Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 17/02/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Copti uccisi. Francesco: Dio li accolga come martiri

◊  

Il Signore “come martiri li accolga”. Con queste parole, pronunciate con grande commozione, Papa Francesco ha voluto cominciare, come anticipato ieri, la Messa del mattino a Casa S. Marta, nel ricordo dei 21 cristiani copti decapitati da miliziani dello Stato islamico. Anche la Congregazione per le Chiese Orientali si unisce in un comunicato al dolore del “popolo egiziano”, pregando Maria Regina della pace perché, scrivono, “ottenga la conversione del cuore dei violenti, susciti sagge decisioni in seno alla comunità delle Nazioni e doni ai popoli del Medio Oriente e dell'Ucraina la riconciliazione e il ritorno ad una serena convivenza e una pace duratura”. Il servizio di Alessandro De Carolis

“Sgozzati per il solo motivo di essere cristiani (…) Il Signore come martiri li accolga”.

Agnelli condotti al macello, tutti rivestiti della tuta arancio squillante, il macabro abito sacrificale che il mondo ha imparato a conoscere. Avanzano in fila indiana sulla spiaggia, tenuti per il collo dagli aguzzini senza volto in tuta nera. Poi la marcia finisce nel punto in cui lo spettacolo della morte deve avere inizio, sullo sfondo da cartolina del Mediterraneo.

Set di morte
Chi guarda vede adesso uomini messi in ginocchio, la testa china, le labbra che si muovono nell’unica invocazione che può attenuare la paura e che diventa un atto di fede, di coraggio e di dignità senza misura. Quello che chi guarda non vede, ma non è difficile immaginare dalle inquadrature, è il raggelante dispiego di mezzi predisposto dalla regia. Movimenti di macchina, dolly, panoramiche frontali e dall’alto per riprendere in totale e in dettaglio, con la giusta luce e i giusti tempi della narrazione televisiva, lo sgozzamento a sangue freddo di 21 persone sulla riva del mare.

Erano solo cristiani
Questo, e purtroppo anche il resto, ha visto chi ha voluto guardare quei 4 crudeli minuti del video messo in rete. Una scena che ha colpito al cuore Papa Francesco, il quale – come promesso ieri – ha aperto la Messa del mattino con un nuovo pensiero per le vittime della ferocia jihadista:

“Offriamo questa Messa per i nostri 21 fratelli copti, sgozzati per il solo motivo di essere cristiani. Preghiamo per loro, che il Signore come martiri li accolga, per le loro famiglie, per il mio fratello Tawadros, che soffre tanto”.

La chiesa dei martiri egiziani
Tawadros II è il Patriarca della Chiesa Copta Ortodossa che ieri ha ricevuto la commossa telefonata di Francesco, ma anche la visita del presidente al-Sisi e di numerose altre personalità, fra cui l’incaricato d’affari della nunziatura vaticana. E se il Papa è e resta profondamente ferito da questo fatto di sangue, l’Egitto è sotto choc. Il governo ha stabilito il lutto nazionale per sette giorni. Il presidente al-Sisi ha disposto che lo Stato costruisca una chiesa dedicata ai martiri della Libia nella città di Minya, da dove provenivano gran parte dei copti decapitati.

Sussurrando il nome di Gesù
Ma sulle tante parole di dolore, che in tanti casi cercano sfogo nella vendetta, in queste ore, una su tutte – quella del vescovo copto cattolico di Giuzeh, Anba Antonios Aziz Mina – mostra una grande sintonia con Papa Francesco mentre si sofferma con grande rispetto sul sacrificio dei 21 cristiani, ripreso e lanciato all’Occidente come un sanguinoso insulto. “Il video che ritrae la loro esecuzione – riferisce il presule egiziano all’agenzia Fides – è stato costruito come un'agghiacciante messinscena cinematografica, con l'intento di spargere terrore. Eppure, in quel prodotto diabolico della finzione e dell'orrore sanguinario, si vede che alcuni dei martiri, nel momento della loro barbara esecuzione, ripetono ‘Signore Gesù Cristo’. Il nome di Gesù è stata l'ultima parola affiorata sulle loro labbra. Come nella passione dei primi martiri, si sono affidati a Colui che poco dopo li avrebbe accolti. E così hanno celebrato la loro vittoria, la vittoria che nessun carnefice potrà loro togliere. Quel nome sussurrato nell'ultimo istante è stato come il sigillo del loro martirio”.

“Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva, perché tu sei mio baluardo e mio rifugio; guidami per amore del tuo nome”.

inizio pagina

Il Papa: basta Paesi che vendono armi a chi è in guerra

◊  

Tutti noi siamo capaci di fare del bene, ma anche di distruggere quanto Dio ha fatto. E’ quanto affermato da Francesco nella Messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa, soffermandosi sulla prima Lettura che narra del diluvio universale, ha osservato che l’uomo è perfino capace di distruggere la fraternità e da qui nascono guerre e divisioni. Quindi, ha duramente condannato quegli “imprenditori di morte” che vendono armi a Paesi in conflitto perché la guerra possa continuare. Il servizio di Alessandro Gisotti: 

“L’uomo è capace di distruggere tutto quello che Dio ha fatto”. Papa Francesco ha svolto la sua omelia muovendo dal passo drammatico della Genesi che mostra l’ira di Dio per la malvagità dell’uomo e che prelude al diluvio universale. L’uomo, ha constatato con rammarico, “sembra essere più potente di Dio”, è capace di distruggere le cose buone che Lui ha fatto.

L’uomo è capace di distruggere la fraternità
Nei primi capitoli della Bibbia, ha proseguito, troviamo tanti esempi – da Sodoma e Gomorra, alla Torre di Babele – in cui l’uomo mostra la sua malvagità”. Un male che si annida nell’intimo del cuore:

“‘Ma padre, non sia tanto negativo!’ qualcuno dirà. Ma questa è la verità. Siamo capaci di distruggere anche la fraternità: Caino e Abele nelle prime pagine della Bibbia. Distrugge la fraternità. E’ l’inizio delle guerre, no. Le gelosie, le invidie, tanta cupidigia di potere, di avere più potere. Sì, questo sembra negativo, ma è realista. Ma prendete un giornale, qualsiasi - di sinistra, di centro, di destra… qualsiasi. E vedrete che più del 90% delle notizie sono notizie di distruzione. Più del 90%. E questo lo vediamo tutti i giorni”.

