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Sommario del 27/12/2015

Il Papa e la Santa Sede

Oggi in Primo Piano

Nella Chiesa e nel mondo

Il Papa e la Santa Sede



Giubileo della famiglia, il Papa: famiglia luogo privilegiato di perdono

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Pellegrinaggio e vita di tutti i giorni, amore e perdono, momenti di gioia e difficoltà. Nell'omelia della Santa Messa per le famiglie, Papa Francesco ha ricordato stamani - nel giorno della Festa della Santa Famiglia - il viaggio a Gerusalemme di Maria e Giuseppe con Gesù. “Il pellegrinaggio - ha detto il Papa - non finisce quando si è raggiunta la meta del santuario, ma quando si torna a casa e si riprende la vita di tutti i giorni”. E poi l’incoraggiamento forte: “Non perdiamo la fiducia nella famiglia”. Il servizio di Fausta Speranza: 

“Il perdono è l’essenza dell’amore che sa comprendere lo sbaglio e porvi rimedio. Poveri noi se Dio non ci perdonasse!”.

Queste le parole con cui Papa Francesco sembra chiarire la sua idea di famiglia:

“Nell’Anno della Misericordia, ogni famiglia cristiana possa diventare luogo privilegiato in cui si sperimenta la gioia del perdono. E’ all’interno della famiglia che ci si educa al perdono, perché si ha la certezza di essere capiti e sostenuti nonostante gli sbagli che si possono compiere.”

“Non perdiamo la fiducia nella famiglia!”: è l’appello chiaro e forte del Papa che spiega: “E’ bello aprire sempre il cuore gli uni agli altri, senza nascondere nulla”.

“Dove c’è amore, lì c’è anche comprensione e perdono. Affido a tutte voi, care famiglie, questo pellegrinaggio domestico, questa missione così importante, di cui il mondo e la Chiesa hanno più che mai bisogno.”

Nelle letture bibliche, l’immagine di due famiglie che compiono il loro pellegrinaggio verso la casa di Dio:  Elkana e Anna portano il figlio Samuele al tempio di Silo e lo consacrano al Signore; Giuseppe e Maria, per la festa di pasqua, si fanno pellegrini a Gerusalemme insieme con Gesù. E il Papa sottolinea che “spesso abbiamo sotto gli occhi i pellegrini che si recano ai santuari e ai luoghi cari della pietà popolare e che in questi giorni, tanti si sono messi in cammino per raggiungere la Porta Santa aperta in tutte le cattedrali del mondo e anche in tanti santuari”. E afferma: “Ma Papà, mamma e figli, insieme, si recano alla casa del Signore per santificare la festa con la preghiera. E’ un insegnamento importante che viene offerto anche alle nostre famiglie". E poi a braccio: 

"Anzi, possiamo dire che la vita della famiglia è un insieme di piccoli e grandi pellegrinaggi.” 

“Quanto ci fa bene pensare che Maria e Giuseppe hanno insegnato a Gesù a recitare le preghiere!”. Papa Francesco sottolinea il “grande ruolo formativo che la famiglia possiede”. E l’importanza di gesti semplici come benedire i propri figli all’inizio della giornata e alla sua conclusione e la preghiera prima dei pasti. Un'altra espressione a braccio: 

"E questo è un pellegrinaggio, il pellegrinaggio dell’educazione alla preghiera."

C'è poi il pellegrinaggio della vita: “Come è importante per le nostre famiglie – dice - camminare insieme e avere una stessa meta da raggiungere! Sappiamo che abbiamo un percorso comune da compiere; una strada dove incontriamo difficoltà ma anche momenti di gioia e di consolazione.”

“Non è forse questa la preghiera più semplice dei genitori nei confronti dei loro figli? Benedirli, cioè affidarli al Signore, perché sia Lui la loro protezione e il sostegno nei vari momenti della giornata”.

“Probabilmente anche Gesù dovette chiedere scusa ai suoi genitori: il Vangelo non lo dice, ma credo che possiamo supporlo”: così Papa Francesco ricorda quella che definisce la “scappatella” di Gesù, che invece di tornare a casa con i suoi, si era fermato a Gerusalemme nel Tempio, provocando una grande pena a Maria e Giuseppe che non lo trovavano più. “Tornando a casa – spiega Papa Francesco - Gesù si è stretto certamente a loro, per dimostrare tutto il suo affetto e la sua obbedienza”.  E di nuovo un'aggiunta al testo: "Fanno parte del pellegrinaggio della famiglia anche questi momenti - afferma - che con il Signore si trasformano in opportunità di crescita, in occasione di chiedere perdono e di riceverlo, di dimostrare l’amore e l’obbedienza".

