centro di polemiche. Questo l’argomento cardine della tavola rotonda organizzata a Roma, dal Cir, Consiglio Italiano Rifugiati. Sul significato e sulle problematiche del Sistema Dublino, Anna Zizzi ha sentito il presidente del Cir, Roberto Zaccaria: 

R. – Il Sistema Dublino è basato sul Regolamento chiamato Dublino III del 2013, sul Regolamento “Eurodac”, sempre del 2013, e sugli atti esecutivi dei regolamenti ed è stato creato con la Convenzione di Dublino del 1990 ed ha la finalità di determinare lo Stato membro competente per esaminare le domande di asilo. Diciamo, in sintesi, che il Sistema Dublino rimane un sistema egoistico e dico egoistico perché impone di espletare le procedure relative all’asilo – quindi il riconoscimento delle qualifiche dei rifugiati – per conto e in capo allo Stato dove queste persone fanno il loro primo ingresso nell’area comunitaria. Questa regola è una regola che praticamente fa sì quelli che arrivano, finiscono per fermarsi soltanto in alcuni Paesi dell’Europa, e prevalentemente in Italia proprio per la sua conformazione geografica. Applicando le regole di Dublino, l’Italia si dovrebbe far carico di una quantità di richieste di asilo sproporzionate alle sue capacità.

D. – In un momento in cui il tema accoglienza è particolarmente attuale, il Cir come pensa di rilanciare il dibattito sul funzionamento del Sistema Dublino?

R. – Il CIR è impegnato per dare, prima di tutto, l’interpretazione di questo Sistema Dublino. Il Cir si vuole porre sul piano normativo. Naturalmente ci sono anche casi in cui si può configurare la possibilità di qualche ricorso giurisdizionale: cioè che lo spirito che informa il Sistema Dublino e lo spirito del Trattato - in particolare dell’art. 80, che sembra quasi contrapposto - possa anche, in sede giurisdizionale, avere un riconoscimento. Quindi ci muoviamo in ogni sede: istituzionale e giurisdizionale, per arrivare al superamento di questo Sistema.

D. – L’Italia viene fortemente criticata da altri Stati, nonché dalla Commissione Europea, per aver ostacolato il funzionamento del Sistema Dublino. Il Cir come considera le operazioni di accoglienza avvenute in Italia?

R. – Il nostro Paese, negli ultimi due anni, ha fatto veramente molto con riferimento al tema dell’accoglienza. Se noi pensiamo soltanto al significato dell’operazione “Mare Nostrum”, evidentemente l’operazione “Mare Nostrum” è stata un’ operazione, credo, senza precedenti. Ci sono problemi che riguardano le procedure di accoglienza e di riconoscimento e anche qui si sta facendo molto sul piano dei processi successivi alla prima accoglienza, che sono i processi di integrazione. Oggi l’Italia è in prima linea da questo punto di vista.

D. – Come pensa che il sostegno di esperti, come quelli presenti alla tavola rotonda, possa aiutare nella revisione del Sistema Dublino?

R. – Gli esperti hanno il polso della situazione. Noi abbiamo voluto riunire - per celebrare, tra l’altro, una data simbolica perché sono i 25 anni della costituzione del Consiglio italiano per i rifugiati – queste persone, perché sono in grado di fare il punto esattamente sulla situazione, cioè sullo stato di applicazione delle disposizioni. Se poi noi riusciamo ad arrivare davanti a dei giudici europei che possono sollevare dei dubbi, già questo potrebbe essere una spinta forte verso le istituzioni europee per arrivare a modificazioni del regolamento nel suo complesso.

inizio pagina

Bagnasco: "Paese in affanno". Parte Prestito della Speranza 3.0

◊  

L'Italia è "un Paese in affanno, che fatica a interpretare la ripresa e, quindi, a costruire il suo domani". Lo ha detto il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, alla presentazione del 'Prestito della speranza'. L’obiettivo di questo strumento, messo a punto dai vescovi assieme a Intesa San Paolo, è di erogare per il 2015-2016 cento milioni di euro a famiglie in difficoltà e piccole imprese. Alessandro Guarasci

L’analisi del presidente della Cei, il cardinale Bagnasco, sulla situazione del Paese è puntuale: i segni di ripresa che registrano alcuni indicatori economici, nella realtà non si vedono:

“Le nostre parrocchie sono assediate, le nostre Caritas sono letteralmente assediate da persone che cercano – vorrei dire – disperatamente purtroppo il lavoro, una occupazione. Sappiamo che una certa parte, purtroppo consistente, neppure più cerca lavoro, come dire che ha gettato la spugna”.