“Ma cosa succede nel cuore dell’uomo?”, si è chiesto Francesco. Gesù, ha detto, ci ricorda che “dal cuore dell’uomo escono tutte le malvagità”. Il nostro “cuore debole”, ha proseguito, “è ferito”.

Imprenditori di morte vendono armi a chi è in guerra
C’è sempre, ha soggiunto, una “voglia di autonomia”: “Io faccio quello che voglio e se io ho voglia di questo, lo faccio! E se per questo voglio fare una guerra, la faccio!:

“Ma perché siamo così? Perché abbiamo questa possibilità di distruzione, questo è il problema. Poi, nelle guerre, nel traffico delle armi… ‘Ma, siamo imprenditori!’ Sì, di che? Di morte? E ci sono i Paesi che vendono le armi a questo, che è in guerra con questo, e le vendono anche a questo, perché così continui la guerra. Capacità di distruzione. E questo non viene dal vicino: da noi! ‘Ogni intimo intento del cuore non era altro che male’. Noi abbiamo questo seme dentro, questa possibilità. Ma abbiamo anche lo Spirito Santo che ci salva, eh! Ma dobbiamo scegliere, nelle piccole cose”.

Il Papa ha dunque messo in guardia dalla chiacchere, da chi sparla del vicino: “anche in parrocchia, nelle associazioni”, quando ci sono “gelosie” e “invidie” e magari si va dal parroco a sparlare. “Questa – ha ammonito – è la malvagità, questa è la capacità di distruggere, che tutti noi abbiamo”. E su questo “la Chiesa, alle porte della Quaresima, ci fa riflettere”. Di qui Francesco ha rivolto lo sguardo al Vangelo odierno in cui Gesù rimprovera i discepoli che litigano tra loro perché si erano dimenticati di prendere il pane. Il Signore dice loro di fare “attenzione”, di guardarsi “dal lievito dei farisei, dal lievito di Erode”. Semplicemente fa l’esempio di due persone: Erode che “è cattivo, assassino, e i farisei ipocriti”. Quindi, Gesù rammenta loro di quando ha spezzato i cinque pani e li esorta a pensare alla Salvezza, a quello che Dio ha fatto per tutti noi. Ma loro, ha ripreso il Papa, “non capivano, perché il cuore era indurito per questa passione, per questa malvagità di discutere fra loro e vedere chi era il colpevole di quella dimenticanza del pane”.

Scegliere il bene con la forza che ci dona Gesù
Dobbiamo prendere “sul serio” il messaggio del Signore, ha detto ancora il Papa, “queste non sono cose strane, questo non è il discorso di un marziano”, “l’uomo è capace di fare tanto bene”. Ha così citato l’esempio di Madre Teresa, “una donna del nostro tempo”. Tutti noi, ha detto, “siamo capaci di fare tanto bene, ma tutti noi siamo capaci anche di distruggere; distruggere nel grande e nel piccolo, nella stessa famiglia; distruggere i figli”, non lasciandoli crescere “con libertà, non aiutandoli a crescere bene; annullare i figli”. Abbiamo questa capacità e per questo, ha ribadito, “è necessaria la meditazione continua, la preghiera, il confronto fra noi, per non cadere in questa malvagità che tutto distrugge”:

“E abbiamo la forza, Gesù ci ricorda. Ricordate. E oggi ci dice: ‘Ricordate. Ricordatevi di Me, che ho versato il mio sangue per voi; ricordatevi di Me che vi ho salvato, vi ho salvati tutti; ricordatevi di Me, che ho la forza di accompagnarvi nel cammino della vita, non per la strada della malvagità, ma per la strada della bontà, del fare il bene agli altri; non per la strada della distruzione, ma per la strada del costruire: costruire una famiglia, costruire una città, costruire una cultura, costruire una patria, sempre di più”.

A Quaresima preghiamo di non lasciarci ingannare delle seduzioni
“Chiediamo al Signore, oggi, prima di incominciare la Quaresima – ha concluso il Papa – questa grazia: di scegliere bene sempre la strada col suo aiuto e non lasciarci ingannare dalle seduzioni che ci porteranno sulla strada sbagliata”.

inizio pagina

Messaggio del Papa per la GMG 2015 sul tema: "Beati i puri di cuore"

◊  

«Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio» sarà questo il tema della prossima Giornata mondiale della Gioventù che sarà celebrata nella Domenica delle Palme a livello diocesano, tappa del cammino verso l’incontro internazionale del luglio 2016 a Cracovia. Nel suo messaggio il Papa ricorda che in Cristo si trova il pieno compimento del sogno di felicità di ciascuno e invita i giovani a custodire un cuore puro e a non banalizzare l’amore. “Vi invito ad andare controcorrente, scrive, ribellandovi alla cultura odierna del provvisorio che non ha fiducia nella vostra capacità di amare veramente”. Il servizio di Adriana Masotti: 

Un cammino quello verso Cracovia che ha come guida il “discorso della montagna” di Gesù dove, osserva il Papa, nove volte compare la parola beati cioè felici. E dalla comune ricerca della felicità, parte la riflessione di Papa Francesco, un desiderio irreprimibile di pienezza deposto da Dio nel cuore di ogni persona e descritto nei primi capitoli della Genesi come “comunione perfetta con Dio, con gli altri, con la natura, con se stessi”.

In Cristo si trova il pieno compimento dei sogni di bontà e felicità
Ma poi il peccato entra nella storia e inquina la purezza delle origini: 
“da quel momento in poi, scrive il Papa, l’accesso diretto alla presenza di Dio non è più possibile, la ‘bussola’ interiore che guidava gli uomini nella ricerca della felicità perde il suo punto di riferimento e subentrano tristezza e angoscia. Al grido dell’umanità Dio però risponde inviando il suo Figlio che “apre orizzonti nuovi”. “E così, in Cristo, cari giovani - si legge nel messaggio - si trova il pieno compimento dei vostri sogni di bontà e felicità. Lui solo può soddisfare le vostre attese tante volte deluse dalle false promesse mondane”.