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Angelus: appello del Papa per i migranti cubani in Centroamerica

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All’Angelus - davanti ad oltre 50 mila persone e nel giorno in cui si celebra la festa della Santa Famiglia - il pensiero di Papa Francesco è andato al grande incontro di Filadelfia, alle tante famiglie incontrate nei viaggi apostolici e a quelle di tutto il mondo. Salutandole con affetto, il Pontefice ha espresso la sua riconoscenza, soprattutto in questo tempo – ha detto – in cui la famiglia “è soggetta a incomprensioni e difficoltà”. Poi, dopo l’Angelus, il Santo Padre ha ricordato il dramma di molti migranti cubani. Il servizio di Amedeo Lomonaco: 

Papa Francesco ha ricordato le sofferenze di molti migranti cubani e ha auspicato efficaci e rapide soluzioni:

“Il mio pensiero va in questo momento ai numerosi migranti cubani che si trovano in difficoltà in Centroamerica, molti dei quali sono vittime del traffico di esseri umani. Invito i Paesi della Regione a rinnovare con generosità tutti gli sforzi necessari per trovare una tempestiva soluzione a questo dramma umanitario”.

Santa Famiglia, autentica scuola del Vangelo
Prima della preghiera mariana, il Papa ha esortato a volgere lo sguardo verso la Santa Famiglia di Nazareth. Il nucleo familiare di Gesù – ha detto Francesco - è per ogni credente “un’autentica scuola del Vangelo”:

“Qui ammiriamo il compimento del disegno divino di fare della famiglia una speciale comunità di vita e d’amore. Qui apprendiamo che ogni nucleo familiare cristiano è chiamato ad essere “chiesa domestica”, per far risplendere le virtù evangeliche e diventare fermento di bene nella società. I tratti tipici della Santa Famiglia sono: raccoglimento e preghiera, mutua comprensione e rispetto, spirito di sacrificio, lavoro e solidarietà”.

Nella famiglia unita i figli conoscono la vera gioia
Ogni famiglia – ha aggiunto il Santo Padre - può trarre dall’esempio e dalla testimonianza della Santa Famiglia indicazioni preziose per lo stile e le scelte di vita:

“La Madonna e san Giuseppe insegnano ad accogliere i figli come dono di Dio, a generarli e educarli cooperando in modo meraviglioso all’opera del Creatore e donando al mondo, in ogni bambino, un nuovo sorriso. È nella famiglia unita che i figli portano a maturazione la loro esistenza, la loro personalità, vivendo l’esperienza significativa ed efficace dell’amore gratuito, della tenerezza, del rispetto reciproco, della mutua comprensione, del perdono e della gioia”.

Si aprano le porte della famiglia alla presenza di Dio
La vera gioia – ha osservato il Santo Padre – si sperimenta nella famiglia. E non è qualcosa “di casuale e di fortuito”:

“E’ una gioia frutto dell’armonia profonda tra le persone, che fa gustare la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita. Ma alla base della gioia sempre c’è la presenza di Dio, il suo amore accogliente, misericordioso e paziente verso tutti. Se non si apre la porta della famiglia alla presenza di Dio e al suo amore, la famiglia perde l’armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia. Invece la famiglia che vive la gioia, la gioia della vita, la gioia della fede, la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società”.

“Gesù, Maria e Giuseppe – ha affermato infine il Papa - benedicano e proteggano tutte le famiglie del mondo, perché in esse regnino la serenità e la gioia, la giustizia e la pace, che Cristo nascendo ha portato come dono all’umanità”.

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Le testimonianze delle famiglie in pellegrinaggio a Roma

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A migliaia sono state le famiglie arrivate in piazza San Pietro per celebrare il Giubileo a loro dedicato. Molte le giovani coppie con bambini al seguito. Ascoltiamo le loro testimonianze al microfono di Michele Raviart

R. – Siamo arrivati qua innanzitutto per una benedizione della nostra famiglia e poi perché il Papa in qualche modo ci ha preso a livello emozionale, a livello di famiglia… La nostra è una famiglia creata in pochissimo tempo, perché ci conosciamo da 5 anni e abbiamo due bambini… La famiglia è una cosa importantissima!

R.  – Quale giorno migliore di questo per santificare il nostro nucleo famigliare, per la fiducia che noi riponiamo in questa famiglia per andare avanti ogni giorno! E proprio per trasmettere ai nostri figli i valori che ci hanno tramandato i nostri genitori che sono qui con noi.

R. – Siamo giovani, abbiamo 26 anni, ed è bello venire qua da giovani con una bambina e far capire a lei le cose importanti della vita perché oggi si perdono di vista le cose semplici e la semplicità è quello che a noi interessa farle capire.

R. – E’ una piccola manifestazione della nostra fede nella Chiesa. Dare valore effettivamente a quello che rappresenta la famiglia all’interno della società.

R. – Una cosa bella, una cosa indescrivibile!

R.  – E’ importante il pellegrinaggio che stiamo facendo tutti quanti, anche per avere maggiore serenità, per stare un po’ più insieme con la famiglia.

R.  – Il nostro volere era comunque venire a vedere il Papa, anche per ringraziarlo, abbiamo avuto una bimba che adesso ha nove mesi! E poi essere venuti in questo momento per questa celebrazione della famiglia, secondo me, è un po’ l’arrivo di quello che cercavamo.

