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Sommario del 01/02/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Angelus: Francesco annuncia viaggio a Sarajevo il 6 giugno e ricorda che il Vangelo cambia la vita

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A sorpresa, stamane all’Angelus, l’annuncio di Papa Francesco di un prossimo viaggio a Sarajevo. Nella catechesi il richiamo a tutti i cristiani di essere “ascoltatori” e “annunciatori” della Parola di Dio. Il servizio di Roberta Gisotti: 

“Sabato 6 giugno, a Dio piacendo - ha detto Francesco - mi recherò a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina.

“Vi chiedo fin d’ora di pregare affinché la mia visita a quelle care popolazioni sia di incoraggiamento per i fedeli cattolici, susciti fermenti di bene e contribuisca al consolidamento della fraternità e della pace, del dialogo interreligioso, dell'amicizia”.

L’annuncio, davanti alle migliaia di fedeli riuniti in Piazza San Pietro per l’Angelus, è arrivato subito dopo la recita della preghiera mariana. Sarà l’11 viaggio di Papa Francesco, in due anni di pontificato, il terzo quest’anno, dopo lo Sri Lanka e le Filippine nel gennaio scorso e Napoli previsto il 21 marzo. A seguire Francesco andrà a Torino il 21 giugno, in occasione dell’Ostensione della Sindone e negli Stati Uniti per l’8vo Incontro mondiale delle famiglie, in programma a Philadelfia dal 22 al 27 settembre.

Nella catechesi Francesco, ispirato dal Vangelo domenicale ha sottolineato il primato della Parola di Dio, “da ascoltare, da accogliere e da annunciare”.  Come racconta l’evangelista Marco, Gesù entrato a Cafarnao, la più grande città della Galilea, con la sua piccola comunità, non esita  a recarsi subito nella sinagoga

“Gesù non rimanda l’annuncio del Vangelo, non pensa prima alla sistemazione logistica, certamente necessaria, della sua piccola comunità, non indugia nell’organizzazione”.

Dunque, “la sua preoccupazione principale” è “comunicare la Parola di Dio, con la forza dello Spirito Santo.”

“E la gente nella sinagoga rimane colpita, perché Gesù «insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi»”

“Ma cosa significa ‘con autorità’?”

“Vuol dire che nelle parole umane di Gesù si sentiva tutta la forza della Parola di Dio, si sentiva l’autorevolezza stessa di Dio, ispiratore delle Sacre Scritture”.

Parola di Dio “che realizza ciò che dice.”

“Perché la Parola di Dio corrisponde alla sua volontà. Invece noi, spesso, pronunciamo parole vuote, senza radice o parole superflue, parole che non corrispondono alla verità. Invece la Parola di Dio corrisponde alla verità, è unità alla sua volontà e fa quello che dice.”

"Il Vangelo" è dunque "Parola di vita":

“non opprime le persone, al contrario, libera quanti sono schiavi di tanti spiriti malvagi di questo mondo: la vanità, l’attaccamento al denaro, l’orgoglio, la sensualità… Il Vangelo cambia il cuore, cambia la vita, trasforma le inclinazioni al male in propositi di bene”.

“Il Vangelo è capace di cambiare le persone”

“Non dimenticatevi! Leggete un passo del Vangelo ogni giorno. E’ la forza che ci cambia,  che ci trasforma: cambia la vita, cambia il cuore”.

Da qui il richiamo di Francesco a tutti i cristiani a diventare missionari e araldi della Parola di Dio, e infine l’invocazione alla Madonna.

“Ci insegni Lei ad essere ascoltatori assidui e annunciatori autorevoli del Vangelo di Dio”.

Dopo l’Angelus, il Papa ha ricordato la Giornata nazionale per la vita, celebrata oggi in Italia, esprimendo “apprezzamento” “a tutti coloro che difendono la vita umana” e a “quanti sono impegnati a promuovere la cultura della vita”.

“Quando ci si apre alla vita e si serve la vita, si sperimenta la forza rivoluzionaria dell’amore e della tenerezza, inaugurando un nuovo umanesimo: l’umanesimo della solidarietà, l’umanesimo della vita”.

Un saluto particolare è andato anche  ai partecipanti al Congresso mondiale organizzato dalla Scholas Occurrentes, che si aprirà domani  in Vaticano, sul tema "Responsabilità di tutti nell'educazione per una cultura dell'incontro."

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Parolin: Messa di congedo per il colonnello Anrig

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Messa di congedo ieri, nella cappella del Collegio Teutonico, in Vaticano, per il Comandate della Guardia Svizzera Pontificia, il colonnello Daniel Anrig. A presiedere la celebrazion eucaristica, è stato il cardinale Piero Parolin, segretario di Stato, il quale ha espresso - durante l'omelia - gratitudine e vicinanza al colonnello Anrig per “il generoso e competente servizio prestato" in questi anni. Sottolineando l’impegno di tutto il Corpo della Guardia Svizzera Pontificia, il cardinale Parolin ha ricordato l’esempio di responsabilità e di fedeltà fornito dal colonnello Anrig. “Non c’è compito senza difficoltà e senza sacrifici. Non li ha evitati cercando soluzioni comode, ma li ha affrontati nello spirito di fede. Ha cercato di plasmare il Corpo della Guardia Svizzera Pontificia sulla base degli ideali e valori della Guardia e allo stesso tempo con innovazioni e idee per il futuro”.