Custodire la purezza dei nostri cuori e delle nostre relazioni
Il Papa spiega poi i significati di cuore, il centro dei sentimenti e dei pensieri, e della parola “puro” e 
cioè pulito, limpido, libero da sostanze contaminanti. Un fatto interiore, dunque, non esteriore e che “tocca soprattutto il campo delle nostre relazioni”. E Francesco parla di “ecologia umana” spiegando che  “se è necessaria una sana attenzione per la custodia del creato, tanto più dobbiamo custodire la purezza di ciò che abbiamo di più prezioso: i nostri cuori e le nostre relazioni” e in particolare “la nostra relazione con Dio” il sentirsi amati e guardati da Lui.  

Non banalizzare l'amore
Il Papa osserva poi che il periodo della giovinezza è quello in cui sboccia il desiderio profondo di un amore vero, bello e grande. Da qui l’invito ai giovani a non permettere “che questo valore prezioso sia falsato, distrutto o deturpato” e l’esortazione a ribellarsi contro la diffusa tendenza a banalizzare l’amore, riducendolo al solo aspetto sessuale, “svincolandolo così dalle sue essenziali caratteristiche di bellezza, comunione, fedeltà e responsabilità”. “Io, prosegue il Papa, vi chiedo di essere rivoluzionari, vi chiedo di andare controcorrente; sì, in questo vi chiedo di ribellarvi a questa cultura del provvisorio, che, in fondo, crede che voi non siate in grado di assumervi responsabilità, crede che voi non siate capaci di amare veramente. Io ho fiducia in voi giovani e prego per voi”.

Cercate il Signore con la preghiera, la lettura del Vangelo e l'amore ai fratelli
«Cercate il mio volto!»  invita il Signore, ma come fare? Francesco indica tre strade: prima di tutto la preghiera. E scrive: “Per questo vi domando: voi pregate? Sapete che potete parlare con Gesù, con il Padre, con lo Spirito Santo, come si parla con un amico”? E poi la lettura quotidiana del Vangelo e l’amore ai fratelli, specialmente quelli più dimenticati. In questo modo diventerà possibile “riconoscere la sua presenza nella vostra storia” e scoprire il progetto d’amore di Dio su ciascuno. “Interrogatevi con animo puro e non abbiate paura di quello che Dio vi chiede! A partire dal vostro ‘sì’ alla chiamata del Signore diventerete nuovi semi di speranza nella Chiesa e nella società. Non dimenticate: la volontà di Dio è la nostra felicità”!

In cammino verso Cracovia
Il messaggio si conclude con un pensiero di gratitudine a san Giovanni Paolo II che quasi 30 anni fa istituì nella Chiesa le Giornate Mondiali della Gioventù, “un’iniziativa provvidenziale e profetica” e un ringraziamento “al Signore per i preziosi frutti che essa ha portato nella vita di tanti giovani in tutto il pianeta! Il santo Pontefice, Patrono delle GMG, interceda per il nostro pellegrinaggio verso la sua Cracovia. E lo sguardo materno della Beata Vergine Maria, la piena di grazia, tutta bella e tutta pura, ci accompagni in questo cammino”.

inizio pagina

Il Papa nomina mons. Yllana nunzio apostolico in Australia

◊  

Papa Francesco ha nominato nunzio apostolico in Australia mons. Adolfo Tito Yllana, arcivescovo titolare di Montecorvino, finora nunzio apostolico nella Repubblica Democratica del Congo.

inizio pagina

Tweet del Papa: in Quaresima, troviamo modi concreti per superare la nostra indifferenza

◊  

“Durante la Quaresima, troviamo modi concreti per superare la nostra indifferenza”. E’ il tweet pubblicato oggi da Papa Francesco sul suo account in 9 lingue @Pontifex.

inizio pagina

Chiesa e abusi, il lavoro del Centro per la protezione minori

◊  

Rafforzare il programma "e-learning", le attività di ricerca e le collaborazioni con altre istituzioni: sono questi gli obiettivi della nuova fase del Centro per la protezione dei minori, presentate ieri all’Università Gregoriana di Roma. Un messaggio di augurio è arrivato anche da Papa Francesco. Il servizio di Benedetta Capelli

"I am certain that your work will bear fruit…
Sono sicuro che il vostro lavoro porterà frutti. Chiedo al Signore di accompagnarvi e alla Vergine Madre di Dio di proteggere voi tutti. E, per piacere, vi prego di non dimenticarvi di pregare anche per me. Fraternamente, Papa Francesco".

E’ il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston e presidente della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, a leggere il messaggio inviato da Papa Francesco: un segno del profondo interesse del Pontefice nella lotta alla pedofilia all’interno della Chiesa. Nato nel gennaio 2012 a Monaco di Baviera, sulla spinta del convegno organizzato alla Pontificia università Gregoriana “Verso la guarigione e il rinnovamento”, il Centro per la protezione dei minori è da ieri entrato in una nuova fase. La sede è ora a Roma e gli obiettivi ancora più centrati dopo tre anni di sperimentazione del programma "e-learning" che ha visto coinvolti dieci Paesi su quattro continenti. Chiaro dunque l’intento del Centro, “una struttura di assistenza – ha detto il presidente padre Hans Zollner – che intende allargare la rete di partner secondo un principio di sussidiarietà”:

"Il Ccp (Centre for Child Protection) intende operare per la salvaguardia e il benessere dei minori e delle persone vulnerabili, all’interno della Chiesa cattolica e nella società in genere, promuovendo misure preventive contro gli abusi sessuali di altro tipo e accrescendo la conoscenza e la consapevolezza dell’importanza di tali sforzi al fine di creare un ambiente sano e sicuro".