R. - E’ importante per noi che crediamo nel matrimonio. Abbiamo convinto a venire con noi i nonni, sia i miei genitori che quelli di mio marito, gli zii, per ringraziare della nostra famiglia!

R. – Un impegno, perché la famiglia ce l’abbiamo e la dobbiamo mantenere, ed è dura  e quindi ci vuole la fede. Comporta un sacrificio, speranza, gioia nel far crescere i nostri figli come si deve.

R. – E’ un momento di comunione. Noi siamo venuti da Montebelluna con i genitori e i nipoti e quindi è un momento per stare insieme e vivere questo momento di gioia in comune. Per noi l’Anno del Giubileo è un’occasione unica anche perché nonostante siamo italiani non è che riusciamo a venire così spesso a Roma.

R.- Intanto nell’essere vicini al Papa in questo momento mi sembra di avere ancora più vicino il resto della mia famiglia perché comunque trasmette un’umiltà e una disponibilità verso gli altri che è imparagonabile!

R. – Cerchiamo di essere misericordiosi un po’ con tutti, con noi stessi, con i nostri famigliari… Con tutti!

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Giubileo della famiglia, mons. Paglia: c'è bisogno di fraternità

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Migliaia di famiglie radunate in San Pietro per celebrare il primo evento giubilare tematico e oltrepassare insieme la Porta Santa della Misericordia. L’evento, promosso dal Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha avuto il proprio momento centrale nella messa celebrata dal Papa in Basilica. Stefano Leszczynski ha intervistato mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia. 

R.  –   Io credo che la vicinanza tra la conclusione del lungo itinerario del Sinodo dei vescovi e l’inizio dell’Anno Giubilare non sia casuale. C’è come una sorta di immediatezza, se così possiamo dire, tra la responsabilità nuova che le famiglie devono assumersi e l’urgenza della misericordia in questo nostro tempo. Quindi se per un verso il Giubileo delle famiglie chiude l’itinerario sinodale, in realtà lo apre: apre l’impegno, la responsabilità di tutte le famiglie cristiane ad attraversare la soglia della misericordia. Potremmo applicare anche alle famiglie quello che il Papa diceva l’altro giorno alla Curia romana: “Possono aprirsi tutte le porte delle cattedrali, ma se non si aprono le porte di casa è ovvio che il Giubileo è come contratto, è come bloccato”. Ecco perché attraversare le porte delle cattedrali con le famiglie impegna le famiglie stesse ad aprire le porte delle loro case, per andare in cerca di tutti coloro che hanno bisogno di misericordia e per accogliere nella propria vita non solo la misericordia di Dio, ma anche per accogliere a casa propria tutti coloro che bussano e hanno bisogno di attenzione, di accoglienza e di una parola di speranza.

D. – A fianco di tante famiglie che godono di una certa serenità, fortunatamente, ci sono tante famiglie che hanno molti problemi. Come prepararsi al passaggio della Porta Santa e come prepararsi a questo incontro delle famiglie?

R. – Io direi che il Giubileo delle famiglie comporta che tutte le famiglie in qualsiasi situazione esse si trovino, possano passare. Tutte sono invitate ad attraversare la Porta Santa. Anzi, vorrei dire che c’è come un’urgenza che tutte le famiglie si ritrovino insieme per passare insieme la Porta Santa: sane e meno sane, in grande salute e in grandi problemi. C’è bisogno di una fraternità tra tutte le famiglie per poter costruire un mondo più sereno, un mondo più giusto. Sono le stesse famiglie che devono accompagnare e magari raccogliere quelle altre che hanno bisogno di trovare misericordia e anche semmai di darla: nessuna famiglia sta talmente male da non poter dare misericordia agli altri e nessuna famiglia sta talmente bene da non essere bisognosa di ricevere misericordia e di offrirla anche alle altre.

D. - Avete notato un diverso interesse da parte dell’opinione pubblica laica nei confronti della famiglia dopo aver toccato l’argomento in maniera così approfondita negli ultimi anni?

R. – L’interesse che il Sinodo ha suscitato è stato straordinario. Nessun altro Sinodo ha suscitato tanto interesse, tante domande, tanti interventi come quello sulla famiglia e soprattutto dalla parte anche laica, da chi non crede. E questo si capisce bene perché la famiglia, in fondo, non è una questione della Chiesa o di qualche gruppo: è un dimensione dell’umanità. E penso che il Giubileo delle famiglie risponda anche un po’ a questo interesse generale. E' ovvio che è difficile una riforma e della Chiesa e della società se non si torna a porre la famiglia nel cuore o al centro delle proprie preoccupazioni.