E ora riparte il Prestito della Speranza, lo strumento messo a punto dalla Cei a fine 2009 per dare sostegno alle famiglie cadute in povertà. In questi anni sono stati erogati più di 25 mila euro di credito, a 4.500 nuclei familiari. Le principali regioni d'Italia che ne hanno usufruito sono state, in ordine di finanziamenti ottenuti, la Campania, la Puglia e la Lombardia.

Per il 2015-2015, ancora con l’aiuto di Intesa San Paolo, si punta ad arrivare a 100 mila euro. I destinatari saranno famiglie disagiate per un importo massimo di 7.500 euro ognuna, e le nuove piccole imprese che potranno beneficiare di un prestito massimo di 25 mila euro. Carlo Messina consigliere delegato di Intesa San Paolo:

“Moltiplichiamo per tre le famiglie che possono essere sostenute da questa iniziativa: se ne abbiamo sostenute quasi 5 mila, ne sosterremo 15 mila quest’anno. Un progetto che io considero assolutamente coerente con i valori dell’Intesa San Paolo”.

E’ chiaro si tratta di prestiti, con interessi, ma la stragrande maggioranza di coloro che in questi anni li hanno ricevuto ha poi restituito il finanziamento. Una soluzione che ha soddisfatto più dell’80% dei beneficiari.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Gerusalemme: incendio doloso al Seminario teologico ortodosso

◊  

Alle prime ore di oggi, un attentato incendiario ha danneggiato il Seminario teologico del patriarcato greco-ortodosso di Gerusalemme, non lontano dalla Città Vecchia. L'incendio ha devastato una sala del seminario e alcuni locali annessi. Gli ignoti attentatori hanno anche tracciato sui muri scritte in ebraico con frasi blasfeme contro Cristo. L'atto è stato immediatamente condannato con un comunicato – pervenuto all'agenzia Fides - dal Consiglio delle Istituzioni religiose di Terra Santa, a cui aderisce anche il Gran Rabbinato di Israele.

I sospetti su gruppi di colori ebrei estremisti
La modalità dell'attentato e le scritte rinvenute sui muri fanno ritenere che l'attacco al Seminario greco-ortodosso rappresenti l'ennesimo episodio della lunga serie di profanazioni e atti intimidatori compiuti da gruppi di coloni ebrei estremisti a danno di monasteri, chiese e cimiteri cristiani a partire dal febbraio 2012. Da allora, siglandosi spesso con la formula “il prezzo da pagare” (price tag), militanti oltranzisti di gruppi vicini al movimento dei coloni hanno portato attacchi anche contro moschee frequentate dagli arabi palestinesi di religione islamica. Nella giornata di ieri gli estremisti ebrei avevano dato alle fiamme una moschea nella città di Jabaa, a sud-ovest di Betlemme. (G.V.)

inizio pagina

Venezuela: manifestazione davanti la nunziatura di Caracas

◊  

"Il Venezuela è il primo Paese esportatore di angeli in cielo" era scritto sui cartelli dei manifestanti che si sono riuniti davanti alla nunziatura di Caracas per chiedere la mediazione di Papa Francesco nella crisi venezuelana. Secondo le informazioni riportate dall'agenzia Fides, diverse decine di persone si sono radunate ieri, davanti alla nunziatura apostolica di Caracas per protestare contro la violenza e condannare l'omicidio di un ragazzo di 14 anni durante una protesta contro il governo.