Nel raccontare l’impegno della Chiesa sul fronte degli abusi, il cardinale Sean O'Malley ha parlato di “risposte inadeguate” in passato e della non sufficiente consapevolezza della “devastazione provocata dalla pedofilia”. Oggi, le cose stanno cambiando in maniera importante ma è necessario continuare a lavorare:

"The Study has been a very important and helpful one. One of the hopeful signs of the Study is…
Lo studio che è stato fatto è molto importante e molto utile. Uno dei segni di speranza di questo studio è che da quando la Chiesa ha iniziato a occuparsi più seriamente della questione degli abusi sessuali, con monitoraggi, formazione umana e politiche adeguate, i numeri di questi casi hanno iniziato a ridursi drasticamente. Purtroppo, al di là del “Rapporto John Jay” (titolo completo "The Nature and Scope of the Problem of Sexual Abuse of Minors by Catholic Priests and Deacons in the United States", documento del 2004 commissionato al John Jay College of Criminal Justice dalla Conferenza episcopale statunitense, volto a studiare l'incidenza dei casi di abusi minorili all'interno della Chiesa cattolica), non esistono molti studi affidabili sui quali possiamo basarci. Saranno necessari una maggiore ricerca e programmi di educazione di massa per garantire la sicurezza dei minori nelle nostre istituzioni e nelle nostre parrocchie. Una maggiore informazione fornita ai vertici della Chiesa e la possibilità di avere contatti diretti con le vittime degli abusi, sono di fondamentale importanza. Ma forse la sfida più grave ruota intorno ai concetti di gestione della responsabilità, rispetto e controllo dei colpevoli. Il fatto di avere spostato il Centro della protezione dei minori a Roma rappresenta un grande contributo e farà sì che le persone che vi lavorano diventino attori importanti nella Chiesa universale, perché insieme lavoriamo per la protezione dei bambini, degli adolescenti e degli adulti vulnerabili".

Importante poi la presenza nella struttura del Centro per la prevenzione di componenti della Pontifica Commissione per la tutela dei minori. Una sinergia che può davvero aiutare nella lotta a questa piaga:

"Well, the Centre, like the Pontifical Commission, is not really here to deal with individual cases…
Il Centro, come la stessa Commissione pontificia, non ha lo scopo precipuo di trattare singoli casi, quanto stabilire le pratiche migliori, formare le guide e presentare politiche efficaci. Ma noi siamo particolarmente interessati a questo Centro perché esso può sensibilizzare le Chiese nei Paesi in via di sviluppo e nelle zone in cui tutta la questione di abuso dei bambini e dei minori non è al centro dell’attenzione della gente. Sono stato un vescovo missionario, ho iniziato nel 1984 nelle Indie Occidentali, il budget annuale allora della mia diocesi ammontava a 30 mila dollari l’anno. In Paesi di missione le risorse sono limitate e noi vorremmo intervenire aiutandole. In quanto presidente della Commissione, sto scrivendo a tutti i presidenti delle Conferenze episcopali del mondo chiedendo loro di nominare una persona di riferimento da contattare nell’ambito dei lavori di questa Commissione. Io so che le risorse di questo Centro potranno essere di rilievo nella sensibilizzazione delle Chiese in queste parti del mondo in via di sviluppo, dove le risorse veramente sono insufficienti e dove appena ora si sta iniziando a prendere coscienza della gravità di questo tema".

L’obiettivo del Centro, in questa nuova fase, è anche di realizzare un corso online più interattivo sul modello di “esperienza-riflessione-azione” della pedagogia dei Gesuiti. In programma anche un corso dedicato alla tutela dei minori, a partire dal 2016, all’Università Gregoriana, al fine così di creare esperti nella prevenzione e nel contrasto agli abusi. Ancora padre Hans Zollner:

"Una cosa che stiamo già facendo adesso è la revisione e una rimodulazione anche con una metodologia diversa del metodo di insegnamento on-line, cioè molto più interattivo, molto più semplice nelle parole e molto più stimolante a livello della visualizzazione. Inoltre, siamo in procinto di altre conferenze che stiamo organizzando. Una importante sarà su “Teologia e abuso”, un tema che, stranamente, negli ultimi 20, 30 anni, da quando si parla nella Chiesa di questi terribili fatti, veramente è stato trascurato: cosa ci dice Dio di fronte alla piaga del corpo della Chiesa e davanti al dolore delle vittime, davanti alla negligenza di alcuni vescovi, di alcuni provinciali e di fronte alla disumanizzazione di alcuni abusatori".

inizio pagina

Oggi su "L'Osservatore Romano"

◊  

In prima pagina in apertura, “Come martiri". Il Papa offre la messa a Santa Marta per i ventuno copti brutalmente assassinati «per il solo motivo di essere cristiani». E in una conversazione telefonica con Tawadros II manifesta profonda partecipazione al dolore.

Di spalla, sempre in prima pagina, “La forza del nome. Nel sangue dei martiri copti” di Manuel Nin. Sotto, “Il Cairo chiede l’intervento internazionale in Libia. El Sissi lancia nuove missioni aeree contro postazioni dell’Is”.

A pagina 4, “Michelangelo pittore suo malgrado. L’autore della Cappella Sistina e gli Uffizi di Firenze” di Antonio Paolucci e “La notte di Werner. La seconda guerra mondiale nel romanzo dello statunitense Anthony Doerr”  di Claudio Toscani.

Sempre in cultura, a pagina 5, “I cataloghi prima di tutto. Franz Ehrle e Giovanni Mercati alla Biblioteca Vaticana” di Paolo Vian.

 A pagina sette, il riassunto dell'omelia della Messa presieduta da Papa Francesco martedì 17 febbraio nella cappella della Casa Santa Marta.

In ultima pagina, il testo del messaggio per la Giornata mondiale della gioventù 2015, che sarà celebrata a livello diocesano nella domenica delle Palme. È il secondo dei tre messaggi papali dedicati alle beatitudini evangeliche, che stanno scandendo l’itinerario di preparazione al raduno internazionale in programma a Cracovia nel 2016.

inizio pagina

Oggi in Primo Piano



Libia: Ue, nessuna soluzione da guerra. Pax Christi: no alle armi

◊  

Sono andati avanti nelle ultime ore i raid egiziani su postazioni dei gruppi jihadisti in Libia, in risposta alla barbara uccisione dei 21 copti da parte del sedicente Stato islamico. I bombardamenti, a cui partecipa anche l’aviazione libica, hanno preso di mira la città nordrientale di Derna, dov’è stato pure colpito il "Tribunale della Sharia", istituito dai miliziani. Il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi si appella intanto al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il servizio di Giada Aquilino