Citando il Vangelo di Marco, il porporato ha poi invitato a riflettere su come ciascuno si comporti nei confronti di Gesù e su come l’indurimento del cuore rappresenti uno dei grandi ostacoli nel rapporto con Dio. “L’uomo – ha detto il porporato - si indurisce perché pretende di essere autosufficiente e si considera non bisognoso di Dio e della sua verità. L’indurimento del cuore corrompe anche il rapporto tra le persone e la vita comunitaria. Quando il cuore tende a indurirsi – ha proseguito - ci avviciniamo agli altri con tanti pregiudizi e sospetti, anche verso coloro che semplicemente vogliono farci del bene. Diventiamo ciechi nei confronti dei bisogni del prossimo e non riusciamo a condividerne le gioie e sofferenze. Ci chiudiamo e aspettiamo che l’altro faccia il primo passo. Ma – ha concluso - tocca a noi, oggi e non domani, ascoltare il Signore e aprirci agli altri”.

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Carcere e dignità. Don Spriano: cella è somma di solitudini

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“Perché i carcerati, in particolare i giovani, abbiano la possibilità di ricostruire una vita dignitosa”. Recita così l’intenzione di preghiera universale per il mese di febbraio. Uno sguardo su un ambiente, il carcere, e una condizione, quella dei detenuti, che richiedono attenzione costante e solidarietà per alleviare la vita in cella. Alessandro De Carolis ne ha parlato con don Sandro Spriano, cappellano nel carcere romano di Rebibbia: 

R. – Noi siamo lì e siamo un po’ gli unici a tentare di aiutare i giovani e anche gli adulti a fare un percorso a ritroso nella propria vita e a trovare i perché di quelle scelte sbagliate e i possibili perché di scelte migliori. Questo non è difficile farlo, perché come preti siamo in qualche maniera cercati da tutti, magari anche per le cose più umane di assistenza, da ogni punto di vista. Però, poi, sta a noi diventare dei maestri nel suggerire, nel provocare una riflessione sulla propria vita. Perché se non lo facciamo noi, in carcere non lo fa nessun altro. E’ difficile che il carcere e tutto quello che ci sta attorno riesca ad offrire strumenti per recuperare dove si vuole recuperare.

D. – E allora, dalla sua esperienza, come si comincia a ricostruire la dignità, in carcere?

R. – Ma, si comincia proprio attraverso questa possibilità di colloqui interpersonali, perché siamo di fronte a una stragrande maggioranza di giovani e adulti che provengono da tipi di vita assolutamente vissuti nella marginalità, nella deprivazione, nella povertà, nella solitudine e quindi mai stati ascoltati da qualcuno, che mai hanno potuto immaginare un’amicizia… Per cui, veramente, il primo momento di possibilità di fare un cammino diverso è dato dalla possibilità di ascolto: cioè, la meraviglia di questa possibilità di ascolto spesso fa nascere poi un cammino.

D. – Un giovane, per definizione, è una persona che ha la vita davanti. Il carcere – lei ha detto – non sempre fa sperare in una possibilità…

R. - …mai, mai!

D. – … non fa sperare, il carcere, in una possibilità di reinserimento sociale. Voi come fate per favorire questo aspetto?

R. – Noi riusciamo ad aiutare piccoli numeri di persone, mettendo in piedi una casa di accoglienza, una cooperativa di lavoro, un’assistenza alle famiglie… Cioè, riusciamo quindi a fare supplenza per quanto dovrebbe essere, invece, compito dello Stato, visto che la Costituzione prevede il carcere come “recupero” della persona. Pensi che il motto degli agenti di polizia penitenziaria, in latino, è: “Munus nostrum despondere spem”, “Il nostro compito è diffondere speranza”. Il carcere è tutto il contrario di questo. Ecco, noi attraverso questi mezzi di aiuto vero alcune persone riusciamo davvero a metterle in un percorso dove cambiano sul serio. Io potrei portarle parecchi esempi con nome e cognome di persone giovani che si sono costruire una famiglia, che hanno fatto un figlio, che hanno trovato un lavoro, ecc. Però, se non c’è l’accompagnamento anche al momento dell’uscita… Il carcere, quando uno esce, lo buttano fuori ed è finita, fuori non c’è nessuno ad aspettarlo, è questa è una riflessione che dobbiamo fare anche noi cristiani: se non c’è un accompagnamento, dentro e fuori, è difficile che da sola la persona che ha fatto quel percorso di marginalità, riesca a ritrovare una vita nuova.

D. – E allora, cosa chiede per migliorare la vita di chi è in cella?

R. – Quando ero in parrocchia, anche io non pregavo per chi stava in carcere. Poi ho capito che era una grande mancanza. Direi che dovremmo aggiungere la preghiera: “Signore, aiutami a considerare anche queste persone come dei fratelli e delle sorelle”. Perché se tutti noi cristiani aprissimo la porta a chi ha voglia di cambiare, saremmo davvero capaci di far risorgere un sacco di persone. Il Vangelo non si accontenta di dire che “giustizia è fatta” quando uno viene condannato. Giustizia è fatta quando uno viene riconciliato.