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Il dolore del Papa per le vittime degli attacchi nelle Filippine

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Nelle Filippine è salito a 9 il bilancio delle vittime di un attacco compiuto da miliziani jihadisti in un villaggio cristiano nel Sud del Paese. In un telegramma Papa Francesco ha espresso il proprio cordoglio alle famiglie delle vittime. Il Pontefice ha anche elevato la sua preghiera affinché sia garantita la sicurezza e la protezione di tutti i popoli della regione chiedendo che il dialogo, la tolleranza e la pace possano permettere ad ogni persona di vivere libera dalla paura. Il Santo Padre ha implorato anche tutti i credenti di rifiutare la violenza in nome di Dio, che invece è amore, e invocato copiosi doni divini di consolazione, misericordia e forza su tutte le persone colpite da questa tragedia. Responsabili dell’attentato sono stati i cosiddetti 'Combattenti islamici per la libertà Bangsamoro', formazione jihadista che si oppone al dialogo fra il governo e gli indipendentisti del “Fronte di liberazione Moro”, che vuole la secessione delle isole a maggioranza musulmana dell’arcipelago. I jihadisti, vicini allo Stato Islamico, hanno attaccato il villaggio in duecento, durante la notte di Natale. Sette agricoltori sono stati freddati a colpi di fucile mentre lavoravano in un campo di riso e, in un’altra zona, due fedeli sono stati uccisi da una granata lanciata contro una chiesa. L’esercito di Manila è intervenuto per fermare gli insorti, causando almeno cinque vittime tra gli assalitori. “Il nostro intervento ha impedito ai ribelli di attaccare altri villaggi e di provocare altre vittime”, ha detto il portavoce dell’esercito.

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Nigeria, dolore del Papa per le vittime dell'esplosione di un gasdotto

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In un messaggio di cordoglio il Papa ha espresso il proprio dolore per la tragica esplosione avvenuta recentemente nel Paese africano, in un impianto di gas a Nnewi, costata la vita a tante persone. Francesco ha inviato le sue condoglianze ai parenti delle vittime e ai feriti, alle autorità e all'intera Nazione. Il Pontefice, ha invocato abbondanti doni divini di consolazione e forza su coloro che sono in lutto e su tutte le persone colpite da questa tragedia.

Intanto è stato reso noto che la violenza della setta radicale islamica di Boko Haram ha colpito il Paese persino il giorno di Natale. La notizia è arrivata solo oggi. Almeno sedici persone, tra cui diversi bambini, sono state uccise dai terroristi che hanno messo a ferro e fuoco un villaggio nello Stato nigeriano nordorientale di Borno durante la sera del 25 dicembre. Altre sei persone sarebbero state rapite, secondo quanto riferito da testimoni (C.S)

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Papa ai giovani di Taizè: siate oasi di misericordia

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Diventare  “oasi di misericordia”, in particolare per “i numerosi migranti che hanno così bisogno di essere accolti”. Lo scrive Papa Francesco in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, inviato ai 30mila giovani riuniti a Valencia, in Spagna, per il 38.mo incontro europeo della Comunità ecumenica di Taizé, che inizierà il 28 dicembre e si concluderà il primo gennaio. Il Papa – si legge nel messaggio – apprezza  la scelta dei giovani di voler approfondire, nel loro raduno annuale, il tema della Misericordia  e li ringrazia per il loro impegno in questo senso con tutte le forze creative e l’immaginazione proprie della giovinezza. “Anche voi - prosegue il messaggio - desiderate che la Misericordia si manifesti in tutte le sue dimensioni, incluse quelle sociali. Il Papa vi incoraggia a continuare su questa strada, ad avere il coraggio della Misericordia, che vi condurrà non solo a riceverla per voi stessi, nella vostra vita personale, ma anche ad essere vicini a coloro che sono nelle difficoltà. Voi sapete che la Chiesa è qui presente per tutta l’umanità e laddove sono i cristiani, ciascuno dovrebbe poter trovare un’oasi di Misericordia. Questo è ciò che le vostre comunità possono diventare”. Francesco infine ricorda  frère Roger, fondatore della Comunità di Taizè: egli amava i poveri, i più svantaggiati, coloro che apparentemente non contavano niente e ha saputo mostrare attraverso la sua vita che la preghiera va insieme con la solidarietà umana. “Attraverso la vostra esperienza di solidarietà e misericordia – conclude il Pontefice - possiate voi vivere questa esigente felicità, così ricca di significato, alla quale il Vangelo vi chiama”. (C.S.)

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Oggi in Primo Piano



Allerta terrorismo nelle capitali Ue per Capodanno

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L’allerta terrorismo torna altissima in Europa dopo un avvertimento lanciato da Vienna e rivolto a molte città europee: nella settimana di Capodanno si paventerebbe infatti il rischio di attentati terroristici. Operazioni di polizia in Belgio e in Bosnia, a Sarajev dove è stato sventato un attacco jihadista. Intanto il califfo del sedicente Stato islamico, Al Baghdadi torna a parlare tramite Twitter: i raid russi non ci fermeranno. Cecilia Seppia: 