Al-Sisi chiede al Palazzo di Vetro di “adottare una risoluzione” per un “intervento internazionale in Libia”. Annuncia che i raid sulle postazioni jihadiste continueranno “in maniera corale”. All’Onu fa riferimento anche l’Italia che ora, dopo un vertice a Palazzo Chigi del premier, Matteo Renzi – insieme con i ministri degli Esteri, Paolo Gentiloni, dell’Interno, Angelino Alfano, e della Difesa, Roberta Pinotti – invoca una forte azione diplomatica in ambito delle Nazioni Unite, per promuovere stabilità e pace in Libia. Dopo le recenti minacce all’Italia da parte dell’Is, che si è dichiarata “a sud di Roma”, interviene anche Hamas: il movimento islamico al potere a Gaza respinge ingerenze in Libia “da parte di alcuni Paesi come l'Italia”: un dirigente, Salah Bardawil, afferma infatti che un intervento militare sarebbe considerato “una nuova Crociata contro Paesi arabi e musulmani”. Dall’Unione Europea un invito al dialogo “fra tutte le parti in Libia” perché nelle parole dell'alto rappresentante per gli Affari esteri, Federica Mogherini, “l'opzione militare non è la soluzione al conflitto”. Ne è convinto anche padre Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia:

R. – Potremmo dire proprio perché non sappiamo quali conseguenze ci possano essere. Non possiamo parlare di un intervento militare con superficialità. Non dobbiamo ripetere gli errori del passato, sia in Libia recentemente, nel 2011, ma anche in Iraq, Afghanistan, quando si scelse di intervenire militarmente, con l’ammonimento di Giovanni Paolo II che nel 1991 parlò di “avventura senza ritorno”. Credo che scegliere la strada militare sia proprio mettersi in un’avventura di cui non riusciamo ad immaginare le conseguenze, non pensando a quello che è successo.

D. – Purtroppo, il quadro libico è complesso da tempo. Ci sono più fazioni, più gruppi armati, c’è la realtà del jihadismo già presente nel Paese e che ora sposa la causa dell’Is. Come affrontare l’emergenza?

R. – Visto che è pieno di tribù, di clan, di interessi per il petrolio, dovremmo forse favorire politiche di pace, per fare incontrare. Non mettersi in questo ginepraio con le armi che distruggono e impediscono di sedersi attorno a un tavolo. Consolidare le forze buone che ci sono in Libia, non mettere i nostri interessi al primo posto. Come Pax Christi diciamo: blocchiamo la vendita delle armi, blocchiamo ogni rapporto con chi è legato all’Isis o con chi fa la guerra.

D. – Dopo l’uccisione dei 21 copti egiziani, dal Cairo il presidente al-Sisi chiede all’Onu un intervento internazionale. La Libia oggi di cosa ha bisogno?

R. – Sarà l’Onu a valutare. Ma l’importante è che non ci siano gli interessi dei singoli Stati per l’approvvigionamento delle materie prime. Ricordo anche che l’Onu ha nelle premesse del suo statuto questo concetto: noi popoli delle Nazioni Unite ci mettiamo insieme proprio per non fare la guerra.

D. – Proprio per i 21 copti egiziani uccisi, il Papa ha pregato: “Che il Signore come martiri li accolga”...

R.  – Sì, proprio in questi giorni abbiamo saputo anche del riconoscimento di un altro martire, mons. Romero. Sono i martiri di questi giorni: ci sono le persone che pagano con la vita. Penso a loro, penso ai tanti amici cristiani. Sono stato tante volte in Iraq e rifletto sul fatto che alcuni di quelli che ho incontrato sono stati uccisi. Ci sono persone che pagano col sangue la coerenza delle proprie scelte, l’essere in situazioni di guerra. E il loro sangue, insieme a quello di tanti altri, insieme a quello dei 21 copti, chiede a noi di dare magari non il sangue ma tutto l’impegno per un mondo di pace.

D. – Lei ha scritto che dare inizio a una guerra significherebbe aiutare il terrorismo, produrre altri profughi, altri viaggi di disperati gestiti dalla malavita. La strategia dei gruppi jihadisti sarebbe quella di un esodo di massa pilotato dalla Libia, nel tentativo di creare una situazione di caos in Italia e non solo…

R.  – E’ difficile capire cosa pensino queste persone. Certo che violenza semina violenza. Ma, soprattutto, direi, per tornare alla riflessione dei martiri, una scelta di questo genere ci inaridisce il cuore, per cui non ci scandalizziamo più, non piangiamo più per chi muore in mare, per chi scappa. Credo che la strategia dei terroristi sia quella di disumanizzarci. Noi invece dobbiamo conservare la nostra umanità, che è l’unica speranza.

inizio pagina

Ucraina: scontri duri a Debaltseve, attesa per ritiro armi

◊  

Cinque soldati sono morti nelle ultime 24 ore ed altri 9 sono rimasti feriti nell'est ucraino, nonostante la tregua: lo ha riferito il portavoce militare ucraino, Andrei Lisenko, in una conferenza stampa a Kiev. Ieri, stando alla stessa fonte, era morto lo stesso numero di militari, mentre 25 erano rimasti feriti. E il vicecapo della polizia regionale di Donetsk filo-ucraina sottolinea che a Debaltseve "si combatte per ogni quartiere, per ogni strada". Da più parti, si ribadisce che il ritiro delle armi pesanti, previsto oggi, può essere effettuato solo dopo la realizzazione del primo punto dell'intesa di Minsk, il cessate-il-fuoco”. Della particolarità della località di Debaltseve, Fausta Speranza, ha parlato con il prof. Aldo Ferrari, che si occupa di Europa e Russia all'Università Ca' Foscari a Venezia: 

R. – Si tratta, dal punto di vista militare, di una “sacca”, cioè di un luogo al cui interno sono stati assediati alcune migliaia di soldati ucraini. Dal punto di vista economico e infrastrutturale, collega con un’importante tratta ferroviaria le due città principali, quelle di Lugansk e di Donetsk, nel Donbass. Quindi, da questo punto di vista è realmente un luogo di grandissima importanza strategica.

D. – Debaltseve è davvero rimasto fuori dall’accordo?

R. – Sostanzialmente sì, per arrivare all’accordo è stato necessario semplificare alcuni punti, uno dei quali, purtroppo – questo si sapeva – era che quasi certamente si sarebbe dovuto combattere, addirittura sarebbero stati dati tre giorni di sospensione prima dell’inizio del ritiro delle armi probabilmente perché si risolvesse questa questione. Cosa che non è avvenuta. Adesso il nodo va risolto, perché sul campo non può rimanere una situazione di questo tipo.