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Oggi in Primo Piano



Giappone: tolleranza zero contro il terrorismo

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Tolleranza zero contro il terrorismo. Così il premier giapponese Shinzo Abe dopo la brutale esecuzione del reporter di Tokyo per mano dell’Is. Anche il presidente statunitense Obama ha condannato duramente il gesto, mentre in Giordania il cresce timore per la sorte del pilota di Amman catturato dagli estremisti in Siria. Il servizio è di Eugenio Bonanata: 

Ancora orrore da parte dei miliziani dell’Esercito Islamico. Un video diffuso come al solito via web mostra l’ultima esecuzione, quella del reporter giapponese Kenji Goto. In queste ore dalle cancellerie occidentali si è levata un’ondata di indignazione, a cominciare dal premier di Tokio Shinzo Abe che ha parlato di un atto immorale e atroce. “Lavoreremo a stretto contatto con la comunità internazionale”, ha affermato il leader giapponese, spiegando che sarà ampliato il piano di aiuti a favore dei Paesi impegnati nella lotta contro il terrorismo. Anche la Casa Bianca ha condannato il gesto; Obama ha garantito la prosecuzione dell’impegno degli Stati Uniti al fianco della Coalizione internazionale attraverso azioni decisive contro l’IS. Ora, però, l’attenzione e le speranze restano puntate sul pilota giordano ancora nelle mani dei terroristi. E’ drammatico l’appello della famiglia che chiede la verità sulla vicenda in seguito alle voci di una possibile trattativa con i miliziani. Il governo giordano risponde: “stiamo facendo tutto il possibile per riportarlo a casa”. Amman ha mobilitato le sue agenzie per ottenere una prova che il connazionale sia ancora in vita.

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CEI a Sergio Mattarella : aiuti Italia a ritrovare sviluppo integrale

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C’è attesa per il giuramento e il discorso di insediamento, in programma martedì mattina, del dodicesimo presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, eletto ieri al quarto scrutinio con 665 voti. Un consenso dunque molto ampio che ricompatta il Partito democratico del premier Renzi e crea forte tensione dentro Forza Italia. Messaggi di auguri e di apprezzamenti per Mattarella anche dall’estero, da istituzioni e capi di governo europei e dal presidente americano Obama. Servizio di Giampiero Guadagni: 

Le prime parole, un breve pensiero dedicato alle difficoltà e alle speranze dei concittadini. La prima uscita, la visita a sorpresa alle Fosse Ardeatine: l’Europa e il mondo, ha detto, siano uniti per battere chi vuole trascinarci in una nuova stagione di terrore. Per il resto Sergio Mattarella ha trascorso la giornata di ieri, la prima da neoeletto presidente della Repubblica, nella sua abitazione nella foresteria della Corte costituzionale, della quale era giudice di nomina parlamentare dal 2011. Questa mattina una telefonata all’ex presidente Ciampi;  e una passeggiata, dopo la Messa, senza dichiarazioni ai numerosi cronisti che lo seguivano. La conferma di uno stile molto sobrio, che ha forse contributo alla sua elezione. Correttezza, imparzialità e competenza istituzionale sono caratteristiche riconosciute a Mattarella da tutte le forze politiche, anche quelle che non lo hanno votato. Forza Italia, ad esempio, ha scelto la scheda bianca senza contrapporre altri candidati per rispetto alla persona, ma in polemica con il metodo usato dal premier Renzi. La stessa Forza Italia adesso mette in discussione il percorso delle riforme tracciato nel  patto del Nazareno, ma è fortemente divisa al proprio interno, così come diviso appare tutto il centrodestra. La soddisfazione maggiore naturalmente è quella del Pd. Il segretario e premier Renzi si dice convinto che il governo arriverà a fine legislatura con le riforme più importanti approvate.

E in una nota la Conferenza episcopale italiana saluta “rispettosamente e con viva soddisfazione” il nuovo capo dello Stato, augurandogli che “il suo alto servizio aiuti efficacemente il Paese a ritrovare la via di uno sviluppo integrale”. La Cei conferma “la più leale collaborazione per la promozione dell'uomo e per il bene del Paese”. E al palermitano Mattarella gli auguri dell’arcivescovo della sua città, Paolo Romeo, che si dice contento dell’elezione di un uomo credente e praticante, che non ha mai sfruttato l’omicidio del fratello Piersanti, anche se è sempre stata chiara la sua lotta alla mafia. Il cardinale  Romeo sottolinea ancora: “Chi conosce Mattarella sa che siamo di fronte ad uno statista che ha contribuito ad aprire cammini e a cercare intese”.

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Cresce la tensione in Venezuela per la crisi economica

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Si discute in Venezuela sulle ultime misure volute dal governo: in particolare l’autorizzazione all’uso delle armi da parte delle Forze dell’Ordine per disperdere manifestazioni pubbliche.  L’opposizione parla di decisione ‘‘incostituzionale”, in contrasto con l’articolo 68 della Carta che vieta l’uso delle armi da fuoco per contenere raduni pacifici. Da febbraio dell’anno scorso il Venezuela è attraversato da una pesante ondata di violenze che accompagnano le proteste contro la crisi. Della situazione economica del Paese dell’America Latina, Fausta Speranza ha parlato con Paolo Magri, direttore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale: 

R. – E’ un Paese ricco di risorse - petrolio in particolare - ma con gli scaffali vuoti; con una inflazione al 60 per cento e con una recessione che lo scorso anno era meno 3 per cento, il peggior risultato fra le principali economie del mondo;  con un deficit al 10 per cento, il peggior risultato fra le principali economie del mondo; e con l’azienda petrolifera, che è il tesoro del Paese, fortemente indebitata.

D. – Come si è arrivati a questa situazione?

R. – Si è arrivati con una politica che aveva obiettivi positivi – quello anzitutto di trasferire la ricchezza ai ceti più deboli, aiutare la popolazione povera e condividere e ridistribuire questo petrolio, che è il tesoro del Paese, ma questa politica è stata poi realizzata in modo negativo: è stata realizzata, di fatto, in modo molto assistenzialista e distruggendo l’economia del Paese. E’ un Paese che non produce nulla e che deve importare tutto, ma che in questo momento non ha i soldi per poter importare.