La notizia arriva da Vienna ed è stata diffusa come affidabile: nella settimana tra Natale e Capodanno diverse capitali europee potrebbero essere a rischio di possibili attentati terroristici in luoghi affollati condotti con bombe o armi da fuoco. La polizia austriaca, che ha detto di aver ricevuto l’avvertimento da un’intelligence amica, prima del 25 dicembre, ha inasprito tutte le misure di sicurezza senza tuttavia annullare alcun evento previsto. Questo perché, si legge in un comunicato delle forze dell’ordine, sono stati segnalati diversi nomi di possibili attentatori, tutti già sotto controllo, ma le indagini avviate finora non hanno portato a risultati concreti. Intanto, mentre in Belgio, è stata incriminata una nona persona in relazione alle stragi dello scorso mese a Parigi, che provocarono almeno 130 morti, gli sforzi congiunti dei servizi segreti e delle forze di sicurezza contro il terrorismo hanno messo a segno un punto importante a Sarajevo in Bosnia, dove è stato sventato un attacco jihadista che avrebbe potuto causare una strage con un centinaio di morti per i festeggiamenti del primo dell’anno: 11 le persone finite in manette. Gli indagati frequentavano tutti una moschea ricavata in una casa presa in affitto alla periferia di Sarajevo ed erano chiaramente simpatizzanti dello Stato islamico. Tra l’altro oggi dopo 7 mesi di assenza in un nuovo messaggio audio pubblicato su Twitter, il califfo dell’autoproclamato Stato Islamico Abu Bakr al-Baghdadi, è tornato a farsi sentire: i raid aerei della Russia e della coalizione anti Is guidata dagli Stati Uniti non sono riusciti ad indebolire il gruppo, dice, saremo più forti di prima e ancora la minaccia ad Israele: “La Palestina non sarà la vostra terra né la vostra casa ma il vostro cimitero”.

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San Salvatore in Lauro, una delle tre chiese giubilari di Roma

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E’ sulla certezza che Dio è misericordioso che si fonda il Giubileo, un tempo di grazia per la riconciliazione, questo è l’orizzonte offerto dall’Anno Santo. I pellegrini potranno incamminarsi verso la Porta Santa della Basilica di San Pietro passando per le tre chiese giubilari, San Salvatore in Lauro è una di queste. Alessandro Filippelli ha intervistato il parroco, don Pietro Bongiovanni

R. – San Salvatore in Lauro, posta nelle vicinanze della Basilica di San Pietro, è stata scelta come chiesa giubilare per il fatto di essere diventata, negli ultimi anni, un centro molto attivo nell’ambito della preghiera, della confessione, e di tutto ciò che concerne una forte spiritualità basata sul carisma di San Pio da Pietralcina. Questa Chiesa, oltre ad essere un santuario mariano dedicato alla Madonna di Loreto, è anche, da otto anni, il centro dei gruppi di preghiera fondati dal Santo di Pietralcina.

D. – Quali iniziative sono state organizzate per l’Anno Santo, per i pellegrini che giungeranno alla Chiesa di San Salvatore in Lauro?

R. – Anzitutto, noi offriamo continuamente durante la giornata il sacramento della penitenza, e quindi, la possibilità di incontrare un sacerdote che ascolti, diriga, e guidi l’anima che vuole incontrarsi con il Signore. Poi, accanto a questo, ci sono i vari momenti di preghiera, di adorazione eucaristica, in particolare il mercoledì, il venerdì e il sabato. Poi ci sono tutte le iniziative che riguardano la spiritualità di Padre Pio. Ogni 23 del mese è inoltre una giornata intera di preghiera, di riflessione, anche di accostamento ai sacramenti attraverso il percorso spirituale che Padre Pio ci ha indicato. Il segno che accompagna questa giornata è una specie di contatto anche fisico – chiamiamolo in questi termini – con il Santo di Pietralcina: la benedizione con il suo mantello.

D. – Come vi state preparando per l’arrivo delle spoglie di Padre Pio a Roma? Una sosta è prevista anche nella vostra Chiesa…

R. – Avremo, con l’inizio del nuovo anno, una preparazione molto intensa per un avvenimento che per noi è centrale. Il nostro cammino, dal Natale in avanti, sarà centrato verso questo grande avvenimento di grazia, perché dobbiamo definirlo per quello che è. Il Papa ha voluto il corpo di padre Pio a Roma, insieme a quello di San Leopoldo Mandic, per offrire ai sacerdoti e ai fedeli l’esempio di due sacerdoti santi, che hanno fatto del loro sacerdozio un ministero concreto a favore della riconciliazione. Adesso, il Papa lo propone nella essenzialità del suo ministero: un grande apostolo del confessionale. E lì ha avvicinato centinaia di migliaia – si dice addirittura due milioni di persone – al sacramento della confessione. E in questa massa di penitenti ovviamente ci sono state anche delle grandi conversioni e delle grazie straordinarie. Ebbene, noi ci prepareremo per questo avvenimento attraverso un cammino di preghiera, perché in fondo non vogliamo che si riduca a una grande calca di persone che vengano ad assiepare le strade o la Chiesa per un giorno. Vogliamo che sia proprio un cammino di fede che, partendo da San Salvatore in Lauro, si diriga verso la Porta della Misericordia di San Pietro, assaporando il gusto della confessione ben fatta e di una preghiera corale, accorata, devota e, soprattutto, credente.