D. – Che dire della pressione dei filorussi in questa zona sui militari ucraini che sono assediati?

R. – Il problema ha due aspetti. Si può criticare i filorussi perché cercano di occupare questa postazione, ma io sono anche preoccupato per la posizione del governo ucraino che rischia di far massacrare i suoi soldati per mantenere il controllo di questa località. La logica vorrebbe che questa sacca venisse sgomberata. Sono due esigenze contrapposte, come purtroppo avviene per tutto il conflitto più in generale. Se non si riesce a trovare un accordo a partire da queste piccole cose, per arrivare a quelle più generali riguardanti lo status delle regioni orientali, il conflitto rimarrà aperto e le tregue saranno sempre provvisorie.

D. – Il secondo tentativo di tregua sembra veramente nato già molto fragile…

R. – Apparentemente sì, non poteva essere diversamente. Ripeto, ci sono sul terreno delle esigenze contrapposte. Entrambe le fazioni che si combattono hanno appoggi esterni che agiscono. È molto, molto difficile. Probabilmente, si sarebbe potuto far meglio per definire questa tregua, ma c’era il rischio che fallisse completamente l’accordo. Ci si è un po’ buttati sperando che andasse bene. Sembra, purtroppo, che non stia andando bene. Stanno venendo al pettine i nodi lasciati dall’accordo. Speriamo, comunque. Vediamo se questa situazione sul terreno si riesce a risolvere in qualche maniera. Forse è un po’ troppo presto, speriamo, per parlare di un fallimento definitivo degli accordi di Minsk 2.

inizio pagina

Sindaco Lampedusa: l’Is in Libia non fermerà nostra accoglienza

◊  

La presenza dei terroristi del sedicente Stato Islamico sulle coste libiche non fermerà la nostra accoglienza nei confronti di chi fugge. Così il sindaco di Lampedusa, Giusi Nicolini, sull’arrivo di centinaia di migranti sull’isola siciliana. Quasi mille le persone ospitate nel centro di prima accoglienza, che dispone di circa 400 posti letto. Massimiliano Menichetti ha intervistato la stessa Giusi Nicolini

R. – I migranti stanno arrivando; sono già arrivati. Quello che serve è l’accoglienza: anche fuori dalla Sicilia, le regioni del Nord devono aprire le loro porte. Questa risposta la deve dare l’Italia; non possiamo delegarla. E l’Europa deve smetterla di considerarci periferia e frontiera anche perché è inutile, non serve a nessuno; serve soltanto a creare sofferenza, a causare naufragi in mare, a contare morti e a provocare sofferenza in quei territori come Lampedusa che sono in prima linea. La fine di "Mare Nostrum" sovraespone moltissimo l’isola perché non c’è più un presidio a Sud in grado di poter raccogliere migliaia di persone insieme.

D. – Si prevedono centinaia di arrivi. Come sindaco, che cosa chiede alle istituzioni?

R. – Di governare questo processo piuttosto che stare a guardare impotenti la gente che muore. In questo caso specifico, ho chiesto di rimediare all’errore di avere cancellato "Mare Nostrum" senza pensare ad una soluzione alternativa, perché "Triton" - come tutti ormai hanno capito - non è assolutamente in grado di affrontare questa emergenza che è di tipo umanitario.

D. – Gli isolani come stanno vivendo questa situazione?

R. – Con la compostezza, con il coraggio che ci caratterizza. Ci sono stati morti che hanno chiaramente fatto ripiombare l’isola nel lutto. Mi chiedono se "Mare Nostrum" tornerà, se ci saranno le navi fuori dall’isola …

D. – Quant’è la capacità del centro che avete sull’isola?

R. – In questo momento è di 400 posti.

D. – E attualmente quante persone ci sono?

R. – In questo momento ce ne sono almeno 950; già ieri sono cominciati i ponti aerei e continueranno anche oggi. Dobbiamo cercare di mantenere fermo il principio che l’isola può essere un punto di primissimo soccorso, le persone devono defluire il più velocemente possibile per il bene di tutti; innanzitutto per poterli accogliere dignitosamente.

D.  – La presenza dei jihadisti del sedicente Stato islamico in Libia vi preoccupa?

R. – Cerchiamo di rimanere umani e razionali. I terroristi islamici hanno colpito Parigi, non dimentichiamo le Torri Gemelle … Sappiamo che chiunque può divenire obiettivo di queste azioni. Essere più vicini o più lontani non cambia nulla. Questo non cambierà sicuramente la nostra accoglienza.

inizio pagina

Nella Chiesa e nel mondo



Iraq: Messaggio del patriarca Sako per la Quaresima

◊  

È un appello alla pace ed all’unità dell’Iraq quello lanciato dal patriarca di Babilonia dei caldei, Louis Sako, nel suo Messaggio per la Quaresima 2015, tempo forte di “preghiera e riflessione” per la Chiesa. L’auspicio del patriarca è che “in Iraq e in Medio Oriente si raggiungano al più presto la pace, la stabilità e la possibilità di una vita dignitosa”, poiché “le condizioni sono molto difficili nel Paese, soprattutto per le famiglie sfollate”. Essenziale, inoltre, continua il patriarca Sako, promuovere “la fratellanza, la cooperazione e la coesistenza, costruendo buoni rapporti con tutti e dando priorità al perdono, alla riconciliazione ed al bene comune, lontani dai conflitti”.

Consolidare la presenza cristiana in Medio Oriente
In Quaresima, continua ancora il Patriarca Sako, è importante “sostenere valori ed ideali morali come l’onestà, il sacrificio e l’aiuto al prossimo”, insieme “all’amore per il Paese” ed al “rafforzamento dell’unità”. “Dobbiamo consolidare la presenza cristiana in Iraq ed in Medio Oriente – conclude il presule iracheno – perché noi cristiani siamo testimoni di speranza. Non cediamo e rinnoviamo la nostra fiducia nel futuro”. (I.P.)

inizio pagina

Messaggio per la Quaresima del patriarca Bartolomeo I

◊  

“Cambiare la propria vita” e “pacificarsi con la propria coscienza”. E’ quanto chiede il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, nel Messaggio di Quaresima inviato a tutti i fedeli ortodossi nel mondo. Al centro del messaggio l’invito alla conversione e alla santità. “Per assaporare veramente la Pasqua con tutti i Santi” e “raggiungere quella somiglianza con Dio per la quale l’uomo è stato creato”, scrive il Bartolomeo, i fedeli devono vivere questo periodo “chiedendo perdono” e “diventando santi attraverso la conversione davanti a Dio e agli uomini”, confessare la propria “umana imperfezione e debolezza e nullità davanti a Dio” e “cambiare vita”.