D. – Sicuramente c’è anche una congiuntura internazionale negativa, già – per esempio – sul prezzo del petrolio?

R. – Sicuramente il petrolio ha dato il colpo mortale all’economia venezuelana. Il petrolio è la principale esportazione e i proventi sono passati nel giro di pochi mesi da 65 miliardi a 35 miliardi: si sono dimezzati. Questo ha reso ancora più evidenti i problemi strutturali che già si intravvedevano da anni.

D. – Sul piano geopolitico, sappiamo tutti che un effetto dell’indebolimento del Venezuela è quello che non può più appoggiare Cuba. Ma altre considerazioni di questo tipo sul piano geopolitico?

R. – Abbiamo un’immagine molto emblematica di questi giorni: i viaggi del passato dei leader venezuelani  - Chávez prima e Maduro dopo – erano viaggi a portare soldi a Cuba, ma anche alla Bolivia e ad altri Paesi che venivano appoggiati nella logica della rivoluzione bolivariana.  L’ultimo viaggio di Marudo – appena terminato – è stato invece un viaggio in Russia, in Cina e nei Paesi Opec a cercare soldi e a cercare disperatamente una politica di aumento del prezzo del petrolio per risollevare le sorti del Paese. C’è un cambio drastico e questo ultimo viaggio, peraltro, non ha prodotto i risultati che Maduro voleva.

D. –  Con quale di questi interlocutori, forse, il dialogo potrebbe andare meglio?

R. – In questo momento molto probabilmente non certo con l’Opec, che guarda il Venezuela come molto distante, ma per motivi diversi anche con la Russia e la Cina: con la Russia perché cerca alleati in giro per  il mondo in questa fase di debolezza, al di là dei toni duri e di mancanza di alleati; e con la Cina che dimostra sempre una forte attenzione nei confronti di Paesi che forniscono prodotti preziosi come il petrolio in questo momento. Ma anche su questo la Cina, forte di accordi con la Russia e di  un mercato comunque più favorevole per il petrolio, non sembra ascoltare le richieste di aiuto che vengono dal Venezuela.

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Italia in prima linea nello sminamento, ma si teme per i finanziamenti

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C’è preoccupazione da parte di chi, in Italia, da anni si occupa della lotta contro le mine: la preoccupazione che non solo il Fondo per lo sminamento umanitario quest’anno registri ancora tagli e tentativi di azzeramenti, ma che soprattutto il finanziamento continui ad avvenire attraverso diversi canali e non uno unico, quello della Legge di Stabilità. Gli interventi resi possibili grazie al Fondo sono in molte aree del mondo più che necessari. Nel corso degli ultimi tre decenni le mine e i residuati bellici hanno causato migliaia di morti e feriti. Nel 2013 i bambini hanno costituito quasi la metà delle 2403 vittime civili delle mine in tutto il mondo, nel solo Afghanistan le vittime tra i minori sono salite a 487, a seguire la Colombia, con 57 casi. Francesca Sabatinelli ha intervistato Giuseppe Schiavello, direttore nazionale della Campagna italiana Contro le mine: 

R. – Ci preoccupa che in questi anni il finanziamento di questo Fondo, che avviene in parte dalla legge di Stabilità e in parte dai Decreti Missioni, si sia spostato sul contare per il 75 per cento dello stanziamento proprio dai Decreti Missioni. Questo cosa significa? Che dato che i Decreti Missioni lavorano di fatto sulle emergenze, non si riesce bene a pianificare gli interventi che la nostra cooperazione potrebbe più agevolmente immaginare di pianificare se i finanziamenti arrivassero tutti dalla legge di Stabilità. Invece il Ministero degli Esteri, anno per anno, chiede sempre meno come quota parte fissa di questo finanziamento, affidandosi poi ai Decreti Missioni che, ricordiamo, vengono discussi ogni sei mesi, con relativi ritardi. Questo ci preoccupa un po’, perché significa legare questo Fondo a delle emergenze, a criteri un po’ instabili, mentre le emergenze che va a coprire sono emergenze che purtroppo  non si stanno esaurendo, perché con tutti questi conflitti in corso il problema è molto presente.

D. – Nei vari territori, purtroppo, interessati dalla tragedia delle mine antiuomo, l’Italia si è molto distinta nella sua azione a supporto delle popolazioni…

R. – Assolutamente sì! L’Italia è passata dal triste primato di essere uno dei Paesi tra i maggiori produttori di mine ad uno di quelli più impegnati su questo fronte. E’ proprio per questo che noi crediamo che l’Italia sia nelle condizioni di essere premiata per questo suo sforzo e di essere credibile in tutti i terreni, anche in quello diplomatico. L’Italia si è spesa molto sia per la Convenzione di Ottawa, per la proibizione delle mine antiuomo, sia per quello che riguarda la Convenzione sulle munizioni a cluster, che anche oggi rappresentano un pericolo per i civili perché rimangono inesplose sul terreno. L’Italia ha sempre supportato progetti per la bonifica di ordigni inesplosi, a supporto delle popolazioni colpite e dei sopravvissuti. E’ un’emergenza, questa, che non è superata, è vero che le mine sono state messe al bando, così come le cluster bombs, però purtroppo vengono ancora utilizzate in alcuni contesti, mentre in altri ci sono contaminazioni che risalgano a 30-40 anni fa.