Manifestazioni in altre città del Paese
"Ci stanno uccidendo gli studenti e questo mi fa male" ha detto Carolina Castro, una educatrice di 40 anni, presente alla manifestazione, che portava sul petto una piccola fotografia dello studente Kluiverth Roa, ucciso nella città di San Cristobal. Sempre ieri ci sono state altre manifestazioni in diverse città del Paese. L'arcivescovo emerito di Los Teques, mons. Ramon Ovidio Perez Morales, nel suo messaggio inviato a Fides ha chiesto: "Quanti giovani devono ancora morire perché si decida la transizione?"

Crisi economica causata dal calo del prezzo del petrolio
Il Venezuela è caduto in una profonda crisi economica, con un'inflazione che è arrivata nel 2014 al 68,5%. Oggi la carenza dei beni primari si è ulteriormente aggravata e gli analisti stimano che la recessione potrebbe peggiorare a causa del calo dei prezzi del petrolio, la principale fonte di ricavi del Venezuela. Nell'ultima settimana c'è stata una crescente tensione nel Paese dopo l'arresto del sindaco di Caracas, Antonio Ledezma, per presunti legami con il piano di colpo di stato denunciato dal governo  (R.P.)

inizio pagina

Filippine: ancora morti a Mindanao. La Chiesa invoca pace

◊  

Non c’è pace a Mindanao. Dopo il massacro di Mamapasano, il 25 gennaio scorso, nel sud delle Filippine le Forze Armate hanno lanciato una offensiva militare contro i combattenti del gruppo islamico “Bangsamoro Islamic Freedom Fighters” (Biff), per “proteggere le comunità assaltate da elementi radicali”, come hanno comunicato i vertici del comando militare di Mindanao occidentale. “Sono almeno 20.000 gli sfollati, vittime di violenti attacchi perpetrati dal Biff nei villaggi dell’entroterra. Faremo il nostro meglio per proteggere le persone e permettere loro di tornare alle loro case” ha dichiarato un portavoce militare.

Uccisi 14 terroristi di Abu Sayyaf a Sulu
Parallelamente un’altra operazione militare è stata avviata per colpire i militanti del gruppo terrorista “Abu Sayyaf” nella provincia delle Sulu, la corona di piccole isole che collegano Mindanao al Borneo malaysiano. Almeno 14 terroristi sono stati uccisi e 19 feriti: è questo il bilancio degli scontri in cui sono impegnati circa 300 miliziani islamici contro i Rangers e le Forze speciali.

La piccola Chiesa di Basilan in una società musulmana
“La tensione è molto aumentata dopo l’episodio di Mamapasano. Ci sono state manifestazioni dei gruppi ribelli islamici. Ora abbiamo sentito via radio di questa offensiva militare che comunque preoccupa. Ma con questi gruppi terroristi, irriducibili, era inevitabile pensare che, prima o poi, si potesse arrivare allo scontro militare” racconta all'agenzia Fides mons. Martin Jumoad, vescovo della Prelatura di Isabela, sull’isola di Basilan, dove iniziano le Sulu. Il vescovo guida 16 preti della Prelatura, che seguono in 10 parrocchie circa 130mila fedeli, in una società in prevalenza musulmana e in un territorio incluso nella Regione Autonoma musulmana.

Si parla di pace ma poi sul terreno si usano le armi
“Per la pace – nota – occorre uno sforzo di sincerità soprattutto da parte dei gruppi islamici. Non si può parlare di pace e poi sul terreno usare le armi. La galassia dei gruppi musulmani spesso risulta indistinta: i gruppi legali e riconosciuti come il Moro Islamic Liberation Front (Milf) e quelli illegali e terroristi tendono a confondersi. I gruppi musulmani devono isolare i terroristi” nota il vescovo. Sulla “Bangsamoro Basic Law”, che è all’esame del Parlamento, il vescovo afferma: “La legge deve servire a disegnare un accordo che sia rispettoso della Costituzione, una pace che garantisca il benessere di tutti, con un approccio inclusivo, considerando musulmani, cristiani e lumads (i tribali). Questo è il sentiero per una pace buona, giusta e durevole a Mindanao”. (R.P.)

inizio pagina

Chiesa Sri Lanka: no a inchiesta interna per crimini di guerra

◊  

Il vescovo di Mannar, mons. Joseph Rayappu, ha detto che un’indagine interna sulle accuse di violazioni dei diritti umani non può essere attendibile ed è per questa ragione che la popolazione Tamil ha riposto la propria fiducia nell’inchiesta internazionale delle Nazioni Unite.