Quaresima voce della nostra coscienza
Come periodo di preparazione e conversione, prosegue il messaggio, la Quaresima è anche la “voce della nostra coscienza”. Una voce che si fa sentire con violenza quando sbagliamo. Per questo “ognuno deve pacificarsi con la propria coscienza, attraverso la conversione. Solo allora - afferma in conclusione il patriarca Bartolomeo - potremo vivere “come essere umani, nel rispetto reciproco e nell’amore, lontano dai terribili crimini a cui assistiamo oggi nel mondo”.
(L.Z.)

inizio pagina

Movimento cattolico mondiale per il clima: digiuno quaresimale

◊  

Si intensificano nel mondo le iniziative di sensibilizzazione delle Chiese e di altre organizzazioni della società civile in vista della prossima Conferenza Onu sul clima prevista il prossimo dicembre a Parigi (Cop 21). Dopo #fastfortheclimate, il movimento fondato più di un anno fa dalla Federazione Luterana Mondiale (Flm) con il sostegno del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc) e la convocazione a giugno del secondo Summit di Halki II sulla responsabilità globale e la sostenibilità ambientale promosso dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, anche il mondo cattolico si sta mobilitando per dare manforte a queste iniziative.

Il dovere di custodire il Creato
Con questo intento il 15 gennaio scorso un gruppo di teologi, scienziati, sacerdoti, religiosi e laici cattolici di diversi Paesi nel mondo hanno dato vita al Global Catholic Climate Movement (Gccm). Ad ispirare il nuovo movimento – spiega la dichiarazione fondativa – la dottrina sociale cattolica che ha il suo fondamento nelle Scritture e nella tradizione della Chiesa e gli interventi di Papa Francesco sul tema che tante volte ha sottolineato la stretta interdipendenza umanità e Creato e quindi il dovere di tutti di “custodirlo”.

I cattolici chiamati ad essere una voce profetica in difesa del clima
“I leader cattolici – si legge nella dichiarazione - sono chiamati a parlare con una voce profetica e in dialogo spirituale con tutti, in modo particolare con i leader politici, il mondo degli affari e i consumatori responsabili di politiche e pratiche distruttive per il clima”. Anche i cattolici, da parte loro, “devono continuamente convertirsi al disegno del Creatore perché tutti abbiano la vita in abbondanza. Finché le implicazioni morali dei cambiamenti climatici prodotti dall’uomo non saranno stabilite con chiarezza e accettate - sottolineano ancora i promotori , è improbabile che le società si convertano in tempo a tecnologie, economie e stili di vita sostenibili”.

Uno speciale digiuno quaresimale per il clima
Di qui l’invito a tutti i cattolici a partecipare ad iniziative di sensibilizzazione, ma anche ad intraprendere azioni personali. Come prima iniziativa il movimento ha deciso di lanciare quaranta giorni di digiuno quaresimale per il clima. Da domani, Mercoledì delle Ceneri fino al 28 marzo, cattolici di più di 45 Paesi digiuneranno e pregheranno insieme per tutte le persone colpite dai cambiamenti climatici. Per tutto il periodo di Quaresima essi sono anche esortati a ridurre dal consumo di prodotti e servizi che producono gas serra e a riciclare i prodotti usati. L’iniziativa si inserisce nella Catena mondiale di digiuno” di un anno per il clima, lanciata il 1° dicembre 2014 dal #fastfortheclimate e alla quale hanno aderito anche numerose organizzazioni e associazioni cattoliche nel mondo. (A cura di Lisa Zengarini)

inizio pagina

Usa: colletta per la Chiesa in Europa centrale e orientale

◊  

Si svolgerà domani, Mercoledì delle Ceneri, l’annuale colletta organizzata dalla sottocommissione della Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) per aiutare la Chiesa cattolica nell’Europa centrale e orientale. Le offerte — informa il sito dei vescovi http://www.usccb.org/ — sono dirette a sostenere progetti pastorali, sociali, educativi e di ricostruzione in Paesi che sono stati per decenni sotto il regime sovietico. I fondi raccolti servono, tra l’altro, a finanziare seminari, il restauro di chiese e progetti di comunicazione sociale. Il tema della raccolta di quest’anno è appunto “Restaura la Chiesa e costruisci il futuro” (“Restore the Church Build the Future”).

Un aiuto ai cattolici dell’Europa orientale a ricostruire le loro comunità di fede
Grazie ai fondi raccolti “ogni anno tantissimi cattolici che vivono in Paesi una volta dominati dal regime sovietico vengono aiutati a ricostruire le loro comunità di fede”, spiega sul sito mons. Blase J. Cupich, presidente della sottocommissione episcopale, che esorta i parroci a pubblicizzare l’iniziativa in tutte le parrocchie per sollecitare il generoso contributo dei fedeli.

Progetto in Romania per i bambini abbandonati
Tra i numerosi numerosi progetti finanziati – scrive il vescovo di Spokane – uno è a Bucarest, in Romania dove le Suore Francescane del Sacro Cuore gestiscono una struttura che offre ospitalità ai bambini abbandonati. Attraverso l’assistenza materna e l’educazione pre-scolare, le suore garantiscono ai piccoli un ambiente sicuro ed equilibrato, preparandoli adeguatamente ad affrontare la scuola primaria.

Casa-famiglia in Siberia
Un altro progetto viene portato avanti nella diocesi di San Giuseppe a Irkutsk, in Siberia, dalle Ancelle dell’Immacolata Concezione di Angarsk che dirigono una piccola casa-famiglia prendendosi cura dei bambini i cui genitori o tutori durante il giorno vanno a cercare lavoro. Con l’aiuto della colletta negli Stati Uniti, le suore hanno potuto realizzare un asilo-nido più grande per ospitare il numero crescente di bambini, completo di riscaldamento, impianto idraulico, cucina e un piccolo giardino.