D. – La Campagna internazionale per il bando delle mine antiuomo, nel dicembre scorso, sottolineava un dato positivo: il numero delle vittime di mine e di altri residuati bellici è diminuito e nel 2013 si è arrivati alla soglia più bassa dal 1999. Accanto, però, c’è purtroppo l’aumento dei bambini vittime di questi ordigni…

R. – Di fatto bisogna sottolineare due cose. Prima di tutto il Landmine Monitor Report fa riferimento a dati certissimi, nel senso che spesso le vittime in percentuale sarebbe un pochino in più, perché noi sappiamo che nei territori non facilmente raggiungibili le vittime non vengono registrate. L’altro problema è che le persone maggiormente esposte sono i bambini perché sono curiosi, tendono a giocare con tutti gli oggetti che trovano. Le cluster, per esempio, sono gialle con un piccolo paracadute attaccato e i bambini ci giocano tirandosele uno con l’altro e queste esplodono a mezz’aria uccidendo 4-5 persone. Peraltro le cluster inesplose sono di fatto anche più potenti delle mine antipersona. Certamente l’emergenza non è finita, siamo sulla buona strada, ma riteniamo che ci sia ancora del lavoro da fare. L’Italia si sta impegnando in maniera estremamente credibile, sia con competenze a livello di bonifica umanitaria, sia con tante altre attività correlate. Non ultima: l’attenzione che l’Italia sta riservando alle persone con disabilità in contesti di emergenza. E’ proprio per questo che noi non capiamo perché poi il Ministero, in fase di programmazione annuale, non ponga un’attenzione maggiore alla dotazione di questo Fondo. Però crediamo che se tutto questo v errà messo in evidenza, il tiro verrà certamente corretto.

D. – Per quanto triste possa essere compilare la lista dei Paesi che sono colpiti dalle mine antiuomo, sappiamo che in testa c’è l’Afghanistan, seguito poi dalla Colombia. Ma quali sono le aree che in questo momento vi preoccupano di più?

R. – Certamente la Siria, non sappiamo quello che si troverà nel momento in cui le organizzazioni umanitarie potranno veramente fare un assessment per valutare quale sia l’impatto. L’Afghanistan soffre da decenni e decenni di guerre e le mine antipersona sono state utilizzate in maniera molto massiva. Tutti gli scenari di guerra recenti poi riserveranno delle sorprese in questi termini.

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Giornata per la Vita. Vescovi contro cultura della morte

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Si celebra oggi la 37a Giornata per la vita. Nel messaggio redatto per l'occasione dalla Conferenza Episcopale Italiana dal titolo 'Solidali per la vita', i vescovi chiedono a fedeli, società e politica di impegnarsi senza riserve per combattere la cultura di morte rappresentata non solo dall'aborto ma anche da nuove, drammatiche frontiere come le manipolazioni embrionali e l'eutanasia. Federico Piana ne ha parlato con Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita: 

R. – Questa giornata vuole essere dedicata specificamente ai bambini non ancora nati che sono uccisi in enorme quantità, in tutti i Paesi e in particolare anche in Italia: non meno di 100 mila l’anno quelli noti, e poi ci sono quelli non noti … E direi che quest’anno la Giornata per la Vita è particolarmente importante, perché cade nel 20. mo anniversario della grande enciclica di Giovanni Paolo II “Evangelium Vitae” e, lasciatemi dire, anche nel 40. mo della fondazione del Movimento per la Vita.

D. – Ma non c’è solo l’aborto a minacciare la vita: c’è anche l’utero in affitto che ha provocato tante morti …

R. – Naturalmente, la vita è tutta la vita. E anche la fecondazione artificiale già in sé è un problema. Perché chi ci dice quanti sono in embrione quei figli allo stato iniziale della loro esistenza, selezionati, buttati via nei lavandini eccetera? E in più, ora si va a colpire – attraverso la fecondazione eterologa e l’utero in affitto – non solo la vita di questi bambini, ma anche lo stesso concetto di famiglia, perché indubbiamente le prospettive sono quanto mai allarmanti! L’utero in affitto che cosa significa? Ad esempio, ci sono già delle sentenze - tre  in Italia, a Bologna, a Milano e a Roma - le quali hanno riconosciuto ad una coppia omosessuale di donne di poter adottare un bambino; in un caso addirittura due donne che vivono insieme: una attraverso la fecondazione eterologa si è fatta un bambino usando l’ovocita dell’altra; l’altra ha preso l’ovocita della compagna e si è fatta fecondare artificialmente da un uomo all’esterno e poi tutte e due sono chiamate mamme da questi due bambini: mamma 1 e mamma 2. Ma insomma, sono cose dell’altro mondo, no?

D. – E un altro fronte è quello dell’eutanasia, che molti Paesi stanno sperimentando anche per i bambini, soprattutto con la scusa della “pietà” …

R. – Non c’è dubbio: Papa Francesco parla sempre delle periferie, e vuole che la Chiesa vada nelle periferie. Ci sono le periferie delle città, i luoghi dove spesso stanno i baraccati, i poveri, gli zingari e ci sono le periferie della vita, che sono il nascere e il morire, l’inizio e la fine. E la fine, in questo momento, è una periferia sotto attacco. Domenica scorsa sono stato in Francia, c’era la Marcia per la vita, alla quale ho partecipato; ma era soprattutto contro l’eutanasia, in nome di un certo Vincente – non ricordo il cognome – che da dieci anni, come Eluana, è in stato vegetativo, la cui moglie ha un altro compagno e vuole che lui muoia; i genitori, invece, vogliono che viva. La mamma di questo ragazzo ha parlato dal palco per difendere il proprio figlio, perché purtroppo il Consiglio di Stato francese ha deciso che lui debba morire. Ecco, per dire a che punto siamo. La dignità: la dignità dell’uomo è qualcosa che non scompare, non dipende dalle qualità, dall’intelligenza, dalla ricchezza, dalla capacità di relazione. Per questo noi siamo contro la pena di morte, anche dei delinquenti; figuriamoci se non dobbiamo essere per la vita anche dei malati e delle persone che hanno bisogno della solidarietà di tutti …