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A Scampia prosegue l'opera del centro Hurtado

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Non è facile la vita a Scampia, quartiere periferico di Napoli: 4 chilometri quadrati dove vivono circa 80.000 persone. E' qui che opera il centro Hurtado, gestito dai Padri gesuiti, che cercano di dare un futuro ai giovani. Su questo quotidiano impegno si sofferma, al microfono di Maria Cristina Montagnaro, il presidente del centro padre Fabrizio Valletti: 

R. – Dal 2005 abbiamo ricevuto dal comune di Napoli una struttura che è stata costruita apposta per svolgere attività culturali, il centro Hurtado, dal nome di un gesuita cileno. Abbiamo una biblioteca, una scuola di musica, una sala informatica …

D. – Quanti ragazzi aiutate?

R. – Il circuito della musica conta 60-70 bambini, quello della biblioteca altrettanti. Ci sono poi molti scout del nostro gruppo che gravitano su questo centro per fare formazione al cinema.

D. – Come potete coinvolgere i ragazzi e salvarli dalla strada?

R. – Abbiamo un contatto con le persone. Noi stessi siamo un po’ preti di strada. Attraverso alcuni giovani che vengono a fare animazione entriamo nelle case, al campo rom, e cerchiamo di attirare i ragazzi a fare queste esperienze formative.

D. – Che cosa insegna ai ragazzi?

R. – Intanto le regole e che si può vivere onestamente, poi la capacità di stare insieme, il non avere conflittualità, il non entrare in competizione, cosa che anche per gli adulti è un problema serio. Abbiamo dato vita ad una cooperativa sociale con la quale abbiamo due attività produttive: quella della sartoria per le giovani donne e una di rilegatoria e restauro del libro. Questo è un esempio di obiettivo compiuto: aiutare le persone e aiutare onestamente.

D. – Che cosa chiedete alle istituzioni?

R. – Intanto di essere presenti. Purtroppo il quartiere di Scampia, che conta 80mila persone, è governato dai camorristi che senza violenza controllano gli appartamenti, i negozi, la droga, il contrabbando, l’usura. E' una rete nascosta, ma che incide in modo tale da scoraggiare ogni investimento onesto per la produzione, per le attività culturali. Noi abbiamo tante scuole, ma c’è una fortissima dispersione, non ci sono attività produttive. Il lavoro nero mortifica soprattutto le ragazze, le donne.

D. – Può dare un messaggio di speranza?

R. – La speranza nasce dai volontari e da persone che vengono, anche da fuori Napoli, attirate dalla voglia di lavorare e di mettersi al servizio degli ultimi, credenti e non credenti. Ogni anno più di duecento persone vengono ad aiutarci a fare animazione per i bambini, a fare laboratori. La cosa più bella è che dal punto di vista evangelico scoprono sul volto dei più piccoli un segno di speranza, una voglia di promozione e di dignità.

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Centro Astalli, mostra a Roma per conoscere il volto dei rifugiati

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Una giovane congolese intenta ad impastare il pane, un insegnante libanese fra i suoi alunni, una famiglia siriana riunita in un campo profughi. Sono alcuni tra gli scatti più coinvolgenti della mostra “Rifugiati. Un incontro che apre alla solidarietà”, voluta dal Centro Astalli e allestita nella Chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, a Roma, dove resterà per tutto l’anno giubilare. Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, al microfono di Francesca Di Folco, spiega l’importanza del far conoscere per immagini, i volti e le storie di profughi e rifugiati, 60 milioni in tutto il mondo, in occasione del Giubileo della Misericordia: 

R.  – Credo che sia una iniziativa importante far conoscere i volti delle persone e le loro storie, perché siamo abituati molto spesso alle percentuali, ai numeri, ma dietro queste percentuali e questi numeri ci sono storie drammatiche, che vengono spesso lasciate in secondo piano. Allora, nell’Anno della Misericordia, volevamo porre l’attenzione su questi volti, su queste persone. Allora una mostra fotografica, il far vedere dei volti, ci aiuta in qualche modo a rendere presenti queste persone.

D.  – La mostra si compone di scatti emblematici, per ognuno un nome, una storia, una vita e il desiderio di restituire ai protagonisti la dignità di uomini…

R. – Sì, questo è un po’ l’intento, anche perché queste persone che scappano da guerre e da persecuzioni molto spesso vedono negata la loro dignità e allora, attraverso questi scatti, cerchiamo invece di restituire a queste persone un volto, una storia, perché si parli di questi luoghi, di questi persone, per fare in modo che in questi Paesi torni a essere tutelata la vita delle persone, che altrimenti verrebbero solo dimenticate.

D. – Tutelare, servire, difendere i diritti dei rifugiati sono da sempre i principi con i quali il Jesuit Refugee Service opera attraverso progetti in ben 45 Paesi. Quali gli obiettivi concreti che vi prefiggete di raggiungere con le vostre missioni in Siria, Afghanistan, Repubblica centrafricana e Repubblica democratica del Congo?