I tamil si sentono ingannati dall'Onu
“Tuttavia, siamo stati ingannati dalle Nazioni Unite” ha detto mons. Rayappu, parlando con i giornalisti dopo una protesta svoltasi a Jaffna contro la proroga del rapporto del Consiglio dei diritti umani sullo Sri Lanka. I manifestanti hanno consegnato una lettera al vescovo di Mannar chiedendogli di sottoporla al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite. La scorsa settimana - riferisce l'agenzia Misna - il Consiglio dei diritti umani con sede a Ginevra, su richiesta del nuovo governo, ha accettato di ritardare di sei mesi, fino a settembre 2015, l’esame di un tanto atteso rapporto su possibili crimini di guerra, commessi durante il lungo conflitto civile.

La Chiesa invoca un'indagine internazionale
Mons. Rayappu afferma che i crimini sono stati commessi da coloro che vivono all’interno del Paese e non è possibile che le stesse persone possano essere nominate giudici e incaricati di condurre un indagine. Egli ha dichiarato che se si fa un’inchiesta all’interno del Paese questa deve essere portata avanti con l’assistenza internazionale. “Questo è il modo migliore per scoprire la verità” ha affermato il vescovo. (P.L.)

inizio pagina

Vescovi nigeriani: famiglia minacciata da materialismo e Boko Haram

◊  

La famiglia “prima scuola di virtù” è minacciata dal materialismo e dall’egoismo affermano i vescovi della Nigeria in un comunicato pubblicato al termine della loro Assemblea plenaria. Nel documento, ripreso dall’agenzia Fides, si sottolinea come la cultura dominante, che pone sempre più sfide alla famiglia, venga veicolata “dall’industria cinematografica e dai social media, che promuovono l’erotismo e l’infedeltà; oltre che da gruppi di pressione che impongono una ridefinizione del matrimonio”.

Le violenze di Boko Haram stanno disgregando le famiglie
“Non possiamo parlare delle sfide alla famiglia senza fare riferimento a Boko Haram e alle forti tensioni provocate dalle prossime elezioni” aggiungono i vescovi. “La guerriglia di Boko Haram non solo ha provocato la morte di vittime innocenti, ma ha causato pure la separazione dei componenti delle stesse famiglie. I nostri cuori sono con i bambini separati dai loro genitori, specialmente con le nostre amate figlie, le ragazze di Chibok, e degli altri rapiti da terroristi insensati”.

Condanna per l'uso dei bambini per attentati suicidi
I vescovi condannano l’uso di bambini per attentati suicidi, dicendosi “addolorati per l’uso di menti innocenti indottrinate da Boko Haram e usate per attentati suicidi”. “Deploriamo il fatto che bambini cosi piccoli siano usati per commettere tali crimini, e il fatto che giovani nigeriani siano usati dai politici per intimidire e commettere violenze nei confronti dei loro oppositori è un sintomo allarmante del collasso dei valori della famiglia nella nostra società” aggiunge il messaggio.

Chiesa maggiore attenzione alla libertà di educazione dei figli
I vescovi lamentano che la campagna elettorale “sia priva di questioni di interesse nazionale, ma caratterizzata da minacce, violenza, menzogne”. Il comunicato si conclude chiedendo maggiore attenzione alla famiglia, soprattutto per quel che concerne la libertà di educazione dei figli. (L.M.)

inizio pagina

Cina: per la prima volta verrà commemorato Ghetto di Shanghai

◊  

Per la prima volta dalla II Guerra mondiale, gli ebrei confinati nel Ghetto di Shanghai durante l'occupazione giapponese della Cina, verranno ricordati in maniera solenne dal governo di Pechino e dal Congresso mondiale ebraico. Lo ha annunciato lo stesso Congresso dopo un incontro fra l'amministrazione delegato Robert Singer e il ministro per gli Affari cinesi d'oltremare Qiu Yuanpin. Pechino, ha detto Singer, "è una delle realtà più importanti nel campo degli affari internazionali, ed è nei nostri migliori interessi stingere relazioni più strette con la Cina".