D. – Noi cattolici, che strumenti abbiamo per poter continuare a lottare meglio?

R. – Purtroppo, su questo tema della vita e della famiglia siamo sotto assedio, perché il mondo, non solo l’Italia, ma il mondo, l’Europa, non ne vuol sentir parlare! E ci sono agenzie potenti, che dispongono di denaro e di mezzi di comunicazione importanti. Giovanni Paolo II ha parlato di “guerra dei potenti contro i deboli”, di “congiura contro la vita che si dispiega anche a livello internazionale e mondiale”. Allora, che armi abbiamo? Prima di tutto, dopo tanti anni di difesa della vita nei Parlamenti, un po’ ovunque, credo che sia necessario attingere alla forza della preghiera: una preghiera incessante, deve diventare un momento liturgico, perché altrimenti non ci si fa. E poi, naturalmente, non scoraggiarsi mai!

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Al via raccolta firme per moratoria Onu su utero in affitto

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Una richiesta all’Onu di indire una moratoria sull’utero in affitto. L’iniziativa lanciata dal quotidiano La Croce ha già raccolto in pochi giorni oltre 30 mila firme. Ad ispirarla è stata la vicenda di Sushma Pandey, la 17enne indiana morta a causa dei trattamenti ormonali propedeutici per una procedura di maternità surrogata acquistata in Occidente. Questa barbara pratica è oggi legale in India, Cina, Banghladesh, Thailandia, Russia, Ucraina, Grecia, Spagna, Regno Unito, Canada e in otto Stati Usa. Paolo Ondarza ha parlato di questa iniziativa con Mario Adinolfi, direttore del quotidiano La Croce: 

Petizione per dire no ad una schiavizzazione delle donne
R. - La nostra risposta è partita dalla sentenza della Corte Europea che ha condannato l’Italia perché non riconosce la genitorialità derivante da utero in affitto. E abbiamo dedicato questa nostra petizione, proprio nel manifesto che la introduce, alle donne che hanno perso la salute e alcune volte la vita per i meccanismi di schiavizzazione da parte dei ricchi occidentali, che le hanno sottoposte a bombardamenti ormonali, interventi di stimolazioni ovarica: tutte pratiche che sono pericolose per la salute della donna. Quindi questa ipocrisia tremenda, secondo cui a casa propria si difende sempre la salute del corpo femminile, poi si va in India, si schiavizza una donna indiana per usare un figlio come oggetto di una compravendita, la troviamo intollerabile!

Utero in affitto. Pratica non sopportabile per l'umanità
D. – Perché proprio una moratoria?

R. – Perché in alcune nazioni del mondo è legale la pratica dell’utero in affitto. Noi chiediamo alle Nazioni Unite di addivenire ad una moratoria, cioè ad una pratica di blocco degli effetti di queste normative, in maniera che l’utero in affitto diventi una pratica, evidentemente a livello internazionale, non sopportabile per l’umanità. Perché consideriamo che il meccanismo che conduce alla compravendita di un essere umano e alla schiavizzazione del ruolo della donna, in termini di maternità, diventata oggetto di mercimonio, sia qualcosa di semplicemente intollerabile.

30 mila firme raccolte in pochi giorni. Obbiettivo: quota 300mila
D. – Quanta coscienza c’è in Italia su questo fenomeno?

R. – Siamo rimasti impressionati, perché in pochissimi giorni abbiamo raccolto già 30 mila firme e siamo pronti ad arrivare ad oltre 300 mila firme alla fine della campagna. Tra l’altro chiuderemo questa campagna per la moratoria Onu sull’utero in affitto con una grande iniziativa a Roma, al Palalottomatica, il 13 giugno: dunque un’iniziativa di popolo, in cui porteremo tutte le firme raccolte e diremo spero con nettezza anche al governo italiano, se vorrà farsi latore presso l’assemblea generale delle Nazioni Unite, di questa nostra richiesta che credo sarà sostenuta in maniera molto netta dal popolo del nostro Paese.

Una pratica che offende il corpo delle donne e rende i bambini oggetti di acquisto
D. – Una parola solo sulla terminologia “utero in affitto”…

R. – Sì, è una terminologia che viene spesso mascherata. Addirittura ci sono Stati che mascherano in termini legali: non si può usare l’espressione “utero in affitto”, pena essere persino perseguiti penalmente. Vengono usate espressioni come “gestazione per altri”, “gestazione di sostegno”, oppure gli acronimi Gpa, Gds, per togliere la fisicità dell’atto di compravendita, che colpisce e offende il corpo delle donne e rende i bambini oggetti di un acquisto. Noi, proprio perché le parole sono importanti, chiamiamo le cose con il loro nome: questa è una moratoria, è una richiesta di moratoria all’Onu, sull’utero in affitto, sulla schiavizzazione delle donne e sulla riduzione delle persone a cose.