Ucraina: Centro per la dipendenza da alcol
Tra le altre iniziative finanziate dalla colletta quella promossa in Ucraina da un sacerdote, padre Andriy Lohin, che ha aperto quattro Centri per persone con dipendenza dall’alcol, una piaga che ogni anno uccide 40mila persone nel Paese. I Centri offrono assistenza medica, psicologica e spirituale a queste persone e alle loro famiglie, anche nelle aree più remote nelle campagne. (L.Z.)

inizio pagina

Kenya. I vescovi al governo: rivedere sistema educativo

◊  

Rivedere le modalità di selezione per l’iscrizione alla scuola pubblica e restaurare lo standard educativo del Kenya: si può sintetizzare così l’appello lanciato al governo dalla Commissione per l’educazione della Conferenza episcopale del Kenya, attraverso una nota a firma del presidente dell’organismo, mons. Maurice Makumba. Al centro del richiamo dei presuli, il “Form One”, ovvero il sistema automatizzato lanciato dall’esecutivo per selezionare gli studenti che vogliono iscriversi alle scuole pubbliche nazionali. Una modalità criticata dalla Chiesa perché non tiene conto di “tutte le parti interessate al settore dell’educazione”.

Tutelare le scuole no-profit che aiutano studenti indigenti
Ad esempio, le scuole private no-profit che, grazie a tasse di iscrizione molto basse, garantiscono la formazione ai ragazzi più indigenti, non vengono incluse nel “Form One”. E questo – spiegano i presuli – comporta che “migliaia di bambini poveri sono stati ammessi in scuole molto costose” che non potranno frequentare. “Si tratta – sottolineano i vescovi – di una violazione inaccettabile del diritto costituzionale dei minori ad un’educazione di qualità”, perché “ogni bambino ha il diritto di ricevere il livello più alto di educazione e non deve essere costretto a frequentare una scuola che non lo offra”. Inoltre, nota la Chiesa di Nairobi, il “Form One” finisce per raggruppare in una stessa classe studenti con punteggi formativi molto differenti, il che crea notevoli difficoltà nell’apprendimento collettivo.

Non esistono bambini “pubblici” e “privati”. Educazione è diritto di tutti
Di qui, il richiamo forte al fatto che “non ci sono bambini pubblici e bambini privati, sono tutti bambini”, tanto più che “non tutti gli studenti delle scuole private provengono da famiglie ricche, anzi: molti hanno genitori poveri che fanno grandi sacrifici per permettere loro di studiare”. Per questo, “il governo dovrebbe incentivare le istituzioni e le organizzazioni religiose ad avviare scuole private secondarie poco costose, così da permettere l’istruzione anche ai giovani meno abbienti”.

No a politiche populiste, puntare sulla qualità
“Il settore dell’educazione del Kenya è in crisi – concludono i vescovi – una crisi perpetrata da politiche populiste che puntano sulla quantità, più che sulla qualità, della formazione. Siamo sull’orlo del baratro: fermiamoci e ricostruiamo il sistema”. (I.P.)

inizio pagina

Papua Nuova Guinea: Chiesa si mobilita contro pena di morte

◊  

La Chiesa cattolica in Papua Nuova Guinea condanna la recente reintroduzione della pena di morte nel Paese: entro la fine dell’anno, infatti, verrà eseguita la sentenza capitale per 13 condannati, la prima da circa cinquant’anni. Tre, al momento, le modalità di esecuzione approvate dal Consiglio nazionale: iniezione letale, impiccagione e fucilazione.

Nessuna vita può essere eliminata
Dal suo canto, mons. John Ribat, arcivescovo di Port Moresby, porta avanti numerosi tentativi di mediazione con il governo, affinché la sentenza non venga eseguita; la Chiesa cattolica auspica anche che l’intervento della comunità internazionale affinché faccia pressione sulle autorità papuasiche. Non è la prima volta che i vescovi locali fanno sentire la loro voce contro la pena capitale: già a maggio di due anni fa, mons. Ribat aveva ribadito che “nessuna vita può essere eliminata. Non abbiamo alcun diritto di fare questo, ma abbiamo quello di rendere migliore la vita delle persone”.

La Chiesa per lo sviluppo integrale e positivo delle persone
Quindi, pur evidenziando la necessità che il sistema giudiziario sia fermo nell’affrontare il crimine, il presule aveva lanciato un appello per incoraggiare la pace, sottolineando la volontà della Chiesa di “lavorare insieme al governo per attuare programmi che aiutino lo sviluppo integrale e positivo delle persone”. (I.P.)

inizio pagina

Brasile: Congresso in difesa della vita e aiuto alla donna

◊  

Con il tema “Difendere la vita”, il Centro di aiuto alla donna (Cam) del Brasile promuove il suo secondo Congresso nazionale. L’evento si terrà a Florianopolis dal 27 al 29 marzo e vedrà la partecipazione di relatori provenienti da diverse zone del Paese per condividere le loro esperienze nel campo della tutela delle donne.

Sostegno spirituale e materiale alle donne in gravidanza
Il progetto del Cam, si legge sul sito della Conferenza episcopale brasiliana, mira ad “aiutare le gestanti in difficoltà, in particolare quelle che manifestano l’intenzione di abortire”. Grazie ad i suoi operatori, il Cam informa le donne incinte sui rischi che si possono correre con l’interruzione di gravidanza ed offre loro un sostegno personale, familiare e spirituale. Non solo: il Centro garantisce anche un aiuto materiale per le spese correnti, le visite mediche e l’acquisto di oggetti per l’infanzia. Per le donne che vogliono dare il loro figlio in adozione, il Cam realizza un percorso di accompagnamento medico e psicologico in un’apposita Casa di accoglienza.

Salvate più di mille vite
Nato nel 1989, il Centro ha visto la sua prima sede a Jacarei, nello Stato di San Paolo, che ora è divenuta la sede nazionale. Solo nel 2014, il Cam ha salvato più di 1.300 vite, grazie al suo impegno nei confronti delle donne. (I.P.)

inizio pagina

Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 48

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.