R. – Tra gli obiettivi principali c'è quello di farsi compagni di strada di queste persone, ma nell’ottica del servizio. Al centro c’è sempre la persona con i suoi bisogni e il Jrs, il Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati nel mondo da ormai 35 anni cerca in modo particolare di puntare l’attenzione sull’educazione di queste persone, sul restituire a queste persone la loro dignità. Quindi, partendo dai bisogni primari, ma poi guardando anche lontano, educando queste persone affinché possano diventare cittadini riconciliati nella loro storia.

D. – Il Santo Padre lo scorso novembre, nel celebrare i 35 anni della fondazione del Jrs, ha elogiato i progetti di sostegno scolastico per 100 mila giovani rifugiati. In che cosa consiste l’iniziativa “Educazione globale”, lanciata con il motto “Mettiamo in moto la misericordia”?

R. - E’ la campagna che il Servizio dei Gesuiti a livello internazionale vuole portare avanti, cioè rendere accessibile l’educazione a 100 mila giovani nel mondo. Perché siamo convinti che una delle chiavi per costruire una società in pace sia quella di formare le giovani generazioni, soprattutto quelle ferite, aiutandole alla riconciliazione, nei Paesi nei quali si trovano così come nei campi profughi nei quali sono costrette a vivere.

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Guido Reni e i Carracci tornano a Bologna dai Musei Capitolini

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Guido Reni e i Carracci. In mostra a Palazzo Fava a Bologna oltre trenta opere provenienti dai Musei Capitolini. Si tratta di capolavori di indiscussi protagonisti della pittura italiana attivi nel capoluogo emiliano tra la fine del 16.mo e l’inizio del 17.mo secolo. Anche per questo l’esposizione, in corso fino al prossimo 13 marzo, rappresenta un atteso ritorno. Lo spiega al microfono di Paolo Ondarza il curatore Sergio Guarino

R. – E' un ritorno di queste opere che riesce a fare il punto su quella che è stata la ricerca artistica a Bologna e in Italia in un secolo cruciale, cioè fra la metà del Cinquecento e la metà del Seicento. C’è un rapporto fra Bologna e Roma molto intenso: Bologna era la seconda città dello Stato Pontificio, i fermenti culturali erano notevoli e lo scambio con Roma era continuo. E’ facile accorgersi quanto gli stessi bolognesi abbiano imparato venendo a Roma, Roma capitale della cristianità, Roma centro della memoria dell’antico. Forse, quello che emerge ancora una volta, pur parlando di quadri bolognesi, è come Roma sia stata sempre una città plurale, una città in grado di accogliere diverse esperienze e di riunirle in un’unica sintesi.

D. – Tra le opere presenti in mostra, vuole raccontarcene una che, secondo lei, meglio sintetizza lo spirito di chi ha concepito questa esposizione così importante?

R. – L’opera più significativa è “L’anima beata” di Guido Reni. Un dipinto che Reni esegue poco prima di morire, nel 1642, a Bologna: raffigura un giovane alato, che però non è un angelo, e che si rivolge al cielo in una estasi molto consapevole, in una estasi umana. C’è un abbandono alla volontà divina, un abbandono alla luce del cielo che scende dall’alto. Il giovane è in piedi su un globo ed è quindi una iconografia unica, che non ha precedenti. Un quadro complicato da certi punti di vista, eppure assolutamente semplice: Guido Reni ci dice che la ricerca di Dio è difficile, è angosciosa, può complicare la vita di un uomo, ma che alla fine si arriva all’approdo della verità. E questo lo dice con la sua pittura.

D. – Il carattere religioso di queste oper,e una volta di più, testimonia le radici cristiane della nostra cultura, specificatamente in questo anno giubilare…

R. – Non va dimenticato che un grosso impulso alla ricerca artistica bolognese fu la pubblicazione da parte dell’arcivescovo di Bologna, Gabriele Paleotti, del 'Discorso sopra le immagini sacre e profane', che è stato un po’ il testo su cui i pittori bolognesi hanno lavorato e pensato. Quindi, la consapevolezza della ricerca religiosa che c’è nelle opere, nelle opere bolognesi, è particolarmente importante. Credo che un’ultima opera che si possa segnalare agli ascoltatori di Radio Vaticana sia proprio un San Francesco di Annibale Carracci, che è un’opera delicatissima della metà degli anni ottanta: un San Francesco che adora il Crocifisso, che è stato restaurato due anni fa, prima di essere spedito in America Latina in occasione della mostra organizzata per la Giornata mondiale della Gioventù. Quindi è stato un po’ l’omaggio, il primo omaggio pittorico che Roma, a suo tempo, già due anni fa, ha potuto fare a Papa Francesco.

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Nella Chiesa e nel mondo



Cina: via libera alla legge che autorizza un secondo figlio

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L’Assemblea Nazionale del popolo cinese ha adottato oggi la legge, attesa dallo scorso ottobre, che autorizza le coppie ad avere due figli, chiudendo così l’era dell’obbligo del figlio unico, durata 35 anni. Lo scrive il sito della Nuova Cina. La nuova norma entrerà in vigore dal primo gennaio 2016. Varata anche la prima legge specifica antiterrorismo, contro minacce interne e per contribuire alla sicurezza mondiale. E disco verde anche al primo provvedimento del Paese contro le violenze domestiche, che conferisce protezione legale alle vittime di abusi, tradizionalmente tenute sotto silenzio. (C.S.)