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L'Uomo della Sindone: intervista con il prof. Baldacchini

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In occasione del bicentenario della nascita di Don Bosco, dal 19 aprile al 24 giugno si svolgerà a Torino una Ostensione straordinaria della Sindone. Papa Francesco, che si recherà nel capoluogo piemontese il 21 giugno, ha detto che “l’Uomo della Sindone ci invita a contemplare Gesù di Nazaret … e ci spinge a salire il Monte del Calvario … a immergerci nel silenzio eloquente dell’amore”. Numerose sono le iniziative che presentano quest’anno la realtà del Sacro Lino. Nei giorni scorsi ne ha parlato, nella parrocchia pontificia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo, il  prof. Giuseppe Baldacchini, esperto sindonologo. Lucia Fiore gli ha chiesto quali siano le ultime scoperte scientifiche: 

R. – Le scoperte scientifiche degli ultimi due anni riguardano un nuovo metodo di datazione meccanica della Sindone e la scoperta che esiste un alone intorno al volto della Sindone che ha riaperto il dibattito sui cosiddetti “secoli bui della Sindone”, cioè il periodo prima del 1300 durante il quale non si conoscono bene i fatti riguardanti questa immagine.

D. – Quali ipotesi ha avanzato per rispondere ad una serie di quesiti sulla formazione dell’immagine corporea?

R. – Quella è stata, in realtà, la parte - che riguarda la Sindone - che mi ha interessato di più fin dall’inizio, nel senso che la mia preparazione di fisico mi ha permesso di fare delle ipotesi sulla possibilità che l’immagine fosse dovuta ad un’esplosione di energia. E questa ipotesi è stata verificata in laboratorio con l’uso di sorgenti laser molto particolari. Dopo un lungo lavoro, abbiamo dimostrato che in realtà in certe condizioni queste sorgenti laser possono produrre le immagini simil-sindoniche. È chiaro che con queste sorgenti veniva simulata un’esplosione di luce. Quindi che un lampo di luce che abbia prodotto questa Sindone è stato corroborato da misure scientifiche di un certo spessore.

D. – Lei ha parlato anche di teoria dell’annichilazione …

R. – Questa è un’ipotesi. Quindi siamo nel campo delle ipotesi, perché se è vero che l’immagine che si osserva della Sindone è stata creata da un lampo brevissimo e intensissimo di luce, ci si può chiedere come sia avvenuto questo lampo di luce. Sono molte ipotesi che circolano già da moltissimi anni, ma tutte peccano in qualche aspetto che non torna dal punto di vista delle leggi della fisica che noi oggi conosciamo. Per cui ho portato questa ipotesi dell’annichilazione che è ‘unica – almeno per quello che mi riguarda – che riesce a spiegare che cosa sia avvenuto non contravvenendo a tutte le leggi della fisica che si conoscono e rispettando anche la storia dei fatti che si conosce almeno fino a questo momento.

D. – Al di là di queste scoperte, come si pone di fronte al mistero dello Sindone?

R. – Come scienziato mi pongo con una grandissima curiosità; è tutto veramente affascinante, perché quando non si riesce a risolvere un problema o si intravede come poterlo risolvere  - e questo fa parte del nostro mestiere -, ci piace andare fino in fondo finché non vediamo le ragioni prime. Naturalmente come fedele sono estremamente interessato, perché se, come credo, la Sindone non è un falso  - come è assunto da molte persone – tutti i segni presenti nell’immagine concordano tantissimo con quello che è scritto nel Vangelo riguardo la Passione e morte di Gesù Cristo. Quindi questo ci dovrebbe far riflettere sulla veridicità di questa tesi che viene messa in dubbio da molte persone.

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Nella Chiesa e nel mondo



Nigeria: nuovo attacco di Boko Haram. UA prepara contingente internazionale

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Nuovo attacco armato dei fondamentalisti di Boko Haram in Nigeria. E’ successo nella città di Maiduguri, nella zona nord-est del Paese, dove testimoni – citati dalla Bbc - hanno riferito di una massiccia azione condotta a partire dalle prime ore del mattino su quattro differenti fronti attorno alla città. Imprecisato per il momento il numero di vittime. Già la settimana scorsa l’esercito nigeriano aveva respinto un tentativo dei miliziani di impossessarsi della città capitale dello Stato di Borno, ingaggiando una sanguinosa battaglia. E ieri, sempre nella stessa zona, verso il confine con il Camerun, l’aviazione del Ciad ha effettuato un raid aereo sulla città di Gamboru in seguito agli scontri di terra dei giorni precedenti, che hanno provocato la morte di almeno 120 miliziani. In questo quadro l’Unione Africana – dopo una vertice ad Addis Abeba conclusosi ieri - ha dato il via libera alla formazione di un contingente internazionale di 7.500 uomini sotto l’egida delle Nazioni Unite, che dovrà essere dispiegato sul campo proprio per contrastare l’avanzata degli estremisti di Boko Haram. Anche l’Iran si è detto pronto a collaborare per mettere fine alle continue violenze nel Paese, mentre si avvicinano le elezioni presidenziali e legislative nigeriane fissate per il 14 febbraio, con il presidente Goodluck Jonathan in cerca di un nuovo mandato.

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Atene pagherà i debiti ma contesta il piano di austerità

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Il nuovo governo greco "contesta" il piano di austerità imposto dalla cosiddetta troika. Lo ha affermato in un intervista il ministro delle Finanze di Atene, Varoufakis, che oggi si trova a Parigi per incontrare il suo omologo Sapin. Nella capitale francese mercoledì è atteso anche il premier Tzipras che martedì invece sarà a Roma nell’ambito del suo primo tour post elettorale. E ieri in una nota Tzipras ha stemperato le tensioni di questi giorni con le istituzioni europee, rassicurando sul fatto che la Grecia onorerà i suoi debiti ma che al Paese serve più tempo per dare il via ad un programma di ripresa a medio termine. Le riflessioni con i diversi partner – ha chiarito - sono appena cominciante e Atene è pronta a trattare cercando un accordo capace di garantire benefici reciproci. Tzipras, durante una conversazione telefonica, ha ribadito queste intenzioni al governatore della Banca Centrale Europea, Mario Draghi.