Il Ghetto liberato dalle truppe cinesi nel settembre 1945
Noto come "Settore ristretto per rifugiati apolidi", il Ghetto di Shanghai - riporta l'agenzia AsiaNews - ha rinchiuso circa 23mila ebrei fuggiti dall'Europa. Membro dell'Asse, il Giappone li ha tenuti sotto chiave per compiacere Hitler, anche se non ha messo in atto stermini di massa simili a quelli della Polonia o della Germania. Il Ghetto è stato liberato dalle truppe cinesi il 3 settembre 1945, dopo la capitolazione di Tokyo.

Segno di cooperazione tra Cina e popolo ebraico
Il presidente del Congresso, Ronald Lauder, ha sottolineato come "questa storica commemorazione rende omaggio per la prima volta a quella parte dell'Olocausto che di solito attrae meno attenzione". Da parte sua, il ministro Qiu ha chiarito che "è nostro compito promuovere la comprensione, l'amicizia, gli scambi e la cooperazione reciproca fra i cinesi d'oltremare e il popolo ebraico".

In Cina l'ebraismo è tollerato nella pratica religiosa
Il governo cinese riconosce solo 5 religioni: buddismo, taoismo, islam, cattolicesimo e cristianesimo protestante. I fedeli di tutti questi gruppi devono registrarsi presso le organizzazioni statali che controllano le religioni, oppure sono costretti a vivere la propria fede con gravi limitazioni e correndo gravi rischi. L'ebraismo non rientra in queste categorie ma, anche senza approvazione, i pochissimi ebrei residenti nel Paese sono tollerati nella pratica religiosa. Il 1992, con l'apertura di canali diplomatici diretti fra Cina e Israele, ha segnato un punto di svolta positivo per il ritorno dell'ebraismo in Cina. (R.P.)

inizio pagina

Croazia: veglia di preghiera per la pace e la vita

◊  

Difendere la pace e la vita in Croazia e nel mondo intero: questa l’intenzione orante al centro della veglia di preghiera in programma da ieri al 28 febbraio nella Cappella del Corpus Domini di Zagabria. A promuovere l’iniziativa è il Consiglio per i laici dei vescovi croati che proprio in questi giorni si è riunito in assemblea. Al centro dei lavori – riferisce una nota della Conferenza episcopale croata – anche la creazione di una rete nazionale di preghiera che raccolga più comunità possibili, così da avviare un’orazione permanente per la conversione del Paese.

Ribadita l’importanza della pastorale per disabili
I partecipanti all’incontro hanno riflettuto anche sulla necessità, sempre più attuale, di “spiegare e difendere i valori fondamentali della società - quali la vita, la famiglia, il matrimonio tra uomo e donna, il valore del lavoro umano, il bene comune, la verità - in modo chiaro e comprensibile per tutti, attraverso argomenti scientifici che spesso l’opinione pubblica considera come gli unici validi”. La seconda parte dell’assemblea, quindi, è stata dedicata all’audizione della Sotto-commissione episcopale per le persone con disabilità: in particolare, è stato ribadito il bisogno di aumentare l’impegno nella pastorale dei portatori di handicap, dato il loro numero crescente nel Paese. Per questo – si legge ancora nella nota – è importante promuovere la formazione dei sacerdoti e dei fedeli sull’argomento, ad esempio attraverso la diffusione di appositi depliant informativi che risveglino l’attenzione delle persone sul problema della disabilità.

Impegno dei vescovi contro la tratta
Da segnalare, inoltre, che sempre in questi giorni si è svolta la riunione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale croata con i Superiori religiosi del Paese: l’incontro è stato dedicato, in particolare, alla lotta contro il traffico di esseri umani e la schiavitù, una piaga che – riferisce una nota dei vescovi – “in Croazia colpisce circa 15mila persone”. Per questo, si sta lavorando ad un progetto che porti le comunità religiose del Paese impegnate in questo campo a “fare rete” per aiutare le vittime della tratta. (I.P.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 57

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.