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17 raid Usa in Siria e Iraq a Natale. Nuovi colloqui a Ginevra per la pace

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Il giorno di Natale, la guerra e la violenza non si sono fermate in Siria e in Iraq dove gli Stati Uniti hanno condotto 17 raid contro postazioni del sedicente Stato islamico colpendo tunnel, siti di produzione d’esplosivi e obiettivi come ponti e avamposti di combattimento. Anche i caccia russi si sono alzati in volo sulla Siria, ma da Mosca è arrivata l'assicurazione: nessun civile è stato colpito nelle nostre operazioni. Sul fronte diplomatico intanto il mediatore per la Siria Staffan De Mistura, ha annunciato un nuovo round di colloqui per il 25 gennaio a Ginevra. “I siriani, si legge nel comunicato hanno sofferto abbastanza. Meritano la piena attenzione e impegno di tutti i loro rappresentanti, che devono dimostrare leadership e visione per superare le differenze per il bene del  Paese”. Il 18 dicembre il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità una risoluzione che sostiene la roadmap per il processo di pace siriano, negoziata dalle principali potenze mondiali a Vienna in cui si chiede un cessate il fuoco, l’avvio di colloqui tra il governo siriano e l’opposizione e indica una finestra temporale di due anni per la formazione di un governo di unità nazionale e la convocazione di elezioni. La risoluzione chiedeva anche l’avvio dei negoziati a inizio gennaio per mettere fine alla guerra iniziata nel marzo 2011 che ha già fatto più di 250 mila morti. In Iraq le forze di Baghdad hanno messo a segno una vittoria contro i jihadisti dell'Is: sono riuscite infatti ad entrare nell'edificio che un tempo era sede del governo a Ramadi, dallo scorso maggio nelle mani dello stato ilsmaico e ora avanzano nel centro della città. (C.S.)

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Filippine: a gennaio Settimana biblica dedicata alla famiglia

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“La Parola di Dio: forza della famiglia, speranza della nazione”: questo il tema della Settimana biblica nazionale che si terrà nelle Filippine dal 25 al 31 gennaio 2016. La scelta di tale argomento – spiega il sito web della Conferenza episcopale filippina – “è ispirata in parte al Salmo 33, che recita ‘Beata la nazione il cui Dio è il Signore, il popolo che si è scelto come erede’ e in parte al passo degli Atti degli Apostoli (At 16,31) in cui si legge: ‘Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia’”. Culmine della Settimana sarà la Domenica nazionale biblica, in programma il 31 gennaio.

In programma, una lettura pubblica delle Sacre Scritture
Diversi gli eventi in programma per l’iniziativa, spiega Nora Lucero, segretario generale della Società biblica filippina, ente organizzatore della Settimana, tra i quali “Proclaim”, ovvero la lettura pubblica delle Sacre Scritture; manifestazioni sportive ed artistiche sul tema ed una petizione affinché il legislatore locale promulghi una legge che sostenga la celebrazione della Settimana biblica.

Coincidenza con il Congresso eucaristico internazionale di Cebu
​Da ricordare che nello stesso periodo, dal 24 al 31 gennaio, sempre nelle Filippine, a Cebu, si terrà il 51.mo Congresso eucaristico internazionale sul tema “Cristo in voi, la speranza della gloria” (Col 1,27). Per l’occasione, il Papa ha nominato suo Inviato speciale il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon in Myanmar. (I.P.)

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Ad Assisi celebrazioni per i 75 anni della Pro Civitate Christiana

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Si aprono oggi presso ​la Cittadella di Assisi le celebrazioni per i 75 anni della Pro Civitate Christiana. Un appuntamento (dal 27 al 29 dicembre) pensato ​per far rivivere la sua “avventura missionaria” e l’eredità spirituale del suo fondatore, don Giovanni Rossi, nel 40.mo della morte.

“Quando la memoria ha il fascino dell’Utopia” – ricorda il Sir - è il tema scelto per incontrarsi e interrogarsi su come “continuare a far germogliare quel seme-Assisi che ognuno si porta dentro”. E’ anche un’occasione – spiegano gli organizzatori - per vedere cosa ha rappresentato il messaggio di don Giovanni Rossi, per risvegliare gli animi” e “lasciarsi squilibrare – secondo l’invito di Papa Francesco – la mente e il cuore dal vento dello Spirito”.

Ritrovarsi per tornare a riflettere - spiega la presidente della Pro Civitate Christiana, Chiara De Luca - è necessario oggi “non per compiacersi o accomodarsi nostalgicamente nel già della storia, ma per recuperare quei semi di profezia e portarli a nuovi germogli”. (A.L.)

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Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIX no. 361

E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sul sito http://it.radiovaticana.va

Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Barbara Innocenti.