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Pakistan. Hrw: garantire sicurezza e giustizia alle minoranze

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Il governo del Pakistan deve assicurare la sicurezza delle minoranze religiose del Paese, mettendole a riparo dall’ingiustizia in sede giudiziaria e dagli attacchi da parte dei militanti: lo afferma il nuovo Rapporto internazionale dell’Ong “Human Rights Watch” (Hrw). Secondo il Rapporto 2014 di Hrw, appena pubblicato e inviato a Fides, gli attacchi contro le minoranze religiose in Pakistan sono aumentati in modo significativo nel 2014, e questo testimonia il fallimento delle politiche del governo del Primo Ministro Nawaz Sharif.

Governo accusato di non proteggere le minoranze
“Il governo del Pakistan ha fatto ben poco nel 2014 per fermare il numero crescente di omicidi e la campagna di repressione dei gruppi estremisti che colpiscono le minoranze religiose”, ha detto Phelim Kine, vice direttore per l'Asia di Human Rights Watch. “Il governo sta fallendo nel dovere fondamentale di poteggere la sicurezza dei propri cittadini e di far rispettare stato di diritto”, ha aggiunto.

Il Balochistan l'area più a rischio
Secondo i dati contenuti nel testo, a Karachi la violenza settaria ha causato nel 2014 almeno 750 omicidi mirati. Un’area calda è il Balochistan dove si registrano sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali, torture che restano impunite.

Abusi sulle donne
Notevoli gli abusi sulle donne (si ricordano i fenomeni di stupro e “delitti d'onore”, attacchi con ‘acido), mentre le donne delle minoranze religiose sono particolarmente vulnerabili: “Ogni anno – ricorda il Rapporto - almeno 1.000 ragazze appartenenti alle comunità cristiane e indù sono costrette a sposare uomini musulmani”. (R.P.)

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Somalia: a rischio migliaia di bambini per malnutrizione e conflitto

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Oltre 38 mila bambini somali rischiano seriamente di morire di fame nel Paese che continua ad essere martoriato dalla guerra. Questa triste statistica, basata sugli ultimi dati delle Nazioni Unite - riferisce l'agenzia Fides - si rivela a distanza di tre anni dalla grave siccità e dai conflitti armati che hanno scatenato la carestia nel Corno d’Africa, uccidendo oltre un quarto di milione della popolazione.

Insicurezza alimentare per 731mila persone
In totale, oltre 731 mila persone, compresi 203 mila bambini gravemente malnutriti, vivono in condizioni di insicurezza alimentare acuta, secondo uno studio congiunto del Food Security and Nutrition Analysis Unit delle Nazioni Unite e l’Us-funded Famine Early Warning Systems Network. Nonostante verso la fine del 2014 nel Paese siano state registrate piogge copiose che hanno favorito i raccolti e fatto calare del 29% il fenomeno, molti bambini rimangono gravemente malnutriti.

Malnutrizione cronica per oltre 202mila bambini
Circa 202.600 al di sotto di 5 anni di età soffrono di malnutrizione acuta, compresi 38.200 che sono gravemente malnutriti e con un elevato rischio di morbilità e di morte. Tre quarti di quelli che hanno più disperato bisogno sono quelli che sono stati costretti ad abbandonare le loro abitazioni a causa dei conflitti armati. I tassi di malnutrizione rimangono costantemente elevati e le prospettive per il 2015 sono preoccupanti. Più di 250 mila persone, metà delle quali bambini, sono morte a causa della devastante carestia del 2011. (R.P.)

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Settimana per l'armonia e il dialogo tra le fedi religiose

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La Settimana mondiale dell’armonia e del dialogo tra le fedi (1-7 febbraio 2015) è giunta alla sua quinta edizione. Istituita dalle Nazioni Unite nel 2010, durante questa settimana “i popoli del mondo, nei propri luoghi di culto, possono esprimere gli insegnamenti sulla tolleranza, il rispetto per gli altri e la pace che emanano dalle fedi che professano”, aveva indicato il re Abdullah II di Giordania di fronte all’assemblea Onu, proponendo l’iniziativa, che oggi assume una rilevanza particolare. In questa settimana si “concentrano e coordinano gli sforzi” dei gruppi interreligiosi perché aumenti la loro efficacia e si incoraggiano i “predicatori a dichiararsi per la pace e l‘armonia”.

Gli eventi interreligiosi
La lunga lista degli eventi consultabile sul sito worldinterfaithharmonyweek.com spazia tra l’America e l’India, Pakistan, Israele, Uganda, Arabia Saudita… Anche le proposte sono le più varie: a Bruxelles si terrà un incontro interreligioso tra le diverse guide spirituali che svolgono assistenza spirituale nelle carceri; a Odessa si parlerà dei valori religiosi come catalizzatori nell’impegno dei laici nella società; a Berlino ci sarà un “brunch interreligioso”; a Kottarakkara, in India, una marcia per la pace; a Lagos, Nigeria, si parlerà di “formazione dei giovani nigeriani come operatori di pace attraverso l’armonia religiosa”. Promotori di questi eventi sono organismi interreligiosi locali o nazionali. (R.P.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 32

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.